Frasi su stazione
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“Cos'altro potrei dire, se non che mi piaceva tutto della metropolitana? Amavo le lunghe gallerie, i treni fumosi, i collegamenti intricati delle linee, ciascuna delle quali possedeva caratteristiche proprie, una propria identità, per così dire. Avevo l'abitudine di bighellonare nella stazione di Richmond solo per guardare il cerchio rosso trafitto da una barra blu, il viavai dei convogli, e soprattutto per studiare la piantina, con quella forma che ricordava vagamente un insetto, il groviglio di fili colorati che, a un esame più attento, si rivelava qualcosa di più sensato: un simulacro di concatenazioni, un gioco di alternative. Me ne restavo lì impalato per ore a pormi domande tipo: Se dovessi andare da Chancery Lane a Rickmansworth, quale sarebbe il tragitto più breve? E il più lungo? Quale mi consentirebbe di percorrere le linee più colorate? Scegliere il percorso più veloce mi sembrava banale, rozzo persino, una scelta priva di immaginazione. Trovavo preferibile – o avevo fede – nel percorso più lungo.
Il cerchio rosso trafitto dalla barra blu conteneva il nome della stazione. Era una promessa di altre stazioni: Richmond prometteva i Kew Gardens, che promettevano Gunnersbury, che prometteva Turnham Green, Stamford Brook, Hammersmith e Londra. Londra! Le linee sotterranee, la Piccadilly, la Northern e la Bakerloo! Le scale mobili che sembravano sprofondare per miglia e miglia, gli interminabili corridoi tubolari col loro caldo odore di gas di scarico, il vento dei treni, il misterioso vento sotterraneo dei treni. E altre stazioni verso nord. Altre ancora verso est e ovest. Stazioni che si moltiplicavano come isole, tutte in attesa di essere visitate, con il nome racchiuso, in modo identico, in quel cerchio rosso, con quella barra blu!”

David Leavitt (1961) scrittore statunitense

IV; pp. 56-57
Mentre l'Inghilterra dorme

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“Era domenica e ho visto nella zona della stazione decine di negri seduti sulle spallette del ponte, altri extracomunitari seduti sulle panchine e sacchetti e zaini attaccati penzoloni ai rami degli alberi. Il giorno dopo sono andato dal prefetto perché non tollero che Treviso diventi una terra di occupazione.”

Giancarlo Gentilini (1929) politico italiano

1997
Origine: Citato in Tutte le sparate razziste della Lega http://www.vanityfair.it/news/italia/13/06/13/frasi-choc-lega-razzismo-kyenge-gentilini-borghezio,Vanityfair.it, 13 giugno 2013.

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“Con i fratelli Lumière, Méliès inventò il cinema, fu il creatore dei primi effetti speciali, fece oltre cento film. Poco prima dell' avvento del sonoro cadde in disgrazia, il suo cinema venne dimenticato e aprì una bottega di giocattoli nella stazione di Parigi.”

Francesca Lo Schiavo (1948) scenografa italiana

Origine: Citata in Valerio Cappelli, Asa incanta Scorsese «Ma non ho l' età per vedere i suoi film» https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2011/novembre/01/Asa_incanta_Scorsese_non_eta_co_8_111101024.shtml, Corriere della sera, 1 novembre 2011.

