Frasi su stesso
pagina 30

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“Il parto dell'uomo è doloroso, specialmente quando egli mette al mondo se stesso in età adulta.”

Stanisław Jerzy Lec (1909–1966) scrittore, poeta e aforista polacco

Pensieri spettinati

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“L'uomo aumenta di prezzo, che è lui stesso a pagare.”

Stanisław Jerzy Lec (1909–1966) scrittore, poeta e aforista polacco

Pensieri spettinati

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“Ognuno dovrebbe portarsi davanti a ogni ostacolo come se ogni cosa fosse solo apparente ed effimera, tranne lui stesso.”

Ralph Waldo Emerson (1803–1882) filosofo, scrittore e saggista statunitense

Fiducia in se stessi

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“La stessa ostinatezza di (A. R.) Orange costituì un valore.”

Ezra Pound (1885–1972) poeta, saggista e traduttore statunitense

Origine: Aforismi e detti memorabili, p. 70

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“Non si può criticare ed essere diplomatici allo stesso tempo.”

Ezra Pound (1885–1972) poeta, saggista e traduttore statunitense

Origine: Aforismi e detti memorabili, p. 63

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“Villon non mentisce a se stesso; egli non sa molto, ma egli sa ciò che sa.”

Ezra Pound (1885–1972) poeta, saggista e traduttore statunitense

Origine: Aforismi e detti memorabili, p. 71

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“Ad ogni vinto riesce difficile ricercare il motivo delle proprie sconfitte nell'unico punto giusto, cioè in se stesso.”

Theodor Fontane (1819–1898) farmacista, scrittore e poeta tedesco

Origine: Storia di un ufficiale prussiano, p. 78

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“Castel Gandolfo, 12 Ottobre.
Io sono un figlio della pace e continuerò a stare in pace con tutto il mondo, dal momento che sono arrivato a conchiuderela con me stesso.”

Johann Wolfgang von Goethe (1749–1832) drammaturgo, poeta, saggista, scrittore, pittore, teologo, filosofo, umanista, scienziato, critico d'arte e…

ed. 1991

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“La povertà stessa, quando è immeritata, rende orgogliosi.”

Johann Wolfgang von Goethe (1749–1832) drammaturgo, poeta, saggista, scrittore, pittore, teologo, filosofo, umanista, scienziato, critico d'arte e…

VI, 241
Armut selbst macht stolz, die unverdiente
Arminio e Dorotea

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“Chi è fondamentalmente un maestro prende sul serio ogni cosa soltanto in relazione ai suoi scolari – perfino se stesso.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

63; 2007

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“In tempi di pace l'uomo guerriero si scaglia contro se stesso.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

76; 2007

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“Chi disprezza se stesso, continua pur sempre ad apprezzarsi come disprezzatore.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

78; 2007

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“Maestri e scolari. – Conviene all'umanità di un maestro, mettere i propri discepoli in guardia contro se stesso.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

447; 2006

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“Aiuta te stesso. Poi anche ogni altro ti aiuterà. Prinicipio dell'amore del prossimo.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

Detti e frecce, 9, 1998

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“Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: "Cerco Dio! Cerco Dio!". E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. "È forse perduto?" disse uno. "Si è perduto come un bambino?" fece un altro. "Oppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?" – gridavano e ridevano in una gran confusione. L'uomo folle balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: "Dove se n'è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! L'abbiamo ucciso – voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all'ultima goccia? Chi ci dette la spugna per strofinare via l'intero orizzonte? Che mai facemmo per sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov'è che si muove ora? Dov'è che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all'indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? – Non si è fatto piú freddo? Non seguita a venire notte, sempre piú notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo ancora nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di piú sacro e di piú possente il mondo possedeva fino ad oggi si è dissanguato sotto i nostri coltelli – chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo lavarci? Quali riti espiatòri, quali sacre rappresentazioni dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo anche noi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un'azione piú grande – e tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtú di questa azione, ad una storia piú alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!". A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch'essi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense. "Vengo troppo presto" proseguí "non è ancora il mio tempo. Questo enorme evento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino – non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle stelle vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano viste e ascoltate. Quest'azione è ancor sempre piú lontana dagli uomini delle stelle piú lontane – eppure son loro che l'hanno compiuta!". – Si racconta ancora che l'uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo. Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in questo modo: "Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio?".”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

125; 2007

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“Una madre ama di solito in suo figlio più sé che il figlio stesso.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

I, 385; 2011

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“Disprezzo. – Al disprezzo altrui l'uomo è più sensibile che a quello che gli viene da se stesso.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

549

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“La critica più aspra. – Si criticano un uomo, un libro, con la stessa massima asprezza quando se ne disdegnano gli ideali.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

157

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“Ognuno chiama «chiare» le idee che sono allo stesso grado di confusione delle sue proprie.”

