Frasi su testo
pagina 4

Gaetano Emanuel Calì photo
Pietro Ichino photo

“[Rivolgendosi a Mattero Renzi ed al suo Governo il giorno del discorso progragammatico] La novità di questo Governo deve consistere nel dimostrare – ma nei fatti, non a parole – che la mobilità, la flessibilità delle strutture, anche di quelle pubbliche, può essere conciliata con la sicurezza economica e professionale di chi vi è addetto, a patto, naturalmente, che a nessuno sia consentito di decidere quali tra le proprie mansioni svolgere e quali no (lo dico, in particolare, in riferimento a una parte del personale ATA della scuola, che ha stabilito, motu proprio, che sia affidata a terzi la funzione della pulizia delle aule che invece è sua propria); a condizione che a nessuno sia consentito di rifiutare i percorsi necessari di riqualificazione e mobilità, all'interno di ciascuna struttura, ovviamente, ma anche tra amministrazioni diverse. Questo – le segnalo – è già previsto dalla legge; non occorrono leggi: è previsto dall'articolo 33 del Testo unico delle norme sul pubblico impiego del 2001, ma da allora, signor Presidente del Consiglio, non si è dato neppure un solo caso di attivazione della procedura di mobilità. In un'amministrazione statale che conta 3,5 milioni di dipendenti, con una grande quantità di squilibri tra scoperture di organico e situazioni di evidente overstaffing, non una procedura di mobilità nell'arco di tredici anni. Noi chiediamo, anzi, se ci è consentito, esigiamo, che il Governo da lei guidato interrompa al più presto questo periodo inammissibilmente lungo di disapplicazione della legge dello Stato.”

Pietro Ichino (1949) giurista, giornalista e politico italiano

Origine: Citato in Senato della Repubblica Italiana – XVII Legislatura – Resoconto stenografico della seduta n. 197 http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=hotresaula&id=1&mod=1393275230000&part=doc_dc-ressten_rs-gentit_cdpdcdmecd&parse=no del 24 febbraio 2014.

Roberto Calasso photo
Wendy Doniger photo
Albert Einstein photo
Giorgio Gaber photo
Boualem Sansal photo

“Così, siamo certi che il nesso consonantico nt del latino era pronunciato anche in Campania, e probabilmente fin dall'età romana, nd. Dunque, kondene, trenda, Sandi: voci tuttavia che nel nostro testo si presentano in veste fonetica latina: contene, trenta e perfino Sancti. Siamo certi anche della pronuncia v del b iniziale, già attestato nel latino di iscrizioni antiche; quindi Venedhitti (nomi locali della Campania d'oggi sono Santo Vendetto e San Venditto): ma il testo reca Benedicti. Del periodetto capuano la pronuncia sarà stata dunque suppergiù: «Sao kko kkelle terre pe kkelle fini ke kki kkondene trend'anni le possette parte Sandi Venedhitti». Sotto la penna di giudici e notai (ed ecclesiastici), liberazione pertanto da tratti vernacoli e locali, per il tramite del latino, che procura un annobilimento. E, aggiungiamo, scelta fra elementi che si trovano a coesistere nella stessa area: perciò la preferenza accordata alla forma sao (analogica, plasmata su ao « ho »), che sarà stata più diffusa o sarà parsa più eletta di saccio (continuatore del latino sapio, sactio è nel Ritmo cassinese). Questo esempio di scelta, annota il Folena, è il primo della nostra tradizione linguistica. Ma per mettere in luce i latinismi, non si corra il rischio di non valutare debitamente il fondo locale: […] Infine, tra elementi latini, latineggianti, italiani, acquista spicco come italianissimo un fatto sintattico, il pronome le, che non trova dunque riscontro nella formula latina e riprende l'oggetto Kelle terre. Certo, i periodetti della Campania (badando ora solo al primo, di Capua) rappresentano ben più che non quella loro nuda ed elementare praticità.”

Alfredo Schiaffini (1895–1971) filologo e linguista italiano
Aldo Capitini photo

“Faccio acquistare il Suo libro [Esperienze pastorali], e piace a tutti. È così fresco, vivo, sincero, schietto, che conferma nella certezza che ci sono persone bene orientate. Io vi ho trovato tante cose in cui convengo […] era una mia vecchia idea quella della scuola che insegna a capire ciò che è testo, le parole, la lingua.”

Aldo Capitini (1899–1968) filosofo, politico e antifascista italiano

Origine: Da una lettera a Don Milani, gennaio 1960; citato in Neera Fallaci, Dalla parte dell'ultimo: vita del prete Lorenzo Milani, Milano Libri Edizioni, Milano, 1974, p. 360.

