Frasi su malafede

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema malafede, fede, essere, prima.

Frasi su malafede

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“Solamente chi è in malafede o è stolto, crede che i favori siano gratuiti!”
Boneficia donari aut mali aut stulti putant.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

Sententiae

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“Bisognerebbe smetterla con la malafede, il partito preso e, per dirla tutta, la disinformazione, non appena si tratta di Benedetto XVI.”

Bernard-Henri Lévy (1948) filosofo, giornalista e imprenditore francese

da Corriere della sera, 20 gennaio 2010

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“[In poesia] Sempre è difficile limitare e definire inconfutabilmente la malafede.”

Riccardo Bacchelli (1891–1985) scrittore e drammaturgo italiano

da Giorno per giorno dal 1912 al 1922, Mondadori, 1966

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“Non può esistere un trust nel mondo della televisione. Chi afferma il contrario è in malafede, oppure lo dice per ignoranza.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

citato in Non esistono trust in TV chi lo dice è in malafede, la Repubblica, 23 ottobre 1987

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“I fuoriclasse si attendono sempre.”

Gianni Petrucci (1945) dirigente sportivo italiano

Origine: Citato in Maurizio Crosetti, Nel tunnel di Alex: Troppa malafede http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/09/05/nel-tunnel-di-alex-troppa-malafede.html, la Repubblica, 5 settembre 2000, p. 54.

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“Gatto crede nell'avvento dei mansueti nela stessa misura in cui sospetta della malafede e della prepotenza.”

Eraldo Miscia (1920–1983) scrittore, poeta e critico letterario italiano

Profilo d'uomo

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“Quanto all'Occidente, osservava in imbarazzato silenzio e chi aveva salutato con entusiasmo l'avvento dell'ayatollah confessava quasi a denti stretti il proprio errore o pentimento. La cosiddetta sinistra, quella sinistra per cui una rivoluzione va sempre assolta e chi non è d'accorso su questo è un fascista, tentava addirittura di giustificare lo scempio. «Devi capire che la rivoluzione non è un invito a nozze.» «Pensa a Robespierre e alle migliaia di ghigliottinati durante il Terrore, pensa a Lenin e alle centinaia di migliaia liquidati con le Grandi Purghe.» «Non dimenticare che certi eccessi sono inevitabili e necessari. Non è la prima volta che la rivoluzione divora i propri figli.» Non avevano detto le stesse cose, del resto, quando la libertà era stata assassinata in Polonia e in Cecoslovacchia e in Ungheria e nella Germania dell'Est, quando i sogni erano stati traditi a Cuba e in Vietnam? Non s'erano forse macchiati della stessa malafede, gli ipocriti, non s'erano forse rifugiati dietro la stessa disonestà, lo stesso timore d'apparir reazionari? Lo sapevo ben io che fino al giorno in cui avevo raccontato le infamie viste a Saigon, le colpe degli americani e dei sudvietnamiti e dei Loan, me l'ero cavata benissimo: conquistando orde di ammiratori e di amici. «Gran giornalista, grande scrittrice, gran donna.» Però appena avevo raccontato le infamie viste ad Hanoi, le colpe dei nordvietnamiti e dei vietcong e dei Giap, ero stata linciata sui loro giornali. E gli ammiratori s'erano trasformati in dispregiatori, gli amici in nemici: «Mascalzona, calunniatrice, serva del Pentagono. Ha offeso la rivoluzione!».
La rivoluzione. È dalla presa della Bastiglia che l'Occidente vive nella bugia chiamata rivoluzione. È da allora che questa parola equivoca ci ricatta come una parola santa, in quanto tale ci viene imposta come sinonimo di libertà-uguaglianza-fraternità, simbolo del riscatto e del progresso, speranza per gli oppressi. È da allora che le stragi compiute in suo nome vengono assolte, giustificate, accettate, che i suoi figli vengono macellati dopo aver macellato: convinti che essa sia la cura di ogni cancro, la panacea di ogni male. Ma rispettosamente la pronunciamo, rispettosamente la studiamo a scuola, rispettosamente la analizziamo nei trattati di politologia e nei saggi di filosofia. Rispettosamente non osiamo contestarla, rifiutarla, sbugiardarla sputando in faccia agli imbecilli e ai violenti che se ne servono per carriera.”

Origine: Intervista con il Potere, pp. 36–37

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“Se ci accorgeremo che i messaggi che gli iracheni ci inviano sono in malafede e servono solo a perdere tempo, riprenderemo a combattere e arriveremo sino a Gerusalemme passando per Bagdad.”

Ali Akbar Hashemi Rafsanjani (1934–2017) politico iraniano

Origine: Citato in Rafsanjani. "Con l'Iraq preferiamo l'accordo" http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/07/28/rafsanjani-con-iraq-preferiamo-accordo.html?ref=search, la Repubblica, 7 luglio 1984.