Frasi su scena
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“Una cieca e inflessibile mancanza di disciplina in ogni tempo costituisce la vera forza di tutti gli uomini liberi.”

Alfred Jarry (1873–1907) scrittore, drammaturgo

da Ubu Enchained, atto I, scena 2

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“Pietà del Cielo! Ma non c'è nessun uomo al mondo che si lagni che gli manca l'intelligenza!”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto I, Scena Terza
La ragazza sciocca

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“È lecito al maestro castigare lo scolaro ignorante!”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto I, Scena Quinta
La ragazza sciocca

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“Platone occultò ciò che scrisse intorno alle cose divine sotto veli di enigmi e di figure matematiche […].”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto I, Scena Settima
La ragazza sciocca

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“La chiarezza è piacevole a tutti; sia nello scrivere sia nel parlare.”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto I, Scena Settima
La ragazza sciocca

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“Non sempre l'interesse e l'avidità riescono a far nascere l'affetto!”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto II, Scena Prima
La ragazza sciocca

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“[…] gli intelligenti si ammalano a forza di sopportare gli idioti.”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto II, Scena Prima
La ragazza sciocca

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“Chi ama e soffre, o è pazzo o non sa quel che si fa!”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto II, Scena Seconda
La ragazza sciocca

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“È […] un difetto delle persone intelligenti, quello di non essere affabili.”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto II, Scena Terza
La ragazza sciocca

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“Una volta che ne va della vita, si fa presto ad appianare una lite.”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto II, Scena Nona
La ragazza sciocca

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“Non si deve mai far troppo affidamento sugli sciocchi.”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto III, Scena Quattordicesima
La ragazza sciocca

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“Lionello: Affé mia, avete perduto la ferula, perché lo «spettegolatoio» pubblico è già occupato!
Barrildo: Come vi è andata a Salamanca?
Lionello: Storia lunga da raccontare.
Barrildo: Sarete diventato un Bartolo!
Lionello: Nemmeno un barbiere! Come vi dicevo, è cosa ben nota in questa facoltà quello che vi riferisco.
Barrildo: Mi sembra che abbiate tratto molto profitto dagli studi.
Lionello: Ho cercato di imparare quello che più importa.
Barrildo: Da quando escono tanti libri per le stampe, non c'è nessuno che non presuma di saper tutto.
Lionello: È appunto per questo, a mio parere, si sa ancor meno, poiché l'eccesso di nozioni genera confusione e risolve in vana schiuma i tentativi di sapere, sicché persino chi è più avvezzo a leggere si sente confondere a vedere tante pagine stampate. Io certamente non nego che l'arte della stampa abbia permesso a mille ingegni di distinguersi dalla massa dei ciarloni, e che custodisce quasi in luogo sacro le sue opere, poesie al riparo dalle offese del tempo, il quale poi le distribuisce e le classifica. Questa invenzione si deve a Gutemberg, um famoso tedesco di Magonza, la cui fama supera ogni altro valore. Tuttavia molti che ebbero idee degne di considerazione, le persero proprio per aver dato alle stampe le loro opere, senza contare che molti stamparono sciocchezze dandosi arie di sapienti, mentre altri, vittime di bassa invidia, scrissero indegne insulsaggini e le mandarono in giro per il mondo, stampate, sotto il nome di coloro che essi odiavano.
Barrildo: Non sono di codesta opinione.
Lionello: È fatale che l'ignorante si vendichi del letterato.
Barrildo: La stampa è una cosa molto importante, Lionello!
Lionello: Il mondo è rimasto per molti secoli privo di essa! Né vediamo nel secolo presente personalità eccelse come quelle di un san Gerolamo o di un sant'Agostino…
Barrildo: Lasciamo codesto discorso, e accomodatevi, ché mi parete stanco.”

