Frasi su infermità

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema infermità, vita, ancora, uomo.

Frasi su infermità

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“La disperazione è follia. La follia, la percezione della impossibilità di vivere: esserci, ma come non esserci. La disperazione come esperienza di follia è incompatibile con la vita. Vede morte, progetta morte e ammazza sé e l'altro. La disperazione è una follia possibile all'uomo, a tutti gli uomini; è anzi una prospettiva dell'uomo, si lega al suo bisogno di stare con l'altro, al fatto che da solo non può vivere, perché la vita umana non è solitudine ma condivisione, appartenenza, attaccamento. L'uccidere è un attimo di disperazione infinito e insanabile, e allora il mondo appare inutile e dannoso e un individuo si percepisce come irriducibile al mondo, come un alieno, come un alienato. Un sentimento umano, possibile, compatibile alla normalità. L'ammazzare si lega alla follia della normalità, a quella capacità dell'uomo che, se entrato in crisi, invece che aiutarlo a vivere lo trasformano in morte e lo spingono ad uccidere e rovinarsi, uccidersi. Diversa è la follia dal punto di vista clinico, ma anche da quello giuridico (l'incapacità di intendere e di volere: un'infermità che è sopravvenuta impedendo alla macchina umana di funzionare). Io vedo la follia come un meccanismo che ricalca quello della disperazione, della sensazione di fine: l'incomprensibilità del mondo, il tirarsene fuori. Stare ancora sul pianeta senza saperlo. Vicino agli altri senza aver bisogno dell'altro. Perdendo persino il ricordo delle parole e del loro significato, rinunciando a comunicare. La schizofrenia ne è un esempio straordinario: essere nel mondo come il mondo finisse e come se l'essere non avesse alcun senso, poiché ogni significato si pone in una relazione. Lo schizofrenico è un'isola, una monade chiusa in una cella dell'esistere, in una prigione del mondo. In isolamento perché così può ancora respirare. La vita che più si avvicina alla morte. Insomma, la follia ha già a che fare con la morte, anche se non nella sua rappresentazione corporea, bensì in quella psicologica, la personalità, e in quella sociale, le relazioni. Vi sono tre morti: quella del corpo, la più emblematica e assoluta, quella psicologica, che permette al corpo di essere ancora attivo e di rivestirsi persino di eleganza, e poi la morte sociale: privati di ogni dimensione, come se fossimo diventati trasparenti e, pur dentro una moltitudine, nessuno ci vedesse. Il folle è un morto che cammina e che respira. Se uccide lo fa senza disperazione, forse per stizza, è un cadavere che uccide. La follia ha già superato la disperazione e per questo vive senza vivere, vive da morta e, se uccide, uccide già morta.”

Vittorino Andreoli (1940) psichiatra e scrittore italiano

da Il lato oscuro, Rizzoli, 2002

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“Radunatevi con i vostri capi, obbedite loro con un unico scopo, e respingete l'invasore! Possano coloro, che non sono in grado di partecipare attivamente a questa disputa sacra, a causa di malattia o infermità, aiutarci con le loro preghiere.”

Haile Selassie (1892–1975) negus neghesti etiope

Citazioni tratte dai discorsi
Origine: Dal proclama di mobilitazione, 3 ottobre 1935; citato in Discorsi di sua maestà imperiale Haile Selassie I tradotti in italiano.

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“Sia ringraziato Dio: da quando ho abbandonato la carne e il vino, sono stato liberato da ogni infermità del corpo.”

John Wesley (1703–1791) teologo inglese

Origine: Citato in Steven Rosen, Il vegetarianesimo e le religioni del mondo, traduzione di Giulia Amici, Gruppo Futura – Jackson Libri, Bresso, 1995, p. 128. ISBN 88-256-0826-8

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“La confidenza in Dio è la migliore medicina per ogni infermità.”

Giacomo Gaglione (1896–1962) religioso italiano

Origine: La sofferenza vinta dall'amore, p. 74

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“La più orribile delle infermità è la mancanza di cuore.”

