Frasi su islamico
pagina 2

Donald Trump photo

“La Nato è obsoleta. Non è attrezzata per combattere il terrorismo islamico e i suoi membri si appoggiano sull'America, non pagano quello che dovrebbero pagare.”

Donald Trump (1946) 45esimo Presidente degli Stati Uniti d'America

da un'intervista condotta da Michael Gove per il Sunday Times, 15 gennaio 2017
2017
Origine: Citato in Trump: "Nato è obsoleta, alleati paghino di più" http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2017/01/15/trump-primo-summit-in-islanda-con-putin_cbabbbf2-f02c-41ba-b0ac-64c9c9b54b38.html, Ansa.it, 16 gennaio 2017.
Origine: Citato in Michael Gove, Donald Trump interview: Brexit will be a great thing http://www.thetimes.co.uk/article/donald-trump-interview-brexit-britain-trade-deal-europe-queen-5m0bc2tns, TheTimes.co.uk, 15 gennaio 2017.

Alessandro Di Battista photo

“[Gaffe]Nigeria, vai su Wikipedia: 60% del territorio è in mano ai fondamentalisti islamici di Boko Haram, la restante parte Ebola.”

Alessandro Di Battista (1978) politico italiano

Origine: Durante la festa Italia5stelle; citato in Ma. Mu., La balla su Nigeria, Ebola e Boko Haram http://espresso.repubblica.it/palazzo/2015/02/16/news/e-di-battista-m5s-fini-sul-new-york-times-con-la-balla-su-nigeria-ebola-e-boko-haram-1.199452, Espresso.repubblica.it, 16 febbraio 2015.

Mahmud al-Zahar photo

“Israele verrà distrutto nel marzo 2022. Basta leggere attentamente il Corano. Prima ci sarà una gigantesca battaglia che porterà alla nascita di uno Stato islamico unificato in tutto il Medio Oriente. Poi conquisteremo Jaffa, Tel Aviv, Haifa, sino ad arrivare alle moschee sante di Gerusalemme.”

Mahmud al-Zahar (1945) attivista e politico palestinese

Origine: Citato in Lorenzo Cremonesi, 2022, la fine d'Israele https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1994/gennaio/15/2022_fine_Israele_co_0_940115659.shtml, Corriere della Sera, 15 gennaio 1994, p. 7.

Roberto Saviano photo
Andrea Camilleri photo
Franco Grillini photo
Giancarlo Gentilini photo

“Voglio la rivoluzione contro coloro che vogliono aprire le moschee e i centri islamici! E qui ci sono anche le gerarchie ecclesiastiche, che dicono "lasciate anche loro pregare"… No! Vanno a pregare nei deserti! Aprirò una fabbrica di tappeti e regaleremo i tappeti ma che vadano nei deserti!”

Giancarlo Gentilini (1929) politico italiano

da La Procura di Venezia indaga su Gentilini http://tribunatreviso.repubblica.it/dettaglio/articolo/1521850, La Tribuna di Treviso; Video su Youtube http://www.youtube.com/watch?v=_WCZNQJkV3E, 14 settembre 2008

“Quando le sinagoghe e i cimiteri ebraici devono essere sorvegliati come nei paesi islamici dove i mausolei cristiani ed ebraici sono distrutti perché la libertà di espressione e di fede non è un diritto costituzionale, questa è Eurabia. Il dialogo euro-arabo ha importato in Europa la tradizione anticristiana e antiebraica dell'islam inscritta nell'ideologia jihadista da tredici secoli. Quando in Europa critici dell'islam, musulmani e non musulmani, devono nascondersi o vivere sotto la protezione delle guardie del corpo, come Geert Wilders e molti altri, questa è Eurabia. Le celebri caricature di Flemming Rose, riprese anche da altri giornali, a cui hanno fatto seguito le minacce di morte al filosofo francese Robert Redeker, autore di un articolo, ritenuto blasfemo, apparso su Le Figaro il 19 settembre 2006, hanno esasperato l'opinione pubblica. Quando l'insegnamento nelle università, nella cultura, nell'editoria viene controllato in gran parte dalla Anna Lindh Foundation o dalla Alleanza delle civilizzazioni (strumento dell'Organizzazione della conferenza islamica, ndr), questa è Eurabia. Quando i bambini ebrei non possono frequentare una scuola pubblica senza essere aggrediti e i ragazzi ebrei sono minacciati per strada, o rapiti e uccisi come il francese Ilan Halimi, questa è Eurabia. Quando dimostrazioni islamiche di massa nelle città europee invocano la distruzione di Israele, questa è Eurabia. I nostri multiculturalisti non ci danno le chiavi per conciliare i valori della sharia con quelli della laicità europea, i contenuti della Carta islamica dei diritti umani con quelli della Dichiarazione universale, l'espandersi dell'imperialismo islamico e i principi di libertà e uguaglianza tra i popoli e tra i sessi.”

