Frasi su scena
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“Aristodemo: In ciel sta scritta ancora | La mia condanna, e ve la scrisse il sangue | D'un innocente.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Atto IV, Scena II, p. 306-307
Aristodemo

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“Cesira: I mali | Han lor confine. La pietà del cielo | Tarda sovente, ma giammai non manca.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Atto IV, Scena II, p. 307
Aristodemo

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“Fauno: Il lamentarsi è vano, | quanno non ponno le querele: ajuto | Porgere a chi si duole.”

Giambattista Giraldi Cinzio (1504–1574) letterato, poeta e drammaturgo italiano

Atto I, Scena II
Egle

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“Sileno: Or sotto questi faggi | Datemi bere. | Oh che soave odore | Esce di questo vaso!”

Giambattista Giraldi Cinzio (1504–1574) letterato, poeta e drammaturgo italiano

Atto I, Scena III
Egle

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“Egle: Beata quella vite, ond'è uscì fuore | Così soave umore [Il vino].”

Giambattista Giraldi Cinzio (1504–1574) letterato, poeta e drammaturgo italiano

Atto I, Scena III
Egle

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“Sileno: Il vino è medicina a ogni cura: | E che impossibil è, che chi beve, | Con ogni grave duol non faccia tregua.”

Giambattista Giraldi Cinzio (1504–1574) letterato, poeta e drammaturgo italiano

Atto I, Scena IV

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“Egle: Il piacere introdotto fu nel mondo, | Perché il mondo per lui si conservasse.”

Giambattista Giraldi Cinzio (1504–1574) letterato, poeta e drammaturgo italiano

Atto II, Scena I
Egle

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“Egle: Solo il piacer è che condisce | Di dolcezza ogni amar di questa vita.”

Giambattista Giraldi Cinzio (1504–1574) letterato, poeta e drammaturgo italiano

Atto II, Scena I
Egle

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“Fauno: La troppa audacia torna spesso in danno.”

Giambattista Giraldi Cinzio (1504–1574) letterato, poeta e drammaturgo italiano

Atto II, Scena II
Egle

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“Coro: Andremo ad altri lidi | Prima che ognun di noi amando pera.”

Giambattista Giraldi Cinzio (1504–1574) letterato, poeta e drammaturgo italiano

Atto II, Scena IV
Egle

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“Egle: Se sapeste che cosa è il ber vino, | I fiumi e i fonti vi verriano a noja.”

Giambattista Giraldi Cinzio (1504–1574) letterato, poeta e drammaturgo italiano

Atto III, Scena I
Egle

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“Najadi: È un velen dolce | Il vino, e fa, come serpente ascoso, | Che quando il pensi men, ti dà di morso.”

Giambattista Giraldi Cinzio (1504–1574) letterato, poeta e drammaturgo italiano

Atto III, Scena I
Egle

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“Egle: Il mondo, in quanto a se, tutto distrugge, | Chi di servar verginità si pensa.”

Giambattista Giraldi Cinzio (1504–1574) letterato, poeta e drammaturgo italiano

Atto III, Scena I
Egle

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“[Su Masaniello] Pochi altri momenti e figure storiche del Mezzogiorno d'Italia ebbero altrettanta risonanza europea e lasciarono una scia altrettanto consistente di memoria e di mito.”

Giuseppe Galasso (1929–2018) storico, giornalista e politico italiano

Origine: Dalla prefazione a Aurelio Musi, La rivolta di Masaniello nella scena politica barocca, Guida Editori, Napoli, 1989.

