Frasi sulla storia
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“[«Com'è cambiata la comicità dagli anni '90 ad oggi?»] Adesso le trasmissioni che contengono comicità sono un po' dei cataloghi, molto a consumo. I comici presenziano, magari neanche tutte le settimane, hanno i minuti contati per esibirsi e via. Negli anni '90 c'era un po' più il meccanismo dell'affetto, del sequel diciamo, si costruivano delle storie […]. I personaggi dalla prima all'ultima puntata facevano un percorso, c'erano comunque i tormentoni, però le storie si evolvevano.”

Marina Massironi (1963) attrice italiana

Origine: Citato in Paola M. Ruiu, Comicità al femminile. Intervista a Marina Massironi e Alesandra Faiella in scena con la commedia noir "Rosalyn" http://www.shmag.it/show/teatro/23_03_2017/comicita-al-femminile-marina-massironi-e-alessandra-faiella-in-scena-con-la-commedia-noir-rosalyn/, Shmag.it, 23 marzo 2017.

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“Il cavallo non è un animale, è un principe. L'uomo, senza cavallo, non avrebbe mai fatto la storia. Sono una cosa sola fin dall'iconografia classica e mitica del centauro.”

Enrico Montesano (1945) attore italiano

Origine: Da un'intervista di Edoardo Semmola, Enrico Montesano: «Er Pomata? Non gioca più» http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/vivitoscana/16_agosto_11/enrico-montesano-er-pomata-non-gioca-piu-f671df22-5fa3-11e6-addc-c76dce7e53cd.shtml, Corrierefiorentino.it, 11 agosto 2016.

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“L'eurocomunismo, una delle peggiori forme di revisionismo del XX secolo, anche se consegnato alla pattumiera della storia, ha lasciato comunque una pesante eredità.”

Marco Rizzo (1959) politico italiano

Origine: Citato in Movimento Comunista Internazionale: serve l'Unità Ideologica, Politica e Organizzativa http://ilpartitocomunista.it/2015/02/02/movimento-comunista-internazionale-serve-lunita-ideologica-politica-e-organizzativa, Ilpartitocomunista.it; 2 febbraio 2015.

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“Ogni qualvolta io viaggio per l’Europa, mi capita spesso di incontrare qualche spagnolo, qualche greco oppure qualche israeliano che mi riconosce, mi ferma e mi chiede della Ignis Varese. Ricordano ancora le nostre partite, Varese è nell’immaginario di molte persone della nostra età. La città è rimasta nella storia sportiva ed è sempre un piacere ricordare.”

Dino Meneghin (1950) cestista e dirigente sportivo italiano

Origine: Dall'intervista di Alberto Coriele, "Sarei onorato della cittadinanza. In Europa mi chiedono di Varese" http://www.laprovinciadivarese.it/stories/Sport/sarei-onorato-della-cittadinanza-in-europa-mi-chiedono-di-varese_1261485_11/, Laprovinciadivarese.it, 17 novembre 2017.