Bat Ye'or (1933) saggista egiziana

Origine: Citato in Giulio Meotti, L'eurabia è dentro di noi http://www.ilfoglio.it/articoli/2009/07/26/leurabia-e-dentro-di-noi___1-v-114624-rubriche_c154.htm, Il Foglio.it, 26 luglio 2009.

Carlo Giovanardi photo
Rania di Giordania photo
Andrea Riccardi photo

“Il Mediterraneo è stato a lungo rappresentato come il mare dei tanti conflitti. Soprattutto il secolare conflitto tra il mondo cristiano e quello islamico, divenuto un archetipo dei rapporti tra le due religioni e le civiltà ad esse legate. Ancora oggi il Mediterraneo è contrassegnato da una serie di preoccupanti conflitti, come quello tra israeliani e palestinesi. Ma anche la "primavera araba" ha lasciato un'eredità di pesanti tensioni in Egitto e in Libia. Drammatica è la situazione della Siria, ostaggio di una guerra civile con tante interferenze internazionali, dove si scontrano il mondo sunnita e sciita. Anche nel XXI secolo il mare Mediterraneo si presenta come uno spazio dove ci sono tanti conflitti, quasi confermando la storia di secoli, se non di millenni. Il Mediterraneo è un mondo frammentato in tante storie diverse, ma intrecciate l'una con l'altra. In questo mondo di diversità c'è però anche un'unità profonda. Esiste un Mediterraneo che, in qualche modo, lega le sorti dei differenti paesi e delle diverse comunità. Si ripropone il grande tema del vivere insieme nel mondo contemporaneo. La civiltà del convivere, nell'uguaglianza e nel rispetto della libertà, è la grande prospettiva che si apre per il XXI secolo. Vivere insieme riguarda anche i rapporti tra le religioni, le nazioni e le culture di quel sistema complesso rappresentato dal Mediterraneo. Per chi ne percorre le storie si aprono scenari in cui le convivenze di ieri si incrinano, ma anche dove si intrecciano nuovi rapporti.”

Andrea Riccardi (1950) storico, accademico e pacifista italiano

da Mediterraneo. Cristianesimo e Islam tra coabitazione e conflitto, Guerini e Associati, 2014
Libri

Elif Şafak photo
Noam Chomsky photo
Barack Obama photo
Vittorio Messori photo

“Fatima, in effetti, è il nome della figlia prediletta di Maometto […] Tutto intero l'Islàm, al di là di ogni scuola, non ha dimenticato un hadit di Maometto, un detto, cioè, tramandato dalla tradizione orale dei primi discepoli e considerato fonte di rivelazione accanto al Corano. Quellhadit ha conservato una parola del profeta dell'Islàm rivolta a Fatima: «Tu sarai la padrona delle donne nel Paradiso, dopo Màryam». Una superiorità, dunque, nello stesso Cielo musulmano, di quella che i cristiani chiamano Regina Coeli. E, al contempo, un diretto legame con Fatima. Le due esercitano insieme (pur se Maria è al vertice) una sorta di signoria nel Paradiso. Non stupisce, dunque, che Louis Massignon […] abbia visto non una coincidenza casuale, bensì un segno eloquente nel fatto che Maria, «Padrona delle donne» nel Paradiso musulmano, abbia scelto di apparire in una località sino ad allora sconosciuta a molti degli stessi portoghesi, ma che portava il nome proprio di chi, per Maometto, è subito sotto di lei nel regno dei beati. […] così che i pellegrini islamici, seppur non organizzati, non sono mai mancati a Fatima e ora vanno sempre crescendo. […] È singolare che, in tanto parlare di ecumenismo, Maria è il «luogo» dove musulmani e cristiani (quelli, almeno, cattolici e quelli ortodossi) sono vicini più che ovunque altrove.”

Origine: Ipotesi su Maria, pp. 187-191

Rania di Giordania photo
Renaud Camus photo

“Il nostro è un Paese che scopre la pena di morte solo se si parla degli Stati Uniti. […] Difficilmente si parla della Cina che ogni anno si aggiudica il primato assoluto […]. Eppure qualche volta della Cina si parla. Il vero "buco nero" dell'informazione sono i regimi islamici e specialmente la condizione dei cristiani.”