Atto II, scena II, p. 30-31.
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“Il desiderio è una malattia degli occhi.”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto I, Scena Sesta
San Giacomo il Verde

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“La bellezza può essere trascurata, ma il denaro, quando si vuol trovare marito, è il mezzo infallibile!”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto I, Scena Decima
San Giacomo il Verde

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“L'uomo ammogliato, per chi sta aspettando una carta buona, è la matta che non vale niente!”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto I, Scena Dodicesima
San Giacomo il Verde

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“L'attesa, quando si ama, è un piacere.”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto II, Scena Nona
San Giacomo il Verde

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“García: Che cosa significa amare, Lucindo, se non ostinarsi pervicacemente?
Lucindo: Codesta è la migliore definizione dell'amore!
García: Il credere alle parole di una donna mi ha gettato in tanta confusione.
Lucindo: Chi ripone fiducia in una donna, ara nel vento e semina nel mare!
García: La fragile natura loro può scagionarle. Scrive un antico greco che un giorno si spezzò la prima corda della cetra di Apollo, e allora la corda stessa salì in cielo a lamentarsi del dio. «Chiedo giustizia a voi, giudici sommi, – disse al trono d'avorio, – giacché essendo io la più sottile sono quella che Apollo fa vibrare più spesso! Io sono debole ed egli non si stancaa di solleticarmi, mentre tocca molto meno spesso il bordone, che è ben più forte di me. Quindi Apollo non deve lagnarsi se talora mi spezzo mentre egli sta accompagnando il suo canto, giacché vengo costretta da lui a vibrare tante volte!» Con questo bel paragone lo scrittore vuol dire che quella corda così sottile e delicata che è la donna, l'uomo la carica di tanto onore, fiducia, amore, verità, piacere, cura, lealtà. verecondia, valore e patrimonio, che non è strano che talora, a furia di usarla, la perda, e spezzata in più parti gli sembra impazzita.
Lucindo: Quella corda parlò sottilmente, non per nulla era sottile e strumento nelle mani di Apollo! E da parte sua Seneca, che fra i pagani fu il più degno d'approvazione, affermò che la natura operò sapientemente negando potere e forza fisica alla donna, giacché se avesse anche quella non si potrebbe vivere!”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto III, Scena Prima
San Giacomo il Verde

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“[…] solo saziato l'uomo può farsi migliore! | Pochi discorsi, il punto è tutto qui.”

Macheath: II, III, Secondo finale da tre soldi; p. 73
L'opera da tre soldi

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“La legge è fatta esclusivamente per lo sfruttamento di coloro che non la capiscono, o ai quali la brutale necessità non permette di rispettarla.”

Peachum: III, I; p. 79
L'opera da tre soldi
Variante: La legge è fatta esclusivamente per lo sfruttamento di coloro che non la capiscano, o ai quali la brutale necessità non permette di rispettarla.

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“[…] quanto piú oscura è l'ora, piú vicino è il soccorso”

Macheath: III, III; p. 98
L'opera da tre soldi

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“Io sono migliore della mia fama.”

Friedrich Schiller (1759–1805) poeta, filosofo e drammaturgo tedesco

da Maria Stuarda, atto III, scena 4

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“La lode che s'acquista in non lasciarsi offendere avanza la gloria che si guadagna vendicandosi.”

Pietro Aretino (1492–1556) poeta, scrittore, drammaturgo

Armileo: atto III, scena XVII
La talanta

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“Non ci sono le più false pazzie, che quelle che talor fanno i savi.”

Pietro Aretino (1492–1556) poeta, scrittore, drammaturgo

Peno: atto II, scena X
La talanta

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“Dopo una lunga scena di tumulto e di strida, dieci solo furono acciuffati. Condussero via que' poverini; e i loro parenti e i figlioli li avrebbero accompagnati, se lautorità l'avesse conceduto.”

Paul-louis Courier (1772–1825) scrittore e grecista francese

Origine: Processo a un liberale (libelli), Petizione alle due Camere (1816), pp. 15-16

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“[Maximilien de Robespierre] Il più grande statista apparso sulla scena tra il 1789 e il 1794.”

