Frasi sulle montagne
pagina 7

Jules Michelet photo
Haile Selassie photo
Yoweri Museveni photo
Hermann Hesse photo
Torquato Tasso photo
Deborah Compagnoni photo

“A San Vittore ci sono entrata con la testa della criminologa. Ho visto una massa indistinta di gente, ma non riuscivo a capire quali fossero i detenuti e quali le guardie. Per me il carcere deve essere un carcere e i detenuti devono saper fare il loro mestiere. Mi sento più sola oggi, qui a Sulmona, in mezzo a queste montagne dove il vento soffia sempre, l'aria è gelida e i detenuti sanno solo lamentarsi e scrivere alle Procure. La mia unica compagnia sono i miei cani, Leon e Luna. Io mi identifico spesso con gli uomini; quando cammino, dicono, incuto timore, fumo Super senza filtro, metto la mimetica militare. Ho 41 anni, sono sempre stata così, e morirò così, e non chiamatemi direttrice che mi manda su tutte le furie, io sono il direttore e basta.”

Armida Miserere (1956–2003) funzionaria italiana

Variante: A San Vittore ci sono entrata con la testa della criminologa. Ho visto una massa indistinta di gente, ma non riuscivo a capire quali fossero i detenuti e quali le guardie. Per me il carcere deve essere un carcere e i detenuti devono saper fare il loro mestiere. Mi sento più sola oggi, qui a Sulmona, in mezzo a queste montagne dove il vento soffia sempre, l'aria è gelida e i detenuti sanno solo lamentarsi e scrivere alle Procure. La mia unica compagnia sono i miei cani, Leon e Luna. Io mi identifico spesso con gli uomini; quando cammino, dicono, incuto timore, fumo Super senza filtro, metto la mimetica militare. Ho 41 anni, sono sempre stata così, e morirò così, e non chiamatemi direttrice che mi manda su tutte le furie, io sono il direttore e basta.
Origine: Da un'intervista a Io Donna del 1997; citato in Simona Mammano, I motivi del suicidio di una "servitrice dello Stato" http://www.poliziaedemocrazia.it/live/index.php?domain=rubriche&action=articolo&idArticolo=1345, Polizia e Democrazia, gennaio 2007

“Guerra nostra che sei nei cieli, guerra alta e altissima che arrivi con il primo stormo di B-17 venuti da Foggia e dalla Sicilia, partiti persino dalle basi in Nordafrica e dall'Inghilterra, guerra che fai volare le tue Fortezze Volanti sopra la fortezza della fede di San Benedetto, che arrivi quando ormai è tutto pronto, quando ci sono gli operatori della Wochenschau, gli operatori del «Pathé cinegiornale», il corrispondente di BBC Londra e, assiepati da qualche giorno sulle montagne vicine, i fotografi e i reporter di guerra di tutto il mondo, perché questa che sta per sfrecciare sopra le montagne della Ciociaria è la guerra mondiale.”

Helena Janeczek (1964) scrittrice e giornalista tedesca

Le rondini di Montecassino
Variante: Guerra nostra che sei nei cieli, guerra alta e altissima che arrivi con il primo stormo di B-17 venuti da Foggia e dalla Sicilia, partiti persino dalle basi in Nordafrica e dall’Inghilterra, guerra che fai volare le tue Fortezze Volanti sopra la fortezza della fede di San Benedetto, che arrivi quando ormai è tutto pronto, quando ci sono gli operatori della Wochenschau, gli operatori del «Pathé cinegiornale», il corrispondente di BBC Londra e, assiepati da qualche giorno sulle montagne vicine, i fotografi e i reporter di guerra di tutto il mondo, perché questa che sta per sfrecciare sopra le montagne della Ciociaria è la guerra mondiale.

Saverio Costanzo photo

“Mio padre non ha mai combattuto a Montecassino, non è mai stato un soldato del generale Anders. Ma per quell'imbuto di montagne e valli e fiumi della Ciociaria, forse, è passato qualcosa di mio: di me perduta e ritrovata in un punto geografico, un luogo che ci contiene tutti.”

Helena Janeczek (1964) scrittrice e giornalista tedesca

Le rondini di Montecassino
Variante: Mio padre non ha mai combattuto a Montecassino, non è mai stato un soldato del generale Anders. Ma per quell'imbuto di montagne e valli e fiumi della Ciociaria, forse, è passato qualcosa di mio: di me perduta e ritrovata in un punto geografico, un luogo che ci contiene tutti.