Jean Cardonnel (1921–2009) religioso

Origine: Dio si compromette, p. 36

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“Se i cittadini non dovessero confermare un sindaco come Cammarata e un buon governo che hanno operato così bene, dovrebbero essere ricoverati per infermità mentale tutti.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

da Ansa, 5 maggio 2007; citato in Berlusconi ammette di avere esagerato "Infermi mentali? Sono pentito", la Repubblica, 5 maggio 2007

“La Campagna è proporzionata alle caccie, all'uccellare mediante boschi, selve e dilettevoli colline vi è da pescare mediante l'Arno et altri fiumi. Fertilissima è la sua pianura, non più par si possa desiderare dalla Natura, moltiplicandovi il grano fino in 40 per staio, le biade tutte vi vengono felicemente. Per tre anni continui si semina il grano, o il terzo la segale, et all'ultimo mietuto che si è, subito vi si semina fagioli, o miglio con rapi per buoi. L'Invernata veniente si vanga, o si coltra per raccor l'estate fave, o fagioli con saggina, o vero si fa a poponi con altri ortaggi che più vi è terreno, che in un anno da tre raccolte, cosa che rende stupore à Forestieri. I Monti e colline amene abbondano di tutto quello che al viver umano si ricerca di olio, di vino in particolare bianco, giallo, nero, vermiglio, di tutti i sapori, dolce, amarognolo, cotognino, di viola, mammola, subastringente, sottile, pieno, tutto odorifero. Frutte similmente d'ogni sorte per l'Estate, e per l'Inverno. Per tutto si trovano fonti di buone acque fino d'acque minerali di ferro et allume. Si dice acqua buona utilissima a molte infermità. Salutifera l'aria alla vita umana per tutto. Molti sono gli Artieri e Mercanti e da questo i Montevarchini mi credo sono chiamati Industriosi et ogni Giovedì si fa il Mercato da dirsi una gran Fiera.”

Jacopo Sigoni (1579–1658) medico, religioso e storiografo italiano

da Cronica breve della Terra di Montevarchi

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“Ed ora, in alto il piccone! Abbattete! Cadano sotto le ruine i germi malefici delle infermità e le nuove correnti d'aria e di luce, che si agiteranno su di esse, siano apportatrici di prosperità e di salute.”

Nicola Amore (1828–1894) avvocato e politico italiano

Origine: Con questa invocazione si chiuse il discorso inaugurale pronunciato il 15 giugno del 1889 nel vecchio mercato del porto, rinominato Piazza della Borsa, per l'inizio dei lavori di demolizione dei quartieri meridionali di Napoli. Storia di Napoli, p. 320; citato in Antonio Ghirelli, Storia di Napoli, Einaudi, Torino, 1992, p. 320. ISBN 88-06-12974-0

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“Colui che vive, pensa più all'infermità che alla salute.”

Angelo Fiore (1908–1986) scrittore italiano

Origine: Il supplente, p. 27

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“L'esperienza dimostra che questo nostro ammonimento sull'utilità dell'astrologia non è fuori luogo: essa non viene a stabilire una necessità fatale, ma piuttosto contribuisce a esortarci a una vigile condotta morale, affinché con la ragione guidiamo le nostre inclinazioni e, riconosciuta la nostra originaria infermità, domandiamo più ardentemente l'aiuto divino.”

Filippo Melantone (1497–1560) umanista e teologo tedesco

Origine: In Grande Antologia Filosofica, vol. XI, Il pensiero della Riforma cattolica, traduzione di G. Faggin, Marzorati, Milano, 1969; citato in Lunario dei giorni di quiete. 365 giorni di letture esemplari, a cura di Guido Davico Bonino, prefazione di Claudio Magris, Einaudi, Torino, 1997, p. 372. ISBN 8806147234

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“È nei primi stadi che bisogna sbarrare la via ai delitti; una volta che il male abbia messo radici e sia divenuto vecchio come un'infermità congenita, è difficile estinguerlo.”