“Sembra talvolta che ci siano due Tolstoj. Uno, il più conosciuto, è il romanziere celebre […].
L'altro Tolstoj, che pare nascere, già vecchio, dopo il 1880, è il pensatore anarchico e cristiano che mette sotto accusa la società com'è e condanna la ricchezza, il sesso, l'arte come «vizi» del nostro mondo; contrapposto a quello vitalistico, è un Tolstoj etico (non moralista, com'è talvolta detto: Tolstoj non è un moralista, se mai il contrario) e razionalista, uno che a ogni passo si guarda vivere, e vivendo cerca le ragioni della vita. Per questo verifica di continuo, come in una colossale equazione, i dati della coscienza con quelli della realtà. L'esercizio, anche se svolto con forza logica prodigiosa (tanto che Ludwig Wittgenstein considerava Tolstoj uno dei suoi maestri), appare a molti vagamente maniacale e, alla fine, noioso. I biografi tolstoiani simpatizzano di solito col primo Tolstoj, che si presta al cliché facile del genio sregolato e fa più scena, e mettono il secondo, dato che non possono ignorarlo, come dietro un vetro spesso: si vede il gesticolare, ma non si capisce quel che dice, e l'effetto è curioso.
I Diari di Tolstoj (che tiene, con qualche interruzione, per sessantatré anni) fanno giustizia di questa dicotomia. La forza vitale e il pensiero, la vita e la riflessione su di essa, che possono sembrare contrastanti, appaiono qui complementari e inscindibili, fusi, per tutto il corso dell'esistenza tolstoiana, in un unico modo di capire e sentire il mondo. Essi ci mostrano il filo ininterrotto che lega il primo e il secondo Tolstoj […].”

dall'introduzione a Lev Nikolaevič Tolstoj, I diari, Longanesi, Milano, 1980, pp. 9-10

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“Il mondo va invecchiando e peggiorando di mano in mano.”

Alessandro Piccolomini (1508–1579) scrittore, filosofo e astronomo italiano

Vicenzo: Atto I, scena I
L’Alessandro (1544)
Origine: Citato in Harbottle, p. 317.

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“Io per mi pensava che in un giovine l'esser innamorato fusse il condimento di tutte le sue virtù, e che se ben alcun fusse una profonda sentina di vitii, Amor fusse bastante a sollevarlo in un momento fino a le stelle.”

Alessandro Piccolomini (1508–1579) scrittore, filosofo e astronomo italiano

Fabritio: Atto I, scena I
L'Alessandro
Variante: Io per mi pensava che in un giovine l’esser innamorato fusse il condimento di tutte le sue virtù, e che se ben alcun fusse una profonda sentina di vitii, Amor fusse bastante a sollevarlo in un momento fino a le stelle.
Origine: Citato in Harbottle, p. 328.

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“L'amor non si paga se non con amore.”

Alessandro Piccolomini (1508–1579) scrittore, filosofo e astronomo italiano

Alessandro: Atto I, scena IV
L'Alessandro
Variante: L’amor non si paga se non con amore.
Origine: Citato in Harbottle, p. 332.

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“Chi ama, si fida in tutto e per tutto della cosa amata.”

Alessandro Piccolomini (1508–1579) scrittore, filosofo e astronomo italiano

Cornelio: Atto III, scena III
L’Alessandro (1544)
Origine: Citato in Harbottle, p. 261.

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“Contrastan le donne per esser vinte.”

Alessandro Piccolomini (1508–1579) scrittore, filosofo e astronomo italiano

fonte 9
L’Alessandro (1544)

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“Alle spese del compagno non si può imparare.”

Alessandro Piccolomini (1508–1579) scrittore, filosofo e astronomo italiano

Il Quercivola: Atto V, scena I
L’Alessandro (1544)
Origine: Citato in Harbottle, p. 247.

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“Una mala lingua ne produce talvolta molte e molte compagne.”

Francesco Albergati Capacelli (1728–1804) scrittore, politico e commediografo italiano

da II Ciarlatore Maldicente, atto I, scena I

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“[Su Wolfgang Amadeus Mozart] Egli tende sempre a "mettere" in scena quel che riferisce. Recita ciò che racconta.”

Roman Vlad (1919–2013) compositore, musicologo e pianista italiano

Origine: Citato in Biancamaria Brumana, Mozart nel mondo delle lettere, Morlacchi Editore, 2009, p. 21 http://books.google.it/books?id=Z8h8bz6zEgIC&pg=PA21. ISBN 8860742781

“Sta a noi far diventare scena spezzoni e angolazioni.”