“La posta in gioco sono centinaia di migliaia di profughi hutu, fuggiti dal Ruanda nel timore di una rappresaglia, dopo il genocidio dei '94. Una massa umana in bilico sul confine, respinta dai tutsi: e di cui si servono invece, come di un ariete, i superstiti dell'ex regime di Kigali, autore del massacro, ora alla ricerca di una rivincita, con l'aiuto dello Zaire. Là il dramma ruandese può essere il detonatore che fa saltare quell'autentica polveriera tribale che è l'ex Congo belga. Un paese disegnato sulle frontiere coloniali, senza tener conto della storia – non scritta – di quelle regioni: e che adesso rischia, come già accadde al momento dell'indipendenza, di andare in frantumi e di destabilizzare l'intera Africa centrale. È al tempo stesso allucinante ed esemplare. A conclusione di un secolo che ha conosciuto la morte del colonialismo, e che ora, arrivato alla fine, assiste alla non tanto lenta rovina del continente nero, questo dramma ruandese è in definitiva il risultato di quello che gli scrittori africani riuniti a Roma, nella primavera del '59, denunciarono come uno dei più gravi peccati occidentali: l'avere accettato, senza discutere, e diffuso, la nozione di un popolo, quello africano, "senza cultura."”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Ed anche "senza storia", perché, appunto, la si tramandava per via orale. Partendo da questo principio, coloni e (spesso) missionari hanno creato una storia africana con un calco occidentale e hanno imposto la loro cultura come se prima ci fosse stato il vuoto. Ne sono uscite delle mostruosità.
Variante: La posta in gioco sono centinaia di migliaia di profughi hutu, fuggiti dal Ruanda nel timore di una rappresaglia, dopo il genocidio dei '94. Una massa umana in bilico sul confine, respinta dai tutsi: e di cui si servono invece, come di un ariete, i superstiti dell'ex regime di Kigali, autore del massacro, ora alla ricerca di una rivincita, con l'aiuto dello Zaire. Là il dramma ruandese può essere il detonatore che fa saltare quell'autentica polveriera tribale che è l'ex Congo belga. Un paese disegnato sulle frontiere coloniali, senza tener conto della storia – non scritta – di quelle regioni: e che adesso rischia, come già accadde al momento dell'indipendenza, di andare in frantumi e di destabilizzare l'intera Africa centrale. È al tempo stesso allucinante ed esemplare. A conclusione di un secolo che ha conosciuto la morte del colonialismo, e che ora, arrivato alla fine, assiste alla non tanto lenta rovina del continente nero, questo dramma ruandese è in definitiva il risultato di quello che gli scrittori africani riuniti a Roma, nella primavera del '59, denunciarono come uno dei più gravi peccati occidentali: l'avere accettato, senza discutere, e diffuso, la nozione di un popolo, quello africano, "senza cultura". Ed anche "senza storia", perché, appunto, la si tramandava per via orale. Partendo da questo principio, coloni e (spesso) missionari hanno creato una storia africana con un calco occidentale e hanno imposto la loro cultura come se prima ci fosse stato il vuoto. Ne sono uscite delle mostruosità.

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“I bresciani sono stati in grado di elaborare il dolore in coscienza comunitaria e di passarla alle generazioni giovani. Personalmente, mi sono commosso quando uno dei giovani pakistani che abbiamo intervistato ha rivendicato Piazza della Loggia come parte della sua storia personale.”

Davide Ferrario (1956) regista italiano

Origine: Citato in Monica Straniero, In “Cento Anni”, l’Italia che per andare avanti ha bisogno di una Caporetto https://www.lavocedinewyork.com/arts/spettacolo/2017/11/30/in-cento-anni-litalia-che-per-andare-avanti-ha-bisogno-di-una-caporetto/, lavocedinewyork.com, 30 novembre 2017.

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“La decolonizzazione è stata l'esperienza più importante della mia vita professionale. Era esaltante, per il giovane cronista degli ultimi anni Cinquanta e poi dei Sessanta, veder nascere tanti Paesi africani, sulle coste mediterranee, atlantiche e dell'Oceano Indiano. Dal Congo alla Somalia, dall'Algeria al Madagascar. Come poi fu deprimente assistere alla rapida degradazione di molti di quei Paesi, dove i capi della lotta per l'indipendenza si erano trasformati in tiranni spesso corrotti. Ma la storia recente non cancella quella passata. E nella storia dell'epoca coloniale, sia pur rivisitata e aggiornata con nuove ricerche e più pacate valutazioni, restano la schiavitù, il lavoro forzato, i massacri, la tortura, le umiliazioni… Tanti crimini, insomma, contro l'umanità.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Variante: La decolonizzazione è stata l' esperienza più importante della mia vita professionale. Era esaltante, per il giovane cronista degli ultimi anni Cinquanta e poi dei Sessanta, veder nascere tanti Paesi africani, sulle coste mediterranee, atlantiche e dell' Oceano Indiano. Dal Congo alla Somalia, dall' Algeria al Madagascar. Come poi fu deprimente assistere alla rapida degradazione di molti di quei Paesi, dove i capi della lotta per l' indipendenza si erano trasformati in tiranni spesso corrotti. Ma la storia recente non cancella quella passata. E nella storia dell' epoca coloniale, sia pur rivisitata e aggiornata con nuove ricerche e più pacate valutazioni, restano la schiavitù, il lavoro forzato, i massacri, la tortura, le umiliazioni... Tanti crimini, insomma, contro l' umanità.
Origine: Da Colonie. La cattiva coscienza dell'Occidente http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/12/16/colonie-la-cattiva-coscienza-dell-occidente.html?ref=search, la Repubblica, 16 dicembre 2005.

