Frasi su paranoia

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema paranoia, essere, mondo, fatto.

Frasi su paranoia

J-Ax photo

“Ho visto cio' che fa brutto | "non e' il cattivo dei film."”

J-Ax (1972) rapper e cantautore italiano

da I Love Paranoia, n. 6
Deca Dance

Nesli photo

“E mi son fatto rubare, forse gli anni migliori | Dalle mie paranoie, e da mille altri errori.”

Nesli (1980) rapper, beatmaker e cantautore italiano

da La Fine, n. 12

J-Ax photo
J-Ax photo

“La storia la scrive sul libro | sempre quello che ha vinto | non serve un genio a capire che è tutto finto zio | semplice istinto io.”

J-Ax (1972) rapper e cantautore italiano

da I Love Paranoia, n. 6
Deca Dance

Dave Eggers photo

“Ehm, sei sicuro di volermi raccontare tutte queste cose?
Perché, quali cose?

Dei tuoi genitori, la paranoia…
Be', cos'è che ti sto raccontando, in fondo? Non ti sto dando proprio niente. Ti sto dando cose che Dio sa, che chiunque sa. I miei genitori sono famosi nella loro morte. E questo sarà il mio monumento costruito alla loro memoria. Io do a te tutte queste cose, ti racconto delle gambe di mio padre e delle parrucche di mia madre – più avanti in questo capitolo – e ti racconto i miei dubbi sull'opportunità o meno di fare sesso davanti all'armadio a specchi dei miei genitori la notte del funerale di mio padre, ma dopo tutto, cosa ti ho mai dato di così prezioso? Potresti pensare di sapere qualcosa di me, a quel punto, ma invece non sai ancora nulla. Io racconto, e un secondo dopo è tutto sparito. Non mi interessa – e come potrebbe? Ti racconto con quante ragazze sono andato a letto (trentadue), o di come i miei genitori hanno lasciato questo mondo, e alla fin fine che cosa ti ho dato? Niente. Posso dirti i nomi dei miei amici, i loro numeri di telefono…
Marny Requa: 415-431-2435
K. C. Fuller: 415-922-7893
Kirsten Stewart: 415-614-1976
Ma cos'è che hai in mano? Nulla. Tutti mi hanno dato il permesso di farlo. E perché? Perché tu non hai nulla, al massimo qualche numero di telefono. Può sembrare qualcosa di prezioso al massimo per uno o due secondi. Tu puoi avere solo quello che io posso permettermi di dare. E tu sei il mendicante che implora una qualsiasi cosa, mentre io sono il passante frettoloso che butta un quarto di dollaro nel bicchiere di carta che protendi verso di me. Questo è quanto ti posso dare. E non mi annienta. Ti do virtualmente tutto quello che possiedo. Ti do le cose migliori di me, anche se si tratta di cose che amo, ricordi di cui faccio tesoro, belli o brutti che siano, come le foto della mia famiglia appese al muro, posso mostrartele senza che esse per questo ne vengano sminuite. Posso permettermi di darti anche tutto quanto. Trasaliamo di fronti agli sciagurati che nei programmi pomeridiani rivelano i loro orrendi segreti di fronte a milioni di telespettatori, eppure… che cosa abbiamo tolto loro, e loro che cosa ci hanno dato? Niente. Sappiamo che Janine ha scopato con il fidanzato di sua figlia, ma… e allora? Moriremo un giorno e avremo protetto… che cosa? Avremo protetto dal mondo il fatto che facciamo questo o quello, che muoviamo le braccia in questo o quest'altro modo, e che la nostra bocca ha prodotto questi e questi altri suoni? Ma per favore. Ci sembra che rivelare cose imbarazzanti o private, tipo, che ne so, le nostre abitudini masturbatorie (quanto a me, circa una volta al giorno, perlopiù sotto la doccia), significhi – proprio come per i primitivi che temono che la macchina fotografica gli possa portare via l'anima – che abbiamo dato a qualcuno una cosa che noi identifichiamo come i nostri segreti, il nostro passato e le sue zone oscure, la nostra identità, nella convinzione che rivelare le nostre abitudini o le nostre perdite o le nostre imprese in qualche modo ci deprivi di qualcosa. Ma in realtà è proprio il contrario, di più è di più è di più, più si sanguina più si dà. Queste cose, i dettagli, le storie e quant'altro, sono come la pelle di cui i serpenti si spogliano, lasciandola a chiunque da guardare. Che cosa gliene frega al serpente di dov'è la sua pelle, di chi la vede? La lascia lì dove ha fatto la muta. Ore, giorni o mesi dopo, noi troviamo la pelle e scopriamo qualcosa del serpente, quant'era grosso, quanto era lungo approssimativamente, ma ben poco altro. Sappiamo dove si trova il serpente adesso? A cosa sta pensando? No. Per quel che ne sappiamo adesso il serpente potrebbe girare in pelliccia, potrebbe vendere matite a Hanoi. Quella pelle non è più la sua, la indossava perché ci era cresciuto dentro, ma poi si è seccata e gli si è staccata di dosso, e lui e chiunque altro adesso possono vederla.”

