Frasi su siepe

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema siepe, parte, notte, dopo.

Frasi su siepe

Giacomo Leopardi photo
Miguel de Cervantes photo
Bertolt Brecht photo
Georg Trakl photo
Edmund Burke photo
Hermann Hesse photo
Théophile Gautier photo
Dante Alighieri photo
Marcel Proust photo
Giacomo Leopardi photo
Arthur Rimbaud photo
PJ Harvey photo
Edward Morgan Forster photo
Giovanni Berchet photo
Silvio Berlusconi photo
Elisabetta di Baviera photo
Dante Graziosi photo
Erri De Luca photo

“Perché reggono l'intero peso. | Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi. | Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare. | Perché portano via. | Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta. | Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali. | Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al cancello di una fabbrica. | Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare. | Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura. | Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin. | Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante. | Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un inginocchiatoio. | Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo. | Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la ruffiana tarantella. | Perché non sanno accusare e non impugnano armi. | Perché sono stati crocefissi. | Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il bersaglio non meriti l'appoggio. | Perché, come le capre, amano il sale. | Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano in nome del corpo contro la morte.”

Erri De Luca (1950) scrittore, traduttore e poeta italiano

da Elogio dei piedi
Origine: Da Altre prove di risposta, Edizioni Libreria Dante & Descartes, Napoli, 2008, p. 77; citato in Adriano Labbucci, Camminare, una rivoluzione, Donzelli Editore, 2011, pp. 5-6 https://books.google.it/books?id=-MzwMpHm9Y0C&pg=PA5. ISBN 8860366283

Marco Tullio Cicerone photo

“Io quand'ero questore scoprii la sua tomba [di Archimede], sconosciuta ai Siracusani, cinta con una siepe da ogni lato e vestita da rovi e spineti, sebbene negassero completamente che esistesse. Tenevo, infatti, alcuni piccoli senari, che avevo sentito essere scritti nel suo sepolcro, i quali dichiaravano che alla sommità del sepolcro era posta una sfera con un cilindro. Io, poi, osservando con gl'occhi tutte le cose – c'è, infatti, alle porte Agrigentine una grande abbondanza di sepolcri – volsi l'attenzione ad una colonnetta non molto sporgente in fuori da dei cespugli, sulla quale c'era sopra la figura di una sfera e di un cilindro. E allora dissi subito ai Siracusani – c'erano ora dei principi con me – che io ero testimone di quella stessa cosa che stavo cercando. Mandati dentro con falci, molti ripulirono e aprirono il luogo. Per il quale, dopo che era stato aperto l'accesso, arrivammo alla base posta di fronte. Appariva un epigramma sulle parti posteriori corrose, di brevi righe, quasi dimezzato. Così la nobilissima cittadinanza della Grecia, una volta veramente molto dotta, avrebbe ignorato il monumento del suo unico cittadino acutissimo, se non lo fosse venuto a sapere da un uomo di Arpino.”

V, 23, 64-66
Cuius ego quaestor ignoratum ab Syracusanis, cum esse omnino negarent, saeptum undique et vestitum vepribus et dumetis indagavi sepulcrum. Tenebam enim quosdam senariolos, quos in eius monumento esse inscriptos acceperam, qui declarabant in summo sepulcro sphaeram esse positam cum cylindro. Ego autem cum omnia collustrarem oculis – est enim ad portas Agragantinas magna frequentia sepulcrorum – animum adverti columellam non multum e dumis eminentem, in qua inerat sphaerae figura er cylindri. Atque ego statim Syracusanis – erant autem principes mecum – dixi me illud ipsum arbitrari esse, quod quaererem. Immissi cum falcibus multi purgarunt et aperuerunt locum. Quo cum patefactus esset aditus, ad adversam basim accessimus. Apparebat epigramma exesis posterioribus partibus versiculorum dimidiatum fere. ita nobilissima Graeciae civitas, quondam vero etiam doctissima, sui civis unius acutissimi monumentum ignorasset, nisi ab homine Arpinate didicisset.
Philippicae, Tusculanae disputationes

Giovanni Pascoli photo
Enrico Panzacchi photo
Primo Levi photo

“[Il nocciòlo] Preferisce un terreno ricco, non troppo umido. Utile come pianta da siepe, anche se non offre buoni siti per nidi (i rami sono ottimi tuttavia come sostegno per i piselli).”

Tony Soper (1929) ornitologo, naturalista e conduttore televisivo inglese

Origine: La gabbia senza sbarre, p. 13

“Ora la siepe è muta. Chissà dove | ti celerai batuffolino inerme, | scricciolo scriccioletto. Re dei re.”

Marco Pola (1906–1991) poeta italiano

da Lo scricciolo, p. 16
Gli uccelli