Frasi su rancore
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“Mi sono appassionata al giallo seguendo le vicende di cronaca giudiziaria e rendendomi conto che il grande romanzo della vita scorre nel noir, che racchiude tutte le passioni umane: i rancori, le gelosie, le vendette, gli amori.”

Franca Leosini (1949) giornalista e conduttrice televisiva italiana

Origine: Citato in Nicole Cavazzuti, Nella nuova edizione di 'Storie Maledette' voglio sfruttare meglio le potenzialità del web http://affaritaliani.libero.it/entertainment/leosini.html, Affaritaliani.it, 27 febbraio 2010.

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“Ad urne chiuse voglio spiegare a voi telespettatori perché il Tg1, malgrado le polemiche, ha avuto una posizione prudente sull'ultimo gossip o pettegolezzo del momento: le famose cene, feste o chiamatele come vi pare, nelle dimore private di Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli o Villa Certosa. Il motivo è semplice: dentro questa storia piena di allusioni, testimoni più o meno attendibili e rancori personali non c'è ancora una notizia certa e tantomeno un'ipotesi di reato che coinvolga il premier e i suoi collaboratori. Accade che semplici ipotesi investigative e chiacchericci si trasformino in notizie da prima pagina nella realtà virtuale dei media o per strumentalizzazioni politiche o per interessi economici. È avvenuto in passato, come ricorderete, quando si tentò di colpire il presidente del consiglio di allora strumentalizzando la foto che ritraeva un suo collaboratore in una situazione definita scabrosa. È accaduto più volte in queste settimane in cui è stata messa sotto i riflettori la vita privata del premier in nome di un improvviso moralismo: abbiamo visto addirittura celebri mangiapreti vestire i panni di novelli Savonarola. Queste strumentalizzazioni, questi processi mediatici, non hanno nulla a che vedere con l'informazione del servizio pubblico. Nella settimana in cui gli Stati Uniti hanno scelto le nuove regole per proteggere il risparmio nel mondo, mentre esplodeva il caso Iran, e alla vigilia del G8, sarebbe stato incomprensibile privilegiare polemiche sul gossip nazionale solo per scimmiottare qualche quotidiano o rotocalco. Questa è la linea editoriale del Tg1 che vi ho promesso, cari telespettatori, fin dal primo giorno. E che continuerò a garantirvi.”

Augusto Minzolini (1958) giornalista italiano

al Tg1 del 22 giugno 2009, in risposta ai richiami del presidente Rai, Paolo Garimberti
Origine: Critiche al Tg1, interviene Garimberti Minzolini attacca in video- Il Pd: "Incredibile" http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-9/pd-tg1/pd-tg1.html, la Repubblica, 23 giugno 2009.

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“Sentiamo certamente più l'Io che il Noi e molti sono i rancori, le gelosie, gli odii che ci dividono. È pur vero un difetto assai comune tra i popoli meridionali.”

Pasquale Villari (1827–1917) storico e politico italiano

Origine: i portoghesi, gli spagnuoli, i provenzali, gli italiani, etc.)
Origine: Lettere meridionali, p. 162

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“La forza, la scaltrezza ed il pericoloso suo morso ne fanno il signore della foresta. Non teme nessun nemico e non si spaventa dello scoppio dell'arma da fuoco. Le sue passioni sono d'una tale violenza da far credere che sotto il loro impero diventi affatto furioso e perda l'intelletto. Paragonata alla loro, la collera delle altre scimmie rassomiglia, a detta d'uno scrittore inglese, ad un lieve sospiro di vento, mentre quella del mandrillo può paragonarsi alla bufera che rovina tutto sul suo passaggio. Se il tremendo animale e inviperito (e a ciò basta uno sguardo, una parola, una minaccia) raggiunge un tale grado di furore da dimenticare tutto e precipitarsi a capo basso furente sul nemico. Un lampo diabolico sfolgora dagli occhi del mostro, che pare invero dotato di una forza e d'una cattiveria infernale. Si assicura che le sue tempestose passioni lo scrollano al segno da farlo cadere senza vita in mezzo ad urli e rantoli selvaggi. Si dice ancora che serba il rancore assai più a lungo degli altri cinocefali, e che mai perdona ad un nemico. Non v'ha quindi da maravigliarsi che gli indigeni non attacchino mai briga con lui: anzi non penetrano nei boschi in cui abita il mandrillo se non in gran numero e bene armati. Come la collera, la sua sensualità non conosce limiti, ed oltrepassa di gran lunga in svergognatezza e impudenza quella delle altre scimmie. I maschi non assaltano solo le loro femmine, bensì anche le donne, e sono perciò abbastanza pericolosi.”