Anatole France (1844–1924) scrittore francese

Origine: Citato in George Rudé, Robespierre, traduzione di Maria Lucioni, Editori Riuniti, Milano, 1981.

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“In una scena, sono uscito dalla piscina, sono andato verso Michael Douglas, l'ho steso su una sdraio ed ho iniziato a baciarlo. E non pensate che lo abbia baciato solo una volta. L'abbiamo dovuto fare tantissimo. [Come bacia Douglas? ] Michael è un baciatore fantastico.”

Matt Damon (1970) attore, sceneggiatore

Origine: [Citato in Matt Damon bacia Michael Douglas: gay o solo affari professionali? http://www.gqitalia.it/show/cinema/2012/12/matt-damon-bacia-michael-douglas-gay-o-solo-affari-professionali, GQItalia.com, 14 dicembre 2012.

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“Donn'Anna: Chi siete dunque?
Don Giovanni: Un'infelice, vittima di una passione disperata.”

Alexander Sergejevič Puškin (1799–1837) poeta, saggista, scrittore e drammaturgo russo

scena III
Il Convitato di Pietra
Variante: Donn'Anna': Chi siete dunque?
'Don Giovanni': Un'infelice, vittima di una passione disperata.

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“È dunque, Donn'Anna, segno di follia desiderare di morire? Se io fossi folle io vorrei restar tra i vivi.”

Alexander Sergejevič Puškin (1799–1837) poeta, saggista, scrittore e drammaturgo russo

scena III
Il Convitato di Pietra

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“I denari per noi sono buoni sempre, ad ogni età.”

Alexander Sergejevič Puškin (1799–1837) poeta, saggista, scrittore e drammaturgo russo

scena I
Il Cavaliere Avaro

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“Tutto è a me sottomesso, io a niente; io sono al disopra di ogni desiderio; sono tranquillo; conosco la mia potenza: mi basta di averne coscienza…”

Alexander Sergejevič Puškin (1799–1837) poeta, saggista, scrittore e drammaturgo russo

scena II
Il Cavaliere Avaro

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“La solitudine e l'ozio rovinano i giovani.”

Alexander Sergejevič Puškin (1799–1837) poeta, saggista, scrittore e drammaturgo russo

scena III
Il Cavaliere Avaro

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“Spesso […] la vita mi è sembrata una ferita insopportabile.”

Alexander Sergejevič Puškin (1799–1837) poeta, saggista, scrittore e drammaturgo russo

da Mozart e Salieri, in Opere, scena I

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“Mentre scendevamo mi disse: "Oh, deve stare attento, l'entrata è un po' scomoda". "Lo so, grazie," risposi. Questa storia cominciava ad annoiarmi. […] Diedi un colpo alla porta di pesante tela e mi lanciai attraverso con decisione. Naturalmente inciampai sul gradino, volai per aria e, prima di rendermi conto di cosa fosse successo, mi ritrovai con i denti ben conficcati tra una lampadina rossa e una blu in mezzo alle luci della ribalta. Stavo recitando in un teatro molto capiente, il che significa che qualunque sia la reazione degli spettatori arriva con la forza di un tuono a chi sta davanti a loro sul palcoscenico. Il volume di quella reazione specifica mi rintronò per un secondo o due. Mi rimisi in piedi in qualche modo, spolverandomi un po' i vestiti e stetti fermo per un attimo a scrutare il pubblico; poi mi girai e gettai uno sguardo a Ruby Miller che era sufficientemente professionista da non muovere un capello. Tornai a guardare il pubblico con aria supplichevole, ma non sembrava intenzionato a rinunciare così facilmente alla più grande risata del secolo. Nei molti anni trascorsi da allora a oggi ho recitato con gioia in numerose commedie […] Mi sono illuso di poter generalmente conquistare il livello di risate che io o la situazione comica meritavamo, ma ho sospirato invano; mai, proprio mai, nella mia vita ho sentito un suono così esplosivo e alto come il gioioso clamore sollevato da quel pubblico. Tutte le volte che ho pensato di avere motivo per essere soddisfatto di me stesso, il ricordo della mia prima entrata su un palcoscenico professionale ha immediatamente ristabilito il mio senso di equilibrio. Avanzai con aria miserevole sul palcoscenico verso Ruby e sedetti al suo fianco sul divano, lasciando che lei, con il suo fantastico senso della sincronizzazione, da grande esperta, facesse smettere quelle risate. […] Finalmente la mia parte sulla scena si concluse, mi alzai, mi chinai a baciare la mano a Ruby e uscii, questa volta evitando il gradino, piacevolmente accompagnato da un breve, allegro scoppiettio di applausi da parte di quel generosissimo pubblico. Al che mi montai la testa, in un allarmante risorgere di presunzione.”