David Bidussa (1955) scrittore, giornalista e saggista italiano
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“Ove son leggi | tremar non dee chi leggi non infranse.”

Vittorio Alfieri (1749–1803) drammaturgo italiano

Variante: Ove son leggi,
Tremar non dee chi leggi non infranse.
Origine: Da Virginia, atto II, scena II.

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“Elettra: Troppo ad un empio è un giorno.”

atto II, scena II, v. 158, p. 58
Agamennone

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“Cosa è questo primo lavoro? Una commedia, il Candelaio. Bruno vi sfoga le sue qualità poetiche e letterarie. La scena è in Napoli, la materia è il mondo plebeo e volgare, il concetto è l'eterna lotta degli sciocchi e de' furbi, lo spirito è il più profondo disprezzo e fastidio della società, la forma è cinica. È il fondo della commedia italiana dal Boccaccio all'Aretino, salvo che gli altri vi si spassano, massime l'Aretino, ed egli se ne stacca e rimane al di sopra. Chiamasi accademico di nulla accademia, detto il Fastidito. Nel tempo classico delle accademie il suo titolo di gloria è di non essere accademico. Quel fastidito ti dà la chiave del suo spirito. La società non gl'ispira più collera; ne ha fastidio, si sente fuori e sopra di essa. […] Ci è un libro pubblicato a Parigi nel 1582, col titolo: De umbris idearum, e lo raccomando a' filosofi, perché ivi è il primo germe di quel mondo nuovo, che fermentava nel suo cervello. Ivi tra quelle bizzarrie mnemoniche è sviluppato questo concetto capitalissimo, che le serie del mondo intellettuale corrispondono alle serie del mondo naturale, perché uno è il principio dello spirito e della natura, uno è il pensiero e l'essere. Perciò pensare è figurare al di dentro quello che la natura rappresenta al di fuori, copiare in sé la scrittura della natura. Pensare è vedere, ed il suo organo è l'occhio interiore, negato agl'inetti. Ond'è che la logica non è un argomentare, ma un contemplare, una intuizione intellettuale non delle idee, che sono in Dio, sostanza fuori della cognizione, ma delle ombre o riflessi delle idee ne' sensi e nella ragione.”

cap. XVIII
Storia della letteratura italiana

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“Eh! uomini, slate giusti. Prima soccorrete, e poi consigliate.”

Camillo Federici (1749–1802) drammaturgo e attore teatrale italiano

da Il Delatore, Atto III, Scena I
Origine: Citato in Harbottle, p. 298.

“Le apparenze spesse volte convincono ed ingannano.”

Camillo Federici (1749–1802) drammaturgo e attore teatrale italiano

da Il Capello Parlante, Atto III, Scena I
Origine: Citato in Harbottle, p. 351.

“L'uomo insigne non è mai apprezzato né in vita, né in patria.”

Camillo Federici (1749–1802) drammaturgo e attore teatrale italiano

da I Preguidizi del Paesi Piccoli, Atto II, Scena V
Variante: L’uomo insigne non è mai apprezzato nè in vita, nè in patria.
Origine: Citato in Harbottle, p. 338.

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“[Riferendosi a Zeman] Sono dell'idea che le persone quando arrivano a una certa età diventano vecchie, e i vecchi devono uscire dalla scena, ritirarsi, chiacchierando con gli amici del bar dello sport, fumandosi una sigaretta o un sigaro come faccio io. Evitando di fare un mestiere, l'allenatore, che non è per vecchi.”

Giovanni Cobolli Gigli (1945) dirigente d'azienda italiano

Origine: In risposta alle dichiarazione prima di Juventus-Roma del 29 settembre 2012 di Zeman: «Non lo so, chiedetelo a Buffon. Io vado solo in tabaccheria, è lui quello che va in ricevitoria.»
Origine: Citato in Cobolli: «Zeman? I vecchi devono uscire di scena» http://www.tuttosport.com/calcio/serie_a/juventus/2012/09/28-215520/Cobolli%3A+%C2%ABZeman%3F+I+vecchi+devono+uscire+di+scena%C2%BBTuttosport.it, 28 settembre 2012.

