Frasi su jugoslavo

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema jugoslavo, guerra, paese, stato.

Frasi su jugoslavo

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“Dai tempi dell'Olocausto, con grande ignominia, il mondo ha fallito più di una volta nel prevenire o porre fine a dei genocidi, per esempio in Cambogia, in Ruanda e nell'ex Jugoslavia.”

Kofi Annan (1938–2018) 7º segretario generale delle Nazioni Unite

24 gennaio 2005; citato in Christian Rocca, Contro l'ONU, Linadu

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“[Su Novak Đoković riferito a Londra 2012] Non ho mai visto nessun atleta, neanche ai tempi della Jugoslavia, che si fosse presentato alle Olimpiadi con questa energia, con questa voglia di lottare per una medaglia.”

Vlade Divac (1968) cestista jugoslavo

Origine: Citato in Davide Uccella, Divac sul bronzo perduto da Djokovic: "Dopo la partita ha segato le racchette" http://www.ubitennis.com/sport/tennis/2012/08/23/761881-divac_bronzo_perduto_djokovic_dopo_partita_segato_racchette.shtml, Ubitennis.com, 23 agosto 2012.

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“Un calcio a piede nudo ha una sua particolare efficacia, può avere perfino effetti superiori a quello di un calcio con la scarpa e tutto il viso di Paany si coprì di sangue, l'alluce di Adele la Speranza era entrato nell'occhio destro, del tutto, insieme con una spruzzata di kirsh. "Non sprecare la bottiglia – urlò lei – e basta picchiarlo se no sviene, non deve svenire!". Era saltata sul divano dove c'era la borsa dei suoi lavori a maglia, come una grossa scimmia lubrica salterellò di gioia sul divano, intorno alla borsa, le carni tremolanti; infine si curvò, sempre con gesti da scimmia, frugò nella borsa e ne tirò fuori una manciatina di ferri per lavorare a maglia, e il capitano cominciò a capire. La scimmia saltò giù dal divano, sul tavolino davanti il camino c'erano delle fettine di pane tutta mollica, impastò questa mollica nella parte posteriore di uno dei ferri formandone una specie di manico, poi mise il ferro tra le fiamme del caminetto, e intanto che si arroventava disse: "Adesso devi dire dove sono i soldi". "Dove glielo metti? In un occhio?" rise il bretone, in quel suo modo isterico che sembrava tossisse. "No, perché sviene, o muore; nel fegato, perché soffre ma non sviene, lo hanno fatto in Jugoslavia a qualche ufficiale tedesco. Tienilo. Dove sono i soldi?" "Non ho soldi" disse lui, laconicamente. Vide il ferro da maglia sparire tutto nel suo fianco destro, non aveva neppure più la forza né di gridare né di agitarsi, rantolò soltanto: "Susanna"."Susanna, oh Susanna – cantò lei e si agitò con mosse a strattoni, da macchina inceppata – al prossimo ferro lo dirai, dove sono i soldi". "Non muore mica, vero?" disse il bretone, se moriva non gli piaceva. "No – disse lei – e non sviene neppure, basta che il ferro non passi una vena, allora c'è emorragia interna, se no non muore, può andare avanti anche due o tre giorni". Puntò il ferro rosso contro il fianco del capitano: "Dove sono i soldi?" "Non ho soldi". Il dolore sempre più divorante cominciò a svegliarlo. Lei immerse tutto il ferro, tossì, e il bretone tenne forte il capitano che sussultò violentemente.”

Giorgio Scerbanenco (1911–1969) scrittore italiano

da Traditori di tutti

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“La devolution mi preoccupa molto, perché la decomposizione della Jugoslavia cominciò esattamente così: reclamata e imposta dai due grandi compari Tudjiman e Milosevic che distrussero l'unità del Paese per restare padroni in casa propria…”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

Origine: Citato in Gian Guido Vecchi, Devolution e traffico, il voto è un rebus https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2001/aprile/08/Devolution_traffico_voto_rebus_co_7_0104088547.shtml, Corriere della Sera, 8 aprile 2001.

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“In Jugoslavia non esistono più né il ruolo dominante della classe operaia, né il suo partito d’avanguardia, in quanto direzione dello Stato e della società.”

Enver Hoxha (1908–1985) politico albanese

Origine: L'"autogestione" jugoslava: teoria e pratica capitaliste, p. 28

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“E’ importante sottolineare che la Jugoslavia titista non è più sull’orlo della voragine, ma è già dentro. I conflitti politici e nazionalisti tra i vari clan di questo paese sono evidenti e lo saranno ancor di più in avvenire. La crisi economica ha raggiunnto la sua punta massima. La Jugoslavia è indebitata fino al collo, e i debiti non si possono assolvere contrattandone di nuovi. Essa è afflitta da una forte disoccupazione, l’inflazione è galoppante e i prezzi salgono vertiginosamente diventando inaccessibili agli operai comuni.
Il clan granserbo è potente, ma per motivi tattici è costretto a lasciare la gestione degli affari al clan croatosloveno che ha maggiori possibilità di stabilizzare la situazione attraverso un’apertura verso l’Occidente. Attualmente l’Occidente sta seguendo con grande preoccupazione il riavvicinamento dei granserbi all’Unione Sovietica.
La popolazione di Kosova e gli altri albanesi che vivono nei loro territori in Jugoslavia continuano ad essere oggetto di una feroce repressione. Intanto essi stanno intensificando la loro resistenza, si difendono in modo energico e si oppongono con risolutezza alle ingiustizie e al terrore dei granserbi, dei macedoni e dei montenegrini. La giusta resistenza degli albanesi di Kosova ha fatto di questa questione un preoccupante problema internazionale a disfavore della Jugoslavia. Nonostante ciò, proseguono il terrore e i tentativi di denazionalizzione degli albanesi. Ma i serbi non riusciranno mai a realizzare i loro disegni nefandi.”