“I tentativi di eludere la storia si dimostrano regolarmente vani o insensati. Il passato è sempre con noi e noi gli apparteniamo per sempre, e non solo il passato prossimo, ma anche i millenni più remoti. Non possiamo sfuggirgli, anche se non dobbiamo pensare che esso ci plasmi inesorabilmente. Con il cercare di ignorare la storia o di rimuoverla, smarriamo la nostra identità collettiva, e perché mai l'amnesia di una società dovrebbe essere più desiderabile di quella di un individuo che ha dimenticato chi è e dove si trova?”

Geoffrey Elton (1921–1994) storico britannico

da Le pretese della teoria, p. 14
Variante: I tentativi di eludere la storia si dimostrano regolarmente vani o insensati. Il passato è sempre con noi e noi gli apparteniamo per sempre, e non solo il passato prossimo, ma anche i millenni più remoti. Non possiamo sfuggirgli, anche se non dobbiamo pensare che esso ci plasmi inesorabilmente. Con il cercare di ignorare la storia o di rimuoverla, smarriamo la nostra identità collettiva, e perché mai l'amnesia di una società dovrebbe essere più desiderabile di quella di un individuo che ha dimenticato chi è e dove si trova? (da Le pretese della teoria, p. 14)

“Un pellegrinaggio nelle chiese ruandesi non manca di emozioni. Crea un profondo malessere. Se aggiungi le migliaia di croci appuntate sulle colline, e le fosse comuni, hai l'impressione di essere capitato in un cimitero sterminato, dove per i becchini, senz'altro un po' pigri, viste tutte quelle ossa ancora in mostra, c'è un lavoro di anni. Per i giudici e gli storici c'è invece un lavoro di decenni. Forse più. Ci vorrà del tempo prima di far giustizia, anche perché esiste una Norimberga africana, ma spesso i giudici non hanno neppure i soldi per pagare la bolletta del telefono, che gli viene puntualmente tagliato. La giustizia internazionale non ha fretta di conoscere la verità. Ci vorrà ancora più tempo per scrivere la vera storia di questa parte dell'Africa. Larga parte della classe dirigente è stata creata dall'educazione coloniale. Disprezza la cultura africana ed è imbevuta di quella occidentale. Quest'ultima è adeguata all'economia, alla tecnica, a tutto ciò che regola il mondo moderno, ma non alla società africana. Gran parte dell'élite africana è dunque alienata.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Variante: Un pellegrinaggio nelle chiese ruandesi non manca di emozioni. Crea un profondo malessere. Se aggiungi le migliaia di croci appuntate sulle colline, e le fosse comuni, hai l' impressione di essere capitato in un cimitero sterminato, dove per i becchini, senz' altro un po' pigri, viste tutte quelle ossa ancora in mostra, c' è un lavoro di anni. Per i giudici e gli storici c' è invece un lavoro di decenni. Forse più. Ci vorrà del tempo prima di far giustizia, anche perché esiste una Norimberga africana, ma spesso i giudici non hanno neppure i soldi per pagare la bolletta del telefono, che gli viene puntualmente tagliato. La giustizia internazionale non ha fretta di conoscere la verità. Ci vorrà ancora più tempo per scrivere la vera storia di questa parte dell' Africa. Larga parte della classe dirigente è stata creata dall'educazione coloniale. Disprezza la cultura africana ed è imbevuta di quella occidentale. Quest' ultima è adeguata all' economia, alla tecnica, a tutto ciò che regola il mondo moderno, ma non alla società africana. Gran parte dell' élite africana è dunque alienata.