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“"Trump" suona facoltoso. È quasi un'onomatopea. "Trump"! È il suono prodotto quando un domestico sfrontato è schiaffeggiato con una mazzetta da centinaia di dollari. "Trump"! È il suono di un tappo che viene sparato fuori da una bottiglia di champagne da anniversario da una coppietta il giorno in cui lavori di ristrutturazione in cantina sono stati finalmente completati. È proprio il nome "Trump" a fare da chiave di volta al suo marchio. Se solo ci fosse un modo per separare quella magica parola dall'uomo che è veramente… Be, indovinate? C'è. Perché vien fuori che il nome "Trump" non è sempre stato il nome della sua famiglia. Una biografa ha scoperto che un previdente suo antenato lo ha cambiato da - è questo è vero - "Drumpf". Sì, cazzo, "Drumpf"! E "Drumpf" è molto meno magico. È il suono prodotto da un piccione obeso che sbatte contro la vetrina di un negozio Old Navy pignorato. "Drumpf"! È il suono di una bottiglia di root beer da discount che cade dallo scaffare di un minimart alla stazione di benzina. […] Il nome "Drumpf" riflette molto di più ciò che è realmente. Perciò se state pensando di votare per Donald Trump come presidente, il carismatico tizio che promette di rendere l'America di nuovo un Paese grandioso, fermatevi e prendetevi un momento per immaginare come sarebbe se aveste appena incontrato un tizio di nome Donald Drumpf, un litigioso bugiardo seriale con una sfilza di iniziative imprenditoriali fallite, supportato da un ex-capo del Ku Klux Klan che non sa se disapprovare o no. Sarebbe davvero un buon presidente oppure l'incantesimo si è dissolto? Perciò, chiedo all'America di rendere Donald un "Drumpf" di nuovo.”

John Oliver (1977) Attore comico britannico
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“Con le armi in pugno, i contadini circondarono le stazioni di polizia e le caserme, ricorrendo alla violenza rivoluzionaria, perché le classi dirigenti si erano rifiutate di risolvere il problema dei terreni che, in collusione con i proprietari terrieri, avevano usurpato ai poveri contadini. La classe dirigente consisteva di fautori del feudalesimo, proprietari terrieri e capitalisti. Come potevano soddisfare le richieste dei contadini? Non potevano. Le loro menzogne e i loro inganni potevano aiutarli solo per poco. Visto che, dopo vari tentativi, i contadini non erano ancora rientrati in possesso delle loro terre, il loro malcontento si tramutò in rabbia, poi in odio di classe, un odio che sorgeva dalle contraddizioni di classe. A questo punto, come si poteva risolvere la questione? Ai contadini non restava nient'altro che impugnare le loro falci, le loro asce e scacciare i proprietari che si erano impossessati della loro terra. Da quel punto in poi, non temevano più la morte, poiché non avevano niente, e questo per loro era già come essere morti.”

Pol Pot (1925–1998) politico e rivoluzionario cambogiano

Weapons in hand, the peasants surrounded police stations and military posts, resorting to revolutionary violence because the ruling classes refused to solve the problem of the lands which they had grabbed from the poor peasants in collusion with the landlords. The ruling classes were the feudalists, the landlords and the capitalists. How could they satisfy the demands of the peasants? They couldn't. Their lies and their deceit could only help them for a time. When, after several actions, the peasants still had not recovered their lands, their discontent was transformed into anger, then class hatred, hatred arising from the class contradictions. At this stage, how could the problem be solved? There was nothing left for the peasants but to take up their scythes and axes and drive out the landlords, who had grabbed their land. From that point on, they no longer feared death, because they had nothing, and this was already like death for them.
Variante: Con le armi in pugno, i contadini circondarono le stazioni di polizia e le caserme, ricorrendo alla violenza rivoluzionaria, perché le classi dirigenti si erano rifiutate di risolvere il problema dei terreni che, in collusione con i proprietari terrieri, avevano usurpato ai poveri contadini. La classe dirigente consisteva di fautori del feudalesimo, proprietari terrieri e capitalisti. Come potevano soddisfare le richieste dei contadini? Non potevano. Le loro menzogne e i loro inganni potevano servire ad essi solo per poco. Visto che, dopo vari tentativi, i contadini non erano ancora rientrati in possesso delle loro terre, il loro malcontento si tramutò in rabbia, poi nell'odio di classe, un odio che sorgeva dalle contraddizioni di classe. A questo punto, come si poteva risolvere la questione? Ai contadini non restava nient'altro che impugnare le loro falci, le loro asce e scacciare i proprietari che si erano impossessati della loro terra. Da quel punto in poi, non temevano più la morte, poiché non avevano niente, e questo per loro era già come essere morti.

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