“Goditi potere e bellezza della tua gioventù. Non ci pensare. Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite. Ma credimi, tra vent'anni guarderai quelle tue vecchie foto e in un modo che non puoi immaginare adesso. Quante possibilità avevi di fronte e che aspetto magnifico avevi. Non eri per niente grasso come ti sembrava. Il brano è anche conosciuto come Wear sunscreen ed è apparso per la prima volta sul web nel giugno 1997 sotto forma di catena di Sant'Antonio: il testo veniva erroneamente indicato come un discorso ai laureati del Mit (Massachusetts Institute of Technology) pronunciato da Kurt Vonnegut. In realtà il vero autore del testo è proprio Mary Schmich, giornalista del Chicago Tribune che il 1º giugno 1997 pubblicò questo articolo come una sorta di "Guida alla vita per i neolaureati". Baz Luhrmann nel 1998 realizzò un singolo musicale partendo da questo testo, Everybody's free to wear sunscreen. Dopo aver visto il film Linus, nel 2002, rimase colpito dal monologo finale e decise di realizzarne una versione in italiano, Accetta il consiglio, utilizzando il testo italiano dei sottotitoli del film e lo stesso sottofondo musicale. Tale brano viene recitato da Giorgio Lopez, il quale aveva doppiato Danny DeVito in molti film ma non in The Big Kahuna.”

Mary Schmich (1953)

Origine: L'articolo da cui sono tratte queste citazioni costituisce anche il monologo finale del film The Big Kahuna (2000). Tale monologo viene letto dalla voce fuori campo di Danny DeVito in lingua inglese (sia nel doppiaggio originale sia in quello italiano) che scandisce il testo al ritmo di un sottofondo musicale. Nel frattempo scorrono le immagini finali del film e la parte iniziale dei titoli di coda e vengono mostrati man mano anche i sottotitoli in italiano del monologo. La traduzione qui indicata si rifà a tali sottotitoli.<br >

Carlo Flamigni photo
Jurij Michajlovič Lotman photo

“A Ulisse, personaggio pagano interpretato dal cristiano Dante, nel suo libero e coraggioso vagare su una superficie orizzontale, manca la spinta ideale verso l'alto. Quando l'asse verticale e le sue coordinate spaziali gli si presentano alla fine della vita (il «turbo», «la montagna bruna e alta quanto veduta non avea alcuna»), il loro significato resta per lui incomprensibile e il movimento della nave dall'alto verso il basso, causa della sua morte gli viene imposto da una forza che egli non è in grado di riconoscere. Al contrario per Dante personaggio ad essere imposto da una realtà terrena che gli appare caotica e catastrofica e della quale gli sfugge il significato non negativo di profonda trasformazione di un'epoca di trapasso, è il movimento secondo l'asse orizzontale: la partenza da Firenze, il vagare di corte in corte, la proibizione di fare ritorno. Lo slancio verso l'alto, il suo movimento lungo l'asse verticale, è strettamente legato all'esperienza tutta terrena del movimento orizzontale imposto dall'esilio che a Dante personaggio minacciosamente si prepara – come parte della sua missione e del suo grande destino – e che Dante autore vive durante la stesura della Commedia: immane sforzo per ristabilire, in un tentativo «a cui  pongono mano cielo e terra», quell'equilibrio che rendeva l'uomo parte integrante di un'armonica costruzione cosmica e insieme mezzo per sollevarsi al di sopra del caos di un mondo fortemente squilibrato e diviso nella divina perfezione dell'Empireo.”

Jurij Michajlovič Lotman (1922–1993) linguista e semiologo russo

da Testo e contesto: semiotica dell'arte e della cultura, a cura di Simonetta Salvestroni, Laterza, Roma-Bari, 1980.
Origine: Citato in A. Tocco, G. Domestico, A. Maiorano e A. Palmieri, Parole nel tempo, [Testi, contesti, generi e percorsi attraverso la letteratura italiana, 1A, Dalle origini al Trecento], Loffredo Editore, Napoli, p. 345. ISBN 978887564209-9

Daniel Pennac photo
Umberto Eco photo

“Vero Lettore è chi capisce che il segreto di un testo è il suo stesso vuoto.”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

Interpretazione e sovrainterpretazione: Un dibattito con Richard Rorty, Jonathan Culler e Christine Brooke-Rose