Antonio Socci (1959) giornalista e scrittore italiano

Libero
Origine: Da Nessuno tocchi Caino, di Abele chi se ne frega http://www.antoniosocci.com/2006/09/nessuno-tocchi-caino-di-abele-chi-se-ne-frega/, Libero, 24 settembre 2006.

Mouloud Mammeri photo
Yahya Jammeh photo

“In linea con i valori e l'identità religiosa del paese, io proclamo il Gambia una nazione islamica. Dal momento che i musulmani sono la maggioranza nel paese, il Gambia non può permettersi di proseguire la sua eredità coloniale.”

Yahya Jammeh (1965) politico gambiano

Origine: Citato in Il Gambia è diventato una «nazione islamica», dice il suo presidente http://www.ilpost.it/2015/12/12/gambia-nazione-islamica/, Il Post.it, 12 dicembre 2015.

Angela Merkel photo
Giovanni Sartori photo
Franco Frattini photo
Khalifa Belqasim Haftar photo

“L'importante è che il parlamento libico lasci Tobruk e torni a lavorare nella città liberata dalle milizie islamiche. Il mio compito è di portarcelo.”

Khalifa Belqasim Haftar (1943) generale e politico libico

Citazioni di Khalīfa Belqāsim Ḥaftar
Origine: Dall'intervista di Francesco Battisitini, «Combatto il terrorismo anche per voi: se vince in Libia arriva in Italia» http://www.corriere.it/esteri/14_novembre_28/combatto-terrorismo-anche-voi-se-vince-libia-arriva-italia-194b88b0-76c9-11e4-90d4-0eff89180b47.shtml, Corriere.it, 28 novembre 2014.

Gwynne Dyer photo
Gianni Riotta photo
Papa Benedetto XVI photo
Miloš Zeman photo

“Sono profondamente convinto che siamo di fronte a un'invasione organizzata e non a un movimento spontaneo di profughi. […] Una grande maggioranza dei migranti irregolari sono giovani uomini in buona salute e single. Mi chiedo perché questi uomini non prendano le armi e non combattano per la libertà dei loro paesi contro lo Stato Islamico.”

Miloš Zeman (1944) politico ceco

Origine: Dal messaggio alla nazione nel giorno di Natale 2015; citato in Il presidente della Repubblica Ceca: «Siamo di fronte a un’invasione organizzata» http://www.ilpost.it/2015/12/27/milos-zeman-immigrazione-invasione-organizzata/, Il Post.it, 27 dicembre 2015.

Alessandro Sallusti photo
Azar Nafisi photo
John Pilger photo

“Come testimone delle conseguenze umane dei brutali bombardamenti aerei – tra cui la decapitazione delle vittime, con le loro parti interne sparse come festoni sugli alberi e sui campi – non mi sorprende che ancora una volta venga calpestata la memoria e la storia. Un esempio significativo è l’ascesa al potere di Pol Pot e dei suoi Khmer Rossi, che ha molto in comune con l’odierno Stato Islamico (ISIS) in Iraq e in Siria. Anche loro erano spietati medievalisti che hanno iniziato come una piccola setta. Anche loro erano il prodotto di un disastro di fabbricazione americana, quella volta in Asia.”

John Pilger (1939) giornalista australiano

Variante: Come testimone delle conseguenze umane dei brutali bombardamenti aerei – tra cui la decapitazione delle vittime, con le loro parti interne sparse sugli alberi e sui campi – non mi sorprende che ancora una volta si denigrino la memoria e la storia. Un esempio significativo è stata l’ascesa al potere di Pol Pot e dei suoi Khmer Rossi, che ha molto in comune con l’odierno Stato Islamico (ISIS) in Iraq e in Siria. Anche loro erano spietati medievalisti che hanno iniziato come una piccola setta. Anche loro erano il prodotto di un disastro di fabbricazione americana, quella volta in Asia.

Enver Hoxha photo
Giulio Andreotti photo
Mohammad Reza Pahlavi photo
Haile Selassie photo
Ryszard Kapuściński photo
Saddam Hussein photo

“Il Partito Ba'th Socialista Arabo desidera espandersi in Iran? Lasceremo la risposta a voi e gli altri. […] Poi facciamo una domanda simile: Gli iraniani, quelli nelle posizioni ufficiali maggiori, hanno dichiarato prima e durante la guerra che hanno ambizioni in Iraq, negli stati del Golfo, nella penisola araba e in tutti gli stati islamici? La risposta è sì. […] È ovvio quindi che l'Iran sparò il primo colpo per attuare progetti iraniani. Dovevamo combattere per difendere il nostro paese.”

