Frasi su barzelletta

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema barzelletta, essere, racconto, due-giorni.

Frasi su barzelletta

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“Io non sono un uomo a cui vengano in mente continuamente delle barzellette. Ma saper vedere anche l'aspetto divertente della vita e la sua dimensione gioiosa e non prendere tutto così tragicamente, questo lo considero molto importante, e direi che è anche necessario per il mio ministero.”

Papa Benedetto XVI (1927) 265° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

Rispondendo alla domanda di un giornalista tedesco della Deutsche Welle sul ruolo dell'humour nella vita di un Papa; dall' intervista in preparazione al viaggio apostolico a München, Altötting e Regensburg http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2006/august/documents/hf_ben-xvi_spe_20060805_intervista_it.html, Castel Gandolfo, 5 agosto 2006

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“So' ventanne che racconte 'sta barzelletta e non fa' ride!”

Anna Marchesini (1953–2016) attrice, doppiatrice e scrittrice italiana

Personaggi, Ne I Promessi Sposi, Madre Badessa

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“Se Groucho e Chico stanno in piedi davanti a un muro per un'ora e quaranta minuti a raccontare barzellette, questo mi basta per una trama.”

Herman J. Mankiewicz (1897–1953) sceneggiatore statunitense

citato in Movie icons: Marx Bros.

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“Non è vero che io racconto barzellette, anzi disistimo chi lo fa.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

2002
Origine: Ansa, 27 settembre 2002; citato in Marco Travaglio, Carta Canta – Il Cavalier Barzelletta http://www.repubblica.it/2003/k/rubriche/cartacanta/26-mar/26-mar.html, Repubblica.it, 26 marzo 2007.

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“Il mondo non verrà distrutto da una bomba atomica, come dicono i giornali, ma da una risata, un eccesso di banalità che trasformerà la realtà in una barzelletta di pessimo gusto.”

The Shadow of the Wind
L'ombra del vento
Variante: Il mondo non verrà distrutto da una bomba atomica, come dicono i giornali, ma da una risata, da un’eccesso di banalità che trasformerà la realtà in una barzelletta di pessimo gusto.

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“Berlusconi si paragona a Napoleone e Churchill. Mi ricorda la barzelletta dei due matti: uno dice "Io sono Mosè e Iddio mi ha dato le tavole della legge" e l'altro, offeso "Ma guarda che io non ti ho dato niente!". Ecco, lui potrebbe essere il secondo matto, mentre per il novello Mosè bisogna scegliere tra Bondi e Fede.”

Daniele Capezzone (1972) politico italiano

da Corriere della Sera https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2006/febbraio/12/Capezzone_Radicali_lui_Napoleone_ricorda_co_9_060212041.shtml, 12 febbraio 2006, pagina 8

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“La cosa più irritante di questi giorni insanguinati sono le facce dei capi della destra che sfilano in tv con cupi sorrisi e una soddisfazione implosa che irrigidisce i loro sguardi, tipo: lo sapevamo che sarebbe finita così. Quel loro pattinare sui nervi scoperti del Paese per annettersi qualche voto, qualche consenso, qualche maledizione. Gianfranco Fini in impermeabile bianco che sfila, insieme al suo manipolo di colonnelli, tra le sterpaglie di Tor Di Quinto, dove è stata uccisa Giovanna Reggiani. Fuma, si guarda in giro, vede tutto per la prima volta, ma la racconta come se fosse l'ultima: è copla del governo, è colpa di Veltroni. Silvio Berlusconi che passa la serata al Bagaglino, sale sul palco, racconta barzellette, se la spassa, poi esce e davanti ai cronisti ritorna in parte: sono davvero addolorato per la vittima. Ma è tutta colpa del governo, è colpa di Veltroni. Pierferdinando Casini che torna, come un figliol prodigo, tra gli applausi, nei saloni bianchi di Palazzo Grazioli all'ultimissimo vertice della destra, convocato sul tema "sicurezza", per dire che finalmente sì "siamo tornati tutti insieme, perche gli italiani non meritano divisioni". E che per il resto è tutta colpa del governo, è colpa di Veltroni. Ma se era tutto risaputo, se la violenza del giorno per giorno, vittima per vittima, stava già chiarissima davanti ai loro fiammeggianti occhi, come mai in cinque anni di governo non hanno varato niente di niente, a parte cancellare il falso in bilancio, tagliare i tempi delle prescrizioni, ideare le migliori modalità per inceppare rogatorie e processi, difendere Previti, occupare la Rai, scalare il Corriere, scassare i conti pubblici?”