Rosella Postorino photo

“In Africa, dovunque crescano i baobab ci sono anche miti che spiegano la strana forma dell'albero. molte di queste leggende raccontano che il baobab è stato conficcato nel terreno a testa in giù, con le radici per aria. In Zimbabwe si racconta che, per via dei suoi molteplici usi, il baobab fosse diventato molto presuntuoso e che prendesse in giro tutti gli animali. ogni volta che Dio creava un nuovo essere vivente, il baobab lo criticava: la iena era brutta, la zebra buffa, la cicogna deforme. Stanco di questi commenti, Dio lo strappò dalla terra. Ma non voleva distruggere quell’albero così particolare, così lo inilò nella terra a testa in giù. Da allora il baobab non dà più fastidio. Un altro mito racconta che tanto tempo fa gli dèi piantarono il baobab nel bacino del fiume Congo. L’albero, però, si lamentava del clima, troppo caldo e umido. Gli trovarono posto sulle montagne della Luna, in Uganda, ma protestò perché aveva poco spazio. Allora gli fu assegnato un posto caldo e asciutto nella savana. A quel punto, però, il baobab pretendeva di avere un tronco possente per distinguersi. Il suo desiderio fu esaudito, ma arrivò subito una nuova richiesta: una corteccia morbida e frutti vellutati. Anche questa fu soddisfatta. All'ennesima pretesa, quella di avere fiori d’oro, la misura era colma: gli dèi lo strapparono dalla terra e ce lo inilarono a testa in giù. Da allora nessuno ha più sentito il baobab lamentarsi.”

David Signer (1964) etnologo, giornalista e scrittore svizzero
Saxo Grammaticus photo

“A ovest della Norvegia si trova un’isola chiamata Islanda, circondata dal vasto Oceano. È questo un luogo difficile da abitare, ma che merita di essere menzionato per il verificarsi di fatti prodigiosi e inauditi, che sembrano sfuggire a ogni verosimiglianza. Esiste laggiù una fonte che, per maleficio della sua acqua fumante, distrugge l’essenza di qualsiasi cosa. Ogni oggetto che venga investito dalle sue esalazioni vaporose viene sicuramente trasformato in solida pietra. Non saprei dire se questo fenomeno sia più pericoloso o stupefacente: queste proprietà solidificanti sono talmente attive nella sua acqua che qualsiasi cosa si avvicini e venga immersa nel suo vapore fumante viene subito trasformata in pietra, assumendone tutte le caratteristiche e mantenendo soltanto l’aspetto esteriore che aveva prima Nella stessa località, sono state segnalate molte altre sorgenti che in certi momenti, si gonfiano enormemente d’acqua, e quando le loro cavità sotterranee sono strapiene emettono getti frequenti verso l’alto; in altri momenti, quando queste emissioni sono inattive, vengono assorbite in profonde e remote cavità nascoste della terra, in modo da restare appena visibili al livello del suolo. Perciò avviene che, quando l’acqua viene espulsa, bagnano di biancore spumeggiante ogni cosa che si trovi nelle vicinanze, mentre, una volta scomparso il getto, non sono identificabili nemmeno dalla vista più acuta In quest’isola esiste anche una montagna che, rivaleggiando con il bagliore delle meteore, brucia di fuochi eterni: erutta fiamme dalla cima ininterrottamente, cosi da alimentare un incendio senza fine. La meraviglia che desta questo fenomeno è pari a quella dei portenti di cui ho parlato prima; in particolare, stupisce il fatto che una terra esposta a temperature cosi fredde abbondi della materia necessaria per nutrire un cosi grande calore, tanto da alimentare fiamme eterne con combustibili nascosti e inesauribili In periodi rigorosamente prestabiliti, inoltre, una enorme massa di ghiaccio si spinge galleggiando verso quest’isola: non appena questa si avvicina e comincia a infrangersi contro la costa rocciosa e frastagliata, si odono risuonare sulla scogliera come delle voci fragorose provenienti dalle profondità marine, e il frastuono di moltissime strane grida. Per questo motivo si pensa che si tratti di anime condannate dopo una vita scellerata a scontare i loro crimini li, nel freddo più intenso.”

Origine: Gesta Danorum, pp. 14-15

Isaac Newton photo
George R. R. Martin photo
Andrea Emo photo
Jules Michelet photo
Giuseppe Sergi photo
Cormac McCarthy photo

“E non è più come quando | ogni parola era nuova | ed ogni suono era libero. | E non è più come quando | tutti sapevano bene | che una montagna è piu grande di noi.”