Saddam Hussein (1937–2006) politico iracheno

Does the Arab Ba'th Socialist Party seek expansionism into Iran? We leave the answer to you and all the others. [...] Then we ask a similar question: Have the Iranians, from major official positions, declared before and during the war that they have ambitions in Iraq, the Gulf states, the Arab Peninsula and the entire Islamic states? The answer is yes. [...] It follows then that Iran started the war to carry out Iranian designs. We had to fight in defence of our country.
Variante: Il Partito Ba'th Socialista Arabo desidera espandersi in Iran? Lasceremo la risposta a voi e gli altri. [... ] Poi chiediamo una domanda simile: Gli iraniani, quelli delle posizioni ufficiali maggiori, non hanno dichiarato prima e durante la guerra che hanno ambizioni in Iraq, gli stati del Golfo, la penisola araba e tutti glistati islamici? La risposta è sì. [... ] È ovvio quindi che Iran sparò il primo colpo per far avverare un progetto iraniano. Dovevamo combattere per difendere il nostro paese.

Nzanga Mobutu photo
Enzo Bettiza photo
Henry De Montherlant photo
Oriana Fallaci photo

“Ci fu un tempo, non tanto lontano, in Occidente, in cui il carattere laico e moderno del presidente iracheno era apprezzato, se non proprio esaltato. Il confronto con Khomeini concedeva un notevole vantaggio a Saddam Hussein. Di fronte alla rivoluzione islamica di Teheran, esportatrice di un oscurantismo inquietante, la classica dittatura di Bagdad, senza propositi missionari, sembrava un argine non solo accettabile ma provvidenziale. È capitato a molti di noi di scrivere o di pensare qualcosa del genere durante la guerra Iran-Iraq. L'Iraq non era proprio una diga democratica, questo no, questo nessuno ha osato dirlo: ma un utile sbarramento laico e moderno, ossia efficiente, sì: un argine, appunto, in grado di contenere un fanatismo come quello iraniano ansioso di ricondurre le società musulmane ai secoli più bui della loro storia, e di aggredire attraverso il terrorismo gli infedeli dell'Occidente europeo e americano. Al contrario degli ayatollah iraniani, i dirigenti del partito Baas iracheno non erano considerati una minaccia alla stabilità del Golfo, vale a dire del mercato del petrolio. Khomeini costruiva moschee, Saddam Hussein scuole e ospedali e caserme. Egli dedicava, è vero, una particolare attenzione a quest'ultime ed anche alle prigioni, come del resto faceva Khomeini, ma, al contrario di Khomeini, era al tempo stesso favorevole all'emancipazione delle donne, alle quali a Bagdad non veniva imposto il ciador. Quando negli acquitrini della Mesopotamia meridionale, dove si incontrano il Tigri e l'Eufrate, furono scoperti nel 1984 migliaia di giovani iraniani uccisi dai gas iracheni, la nostra morale non fu affatto scossa. L'utilità di Saddam Hussein, in quanto diga del fondamentalismo musulmano, placava le nostre coscienze. Soltanto quattro anni dopo, quando i gas furono usati per mattare la città curda di Halabja, ci furono alcune reazioni.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Variante: Ci fu un tempo, non tanto lontano, in Occidente, in cui il carattere laico e moderno del presidente iracheno era apprezzato, se non proprio esaltato. Il confronto con Khomeini concedeva un notevole vantaggio a Saddam Hussein. Di fronte alla rivoluzione islamica di Teheran, esportatrice di un oscurantismo inquietante, la classica dittatura di Bagdad, senza propositi missionari, sembrava un argine non solo accettabile ma provvidenziale. E' capitato a molti di noi di scrivere o di pensare qualcosa del genere durante la guerra Iran-Iraq. L'Iraq non era proprio una diga democratica, questo no, questo nessuno ha osato dirlo: ma un utile sbarramento laico e moderno, ossia efficiente, sì: un argine, appunto, in grado di contenere un fanatismo come quello iraniano ansioso di ricondurre le società musulmane ai secoli più bui della loro storia, e di aggredire attraverso il terrorismo gli infedeli dell' Occidente europeo e americano. Al contrario degli ayatollah iraniani, i dirigenti del partito Baas iracheno non erano considerati una minaccia alla stabilità del Golfo, vale a dire del mercato del petrolio. Khomeini costruiva moschee, Saddam Hussein scuole e ospedali e caserme. Egli dedicava, è vero, una particolare attenzione a quest' ultime ed anche alle prigioni, come del resto faceva Khomeini, ma, al contrario di Khomeini, era al tempo stesso favorevole all'emancipazione delle donne, alle quali a Bagdad non veniva imposto il ciador. Quando negli acquitrini della Mesopotamia meridionale, dove si incontrano il Tigri e l'Eufrate, furono scoperti nel 1984 migliaia di giovani iraniani uccisi dai gas iracheni, la nostra morale non fu affatto scossa. L' utilità di Saddam Hussein, in quanto diga del fondamentalismo musulmano, placava le nostre coscienze. Soltanto quattro anni dopo, quando i gas furono usati per mattare la città curda di Halabja, ci furono alcune reazioni.

