Frasi su prepotenza

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema prepotenza, non-violenza, violenza, uomini.

Frasi su prepotenza

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“Ormai tutto il resto ci stanca: sovratutto ci stanca ogni parola ed ogni gesto di cattiveria e di prepotenza.”

Giorgio La Pira (1904–1977) politico italiano

Citato in LaPira.org http://www.lapira.org/index2.php?file=news&form_id_cat_notizia=72

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“Non si vive al mondo che di prepotenza.”

Giacomo Leopardi (1798–1837) poeta, filosofo e scrittore italiano

1721, 17 settembre 1821; 1898, Vol. III, p. 330

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“La prepotenza, lo vedete bene, | non va bandita dal mondo; | mi piace conversare | con gli abili e i tiranni.”

Johann Wolfgang von Goethe (1749–1832) drammaturgo, poeta, saggista, scrittore, pittore, teologo, filosofo, umanista, scienziato, critico d'arte e…
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“Io voglio solo portare un po' di gioia nelle scuole. Questo è il mio modo di essere in un mondo dove la violenza e la prepotenza si mescolano da sempre con la religione.”

Ilona Staller (1951) attrice pornografica, cantante e politica ungherese naturalizzata italiana

Origine: Dall intervento alla Camera dei Deputati http://legislature.camera.it/_dati/leg10/lavori/stenografici/sed0029/sed0029.pdf, 9 ottobre 1987.

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“Akindele, se giocasse a pallavolo, potrebbe essere fermato solo da un decreto legge.”

Flavio Tranquillo (1962) giornalista e scrittore italiano

All'ennesima stoppata di prepotenza di Akindele, Scavolini Spar Pesaro – Armani Jeans Milano, 12/10/2008
Citazioni tratte da telecronache, Altre partite

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“Gatto crede nell'avvento dei mansueti nela stessa misura in cui sospetta della malafede e della prepotenza.”

Eraldo Miscia (1920–1983) scrittore, poeta e critico letterario italiano

Profilo d'uomo

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“Io credo, lo credo profondamente, che il vero fascismo sia quello che i sociologhi hanno troppo bonariamente chiamato la "società dei consumi". Una definizione che sembra innocua, puramente indicativa. E invece no. Se uno osserva bene la realtà, e soprattutto se uno sa leggere intorno negli oggetti, nel paesaggio, nell'urbanistica e, soprattutto, negli uomini, vede che i risultati di questa spensierata società dei consumi sono i risultati di una dittatura, di un vero e proprio fascismo. Nel film di Naldini noi abbiamo visto i giovani inquadrati, in divisa… Con una differenza, però. Allora i giovani nel momento stesso in cui si toglievano la divisa e riprendevano la strada verso i loro paesi e i loro campi, ritornavano gli italiani di cento, di cinquant'anni addietro, come prima del fascismo.
Il fascismo, in realtà, li aveva resi dei pagliacci, dei servi, e forse in parte anche convinti, ma non li aveva toccati sul serio. Nel fondo dell'anima, nel loro modo di essere. Questo nuovo fascismo, questa società dei consumi, invece, ha profondamente trasformato i giovani, li ha toccati nell'intimo, ha dato loro altri sentimenti, altri modi di pensare, di vivere, altri modelli culturali. Non si tratta più, come all'epoca mussoliniana, di un'irregolamentazione superficiale, scenografica, ma di una irregolamentazione reale che ha rubato e cambiato loro l'anima. Il che significa, in definitiva, che questa "civiltà dei consumi" è una civiltà dittatoriale. Insomma, se la parola fascismo significa la prepotenza del potere, la "società dei consumi" ha bene realizzato il fascismo.”

da Fascista; pp. 289-290
Scritti corsari
Origine: Dall'intervista di Massimo Fini, L'Europeo, 26 dicembre 1974.

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“La mente è un archeologo che scava tenacemente nel passato e mi conduce di prepotenza dove non vorrei andare.”

