Frasi su serbo

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema serbo, essere, vita, ancora.

Frasi su serbo

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“Parliamo tanto di razzismo in Italia, ma non più solo bianco o nero. Anche zingaro, o serbo, di m… Si parla di razzismo solo con bianchi e neri, se si tocca un popolo intero va tutto bene. Ma questa è l'Italia. Comunque, chi mi ha chiamato zingaro lo aspetto, me lo venga a dire in faccia. Sanno dove vivo, vediamo se hanno le palle.”

Siniša Mihajlović (1969) allenatore di calcio e ex calciatore serbo

Origine: Dall'intervista dopo la partita di Serie A, Juventus-Torino 1-1; citato in Torino, Benatia accusa la Rai: "Dopo il derby insulti razzisti durante l'intervista" http://torino.repubblica.it/cronaca/2017/05/07/news/torino_benatia_accusa_la_rai_prima_del_derby_insulti_razzisti_-164819230/?ref=RHPPLF-BS-I0-C8-P3-S1.8-T2, Repubblica.it, 7 maggio 2017.

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“[Alla domanda «Cosa ha in serbo il futuro?»] La storia ci insegna che non si può mai essere sicuri di nulla. Gli imperi vanno e vengono.”

Paul Kennedy (1945) storico e saggista inglese

Origine: Dall'intervista di Crace John, «Così gli ingegneri vinsero la guerra aerea contro Hitler» https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2008/febbraio/17/Cosi_gli_ingegneri_vinsero_guerra_co_9_080217043.shtml, traduzione di Maria Sepa, Corriere della Sera, 17 febbraio 2008, p. 39.

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“Per tanto tempo, soprattutto quando c'erano le guerre, la gente ci vedeva come persone cattive. Era difficile far sentire un bambino orgoglioso di essere serbo. Adesso Novak ha dato al nostro popolo quello di cui aveva bisogno: essere fiero di sé.”

Vlade Divac (1968) cestista jugoslavo

Origine: Citato in Riccardo Bisti, Djokovic dalle bombe al numero 1 http://www.ubitennis.com/sport/tennis/2011/07/06/538493-djokovic_dalle_bombe_numero.shtml, Ubitennis.com, 6 luglio 2011.

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“Non dimentico i fatti che m'hanno ostacolato e offeso, ma non serbo rancore verso chi li ha compiuti. Né cerco rivalse.”

Amintore Fanfani (1908–1999) politico, economista e storico italiano

In Roberto Gervaso, La mosca al naso

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“Com'è inestimabile essere ignoranti, perché significa tenere tutto in serbo ed è un'Estasi così Economica.”