Michel Onfray photo
George Steiner photo
Vladimir Vladimirovič Nabokov photo

“Per me l'atto di pensare e quello di esprimere i pensieri non sono simultanei, e neppure necessariamente consecutivi. So di pensare e parlare nella stessa lingua, e so che in teoria non c’è ragione per cui io non possa comunicare i miei pensieri non appena si formano o immediatamente dopo; eppure la lingua in cui io penso e quella in cui parlo sembrano spesso talmente lontane che mi pare impossibile colmare il vuoto sul momento, o anche retroattivamente.
Mi ha sempre affascinato l’idea della traduzione simultanea, come alle Nazioni Unite, dove nel pubblico tutti hanno gli auricolari e si sa che nelle retrovie gli interpreti ascoltano quello che viene detto e lo trasformano in un’altra lingua. Capisco che questo sia possibile, ma per me ha del miracoloso – che le parole siano lanciate in aria in una lingua e ricadano a terra in un’altra come una palla. Credo che nel mio cervello ci sia una specie di setaccio che impedisce un rapido (e tanto meno simultaneo) travaso dei pensieri in parole. Un po’ come il filtro nello scarico della vasca da bagno; c’è qualcosa che mantiene i miei pensieri nel cervello, e così bisogna cavarli a forza, come quegli schifosi grovigli di capelli bagnati.
Riflettevo sui concetti di pensiero e di linguaggio, a quanto sarebbe stato difficile esprimerli – o quantomeno spossante, come se pensarli fosse già abbastanza e dirli fosse pleonastico o riduttivo, perché lo sanno tutti che la traduzione svilisce un testo, è sempre meglio leggere un libro nella lingua originale (À la recherche du temps perdu). Le traduzioni sono delle approssimazioni soggettive e questo è esattamente quello che provo quando parlo: quello che dico non è quello che penso ma solo quello che più gli si avvicina, con tutti i limiti e le imperfezioni del linguaggio. Quindi penso spesso che sia meglio stare zitto anziché esprimermi in modo inesatto.”

Peter Cameron (1959) scrittore statunitense
Carmen Martín Gaite photo
Umberto Eco photo

“Dire che un testo virtualmente non ha limiti non significa che ogni atto interpretativo possa avere un esito felice. Per”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

Interpretazione e sovrainterpretazione: Un dibattito con Richard Rorty, Jonathan Culler e Christine Brooke-Rose

Daniel Pennac photo
Ágota Kristóf photo
Daniel Pennac photo

“Questi elogi del tipo «te lo spiego io di cosa parla il tuo libro» sono tutti appunti che ho mandato agli amici a proposito dei loro libri. La mia tendenza è sempre quella di spingere il libro verso l’astratto, verso la tristezza, verso le tenebre, verso la duplicità, verso diciassette tipi di ambiguità. Mi sforzo sempre di leggere la forma come contenuto, lo stile come significato. In un certo senso il libro balbetta sempre sul suo stesso linguaggio. Dipingo sempre me stesso e l’autore come le uniche fonti di un’oscura sapienza, sono sempre il paladino della disperazione spensierata, volo sempre troppo alto. Metafisico è grande. Nella mia formulazione, il soggetto del libro non è mai quello che sembra. Dico spesso che secondo tutti il libro riguarda X ma in realtà riguarda Y. Leggo sempre il libro come un’allegoria, una tesi filosofica mascherata. Uno dei termini ricorrenti è esistenza, così come umano, animale, sesso, cazzo e violenza. Adoro gli avverbi potentemente ed enormemente e instancabilmente e infinitamente. Uso di continuo indagine ed esplorazione e scavo ed esame e rigoroso. Dove andrei a finire senza meditazione? Sotto sotto c’è sempre una storia d’amore tra me e l’autore: io che amo il libro e l’autore. La chiave è il candore: essere disposto a dire ciò che nessuno è disposto a dire. Il gesto di scrivere è sempre visto come un atto di coraggio (impavido imperversa). La vita è dura, e a volte perfino una noia: il linguaggio è una (piccola) consolazione. Nessun altro coglie quello che stai facendo: solo io ci arrivo. Siamo io e te, baby. Intimità. Urgenza. Solo noi capiamo la vita. Te lo spiego io il tuo libro, il testo. Te lo spiego io di cosa parla il tuo libro. La vita è una merda. Noi siamo delle merde. Solo questo ci salverà: questa dichiarazione.”