Loretta Napoleoni photo
Loretta Napoleoni photo

“Il clero sciita, che ha promosso e guida la rivoluzione islamica di Teheran, non è composto di vermi che si agitano nella sporcizia e nel fango, come diceva il defunto scià di Persia. Gli ayatollah, che lo hanno travolto quando sembrava all'apice della potenza, difendono l'umiliato orgoglio di un'antica nazione, la Persia, e una religione a lungo frustrata, che i loro predecessori non hanno saputo preservare e rispettare. Li difendono col fanatismo, con l'odio, con una crudeltà d'altri secoli, e con un pessimo gusto che arriva al punto di costruire nel cuore di Teheran una fontana da cui sgorga acqua tinta di rosso, per ricordare il sangue versato dai martiri della rivoluzione. Ma li difendono dopo i numerosi fallimenti dei laici, degli innovatori. La loro rivoluzione è contro il mondo moderno, contro le società occidentali, contro i pagani, dai quali per secoli sono stati presi a calci. È un orgoglio ferito che esplode irrazionalmente, con il conforto di una religione che ha conservato una carica, un'intensità che noi definiamo medievale. Senza tener conto di questo, non si può capire il fenomeno iraniano.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Variante: Il clero sciita, che ha promosso e guida la rivoluzione islamica di Teheran, non è composto di vermi che si agitano nella sporcizia e nel fango, come diceva il defunto scià di Persia. Gli ayatollah, che lo hanno travolto quando sembrava all'apice della potenza, difendono l'umiliato orgoglio di un' antica nazione, la Persia, e una religione a lungo frustrata, che i loro predecessori non hanno saputo preservare e rispettare. Li difendono col fanatismo, con l'odio, con una crudeltà d' altri secoli, e con un pessimo gusto che arriva al punto di costruire nel cuore di Teheran una fontana da cui sgorga acqua tinta di rosso, per ricordare il sangue versato dai martiri della rivoluzione. Ma li difendono dopo i numerosi fallimenti dei laici, degli innovatori. La loro rivoluzione è contro il mondo moderno, contro le società occidentali, contro i pagani, dai quali per secoli sono stati presi a calci. È un orgoglio ferito che esplode irrazionalmente, con il conforto di una religione che ha conservato una carica, un' intensità che noi definiamo medievale. Senza tener conto di questo, non si può capire il fenomeno iraniano.
Origine: Da La piaga iraniana http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/08/04/la-piaga-iraniana.html?ref=search, la Repubblica, 4 agosto 1987.

“L'Egitto è un paese religioso, non tanto nella pratica quanto nello spirito. Nei sentimenti. La popolazione era sensibile a due poteri: quello militare per l'ordine, anche con la violenza, e quello invadente dei Fratelli musulmani, dediti a varie assistenze e all'educazione islamica.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Origine: Da L'Egitto di oggi nella solitudine della Sfinge http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2016/05/17/legitto-di-oggi-nella-solitudine-della-sfinge30.html?ref=search, la Repubblica, 17 maggio 2016.