Alfred Edmund Brehm (1829–1884) biologo e scrittore tedesco

Origine: La vita degli animali, Volume 1, Mammiferi, p. 127

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“Il Partito d'Azione è scomparso dalla scena della nostra storia politica appena vi si è affacciato. Gli azionisti hanno dato un contributo e hanno pagato un prezzo molto alto nella lotta di liberazione dell'occupazione tedesca e fascista del Norditalia. Non mi pare che siano ricordati con particolare gratitudine. Anzi, sono diventati un concetto – l'azionismo – non solo esecrabile, ma che in quanto tale si è trasformato in qualcosa che ha a che vedere esclusivamente con un atteggiamento di etica politica (questo sì ha dato e dà fastidio, a destra come a sinistra). "Azionista" racchiude tante e diverse cose: tutte brutte e ormai totalmente sganciate dalle persone e dalle azioni. L'azionismo è diventato una categoria dello spirito, una categoria culturale. Qual è l'immagine che si vuole dare dell'azionista, allora? Innanzitutto è un intellettuale elitario che, in fondo, disprezza la massa, vuole fare la lezione, per di più con la presunzione che sia per il suo bene. Poi, è una "mosca cocchiera", un'anima bella, un generale senza truppe. Infine. è un rigorista che vorrebbe portare nella politica l'etica dei princìpi e delle convinzioni, senza pragmatismi e compromessi. Insomma, dal punto di vista delle capacità politiche, è un pedagogo moralista e velleitario. Ce lo immaginiamo – questo "azionista" – anche come un tipo antropologico a sé: un vecchio trombone (se non nel corpo, nell'anima), magari un "professorone", un moralista che tratta quotidianamente con le grandi idee che non sporcano le mani, mentre gli altri si danno da fare e le mani se le sporcano e si compromettono (loro sì!) nella "feconda bassura" dell'esperienza (espressione kantiana), cioè della "vera vita": insomma, l'azionista è un morto vivente. Un vero disastro umano. In più, è anche un ipocrita perché, mentre incita gli altri all'azione (azionista, appunto) e a correre i rischi, lui se ne sta nella biblioteca di casa sua, oppure con gli amici, come lui "radical chic" che, se hanno un cane, ha il pedigree oppure, ostentatamente, è un cane di strada e coltivano rancore per il mondo e il popolo bue, a caviale e champagne (la gauche-caviar).”

Gustavo Zagrebelsky (1943) giurista italiano
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“Se perseveri nel tuo rancore, non fai altro che continuare a nutrirti di veleno.”

Fausto Cercignani (1941) filologo, critico letterario e poeta italiano

p. 62

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“Milošević non aveva esattamente il potere psicotico d'un Saddam Hussein o d'un Osama Bin Laden. Era fra quelle persone più pericolose: l'ufficiale mediocre e conformista che resta in attesa e maschera i suoi rancori. Salì da funzionario fino al potere supremo, e sebbene cavalcò un'onda di fervore religioso e xenofobo, è perfettamente plausibile che se ne fregassedei totem e dei simboli che egli sfruttò. Sia in ufficio che sulla sbarra, incarnava la banalità del male. In un libro eccellente del 1995, The Death of Yugoslavia, scritto da Laura Silber e Allan Little, e nella raffinata serie tv girata dalla Bbc che l'accompagnava, puoi assistere alle sue tattiche meschine e il suo opportunismo cinico che egli usò come un verme ingozzato consumando inesaurabilmente il cuore dello stato. Sembra che ebbe un solo amico del cuore; la sua adorabile moglie ideologa, Mirjana Marković, che lo tirava su citando la sua apparenza impassibile dalle orecchie grandi, e il suicidio di ambi i suoi genitori. Guàrdatevi da quelle nullità ammareggiate che entrano la politica per motivi terapeutici.”