Iperide (-390–-322 a.C.) politico e oratore ateniese

fr. 204 Jensen, conservato da Giovanni Stobeo in Florilegio, IV, 5, 63 ed. Wachsmuth-Hense; traduzione in Oratori attici minori, p. 311
Orazioni, Frammenti, Di orazioni non identificate

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“Se una infermità vi è nella mia mente essa non è abulia né impulsività, ma è l'eccesso di volontà.”

Carlo Maria Franzero (1892–1986) scrittore e giornalista italiano

Origine: Il fanciullo meraviglioso, p. 22

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“Fate che anche un uomo del volgo vegga un malato pallido, debole, tossicotoso, emaciato, egli vi dirà costui essere un tisico. Allorché taluni vi sono, che sebbene non abbiano i polmoni ulcerati, tuttavia sono consunti da diuturne febbri, hanno la tosse, ma secca, dura e senza sputi, anche questi propriamente sono chiamati tisici. Hanno anche questi una oppressione di petto, una infermità di polmone, l'angoscia, l'intolleranza, la nausea, i brividi vespertini e calori mattutini, un molesto sudore vaporoso sino al petto, emettono nella espettorazione materie di diversa qualità, come di sopra notammo: hanno la voce rauca, il collo alquanto ritorto e gracile, non pieghevole ma come irrigidito: le dita sottili, e grosse le loro articolazioni, talché sembra che le sole ossa ne siano rimaste. Diresti che tabidi ne sono i muscoli: le unghie si rendono adunche, il polpaccio di esse si fa rugoso e spianato, imperocchè per il dimagrimento perdono le parti molli circolari, e la loro rotondità. Tutta la l'orza è circoscritta alle loro estremità e nelle loro unghia uncinate, colle quali soltanto come membra solide sostengono alcune fatiche. Similmente le narici diventano acuminate e gracili: le guance prominenti e rossastre: gli occhi incavati lucidi splendenti: tumefatta emaciata, pallida o livida è la faccia: le labbra assottigliate stringonsi sui denti, sicché somigliano a chi ride: in tutto finalmente ti rappresentano un cadavere.”

Areteo di Cappadocia medico greco antico

Origine: Delle cause, dei segni e della cura delle malattie acute e croniche, pp. 34-35

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“Egli riteneva essenziale, così pareva, conoscere l'uomo prima di tentare di fargli del bene. Quando esistono cuore e intelletto, le malattie dell'organismo fisico sono colorate dai caratteri di quelli. In Arthur Dimmesdale il pensiero e l'immaginazione erano così attivi, e la sensibilità così intensa, che l'infermità corporea doveva trovarvi un terreno d'operazione. Così Roger Chillingworth, uomo abile, medico amorevole e amico, procurava di affondare nel petto del paziente, frugando fra i princìpi di lui, nonché nei ricordi, saggiando tutto con tocco cauto, come un cercatore di tesori in una buia caverna. Pochi segreti possono eludere un indagatore che abbia opportunità e licenza di intraprendere una simile ricerca, nonché l'abilità di seguirla. Un uomo oppresso da un segreto dovrebbe schivare l'intimità del suo medico. Se questi possiede sagacia e un ineffabile elemento in più, chiamiamolo intuito, se egli non mostra un egoismo indiscreto, né caratteri personali spiccatamente sgradevoli, se ha la forza, che gli deve essere innata, di trovare delle affinità con il paziente al punto che questi si trovi ad aver detto ciò che si immagina di avere soltanto pensato; se tali rivelazioni vengono ricevute senza tumulti e riconosciute non tanto da una simpatia dichiarata quanto da un silenzio, da un afflato inarticolato, con una parola gettata qua e là a dimostrare che tutto viene compreso, se a questi requisiti di un confidente si aggiungono i vantaggi forniti dal carattere sociale del medico, allora, ad un istante inevitabile, l'anima del sofferente si scioglierà e sgorgherà in un fiotto oscuro ma trasparente, recando tutto il mistero alla luce del giorno.”

cap. IX
La lettera scarlatta
Origine: Citato in Elémire Zolla, La cura psicanalitica http://digitale.bnc.roma.sbn.it/tecadigitale/ritagliostampa/bncr_zolla_a10/001, s. t., 2 novembre 1960.