Emily Dickinson (1830–1886) scrittrice e poetessa inglese

PF 36
Frammenti in prosa

“Milosevic è una vistosa reliquia del nazionalismo primitivo, quello che, su scala assai più grande, con le sue degenerazioni ideologiche, ha provocato le tragedie del '900 europeo. È a questo nazionalismo, ricreatosi a pochi minuti di volo dalla nostra costa adriatica, che la Nato ha dichiarato di fatto la guerra. Quasi volesse distruggerlo prima di entrare nel nuovo millennio. È roba da lasciare al secolo che se ne va. Fallito il comunismo, anche nella sua eccentrica versione jugoslava, Milosevic si è gettato in quel nazionalismo: e nel giugno '89 ha dato solennità alla conversione recandosi nella pianura di Kosovo Polje, ai piedi del monumento alla battaglia del 1389 (da cui cominciò il dominio ottomano, durato quasi mezzo millennio), per annunciare che "mai più i serbi si sarebbero lasciati maltrattare". Con quel gesto e quelle parole Milosevic ha spazzato via tutto quel che Tito aveva fatto per contenere i nazionalismi balcanici. E ha dato il via, in modo più o meno diretto, a una serie di massacri in cui i serbi sono stati carnefici ma anche vittime, e da cui sono sempre usciti sconfitti. Sono stati ripudiati dagli sloveni e dai croati, e molti loro insediamenti secolari sono stati scalzati dalle province di confine bosniache e croate. E adesso il Kosovo. Il nazionalismo serbo assume a tratti una colorazione religiosa e messianica, ereditata dal ruolo nazionale che la Chiesa ortodossa ha avuto nei secoli. Nell'Europa occidentale il territorio della nazione si è sostanzialmente delineato prima che si creassero una lingua e una cultura comune. Al contrario la nazione serba non ha un quadro territoriale di riferimento. Le comunità, non sempre maggioritarie tra cattolici, ebrei e musulmani, si identificavano in rapporto alla Chiesa serba. Era serbo chi era ortodosso. Si sono così creati spazi mistici. Sono nate rivendicazioni territoriali stravaganti, dettate dagli avvenimenti politici del momento e dalle leggende. I poemi nazionali hanno cantato per secoli il Kosovo come "culla del popolo serbo", e così lo è diventato di fatto, e tale è rimasto benché abitato al novanta per cento da albanesi. Crollato il comunismo, Milosevic ha sfruttato quel sentimento, attorno al quale, nei momenti di tensione, si raccolgono anche tanti serbi di solito estranei ad ogni tipo di estremismo. La letteratura serba è generosa in opere in cui si piangono le terre perdute e in cui la nostalgia diventa passione violenta.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano
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“La guerra continuerà finché i serbo-bosniaci non ci renderanno tutti i territori dove in precedenza viveva una popolazione in maggioranza musulmana: il 33,3 per cento offertoci non è accettabile.”

Alija Izetbegović (1925–2003) attivista, avvocato e filosofo bosniaco

Origine: Da Izetbegovic: 'No alla pace la guerra continuerà https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/01/14/izetbegovic-no-alla-pace-la-guerra.html?ref=search, la Repubblica, 14 gennaio 1994.

“Radiosa Speme

E mi incammino mero scalzo
nei versi cinerei del tempo
tra le pigre piaghe dei solchi
degli eventi sordi e ostili,
ai riarsi gemiti
in quella ambascia
che m'investe monsonico
nel recinto spinato
prominente di cespugli
di rose assenti
al sorriso della lucente vita
nei miei limiti,
al confine della mia
intrinseca fede
volta alla radiosa speme
di quell'albore che mi veste
di lene intrepidezza
nell'oltrepassare l'acre sentito
del mio lungometraggio,
senza fine ai minuti
del mio irresoluto
destino ricamato
a punto ermellino
sulla pelle di seta del cuore
similare a pioggia di stelle!
Oh cuore mio sei dunque
foce di fiducia nell'avvenire?
Oh caro cuore mio
confidarmi flebile quanto ancor dovrò camminare
per non morire d'emblée
da greve manrovescio,
quando ostile vuol effigermi
sul viso mio riflesso
al propizio astro celeste
senza nebulose che offuschi
a rendermi buona sorte.
Cuor mio terso e impavido
nel cobalto respiro persuaso
da fulgida sterminata fiducia,
sussurrarmi ancora ti prego
quel segreto antico
che ancora e ancora
ti lascia risorgere
da torbide acque
lindo e cheto senza
fronzoli penduli d'incertezze,
a serrarti il sorriso
nella intima pozzanghera
che inghiottire ti vorrebbe!
Ragguagliami inarrestabile
all'invocarti del giorno
e sulle fauci della notte,
affinché di radiosa speme
al sapor di vaniglia
io viva chiara nell'amore
in serbo in grembo alla vita
che a sé mi intreccia,
per non lasciarmi sdrucciolare via
negli arroventati fondali
dai spigolosi enigmi
che inghiottirmi mi vorrebbe,
ed io per sempre ti loderò
come un dio d'oro
originato nel mio petto
unicamente per rendermi
libra nell'essenza d'anima
che designa il mio folklore.
©Laura Lapietra”