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“La strada è un sorprendente e misterioso film; soggioga e turba lo spettatore, anche se questi fatica a capirne le ragioni profonde; là dove lo stesso Fellini è arrivato più con la forza dei sentimenti che con la chiarezza dell'intelletto. Gelsomina è nata dentro di lui molto tempo fa, prima dello Sceicco bianco, prima dei Vitelloni, e vi ha dipanato lentamente la sua storia con la chiaroveggente libertà propria appunto dei folli. Molte cose di Gelsomina, Fellini non è riuscito, mi sembra, a dire; ma tale reticenza ha qualcosa di nobile, di alto, questo lo indoviniamo e ci riempie di rispetto. Comunque, soltanto Gelsomina resta vagamente irreale; Zampanò è uno dei più poderosi, corposi e drammatici personaggi del cinema contemporaneo; e lo stile del film tra i più puri e più lucidi del neorealismo (si rammenti la lievità, l'intensità, l'immediato calore dei personaggi e l'immediata definizione di essi nella sequenza del pranzo nuziale e della escursione di Gelsomina nella grande casa campestre, fino allo scoprimento del bambino malato). E penso peraltro sia ingiusto dire che Fellini ha costruito un film di evasione dalla realtà. Si potrà se mai discutere la natura dell'uomo Fellini, quella sua ben reale inclinazione alla creatura eccezionalmente "innocente", nel senso dostojewskiano.”

Vittorio Bonicelli (1919–1994)

Origine: Da Il Tempo, 7 ottobre 1954; citato in Claudio G. Fava e Aldo Viganò, I film di Federico Fellini, Gremese Editore, 1995, pp. 74-75 https://books.google.it/books?id=DNMSsPUpWnoC&pg=PA74. ISBN 88-7605-931-8

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“Ma il nome falso di mio padre è il mio cognome. Con quello sono nata e cresciuta, ne ho spiegato mille volte l'origine, e finisco spesso scambiata per immigrata, per badante, persino per donna facile perché in Italia, oggi, porto un cognome slavo. Come posso considerare falso qualcosa che mi ha impresso il suo marchio? Come può esserlo quel nome a cui mio padre deve la vita e io la mia? Che cos'è una finzione quando si incarna, quando detiene il vero potere di modificare il corso della storia, quando agisce sulla realtà e ne viene trasformata a sua volta?”

Helena Janeczek (1964) scrittrice e giornalista tedesca

Le rondini di Montecassino
Variante: Ma il nome falso di mio padre è il mio cognome. Con quello sono nata e cresciuta, ne ho spiegato mille volte l’origine, e finisco spesso scambiata per immigrata, per badante, persino per donna facile perché in Italia, oggi, porto un cognome slavo. Come posso considerare falso qualcosa che mi ha impresso il suo marchio? Come può esserlo quel nome a cui mio padre deve la vita e io la mia? Che cos’è una finzione quando si incarna, quando detiene il vero potere di modificare il corso della storia, quando agisce sulla realtà e ne viene trasformata a sua volta?

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“Da calciatore come i tifosi del Napoli non ti fa sentire nessuno. Non conoscevo bene la storia del Napoli, l'ho capito quando sono arrivato, c'era la contestazione ed ho capito che si vive di calcio. Lo stadio non è moderno, ma da subito quando lo affrontai in B vidi che c'erano 60mila che ci tenevano tanto.”