Filippo Gatti (1970) cantautore, musicista e produttore discografico italiano

da I tuoi sì sono scale al buio, n.5
La testa e il cuore

Nives Meroi photo

“Io sono le montagne che non ho scalato.”

Nives Meroi (1961) alpinista italiana

Origine: Dal titolo di un proprio ciclo di conferenze, Io sono le montagne che non ho scalato http://www.nivesmeroi.it/io_sono_le_montagne_che_non_ho_scalato.html, 2007/2009

Neil Gaiman photo
Ahmed Sékou Touré photo
Charles de Brosses photo
Charles de Brosses photo
Charles de Brosses photo
Mauro Corona photo
Mauro Corona photo
Mauro Corona photo
Roger Ebert photo

“Ecco un film che ha il coraggio di essere sudicio. I draghi vivono in tane maleodoranti sotto le profondità di montagne sgretolanti, e per raggiungerli bisogna attraversare laghi di fuoco e cercare in qualche modo di evitare di essere divorato vivo da draghetti cuccioli.”

Roger Ebert (1942–2013) critico cinematografico statunitense

Here is a movie with the courage to be grungy. Dragons live in smelly lairs deep beneath crumbling mountains, and to reach them you have to cross lakes of fire and somehow avoid being eaten alive by little baby dragons.

Snorri Sturluson photo
Aldo Cazzullo photo
Aldo Cazzullo photo
Aldo Cazzullo photo
Becca Fitzpatrick photo
Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
Yvon Chouinard photo

“Instabile Clima

Nel vasto politeama del mondo
il clima pavonesco danza
come orchestra di vento,
che incanta nello sgomento!
La terra,
palcoscenico mutevole
ospita quel cambiamento,
come musical commedy,
una tranche di tormento.
L'oceano,
come un pittore abile
ma distratto
dipinge ornamenti di frastagli
contro imprudenti scogli
a inabissarli nelle sue acque
col suo nuovo stile,
ameni sfide!
Le correnti,
come tersicoree in scena
avvicendano ritmo
e movimenti senza pena,
pericolosa avanscena!
Il sole,
come signore dorato
un altero regale
dirige il suo calore,
senza uguale!
Mentre la pioggia,
spruzza e crea a catinelle
come folle artista
i suoi schizzi bagnati
dal petricore che affonda,
nel volume che esonda!
L'aria,
come compositore
di flauto traverso,
senza una fine
scrive nuove note
nel suo vasto confine!
E le verdi montagne,
come giganti imponenti
scolpiscono il paesaggio
con gesti possenti.
Ma l'uomo,
come un intruso smemorato
altera questo equilibrio
tutto sconcertato!
Col suo sregolato progresso, inarrestabile
lascia il pianeta
in uno stato instabile!
Così il clima,
come un'opera bizzarra
si trasforma per noi
in un nuovo dramma dato in arra!
E mentre la natura
cerca di resistere,
l'uomo dovrebbe
agire per non disperdere!
Oh, al bivio di questa storia,
una scelta memorabile
dobbiamo affrontare
e ritrovare saggezza
che ci ha abbandonato,
dobbiamo ammantare!
Oh, per salvare questa Terra
bisogna agire con coscienza
con la mente e con il cuore,
bisogna liberarla dall'anteguerra
che poi scivola in guerra!
Rispettare la natura
che ci ha generato,
affinché possa ancora
regalare quel futuro ben sperato!
Dare voce alle voci
di chi è stato oppresso,
per proteggere gli esseri
che sono stati messi
a rischio espresso!
Perché il clima
come fiore delicato,
ha bisogno di cure
per non soccombere abbagliato!
E come sinfonia, uniti,
dobbiamo suonare,
per onorare la bellezza
che il mondo sa creare!
Il finale è nelle nostre mani.
Noi siamo gli autori,
dovremo scrivere una storia
che cancelli gli orrori!
Rinveniamo in armonia
la vera essenza della vita
senza quella sporca ipocrisia,
in questo marasma consunto
del consumismo esaltato
alterando quel clima ammalato,
in questo vasto politeama
del mondo,
dove il clima pavonesco
danza in discordanza
una fievole baldanza
che pian piano sbiadisce
la sua dolce fragranza.

©Laura Lapietra”