“Non che quest'ultimo ispirasse eccessiva fiducia, ma come dittatore classico era senz'altro preferibile a una rivoluzione islamica che avrebbe potuto sconvolgere ampie e decisive regioni del pianeta. Tanto preferibile che nel settembre '80 la tentata invasione irachena dell'Iran, da cui scaturì la guerra del Golfo, non suscitò uno scandalo adeguato alla gravità dell'aggressione. Quella complice indulgenza, allora comprensibile se non proprio inevitabile, ha partorito un monster, secondo la brutale espressione di un senatore americano, o un nuovo voleur de Bagdad, secondo quella più poetica di un quotidiano francese. Un mostro o un ladro di Bagdad che dispone della forza militare più importante del Golfo e del mondo arabo, tra l'altro dotata di gas nervini come ben sanno le popolazioni civili curde, e in possesso di un arsenale atomico per fortuna ancora incompleto, ma non tanto lontano dall'esserlo. Una potenza costruita grazie agli aiuti paralleli se non congiunti o concertati di Mosca e di Washington, di Parigi e di Londra, e di tante altre capitali ansiose di vendere armi, tra le quali Roma, Varsavia, Praga, Il Cairo… Nella lista non manca il Kuwait che, per proteggersi da Khomeini, finanziò lautamente Saddam Hussein, sapendo benissimo che sotto le spoglie del protettore si nascondeva un lupo ansioso di fare dell'emirato un solo boccone. Ma tra lui e Khomeini non c'erano scelte.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Variante: Non che quest'ultimo ispirasse eccessiva fiducia, ma come dittatore classico era senz'altro preferibile a una rivoluzione islamica che avrebbe potuto sconvolgere ampie e decisive regioni del pianeta. Tanto preferibile che nel settembre '80 la tentata invasione irachena dell'Iran, da cui scaturì la guerra del Golfo, non suscitò uno scandalo adeguato alla gravità dell' aggressione. Quella complice indulgenza, allora comprensibile se non proprio inevitabile, ha partorito un monster, secondo la brutale espressione di un senatore americano, o un nuovo voleur de Bagdad, secondo quella più poetica di un quotidiano francese. Un mostro o un ladro di Bagdad che dispone della forza militare più importante del Golfo e del mondo arabo, tra l' altro dotata di gas nervini come ben sanno le popolazioni civili curde, e in possesso di un arsenale atomico per fortuna ancora incompleto, ma non tanto lontano dall'esserlo. Una potenza costruita grazie agli aiuti paralleli se non congiunti o concertati di Mosca e di Washington, di Parigi e di Londra, e di tante altre capitali ansiose di vendere armi, tra le quali Roma, Varsavia, Praga, Il Cairo... Nella lista non manca il Kuwait che, per proteggersi da Khomeini, finanziò lautamente Saddam Hussein, sapendo benissimo che sotto le spoglie del protettore si nascondeva un lupo ansioso di fare dell'emirato un solo boccone. Ma tra lui e Khomeini non c'erano scelte.
Origine: Da Il ladro di Bagdad http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/08/03/il-ladro-di-bagdad.html?ref=search, la Repubblica, 3 agosto 1990.

Loretta Napoleoni photo
Giuseppe Battiston photo
Loretta Napoleoni photo

“L'Iran è un paese giovane, con una forza lavoro che cresce del 2,5% all'anno, che necessita circa tre milioni di nuovi posti lavoro entro il 2020. Ma non basta, i giovani iraniani vogliono connettersi con il mondo esterno e far parte della comunità globale, sono stufi della propaganda islamica.”

Loretta Napoleoni (1955) economista e saggista italiana

Origine: Da Iran, il pericolo non è una nuova rivoluzione. Ma un’altra sanguinosa repressione dei giovani https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/01/07/iran-il-pericolo-non-e-una-nuova-rivoluzione-ma-unaltra-sanguinosa-repressione-dei-giovani/4078176/, Ilfattoquotidiano.it, 7 gennaio 2018.

Loretta Napoleoni photo
Khaled Fouad Allam photo
Loretta Napoleoni photo
Loretta Napoleoni photo
Mohammad Javad Zarif photo
Reza Ciro Pahlavi photo
Ruhollah Khomeyni photo
Anwar al-Sadat photo
Jovan Divjak photo
Ali Ansari photo
Enver Hoxha photo
Radovan Karadžić photo
Alija Izetbegović photo
Amir Taheri photo
Amir Taheri photo
Amir Taheri photo
Boualem Sansal photo
Boualem Sansal photo
Ali Akbar Hashemi Rafsanjani photo

“Quello che in altri paesi è considerato un trasferimento di poteri, nella Repubblica Islamica è poco più che un trasferimento di responsabilità.”

Ali Akbar Hashemi Rafsanjani (1934–2017) politico iraniano

Origine: Citato in In Iran Rafsanjani lascia il posto a Khatami http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/08/04/in-iran-rafsanjani-lascia-il-posto-khatami.html?ref=search, la Repubblica, 4 agosto 1997.

Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?