Pino Corrias (1955) giornalista e scrittore italiano

da Destra http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/, 6 novembre 2007

“Dai giorni della sconfitta elettorale Silvio Berlusconi è entrato in una realtà parallela – teatrale o addirittura virtuale – dove si respira la più perfetta assenza di gravità. La quale non riguarda il peso dei corpi, ma quello delle parole e dei fatti. Da allora è diventato maschera, finzione, personaggio. Che con perfetta impunità può dire e disdire senza suscitare più scandalo ("Il governo è illegittimo"; "Sono scomparse un milione di schede"; "I comunisti sono al potere"). Può fare e disfare. Contraddirsi. Sbalordire, ma senza conseguenze. Dire di Enzo Biagi un incredibile: "Lo stimavo come uomo e come giornalista", con l'identica calma di quando, da Sofia, gli attribuì "un uso criminoso della tv" decretandone la sua estromissione fino al licenziamento. Può passare l'intera estate al Billionaire. Frequentare ragazzine e Apicella. Definirsi "Uno statista". E nella giornata di lutto per la signora Reggiani, uccisa a Roma, raccontare barzellette piccanti tra le signore del Bagaglino. Domenica scorsa alla convention dei Circoli di Forza Italia a Montecatini, ha pronunciato l'elogio di Marcello Dell'Utri, pluricondannato dai tribunali di Torino e di Palermo, indicandolo come esempio morale per le nuove generazioni azzurre. Ha difeso la memoria di Vittorio Mangano, il boss morto in carcere, condannato per omicidio, che a metà dei Settanta assunse come fattore a Arcore e che "la domenica serviva messa nella cappella di famiglia". Il giorno prima, davanti ai militanti in nero del nuovo partito di Francesco Storace e Assunta Almirante, la Destra, ha promesso un'alleanza radiosa, mentre la platea in piedi, scandiva "Duce! Duce!", con le braccia tese nel saluto romano. Tutto gli scivola, come acqua sui vetri. Affrancato anche dal (buon) senso. Imperturbabile. E talmente illuminato da risultare invisibile.”

Pino Corrias (1955) giornalista e scrittore italiano

da Silvio, l'incolpevole http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/, 13 novembre 2007

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“Non l'ho mai sentito parlare con livore. Sì, abbonda in barzellette, ma l'odio mai.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

Giorgio Forattini

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“Gli sta a pennello l'aggettivo tedesco "folgerichtig", nel senso subrazionale: ha dei riflessi costanti (finto sorriso, autocompianto, barzelletta, morso, digestione); non tollera le vie mediate; sceglie d'istinto la più corta, come il caimano quando punta la preda.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

Origine: Da La conversione impossibile http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/06/19/la-conversione-impossibile.116la.html, la Repubblica, 19 giugno 2008.

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“Silvio Berlusconi […] nell'estate del 1986 concede un'intervista a Canale 5, di cui è proprietario.
Intervistatrice: «Lei è anche un grande studioso dei classici».
Il Cavaliere: «Ma no, non dica così».
Lei: «Sì, invece, non faccia il modesto. Lei, dottore, ha appena pubblicato un'edizione pregiata dellUtopia di Tommaso Moro, con una bellissima prefazione e una perfetta traduzione dal latino…».
Cavaliere: «Be', in effetti il latino non lo conosciamo tutti, bisogna tradurlo…».
Luigi Firpo, 71 anni, studioso della storia rinascimentale, monumento di erudizione, cattedra di Storia delle dottrine politiche all'Università di Torino, è in vacanza e sta facendo zapping. Quando l'intervistatrice legge alcune righe della prefazione di Berlusconi, l'anziano professore la riconosce immediatamente come sua, appena data alle stampe per l'editore Guida di Napoli.
Riesce ad avere una copia edita dalla Silvio Berlusconi Communication e osserva che Berlusconi ha copiato interi brani della prefazione e della traduzione in latino. Scrive a Berlusconi intimandogli di ritirare tutte le copie. Berlusconi telefona scusandosi e accusando una segretaria disattenta.
Il vecchio professore minaccia di portarlo in tribunale. Berlusconi cerca di blandirlo, gli telefona un giorno sì e uno no, per sei mesi, raccontandogli barzellette. Lo invita a Canale 5 per parlare del papa. Berlusconi è dietro le quinte con una busta di denaro «per il suo disturbo e per l'onore che ci fa», che il professore sdegnosamente rifiuta. Berlusconi continua: per Natale gli regala una valigetta ventiquattrore in pelle di coccodrillo con le cifre LF in oro, un enorme mazzo di orchidee ed un biglietto: «Per carità, non mi rovini». Firpo manda tutto indietro con un biglietto: «Preferisco la mia vecchia borsa sdrucita. Quanto ai fiori, per me e mia moglie, i fiori tagliati sono organi sessuali recisi.»”