Alla ricerca del tempo perduto, All'ombra delle fanciulle in fiore

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“Sorvolavo rapidamente su tutto questo, imperiosamente sollecitato, com'ero, a cercare la causa di quella felicità, del carattere di certezza con cui si imponeva, ricerca un tempo rinviata. Ora, quella causa, la presagivo paragonando tra loro quelle diverse impressioni beate e che avevano questo in comune: che avvertivo il rumore del cucchiaio sul piatto, la disuguaglianza del lastricato, il sapore della madeleine nell'attimo presente e al tempo stesso in un istante lontano, al punto di far sconfinare il passato sul presente, di esitare non sapendo in quale dei due mi trovasi; a dire il vero, l'essere che allora assaporava in me quell'impressione, la assaporava in ciò che essa aveva di comune in un giorno remoto e nel presente, in ciò che aveva di extratemporale, un essere che appariva solo quando, per una di quelle identità tra il presente e il passato, poteva trovarsi nell'unico ambiente in cui potesse vivere, gioire dell'essenza delle cose, vale a dire al di fuori del tempo. Ciò spiegava perché le mie inquietudini a proposito della mia morte fossero cessare nel momento in cui avevo riconosciuto inconsapevolmente il sapore della piccola madeleine, poiché, in quel momento, l'essere che ero stato, era un essere extratemporale, e dunque incurante delle vicissitudini dell'avvenire. Viveva della sola essenza delle cose, e non poteva coglierla nel presente dove, non entrando in gioco l'immaginazione, i sensi erano incapaci di fornirgliela; lo stesso avvenire verso cui tende l'azione la abbandona a noi. Quell'essere non era mai venuto a me, non si era mai manifestato se non al di fuori dell'azione, del godimento immediato, ogni volta che il miracolo di un'analogia mi aveva consentito di sfuggire al presente. Lui solo aveva il potere di farmi ritrovare i giorni passati, il tempo perduto, dinanzi al quale gli sforzi della mia memoria e della mia intelligenza si arenavano sempre.”

Marcel Proust (1871–1922) scrittore, saggista e critico letterario francese

pp. 2319 sg.

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“Non so più dove cacciare gli occhi per trovare un me stesso che sia un po' meno misero.”

Cesare Pavese (1908–1950) scrittore, poeta, saggista e traduttore italiano

Origine: Vita attraverso le lettere, p. 39

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“Orfeo. Io cercavo, piangendo, non più lei ma me stesso. Un destino, se vuoi. Mi ascoltavo. […] Il mio destino non tradisce. Ho cercato me stesso. Non si cerca che questo. […] Visto dal lato della vita tutto è bello. Ma credi a chi è stato tra i morti… Non vale la pena. […] E voi godetela la festa. Tutto è lecito a chi non sa ancora. È necessario che ciascuno scenda una volta nel suo inferno. L'origine del mio destino è finita nell'Ade, finita cantando secondo i miei modi la vita e la morte.
Bacca. E che vuol dire che un destino non tradisce?
Orfeo. Vuol dire che è dentro di te, cosa tua; più profondo del sangue, di là da ogni ebbrezza. Nessun dio può toccarlo.”

da L'inconsolabile
Dialoghi con Leucò
Variante: Orfeo: Io cercavo, piangendo, non più lei ma me stesso. Un destino, se vuoi. Mi ascoltavo. [... ] Il mio destino non tradisce. Ho cercato me stesso. Non si cerca che questo. [... ] Visto dal lato della vita tutto è bello. Ma credi a chi è stato tra i morti... Non vale la pena. [... ] E voi godetela la festa. Tutto è lecito a chi non sa ancora. È necessario che ciascuno scenda una volta nel suo inferno. L'origine del mio destino è finita nell'Ade, finita cantando secondo i miei modi la vita e la morte.
Bacca: E che vuol dire che un destino non tradisce?
Orfeo: Vuol dire che è dentro di te, cosa tua; più profondo del sangue, di là da ogni ebbrezza. nessun dio può toccarlo.

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“Federico scrisse lAntimachiavelli, ma non si trattava di ipocrisia, era semplicemente letteratura. Amava l'umanesimo, la ragione, la secca chiarezza — un amore problematico, derivato dagli elementi demoniaci e utilitari riuniti in lui. Così amava Voltaire, il figlio dello spirito, il padre dell'illuminismo e di ogni cultura antieroica. Baciava la mano magra che scriveva: «Odio tutti gli eroi», ed egli stesso faceva dell'ironia sulla guerra dei sette anni con le parole «debolezze eroiche». Metteva però anche nero su bianco: se avesse voluto punire una provincia, l'avrebbe fatta governare da letterati; il suo illuminismo era così superficiale, che se ne sentiva immune. Quando poi vuole chiarire il vero motivo che lo ha indotto a scambiare la dolce quiete di una vita dedita alla letteratura con i tremendi sforzi ed i sanguinosi orrori della guerra, parla in generale di un «segreto istinto». Ciò che egli definisce in questo modo era più forte della letteratura: diresse le sue azioni e decise della sua vita; ed è un concetto tipicamente tedesco che questo istinto segreto, questo elemento demoniaco fosse in lui sovrumano: era la forza del destino, lo spirito della Storia.
In fondo era una vittima. Egli pensava ad ogni modo di essersi sacrificato: nella giovinezza per il padre e nella maturità per lo Stato. Ma sbagliava se pensava che sarebbe stato libero di agire diversamente. Era una vittima. Doveva agire ingiustamente e vivere contrariamente al pensiero; non gli fu concesso di essere un filosofo, ma dovette fare il re, perché un grande popolo compisse la sua missione nel mondo.”

Thomas Mann (1875–1955) scrittore e saggista tedesco

Origine: Federico e la grande coalizione, pp. 77 sg.

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“Forse nessun uomo ha posto pretese morali tanto alte a se stesso (con sì scarsa capacità di adempiere a un ideale categorico) come Heinrich von Kleist.”

Stefan Zweig (1881–1942) scrittore, giornalista e drammaturgo austriaco

citato in Corriere della sera, 28 luglio 2001

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“Robinson Crusoe (1718) è il naufrago per eccellenza: ma nell' isola ritrova se stesso.”

Daniel Defoe (1660–1731) scrittore

Richard Newbury