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“Facciamo il punto sui vari elementi presenti nel film. Uno, lo Yakuza film. E i film sui samurai. Gli spaghetti western. Ma poi ho anche inserito delle scene tipiche dei gialli all'italiana, una scena alla Brian De Palma per dare un tocco particolare.”

Quentin Tarantino (1963) regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico statunitense

The Making of "Kill Bill"
Origine: Intervista in inglese sottotitolata in italiano, tratta da The Making of "Kill Bill Vol. 1" in Contenuti speciali, Kill Bill vol. 1, Dvd Miramax Home Entertainment.

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“C'è un brano bellissimo di Zamfir, che suona il flauto di Pan, inserito in una scena cruciale del film e nei titoli di coda. Quando me la fecero ascoltare pensai: "È fantastico". "Un misto tra stile samurai giapponese, Sergio Leone e Ennio Morricone."”

Quentin Tarantino (1963) regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico statunitense

"Questa fusione si addice all'essenza stessa del film".
The Making of "Kill Bill"

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“Archimede: Piccola cosa è il piacere nel corso della vita umana: lunghissimi invece i fastidi.”

Papa Pio II (1405–1464) 210° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

Scena 13
Criside

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“Archimede: Al piacere si accompagna sempre il dolore. E com'è delle cose di questo mondo, nulla ci è dato di eterno.”

Papa Pio II (1405–1464) 210° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

Scena 13
Criside

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“Cantara: Ai poveri è proibito fare all'amore!”

Papa Pio II (1405–1464) 210° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

Scena 14
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“La lontananza ogni gran piaga salda.”

Amarilli: Atto III, scena III
Il pastor fido

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“Penso che debbano interamente a me il loro successo. Io lascio la scena.”

Gummo Marx (1893–1977) attore statunitense

Origine: Citato in Movie icons: Marx Bros., a cura di Paul Duncan e Douglas Keesey, traduzione di Emanuela Rossato, Taschen, 2007. ISBN 9783822820186

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“Un bel tacer | mai scritto fu.”

Giacomo Badoaro (1602–1654) librettista e poeta italiano

da Il ritorno d'Ulisse in patria, atto V, scena VIII
Origine: Testo dell'opera. http://www.librettidopera.it/ritulipa/a_06.html
Origine: Noto anche nelle forme proverbiali «Un bel tacer non fu mai scritto» o «Il bel tacer non fu mai scritto»; attribuito a Dante Alighieri e al compositore Claudio Monteverdi, autore quest'ultimo della sola musica dell'opera citata.

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“Livio rappresenta drammaticamente gli avvenimenti, e, come un regista, egli inquadra la scena e guida i personaggi, fa parlare le cose come fa parlare i personaggi mediante i discorsi.”

Emilio Pianezzola (1935–2016) latinista italiano

da Traduzione e ideologia: Livio interprete di Polibio, Pàtron, Bologna, 1969, pag. 7 http://books.google.it/books?ei=r46kTo_BE4n54QTs7I3IBA&ct=result&id=gSBKAAAAYAAJ&dq=tradizione+e+ideologia+pianezzola&q=drammaticamente#search_anchor
Origine: Citato in Vittorio Citti, Claudia Casali, Camillo Neri, Scrittori latini nel tempo, Zanichelli, Bologna, 2000, pag. 858. ISBN 978-88-08-09995-2

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“Le mie tele mi calmano facendomi dimenticare le scene di inquietudine e follia — e peggio — la scena che mi circonda. Ogni sprazzo di sole è per me alla fine nell'arte appassito. Perciò ci si può chiedere perché dipingo sempre tempeste. "Tempesta sopra tempesta sovrasta"”

John Constable (1776–1837) pittore inglese

ancora l'"oscurità" è maestosa.
Origine: Lettera a C.R. Leslie (1834), John Constable's Correspondence, ed. R.B. Beckett, (Ipswich, Suffolk Records Society, 1962-1970), vol. 3, p. 122; anche citata da Hugh Honour, Romanticism (Westview Press, 1979, ISBN 0-064-30089-7), ch. 3, p. 91.