Marek Hamšík (1987) calciatore slovacco

Origine: Dall'intervista a Sky Sport; citato in Napoli, Hamsik: «Ho in mente un regalo per Maradona» http://www.corrieredellosport.it/news/calcio/serie-a/napoli/2017/12/27-36177960/napoli_hamsik_ho_in_mente_un_regalo_per_maradona/, Corrieredellosport.it, 27 dicembre 2017.

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“Il processo a Saddam Hussein e la sua condanna a morte non sortiscono lo stesso effetto di quello a Ceausescu, non solo perché i contesti storico-politici sono differenti, ma perché nel caso iracheno manca un attore fondamentale in ogni evoluzione storica: la società civile, che nei paesi dell'est è riuscita in molti casi a riappropriarsi del proprio destino. Nel mondo arabo la società civile esiste ma è debole, perché legata a strutture che ne impediscono una reale autonomia. è difficile parlare di opinioni pubbliche arabe come si intendono in Occidente, in quanto la società civile non è aperta; essa reagisce sempre in funzione dei suoi legami - la famiglia, il luogo d'origine, l'appartenenza politica - ma soprattutto in funzione del peso della realtà comunitaria, che le impedisce di autonomizzarsi. La reazione al processo e alla condanna a morte di Saddam Hussein è subordinata a un certo immaginario collettivo del mondo arabo, che reagisce a seconda della sensazione di considerarsi i vincitori o i perdenti della storia. Ma esiste un altro elemento che nel caso specifico del processo a Saddam tende a diminuire il possibile effetto di quella decisione: opinione molto diffusa nel mondo arabo, collegata a un anti-americanismo diffuso, è che il rovesciamento del regime di Saddam sia il risultato di una "rivoluzione per delega": tutt'altro scenario della rivoluzione contro Ceausescu.”

Khaled Fouad Allam (1955–2015) sociologo e politico algerino

Origine: Da Il rischio di farne un martire eroe dell'islamo-nazionalismo http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/11/06/il-rischio-di-farne-un-martire-eroe.html?ref=search, la Repubblica, 6 novembre 2006.

“Fabris è un esempio, per me rappresenta un incoraggiamento continuo. Siamo paesani ed è un punto di riferimento per tutti i pattinatori insieme ad Anesi ed agli altri che hanno fatto la storia di questo sport. Mi aiuta molto sulla tecnica e questo è molto importante per me.”

Nicola Tumolero (1994) pattinatore di velocità su ghiaccio italiano

Origine: Citato in PyeongChang 2018, pattinaggio di velocità: è bronzo per Nicola Tumolero http://www.repubblica.it/speciali/olimpiadi/pyeongchang2018/2018/02/15/news/pattinaggio_velocita_tumolero_bronzo-188926794/, Repubblica.it, 15 febbraio 2018.