Enver Hoxha (1908–1985) politico albanese

Origine: Le superpotenze, pp. 646-647

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“Ho degli idoli; De Gaulle di Francia, Tito di Jugoslavia, Mao Tse-tung e Chou En-lai di Cina. Erano grandi patrioti, eroi delle loro nazioni, guerrieri della liberta, liberatori delle loro patrie. In secondo luogo, erano molto, molto umani. Erano amati dai loro popoli. De Gaulle fu criticato mentre era in vita, perché ai francesi non piace amare un leader ancora in vita. Ma il De Gaulle morto è amato da tutta la nazione francese. Infine, erano amici fedeli. Capivano me e le mie motivazioni. Non sono come quei critici che credono che sono disonesto, machiavellico, e così via. No, non l'hanno mai creduto. Erano veramente fra i più grandi della storia dell'umanità.”

Norodom Sihanouk (1922–2012) re della Cambogia

I have heroes - De Gaulle of France, Tito of Yugoslavia, Mao Tse-tung and Chou En-lai of China. They were great patriots, heroes of their nation, freedom fighters, liberators of their homeland. Second, they were very, very human. They were loved by their people. De Gaulle was criticized when he was alive, because the French don't like to love a leader who is alive. But the dead De Gaulle is loved by the whole French nation. And third, because they were faithful friends. They understood me, my motivations. They are not like those critics who believe I am dishonest, Machiavellian, and so on. No, they never believed that. Really, they are among the greatest in mankind's history.
Citazioni tratte dalle interviste
Variante: Ho degli idoli; De Gaulle di Francia, Tito di Jugoslavia, Mao Tse-tung e Chou En-lai di Cina. Erano grandi patrioti, eroi delle loro nazioni, guerrieri della liberta, liberatori delle loro patrie. In secondo luogo, erano molto, molto umani. Erano amati dai loro popoli. De Gaulle fu criticato mentre era in vita, perché ai francesi non piace amare un leader ancora in vita. Ma il De Gaulle morto è amato da tutta la nazione francese. Infine, erano amici fedeli. Capivano me e le mie motivazioni. Non sono come quei critici che credono che sono disonesto, machiavelliano, e così via. No, non l'hanno mai creduto. Erano veramente fra i più grandi della storia dell' umanità.

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“Milosevic è una vistosa reliquia del nazionalismo primitivo, quello che, su scala assai più grande, con le sue degenerazioni ideologiche, ha provocato le tragedie del '900 europeo. È a questo nazionalismo, ricreatosi a pochi minuti di volo dalla nostra costa adriatica, che la Nato ha dichiarato di fatto la guerra. Quasi volesse distruggerlo prima di entrare nel nuovo millennio. È roba da lasciare al secolo che se ne va. Fallito il comunismo, anche nella sua eccentrica versione jugoslava, Milosevic si è gettato in quel nazionalismo: e nel giugno '89 ha dato solennità alla conversione recandosi nella pianura di Kosovo Polje, ai piedi del monumento alla battaglia del 1389 (da cui cominciò il dominio ottomano, durato quasi mezzo millennio), per annunciare che "mai più i serbi si sarebbero lasciati maltrattare". Con quel gesto e quelle parole Milosevic ha spazzato via tutto quel che Tito aveva fatto per contenere i nazionalismi balcanici. E ha dato il via, in modo più o meno diretto, a una serie di massacri in cui i serbi sono stati carnefici ma anche vittime, e da cui sono sempre usciti sconfitti. Sono stati ripudiati dagli sloveni e dai croati, e molti loro insediamenti secolari sono stati scalzati dalle province di confine bosniache e croate. E adesso il Kosovo. Il nazionalismo serbo assume a tratti una colorazione religiosa e messianica, ereditata dal ruolo nazionale che la Chiesa ortodossa ha avuto nei secoli. Nell'Europa occidentale il territorio della nazione si è sostanzialmente delineato prima che si creassero una lingua e una cultura comune. Al contrario la nazione serba non ha un quadro territoriale di riferimento. Le comunità, non sempre maggioritarie tra cattolici, ebrei e musulmani, si identificavano in rapporto alla Chiesa serba. Era serbo chi era ortodosso. Si sono così creati spazi mistici. Sono nate rivendicazioni territoriali stravaganti, dettate dagli avvenimenti politici del momento e dalle leggende. I poemi nazionali hanno cantato per secoli il Kosovo come "culla del popolo serbo", e così lo è diventato di fatto, e tale è rimasto benché abitato al novanta per cento da albanesi. Crollato il comunismo, Milosevic ha sfruttato quel sentimento, attorno al quale, nei momenti di tensione, si raccolgono anche tanti serbi di solito estranei ad ogni tipo di estremismo. La letteratura serba è generosa in opere in cui si piangono le terre perdute e in cui la nostalgia diventa passione violenta.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano
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