Reality Hunger: A Manifesto

David Grossman photo
Mohammad Reza Pahlavi photo
Stefano I d'Ungheria photo
Antonio Pappano photo

“In casa c’era un pianoforte; alle elementari, c’era una lezione settimanale di musica, ci insegnavano le note e a mettere le mani sulla tastiera. A sei anni e mezzo ho cominciato a studiare pianoforte, non con grande trasporto; devo confessarlo, al pianoforte preferivo il pallone. Sono però sempre vissuto in un ambiente musicale, attorniato da dischi e in compagnia dei cantanti che andavano e venivano da mio padre. Non ero un genio quando ero ragazzo, e neppure un bambino prodigio; ma poco a poco cominciai a diventare sempre più bravo al pianoforte; studiavo con due maestri, una signora che si chiamava Elaine Korman ed era la moglie di Robert Keyes, un celebre maestro sostituto al Covent Garden, dal quale, invece, prendeva lezioni mio padre; Keyes era bravissimo, avrebbe potuto fare anche il concertista, ogni tanto anch’io studiavo con lui. Le sue mani ancora oggi sono famose al Covent Garden. Strana la vita: studio da ragazzo con un pianista del Covent Garden e dopo molti anni io divento il ‘boss’ del grande teatro. E allora la mia vita si è affacciata all’ambiente dell’opera. Col pianoforte mi sono perfezionato più tardi, quando siamo andati negli Stati Uniti. (da [//www. giannellachannel. info/2017/07/02/direttore-orchestra-antonio-tony-pappano-londra-castelfranco-miscano/ "Il maestro Tony Pappano riabbraccia il piccolo borgo paterno ed è subito magia"], testo di Antonio Pappano per “Tony Pappano. Direttore d’orchestra”, biografia a cura di Pietro Acquafredda, 2007)”

Antonio Pappano (1959) direttore d'orchestra inglese
Haruki Murakami photo
Alberto Ronchey photo
Caparezza photo
Milena Vukotic photo

“A teatro, in fondo, quando hai studiato bene il testo e hai armonizzato i tempi con gli altri attori della compagnia, la cosa in un certo senso fila via liscia, "va da sé."”

Milena Vukotic (1935) attrice italiana

Origine: Dall'intervista di Giusi Saija, Intervista a Milena Vukotic http://medea.provincia.venezia.it/pm1/pm1milen.htm, Medea.provincia.venezia.it

Pupella Maggio photo
Nils Muižnieks photo

“La Polonia ha già una delle leggi sull'aborto più restrittive d'Europa. L'approvazione da parte del parlamento di questo testo sarebbe un passo che metterebbe la Polonia in contraddizione con gli obblighi di rispettare i diritti umani che ha a livello internazionale.”

Nils Muižnieks (1964) politologo e attivista lettone

Origine: Citato in Consiglio d'Europa, Polonia respinga legge "stop all'aborto" http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2018/03/23/consiglio-deuropa-polonia-respinga-legge-stop-allaborto_b356a837-d97e-4b0c-ab22-6fd6bbf7b0d8.html, Ansa.it, 23 marzo 2018.

Andrea Emo photo
Denis Mukwege photo
Hélène Cixous photo

“La donna deve mettersi nel testo.”

Hélène Cixous (1937) scrittrice, drammaturga e accademica francese

Origine: Citato in AA.VV., Il libro del femminismo, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2019, p. 182. ISBN 9788858022900

Carmelo Bene photo

“Bisogna complicarsi la vita, … diceva Eduardo. Ecco. Complicarsi la vita vuol significa crearsi una serie di handicap… Questa è la preparazione, al di là, a dispetto del testo.”

Carmelo Bene (1937–2002) attore, drammaturgo e regista italiano

Non ci sono testi. A dispetto dell'umanesimo, del museo, dell'arte, sempre consolatoria, sempre decorativa. A dispetto della cultura... che, ha ragione Derrida, [...] nell'etimo ... deriva da colo, colonizzare... Quindi non c'è niente... a dispetto dell'intelligenza bisogna essere stupidi, infinitamente stupidi, per essere nellabbandono.

Pino Daniele photo

“Source: Testo di Massimo Troisi.”

Pino Daniele (1955–2015) cantautore e musicista italiano

Tu stive 'nzieme a n'ato | je te guardaje | primma 'e da' 'o tiempo all'uocchie | pe' s'annammura', | già s'era fatt' annanze 'o core.
da O ssaje comme fa 'o core, n. 7
Sotto 'o sole

Sergio Bruni photo

“Source: Testo in collaborazione col poeta Salvatore Palomba.”

Sergio Bruni (1921–2003) cantautore, chitarrista e compositore italiano

Stu vico niro nun fernesce maje | E pure 'o sole passa e se ne fuje | Ma tu staje llà, tu rosa, preta e stella. | Carmela, Carme' | Tu chiagne sulo si nisciuno vede | E strille sulo si nisciuno sente | Ma nunn'è acqua 'o sanghe dint' 'e vvene. | Carmela.
da Carmela

Sergio Bruni photo

“Source: Testo di Aniello Langella.”

Sergio Bruni (1921–2003) cantautore, chitarrista e compositore italiano

Venette da tanto luntano | 'nu furastiero, 'nu furastiero. | Restaje 'ncantato d' 'o mare, | d' 'o sole e 'a luna, | 'nu furastiero.
da Na bruna