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“Gli hutu, che, nel ' 94, furono in gran parte gli assassini (e che ora rischiano di essere le vittime), sono, in generale, di statura più bassa. Più tozzi. Si dice che fossero invidiosi, al punto da segare talvolta le gambe di quei compatrioti tanto più alti di loro. Ma ci sono anche hutu più grandi e affilati dei tutsi. Dipende dalle regioni. Le diversità etniche possono essere un' invenzione. Un incubo. Sono tuttora un' ossessione. Un' eredità, si dice, lasciata dai colonizzatori bianchi, antropologi da strapazzo, ispirati da quell' antenato dei razzisti del nostro secolo che fu l' ottocentesco conte di Gobineau; e quindi inclini come lui a dissertare sulla "disuguglianza delle razze umane" fondata su una base fisica. E furono loro, coloni e missionari, a supporre e poi a raccontare, fino a costruirci attorno la 'storia' del Ruanda, che i tutsi arrivavano dalle valli del Nilo e discendevano dai bianchi, dunque erano di origine straniera, dei conquistatori, insomma usurpatori, e di una razza superiore agli hutu, volgari bantù africani. Nel bailamme continentale delle tribù la fantasia europea poteva scatenarsi a piacere.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Variante: Gli hutu, che, nel '94, furono in gran parte gli assassini (e che ora rischiano di essere le vittime), sono, in generale, di statura più bassa. Più tozzi. Si dice che fossero invidiosi, al punto da segare talvolta le gambe di quei compatrioti tanto più alti di loro. Ma ci sono anche hutu più grandi e affilati dei tutsi. Dipende dalle regioni. Le diversità etniche possono essere un'invenzione. Un incubo. Sono tuttora un'ossessione. Un'eredità, si dice, lasciata dai colonizzatori bianchi, antropologi da strapazzo, ispirati da quell' antenato dei razzisti del nostro secolo che fu l'ottocentesco conte di Gobineau; e quindi inclini come lui a dissertare sulla "disuguglianza delle razze umane" fondata su una base fisica. E furono loro, coloni e missionari, a supporre e poi a raccontare, fino a costruirci attorno la "storia" del Ruanda, che i tutsi arrivavano dalle valli del Nilo e discendevano dai bianchi, dunque erano di origine straniera, dei conquistatori, insomma usurpatori, e di una razza superiore agli hutu, volgari bantù africani. Nel bailamme continentale delle tribù la fantasia europea poteva scatenarsi a piacere.

“Il Congo-Zaire del maresciallo-presidente Mobutu Sese Seko è diventato col tempo un terreno di forte competizione tra Parigi e Washington. E lo scontro politico si è accentuato quando Washington ha cominciato a sostenere Kabila e Parigi ha continuato a sostenere Mobutu. Fino all'ultimo, o quasi. Al punto che la sua fine appare adesso una sconfitta francese. E, bizzarria della storia, gli Stati Uniti che sostennero Mobutu, e indirettamente contribuirono all'assassinio di Lumumba, ora accompagnano al potere Kabila, l'uomo che esalta, o addirittura "vendica" Lumumba.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Variante: Il Congo-Zaire del maresciallo-presidente Mobutu Sese Seko è diventato col tempo un terreno di forte competizione tra Parigi e Washington. E lo scontro politico si è accentuato quando Washington ha cominciato a sostenere Kabila e Parigi ha continuato a sostenere Mobutu. Fino all'ultimo, o quasi. Al punto che la sua fine appare adesso una sconfitta francese. E, bizzarria della storia, gli Stati Uniti che sostennero Mobutu, e indirettamente contribuirono all' assassinio di Lumumba, ora accompagnano al potere Kabila, l'uomo che esalta, o addirittura "vendica" Lumumba.

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“Violenza e nonviolenza non sono concetti che hanno una giustezza assoluta, tutto va valutato sulla base del contesto storico e delle condizioni. È una legge della storia.”

Marco Rizzo (1959) politico italiano

Variante: Violenza e nonviolenza non sono concetti che hanno una giustezza assoluta, tutto va valutato sulla base del contesto storico e delle condizioni. È una legge della storia.
Origine: Dall'intervista Elezioni politiche 2018, Rizzo: I fascisti in Parlamento? è colpa del PD https://it.blastingnews.com/politica/2018/02/elezioni-politiche-2018-rizzo-i-fascisti-in-parlamento-e-colpa-del-pd-002400319.html, Blastingnews, 28 febbraio 2018.

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“Del valore artistico dell'opera [la Storia della letteratura italiana di Girolamo Tiraboschi] si è discusso molto, dell'esattezza di alcuni fatti si è dubitato, della eccessiva abbondanza di dettagli a danno delle linee principali del lavoro si è parlato assai, ma con tutto ciò la Storia riesce utile anche oggi. Anzi in un tempo, in cui le monografie erudite abbondano e grossi volumi e molteplici articoli si scrivono in Italia e si traducono dall'estero per illustrare cose non sempre difficili e grandi, fa più che mai impressione uno scrittore, che come il Tiraboschi, modestamente e quasi senza farsene accorgere, studia e documenta tante cose.”