Luigi Pintor (1925–2003) giornalista, scrittore e politico italiano

I luoghi del delitto

“Nel sole di marzo, mentre era seduto su una catasta di ceppi di faggio che scricchiolavano per il caldo, avvenne che egli pronunciasse per la prima volta la parola «legno». Aveva già visto il legno centinaia di volte, aveva sentito la parola centinaia di volte. La capiva anche, infatti d'inverno era stato mandato fuori spesso a prendere legna. Ma il legno come oggetto non gli era mai sembrato così interessante da darsi la pena di pronunciarne il nome. Ciò avvenne soltanto quel giorno di marzo, mentre era seduto sulla catasta. La catasta era ammucchiata a strati, come una panca, sul lato sud del capannone di Madame Gaillard, sotto un tetto sporgente. I ceppi più alti emanavano un odore dolce di bruciaticcio, dal fondo della catasta saliva un profumo di muschio, e dalla parete d'abete del capannone si diffondeva nel tepore un profumo di resina sbriciolata.
Grenouille era seduto sulla catasta con le gambe allungate, la schiena appoggiata contro la parete del capannone, aveva chiuso gli occhi e non si muoveva. Non vedeva nulla, non sentiva e non provava nulla. Si limitava soltanto ad annusare il profumo del legno che saliva attorno a lui e stagnava sotto il tetto come sotto una cappa. Bevve questo profumo, vi annegò dentro, se ne impregnò fino all'ultimo e al più interno dei pori, divenne legno lui stesso, giacque sulla catasta come un pupazzo di legno, come un Pinocchio, come morto, finché dopo lungo tempo, forse non prima di una mezz’ora, pronunciò a fatica la parola «legno». Come se si fosse riempito di legno fin sopra le orecchie, come se il legno gli arrivasse già fino al collo, come se avesse il ventre, la gola, il naso traboccanti di legno, così vomitò fuori la parola. E questa lo riportò in sé, lo salvò, poco prima che la presenza schiacciante del legno, con il suo profumo, potesse soffocarlo. Si alzò a fatica, scivolò giù dalla catasta, e si allontanò vacillando come su gambe di legno. Per giorni e giorni fu preso totalmente dall'intensa esperienza olfattiva, e quando il ricordo saliva in lui con troppa prepotenza, borbottava fra sé e sé «legno, legno», a mo' di scongiuro.”

Perfume: The Story of a Murderer

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“Il piglio del capo era evidente, ma colpiva anche lo sguardo tra il cameratesco e il paterno che rivolgeva ai subalterni. Nessuna agitazione nei gesti, malgrado gli schianti dell'artiglieria e dei bombardamenti aerei. Come coloro che conoscono la vera arte del comando, poteva alzare la voce, anzi l'alzava, ma senza toni minacciosi. Intimoriva, esortava e rassicurava coloro che obbedivano. Sapeva trascinarli. La sua prepotenza si manifestava altrove, nell'offensiva contro i palestinesi, ai quali non dava tregua scaricando su di loro tutti i mezzi dell'efficace esercito israeliano.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Variante: Il piglio del capo era evidente, ma colpiva anche lo sguardo tra il cameratesco e il paterno che rivolgeva ai subalterni. Nessuna agitazione nei gesti, malgrado gli schianti dell'artiglieria e dei bombardamenti aerei. Come coloro che conoscono la vera arte del comando, poteva alzare la voce, anzi l'alzava, ma senza toni minacciosi. Intimoriva, esortava e rassicurava coloro che obbedivano. Sapeva trascinarli. La sua prepotenza si manifestava altrove, nell'offensiva contro i palestinesi, ai quali non dava tregua scaricando su di loro tutti i mezzi dell'efficace esercito israeliano.
Origine: Da Il piglio del capo http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/01/12/il-piglio-del-capo.html?ref=search, la Repubblica, 12 gennaio 2014.

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“Non ho mai paura, anche in quei momenti concitati. È la sana incoscienza che nasce dalla consapevolezza che è importante quello che stiamo facendo. Odio le ingiustizie e la prepotenza.”

Luca Abete (1973) personaggio televisivo, conduttore radiofonico e fotografo italiano

Origine: Luca Abete e «Striscia la notizia»: «La mia vita da inviato menato»; citato in https://www.corriere.it/spettacoli/17_marzo_27/luca-abete-striscia-notizia-la-mia-vita-inviato-menato-b2ded76e-1237-11e7-a037-a2d5af436a5d.shtml?refresh_ce-cp, Corriere della Sera, 4 aprile 2017.