Frasi su struggente

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema struggente, essere, ricordo, cuore.

Frasi su struggente

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“Durante la maggior parte degli episodi dei Karamàzov il tempo è fermo, non scorre, si estende soltanto in profondità, proprio come la luce intensa a teatro sui corpi degli attori che essa plasma, cilindro di essere nel buio del non-essere. E anche quando questa luce diviene la struggente luminosità radente dei "raggi obliqui del sole al tramonto”

Igor Sibaldi (1957) traduttore, saggista e scrittore italiano

... ] non è l'ora che conta: soltanto l'effetto-luce, lo squarcio improvviso d'un paesaggio dell'anima, sempre immobile anch'esso da decenni. Nulla scorre, in quel tempo, davvero. La durata dei Karamàzov procede per blocchi d'eternità. (pp. XV-XVI)

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“Di Giacomo ha interpretato i due aspetti di Napoli, quello teatrale e quello struggente, ma ha dato al secondo la voce che rimarrà legata ad esso per sempre.”

Attilio Momigliano (1883–1952) critico letterario italiano

Origine: Da Ultimi studi, La Nuova Italia, 1954, pp. 17-20.
Origine: In Maria Acrosso, La critica letteraria, p. 615

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“L'introspezione, l'osservazione e la storia del comportamento umano nei tempi passati e in quelli presenti ci dicono chiaramente che il bisogno di autotrascendenza è quasi altrettanto diffuso e, qualche volta, altrettanto potente quanto il bisogno di autoaffermazione. Gli uomini desiderano intensificare la coscienza di essere ciò che essi considerano "se stessi", ma desiderano anche – e lo desiderano, molto spesso, con irresistibile violenza – la coscienza di essere qualcun altro. Insomma, essi bramano di uscire da se stessi, di oltrepassare i limiti di quel minuscolo universo-isola entro il quale ogni individuo si trova confinato. Questo desiderio di autotrascendenza non è identico al desiderio di sfuggire al dolore fisico o morale. In molti casi, è vero, il desiderio di sfuggire la pena rinforza il desiderio di autotrascendenza. Ma questo può esistere senza l'altro. Se cosí non fosse, gli individui sani e fortunati, i quali (nel linguaggio psichiatrico) «si sono adattati alla vita in maniera eccellente», non sentirebbero mai il bisogno di uscire da se stessi. Mentre lo fanno. Anche tra coloro che la natura e la ricchezza hanno piú generosamente dotati, troviamo e non infrequentemente, un orrore profondamente radicato di se stessi, un'ansia appassionata di liberarsi della piccola ripugnante identità alla quale sono stati condannati proprio dalla perfezione del loro "adattamento alla vita". Chiunque, uomo o donna, che sia felice (secondo i criteri del mondo) oppure disgraziato, può arrivare, improvvisamente o gradatamente, a ciò che l'autore della Nuvola dell'Inconoscibile chiama "la conoscenza e la sensazione nude del tuo proprio essere". Questa immediata consapevolezza di sé produce uno struggente desiderio di andare al di là dell'io isolato.”

III, 2; pp. 71-72
I diavoli di Loudun

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“Che cosa, in effetti, può trattenere un essere umano da un gesto di solidarietà che, oltretutto, non "costa" nulla, visto che ciò che viene donato non ha più, per il donatore, alcuna utilità? Ho formulato apposta la domanda in un modo così semplicistico e brutale per suggerire che la risposta – non dico la giustificazione – è da cercare su un piano che non è né quello della conoscenza razionale né, tantomeno, quello del buon senso. A nessuno di noi, credenti o non credenti, è estraneo il sogno della resurrezione dei corpi: un sogno che non riguarda tanto il nostro, di corpo (del quale, del resto, è difficile se non impossibile immaginare la non – più – esistenza), quanto quello delle persone che abbiamo amato e che non ci sono più. Fra credenti e non credenti c'è, in questo, una sola anche se, certamente, essenziale differenza: che ciò che per i secondi è un sogno, per i primi è una speranza o, almeno, la volontà di una speranza. E io credo che da questo sogno o da questa speranza discenda il desiderio struggente di "salvare" non, ripeto, il proprio corpo, ma quello dei propri cari appena scomparsi, di difenderne l'integrità, di sentire come un ulteriore strazio, come un'ulteriore separazione, come un'ulteriore perdita il fatto che esso venga immediatamente – e, come la scienza e la tecnica esigono, a morte cerebrale accertata, ma a cuore ancora battente – lacerato, diminuito, privato di sé.”

Giovanni Raboni (1932–2004) poeta, scrittore e giornalista italiano

Origine: Da Trapianti e coscienza https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2000/aprile/01/TRAPIANTI_COSCIENZA_co_0_0004012997.shtml, Corriere della Sera, 1 aprile 2000, p. 11.

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“Venezia è una vecchia, espertissima amante. Ma io non so dimenticare Firenze – così netta, così struggente. E senza concessioni.”

Cristina Campo (1923–1977) scrittrice, poetessa e traduttrice italiana

Il mio pensiero non vi lascia
Origine: Dalla lettera a Gianfranco Draghi da [Venezia,] 14. IX. 58, p. 103.