Frasi su prole

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema prole, essere, proprio, vita.

Frasi su prole

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“*E allor t'amai, non come il volgo suole | l'amica, ma qual padre ama la prole. | Or ti conobbi, o Lesbia; e se ancor ardo, | pur son meno di te lieve e codardo. | Come mai? Chiedi. Ahi, se la stima muore, | le stesse infedeltà crescon l'amore!”
Dilexit tum te non tantum ut uulgus amicam, | sed pater ut gnatos diligit et generos. | Nunc te cognoui: quare etsi impensius uror, | multo mi tamen es uilior et leuior. | Qui potis est? inquis. Quod amantem iniuria talis | cogit amare magis, sed bene velle minus.

Gaio Valerio Catullo (-84–-54 a.C.) poeta romano

LXXII; vv. 3-8
Carmi
Variante: E allor t'amai, non come il volgo suole | l'amica, ma qual padre ama la prole. | Or ti conobbi, o Lesbia; e se ancor ardo, | pur son meno di te lieve e codardo. | Come mai? Chiedi. Ahi, se la stima muore, | le stesse infedeltà crescon l'amore!

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“Prima che la prole venga alla luce, è parte della donna, o delle sue viscere.”

Eneo Domizio Ulpiano (170–228) politico e giurista romano

25.4.1.1

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“Il vostro è un mondo di culle che diventano tombe e di tombe che diventano culle; di giorni che divorano notti e di notti che rigurgitano giorni; di pace che dichiara guerra e di guerra che sollecita la pace; di sorrisi galleggianti sulle lacrime e di lacrime rischiarate da sorrisi. Il vostro è un mondo in continuo travaglio, con la Morte come levatrice. Il vostro è un mondo di setacci e di vagli, in cui non ci sono due setacci e due vagli che siano uguali. Voi soffrite costantemente setacciando l'insetacciabile e vagliando l'invagliabile. Il vostro è un mondo diviso contro se stesso, poiché è l'Io in voi ad esser diviso. Il vostro è un mondo di barriere e recinzioni, poiché è l'Io in voi ad avere barriere e recinzioni. Alcune cose, esso preferisce porle fuori dal recinto, perché estranee a se stesso; altre, le pone dentro al recinto, perché ad esso affini. Ma quelle che stanno fuori dal recinto, irrompono continuamente dentro; e quelle che stanno dentro, non fanno altro che uscire. Poiché esse, essendo prole di una stessa madre – che è il vostro stesso Io – non vogliono esser separate. E voi, invece di gioire per la loro felice unione, vi cingete di nuovo nel vano tentativo di separar l'insepararible. Invece di fasciare la spaccatura che c'è nell'Io, tagliuzzate la vostra vita sperando di ricavarne un cuneo da inserire fra quello che credete essere il vostro Io, e ciò che immaginate diverso da esso. Pertanto, le parole dell'uomo sono immerse nel veleno. Perciò, i suoi giorni sono così ebbri di dolore. Per questo, le sue notti sono così tormentate dalla sofferenza.”

Mikha'il Nu'ayma (1889–1988) scrittore e poeta libanese

Origine: Il libro di Mirdad, p. 50

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“Negletta prole | nascemmo al pianto, e la ragione in grembo | de' celesti si posa.”

vv. 46-48
Canti, IX – Ultimo canto di Saffo

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“Questa emancipazione dicono dovere essere triplice: nella direzione della società domestica, nell'amministrazione del patrimonio, nell'esclusione e soppressione della prole. La chiamano emancipazione sociale, economica, fisiologica; fisiologica in quanto vogliono che la donna, a seconda della sua libera volontà, sia o debba essere sciolta dai pesi coniugali, sia di moglie, sia di madre (e che questa, più che emancipazione, debba dirsi nefanda scelleratezza, già abbiamo sufficientemente dichiarato); emancipazione economica, in forza della quale la moglie, all'insaputa e contro il volere del marito, possa liberamente avere, trattare e amministrare affari suoi privati, trascurando figli, marito e famiglia; emancipazione sociale, in quanto si rimuovono dalla moglie le cure domestiche sia dei figli come della famiglia, perché, mettendo queste da parte, possa assecondare il proprio genio e dedicarsi agli affari e agli uffici anche pubblici. Ma neppure questa è vera emancipazione della donna, né la ragionevole e dignitosa libertà che si deve al cristiano e nobile ufficio di donna e di moglie; ma piuttosto è corruzione dell'indole muliebre e della dignità materna, e perversione di tutta la famiglia, in quanto il marito resta privo della moglie, i figli della madre, la casa e tutta la famiglia della sempre vigile custode. Anzi, questa falsa libertà e innaturale eguaglianza con l'uomo tornano a danno della stessa donna; giacché se la donna scende dalla sede veramente regale, a cui, tra le domestiche pareti, fu dal Vangelo innalzata, presto ricadrà nella vecchia servitù (se non di apparenza, certo di fatto) e ridiventerà, come nel paganesimo, un mero strumento dell'uomo.”

cap. II
Casti Connubii

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“Come è facile per la femmina del cane tirar su bene la sua prole, com'è difficile per noi umani fare altrettanto.”

Danilo Mainardi (1933–2017) etologo italiano

Origine: Da Del cane, del gatto e di altri animali, Mondadori.

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“I nostri padri, peggiori dei nostri avi, ci generarono ancora più cattivi, e noi daremo vita ad una prole ancora peggiore.”

Quinto Orazio Flacco (-65–-8 a.C.) poeta romano

III, 6, 46-48
Aetas parentum peior avis, tulit nos nequiores, mox daturos progeniem vitiosiorem.
Odi

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“Non mi rimane che rassegnarmi a morire. | Alleverò dunque tranquillamente una prole.”

Giuseppe Ungaretti (1888–1970) poeta italiano

Lucca; p. 95

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