L'opera struggente di un formidabile genio

J-Ax photo

“E come col computer chi mette i virus | in giro ti vende l'antivirus.”

J-Ax (1972) rapper e cantautore italiano

da I Love Paranoia, n. 6
Deca Dance

Pino Daniele photo
Rick Riordan photo

“Hello, Paranoia, My Old Friend”

The Hammer of Thor

“Un uomo è convinto di essere morto. Dice ai familiari: «Sono morto» e i familiari lo mandano da uno specialista. Subito tra medico e paziente incomincia un'accanita discussione. Il medico fa appello ai sentimenti dell'uomo verso la vita, verso la famiglia. Poi prova a farlo ragionare, dimostrandogli l'intrinseca contraddizione di una frase come «Sono morto»: i morti non sono in grado di dire che sono morti, perché è appunto in questo che consiste l'essere morti. Alla fine il medico ricorre all'evidenza dei sensi. Domanda all'uomo: «I morti sanguinano?». «Certo che no» risponde l'uomo, spazientito dall'ottusa dabbenaggine della mente dei medici. «Lo sanno tutti che i morti non sanguinano». Al che il medico gli punge un dito. Ne esce una goccia di sangue. «Ma guarda un po', chi l'avrebbe mai detto» esclama l'uomo. «I morti sanguinano, eccome». Incorreggibile. Le percezioni e i ragionamenti confermano, anziché contraddirla, l'idea di essere morto. Il sentimento, la ragione e i dati di fatto collaborano alla costruzione di un sistema di difese volte a spiegare l'esperienza primaria, un'esperienza primaria che è uno stato di conoscenza, una realtà noetica dentro la quale il paziente è fissato e che conferisce significato a tutti gli altri eventi. «L'ambiente offre un mondo di nuovi significati. Tutta l'attività di pensiero è pensiero intorno ai significati … Si ha una conoscenza diretta e intrusiva del significato e questa appunto, in se stessa, è l'esperienza delirante.»”

James Hillman (1926–2011) psicoanalista, saggista e filosofo statunitense

La paranoia è un disturbo del significato.

Paulo Coelho photo
Jonathan Franzen photo
Bobby Fischer photo
Luciana Littizzetto photo
Fabri Fibra photo

“La prima volta che ho sentito la parola "Paranoia" | ero già in paranoia.”

Fabri Fibra (1976) rapper, produttore discografico e scrittore italiano

da 6791, n. 1
Controcultura

Stanley Kubrick photo
Jim Morrison photo
Martin Scorsese photo
Richard Corliss photo
Keith Haring photo
Hunter Stockton Thompson photo
Claudia Cardinale photo
Bassi Maestro photo
Amélie Nothomb photo

“Le mie arringhe mentali erano indirizzato solo a me stesso, sembra sia l'inizio della paranoia.”

Amélie Nothomb (1967) scrittrice belga

Origine: Diario di Rondine, p. 37

Elif Şafak photo
Andrea G. Pinketts photo

“La noia. La noia andrebbe calpestata con scarpe con la para. Diventerebbe paranoia, una malattia mentale meno pericolosa.”

Andrea G. Pinketts (1961–2018) scrittore, giornalista e drammaturgo italiano

L'assenza dell'assenzio

Umberto Saba photo
Vittorio Zucconi photo
Hans Magnus Enzensberger photo
Umberto Eco photo
Caparezza photo

“La paranoia, che nelle sere mi ingoia.”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da Fai da tela, n. 17
Museica

Jesto photo
Pier Vittorio Tondelli photo
Stephen King photo

“La paranoia perfetta è perfetta consapevolezza.”

Under the Dome

Stefan Zweig photo
Paolo Rumiz photo
Franco Battiato photo
Magdi Allam photo