Enrico Deaglio (1947) giornalista e scrittore italiano

da Patria 1978-2010, il Saggiatore, Milano, 2010, p. 222 http://books.google.it/books?id=vGXggW7UtEMC&pg=PA222

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“Una volta Churchill, Hitler e Mussolini si riunirono a colloquio. Dissero: «C'è una grande vasca con dentro un solo pesce; a turno secondo la sorte cercheremo di prenderlo, chi vi riuscirà sarà il vincitore di questa guerra». Per primo fu tratto a sorte Mussolini per la prova. Egli si levò la giacca, rimboccò le maniche, cacciò la testa nell'acqua, sbuffò bolle e spruzzi, gridò roboanti minacce, bestemmiò anche finché, sfinito, fu portato a braccia lontano dalla vasca.
Secondo fu a provare Hitler: egli radunò il suo Stato maggiore, si fece portare la pianta precisa della vasca, prese misure di lunghezza, larghezza e profondità, chiese il volume dell'acqua e il peso specifico del pesce… poi decretò con matematica, teutonica precisione: «Alla tale ore, al tale minuto il pesce dovrà passare di qui». Attese, tuffò la mano, e la ritrasse col pesce, ma subito questo, con improvviso guizzo, sparì di nuovo sott'acqua.
«Siete stato a un pelo dalla vittoria» sorrise allora Churchill che stava bevendo il suo tè. «Ora tocca a me». Egli terminò di sorbire la bevanda e col suo cucchiaino incominciò a vuotare la vasca pazientemente… «Che fate?» gli chiese Hitler. «Quando la vasca sarà vuota potrò prendere il pesce tranquillamente!» Non tutti conoscevano la barzelletta che divertì la compagnia. Tutti risero. Drina disse:
– Io so il seguito. Me l'hanno raccontato a Milano.
– Il seguito? Ma se finisce qui!
– No. Si dice che Churchill abbia vuotato la vasca cucchiaino per cucchiaino e quando già il pesce boccheggiava ed egli stava per allungare la mano, sia passato Stalin e se lo sia preso!…”

Origine: Noi no, p. 120-121

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“Depressione (s. f.). Particolare condizione di spirito provocata da una barzelletta sul giornale, uno spettacolo comico o la contemplazione del successo altrui.”

Ambrose Bierce (1842–1914) scrittore, giornalista e aforista statunitense

1988, p. 62
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“(…) Ma perché non siete mai a scuola? vi vedo ogni giorno, in giro, sempre vagabonda…"
"Oh, non soffrono troppo della mia mancanza, credetemi" rispose lei. "Sono un temperamento asociale, dicono. Non mi mescolo con gli altri. Ed è strano, perché io sono piena di senso sociale, invece. Tutto dipende da che cosa si intenda per senso sociale, non vi sembra? Per me significa parlare con voi di cose come queste. (…) O anche parlare di quanto è strano questo mondo. Stare con la gente è una cosa bellissima. Ma non mi sembra sociale riunire un mucchio di gente, per poi non lasciarla parlare, non sembra anche a voi? Un'ora di lezione davanti alla TV, un'ora di pallacanestro, o di baseball o di footing, un'altra ora di storia riassunta o di riproduzione di quadri celebri e poi ancora sport, ma, capite, nopn si fanno domande, o almeno quasi nessuno le fa; loro hanno già le risposte pronte, su misura, e ve le sparano contro in rapida successione, bang, bang, bang, e intanto noi stiamo seduti là per più di quattr'ore di lezioni con proiezioni. Tutto ciò per me non è sociale. E' tutt'acqua rovesciata a torrenti, risciacquatura è, mentre loro ci dicono che è vino quando non lo è. Ci riducono in condizioni così pietose, quando viene la sera, che non possiamo fare altro che andarcene a letto o rifugiarci in qualche Parco Divertimenti a canzonare o provocare la gente, a spaccare vetri nel Padiglione degli spaccavetri o a scassare automobili, nel Recinto degli scassamacchine, con la grossa sfera d'acciaio. O non ci resta che salire in macchina e correre pazzamente per le strade, cercando di vedere quanto da vicino si possano sfiorare i lampioni e quanto strette si possano fare le curve, magari sulle due ruote laterali. Può darsi benissimo che io sia proprio quello che dicono, d'accordo. Non ho amici, io. E questo dovrebbe provare che sono anormale. Ma tutte le persone che conosco urlano e ballano intorno come impazzite o addirittura si battono a vicenda, selvaggiamente. Avete notato come la gente si faccia male, di questi tempi? (…) Ho paura dei ragazzi della mia età. Si uccidono a vicenda. (…) Sei amici miei sono morti d'arma da fuoco da un solo anno a questa parte. Dieci ne sono morti in incidenti automobilistici. Mi fanno paura e loro non mi hanno in simpatia perché ho paura
(…)
Soprattutto mi piace studiare la gente. A volte passo l'itera giornata nella Ferrovia Sotterranea, a sentir le persone parlare, a guardarle. Mi piace indovinare chi sia quel tale, che cosa voglia quell'altro, dove vadano. Spesso scivolo come un serpente su una vettura della Sotterranea a sentire cosa dicono le persone. O nelle mescite di bibite e dolci, e sapete cosa ho scoperto? (…) Che la gente non dice nulla. (…) Parla di una gran quantità di automobili, parla di vestiti e di piscine e dice che sono una meraviglia! Ma non fanno tutti che dire le stesse cose e nessuno dice mai qualcosa di diverso dagli altri. E quasi sempre nei caffè hanno le macchinette d'azzardo in funzione, si raccontano le stesse barzellette, oppure c'è la parete musicale accesa con i disegni a colori che vanno e vengono.”

Ray Bradbury (1920–2012) scrittore statunitense
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