Christopher Hitchens (1949–2011) giornalista, saggista e critico letterario britannico

Variante: Milošević non aveva esattamente il potere psicotico d'un Saddam Hussein o d'un Osama Bin Laden. Era fra quelle persone più pericolose: l'ufficiale mediocre e conformista che resta in attesa e maschera i suoi rancori. Salì da funzionario fino al potere supremo, e sebbene cavalcò un'onda di fervore religioso e xenofobo, è perfettamente plausibile che se ne fregava dei totem e dei simboli che egli sfruttò. Sia in ufficio che sulla sbarra, incarnava la banalità del male. In un libro eccellente del 1995, The Death of Yugoslavia, scritto da Laura Silber e Allan Little, e nella raffinata serie tv girata dalla Bbc che l'accompagnava, puoi assistere alle sue tattiche meschine e il suo opportunismo cinico che egli usò come un verme ingozzato consumando inesaurabilmente il cuore dello stato. Sembra che ebbe un solo amico del cuore; la sua adorabile moglie ideologa, Mirjana Marković, che lo tirava su citando la sua apparenza impassibile dalle orecchie grandi, e il suicidio di ambi i suoi genitori. Guàrdatevi da quelle nullità ammareggiate che entrano la politica per motivi terapeutici.

“Porgere l’altra guancia non vuol dire non accorgersi di nulla, ma semplicemente, voler vivere senza rancore.”

Dal libro "Ho buttato tutto ciò che potevo per fare più spazio al cuore" di Ferruccio Parrinello - Edizioni Scripsi - 2015

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“Oltretutto Oltremondo

E mi manchi ancora
carezza d'estate
di seta a fiori variopinti
di sussulti e bisbigli d'amore sulla mia rosea bocca
orfana di rugiada
del tuo ardore,
orfana di alacrità
nelle tue movenze,
orfana di quei fondali
nei tuoi occhi colmi
di buriana tinta di porpora,
vento caldo che incendia
il dolce miele
sulla pallida pelle mia
arsa di candore!
Ma il rancore
è un sandolino acredine
che mi porta in alto mare come vogatore vagabondo,
e possiedo un solo remo disuso arrugginito
di salsedine lacrime,
di quei sentimenti crisoberilli
da disperdere
nell'infinito azzurro
dove non puoi sentire
le urla disperate
dei miei lamenti,
non puoi percepire
quanto soffro la tua assenza, non puoi immaginare
quanto mi manchi ancora, oltre la tetra fine
di un tramonto dipinto
col guanto senza indulgenza sul cencio insensato
del nostro fato!
Oh no, caro amor
che il seno del mio livore
ho coperto di timide illusioni tra le frecce ammorbate d'ira. Oh no caro amore mio
non te lo dirò mai più
che ti amo ancor più del sole quando illumina
tutte le sue stelle
per farle sfavillare
al suo sguardo,
come le mie rosse gote
al tuo tenero sguardo
di predilezione!
E mi lascio perdere così,
tra scontrosi fluttui
e forse un'altra onda
mi travolgerà inghiottendomi nelle sue viscere
per assaporare la consistenza del mio essere
come hai fatto tu,
dopo aver rubato lene
a corde di arpa
e canto di musa
le perle della mia gioia
di cui mi cibavo per amarti! Oltremodo, oltretutto, oltremondo.

©Laura Lapietra”

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“Quando possibile, scegliete il benessere. Sostituite il rancore con un'elegante indifferenza.”

Prevale (1983) disc jockey, produttore discografico e conduttore radiofonico italiano

Origine: prevale.net