Michele Rosi (1864–1934) storico e docente italiano

vol. 1, libro primo, parte seconda, cap. 2, p. 112
L'Italia odierna
Variante: Del valore artistico dell'opera si è discusso molto, dell'esattezza di alcuni fatti si è dubitato, della eccessiva abbondanza di dettagli a danno delle linee principali del lavoro si è parlato assai, ma con tutto ciò la Storia riesce utile anche oggi. Anzi in un tempo, in cui le monografie erudite abbondano e grossi volumi e molteplici articoli si scrivono in Italia e si traducono dall'estero per illustrare cose non sempre difficili e grandi, fa più che mai impressione uno scrittore, che come il Tiraboschi, modestamente e quasi senza farsene accorgere, studia e documenta tante cose.

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“Per me il progresso vuol dire essere illuminati dalla tradizione. Progresso è fare arte ed essere ispirato nel farlo dalle tradizioni, dalla narrazione, dal raccontare le storie e da tutte le cose che hai ereditato dall'esperienza umana.”

Saleh Bakri (1977) attore palestinese

Origine: Dall'intervista di Alessia Arnold, Wajib – Invito al matrimonio: intervista ad Annemarie Jacir e a Saleh Bakri https://www.cinematographe.it/rubriche-cinema/interviste/wajib-invito-al-matrimonio-intervista-regista-annemarie-jacir-saleh-bakri/, cinematographe.it, 11 aprile 2018.

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“Ho iniziato a raccontare storie con la cinepresa, una vecchissima Super 8, quando avevo dieci anni. Il fumetto è arrivato molto dopo. Ma il fumetto è più semplice da fare e da gestire. Non richiede altre persone, mezzi tecnici, soldi. E visto che tutte queste cose non erano alla mia portata, negli anni è diventato il mio strumento preferito per il racconto”

Origine: Da intervista di Silvia Longo, Intervista al fumettista Gipi, coautore e regista de Il Ragazzo Più Felice del Mondo https://www.anonimacinefili.it/2018/09/28/gipi-il-ragazzo-piu-felice-del-mondo/, anonimacinefili.it, 28 settembre 2018.

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“"Sentii parlare di lui alle riunioni di Mallarmè: lo dipingevano come un parlatore brillante; provai il desiderio di conoscerlo pur non sperando di riuscirvi. Mi venne in aiuto un caso fortunato, o meglio un amico al quale avevo confidato il mio desiderio. Invitammo Wilde una sera al ristorante. Eravamo quattro, ma fu lui il solo a parlare. Wilde non chiacchierava: raccontava. Per quasi tutto il pranzo non smise di raccontare. Raccontava lentamente, senza forzare il tono; già la sua voce era meravigliosa. Sapeva il francese in modo ammirevole, ma qua e la fingeva di cercare le parole per farle aspettare un po'. Non aveva quasi ombra di accento inglese, o se mai quanto gli piacesse conservarne, tale da conferire alle parole un suono a volte nuovo e strano. Anzichè "scepticisme" pronunciava volentieri "skepticisme"… Le storie a non finire che ci raccontò quella sera erano confuse e non tra le sue migliori; Wilde, insicuro di noi, ci saggiava. Della sua saggezza o follia non dispensava mai se non quanto l'ascoltatore, potesse a suo giudizio, recepire; a ciascuno forniva cibo secondo l'appetito; chi non si aspettava nulla da lui non riceveva nulla o se mai, un leggero schiumeggiare; e poichè si preoccupava innanzitutto di divertire, molti fra quanti si sono illusi di conoscerlo non hanno visto in lui che un essere spassoso.”

André Gide (1869–1951) scrittore francese

OSCAR WILDE in Memoriam (Ricordi) edizione numerata di 1000 copie Mario Luca Giusti Firenze 1979

Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
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