Laurence Olivier (1907–1989) attore e regista britannico

Origine: Confessioni di un peccatore, pp. 36-37

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“Il mondo?… il mondo è un pazzo: | Meriterebbe andar coi matti a paro, | E chi crede alle femmine è un somaro!”

Giovanni Battista Casti (1724–1803) poeta e librettista italiano

da La Grotta di Trofonio, atto I, scena VIII

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“L'anima del gran mondo è l'allegria.”

Giovanni Battista Casti (1724–1803) poeta e librettista italiano

da La Grotta di Trofonio, atto I, scena IX

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“Senza soldi e senza regno | Brutta cosa è l'esser re.”

Giovanni Battista Casti (1724–1803) poeta e librettista italiano

da II Re Teodoro in Venezia, atto I, scena I

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“Ma non questa è la sorte, e ben altro è il destino dello scrittore, che osa evocare alla luce tutto quello che abbiam sempre sott'occhi, e che gli occhi indifferenti non percepiscono: tutto il tremendo, irritante sedimento delle piccole cose che impastoiano la nostra vita, tutta la profondità dei gelidi, frammentari, banali caratteri di cui ribolle, amaro a tratti e tedioso, il nostro viaggio terreno; e colla salda forza dell'implacabile cesello osa prospettarli ben in rilievo e in limpida luce agli occhi del mondo! […] giacché non riconosce, il giudizio contemporaneo, che sono allo stesso titolo mirabili le lenti che contemplano i soli, e quelli che rendono i movimenti degl'invisibili microrganismi; non riconosce, il giudizio contemporaneo, che grande profondità di spirito occorre a illuminare una scena tolta dalla vita vile, ed elevarla a perla della creazione; non riconosce, il giudizio contemporaneo, che l'alto, ispirato riso è degno di stare a paro coll'alto impeto lirico, e che un abisso lo divide dalle smorfie del pagliaccio da fiera! Non riconosce questo, il giudizio contemporaneo, e tutto inscrive a carico e a rampogna del misconosciuto scrittore: senza consensi, senza echi, senza simpatie, egli, come il viaggiatore senza famiglia, si ritrova solo lungo la strada. Aspro è il corso della sua vita, e amaramente egli sente la sua solitudine.”

VII; 1977, pp. 131-132
Le anime morte, Parte prima

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“La plebe | Sempre è stanca dei casi: odia i presenti, | Ama i futuri, ed è tiranna, o serva.”

Giovanni Battista Niccolini (1782–1861) drammaturgo italiano

Calcante: da Polissena, Atto II, Scena I, in Opere, 1852, p. 242

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“Aristodemo: Han forse i figli scudo migliore del paterno petto?”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Atto II, Scena IV, p. 297
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“Aristodemo: Se Messenia piange, Sparta non ride.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Atto II, scena VII, p. 298
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“Aristodemo: Tutti siamo infelici. Altro di bene | Non abbiam che la morte.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Atto III, Scena VII, p. 304
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“Cesira: Qualunque ei sia | il tuo misfatto nel mio cor sta scritta | La tua difesa.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Atto IV, Scena II, p. 306
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