Frasi su marcio
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“[Ultime parole famose] Mi dispiace di doverlo dire ma nel Milan è molto importante l'aspetto umano della persona. Se lei mette una mela marcia dentro lo spogliatoio, così si usa dire, può infettare anche tutti gli altri. Quindi siccome io ho avuto modo per vicende della vita di dare un giudizio sull'uomo Balotelli, è una persona che io non accetterei mai facesse parte dello spogliatoio del Milan.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

2013
Origine: Da un intervento su una tv locale, 7 gennaio 2013; citato in Berlusconi su Balotelli: «mela marcia», «non lo accetterei mai al Milan» http://www.ilpost.it/2013/01/29/berlusconi-balotelli-mela-marcia/, IlPost.it, 29 gennaio 2013.

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“La terra alla femmina, la patria al soldato, | questa è l'ultima marcia e andiamo a morire.”

Piero Jahier (1884–1966) scrittore e poeta italiano

Canto di marcia

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“Marco Pannella era già un mito quando lo conobbi. Erano gli anni '70 e il suo impegno sui diritti civili mi faceva riflettere mentre studiavo medicina all'Università Cattolica e proprio da studente lo incontrai la prima volta. Mi emozionai quando nel 2006, ritornato in Italia, raccontò quel nostro primo incontro a mia figlia che lo guardava come si guarda un saggio da ascoltare con rispetto. La stima per Marco si è accompagnata in questi ultimi anni alla gratitudine per avermi permesso di condividere alcuni progetti e momenti di grande intensità. Come potrei dimenticare quando mi venne a prendere per accompagnarmi a casa di Pier Giorgio Welby, dove incontrai Pier Giorgio e Mina, o quando mi chiuse nel salotto di casa mia per ore per cercare di convincermi a entrare nel Partito Radicale prima delle elezioni per il Parlamento Europeo nel 2009. O la marcia per la giustizia nel dicembre 2013, quando Marco si presentò con l'immancabile sigaro e un cappello da babbo natale con scritto sopra "Amnistia". Non eravamo sempre d'accordo ma io gli ho voluto un grandissimo bene e so che ero ricambiato. A volte mi sgridava perché non condivideva alcune mie decisioni. Io non ebbi mai il coraggio di sgridarlo sulle scelte politiche ma, ogni tanto, mi prendevo la libertà di farlo in occasione degli scioperi della sete quando alcuni valori nel sangue, come la creatinina e l'azoto ureico, salivano pericolosamente mettendo a rischio la sua vita. Marco se la rideva e continuava a fumare. Testardo, risoluto, irremovibile, visionario. Ecco Marco siamo in tanti ad aver appreso qualcosa da te. Per quello che mi riguarda non dimenticherò mai che oltre le doti che tutti ti riconoscono avevi anche dolcezza e signorilità e quelle carezze che ogni tanto mi hai dato sul volto sono entrate nel mio cuore e le ricorderò per sempre.”

Ignazio Marino (1955) medico e politico italiano
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“O uomo onnipotente, | onnisciente sei! Solo innanzi al tuo viso | t'ha colto il terrore. | Onnisciente, onnipotente, | sei però schiavo d'una legge: | uccidere il tuo vicino | e nutrirti di preda.”

Arnulf Øverland (1889–1968) scrittore e poeta norvegese

da Segnale di marcia
Origine: Citato in Mario Gabrieli, Storia delle letterature della Scandinavia, Nuova Accademia Editrice, Milano, stampa 1958, p. 232.

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“Questo è un appello alle buone coscienze che gioiscono per la moratoria sulla pena di morte nel mondo, votata ieri all'ONU da 104 paesi. Rallegriamoci, e facciamo una moratoria per gli aborti. […] condanniamo in linea di principio la soppressione legale di un essere umano senza guardare ai suoi motivi, che in qualche caso, in molti casi, sono l'aver inflitto la morte ad altri. Bene, anzi male. Il miliardo e più di aborti praticati da quando le legislazioni permettono la famosa interruzione volontaria della gravidanza riguarda persone legalmente innocenti, create e distrutte dal mero potere del desiderio, desiderio di non averli e di odiarsi fino al punto di amputarsi dell'amore. È lo scandalo supremo del nostro tempo, è una ferita catastrofica che lacera nel profondo le fibre e il possibile incanto della società moderna. È oltre tutto, in molte parti del mondo in cui l'aborto è selettivo per sesso, e diventa selettivo per profilo genetico, un capolavoro ideologico di razzismo in marcia con la forza dell'eugenetica. Rallegriamoci, dunque, in alto i cuori, e dopo aver promosso la Piccola Moratoria promuoviamo la Grande Moratoria della strage degli innocenti. Si accettano irrisioni, perché le buone coscienze sanno usare l'arma del sarcasmo meglio delle cattive, ma anche adesioni a un appello che parla da solo, illuministicamente, con l'evidenza assoluta e veritativa dei fatti di esperienza e di ragione.”

Giuliano Ferrara (1952) giornalista, conduttore televisivo e politico italiano

dall'editoriale de Il Foglio, 19 dicembre 2007

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“Tumad aveva il comando della scorta, come accadeva la maggior parte dei giorni in cui Bashere non aveva mansioni più importanti da affidare al giovane tenente. Bashere lo stava istruendo.
Riusciva a pensare con chiarezza e vedere al di là di ciò che gli stava di fronte: era destinato a un rango elevato, se fosse vissuto abbastanza. Un uomo alto, anche se più basso di un paio di palmi rispetto a Bael, oggi il malumore campeggiava sul suo volto come un secondo naso.
«Cosa ti turba, Tumad?»
«L'Aiel aveva ragione, mio signore.» Tumad diede un rabbioso strattone alla sua spessa barba nera con un pugno guantato. «Questi Andorani sputano ai nostri piedi. Non mi piace dovermi allontanare mentre ci fanno le boccacce.» Be', era ancora giovane.
«Trovi la nostra situazione noiosa, forse?» rise Bashere. «Hai bisogno di più eccitazione? Tenobia è solo cinquanta leghe a nord di qui, e se si può fare affidamento sulle dicerie, ha portato con sé Ethenielle di Kandor e Paitar di Arafel, e perfino quello Shienarese, Easar. Tutta la potenza delle Marche di Confine viene a cercarci, Tumad. Neanche a quegli Andorani giù nel Murandy piace che noi ci troviamo nell'Andor, stando a quanto ho udito, e se quell'esercito di Aes Sedai che stanno affrontando non li riduce in pezzi, o se non l'ha già fatto, potrebbero venire a cercarci. E se è per questo porrebbero farlo anche le Aes Sedai, presto o tardi. Abbiamo cavalcato per il Drago Rinato, e non riesco a immaginare nessuna Sorella che possa dimenticarsene. E poi ci sono i Seanchan, Tumad. Pensi davvero che non li incontreremo più? Verranno da noi, o noi dovremo andare da loro; o l'uno o l'altro, è sicuro. Voi giovani non riconoscete l'eccitazione nemmeno quando vi striscia tra i baffi!»”

Crossroads of Twilight

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“Dal Ka-Be la musica non si sente bene: arriva assiduo e monotono il martellare della grancassa e dei piatti, ma su questa trama le frasi musicali si disegnano solo a intervalli, col capriccio del vento. Noi ci guardiamo l'un l'altro nei nostri letti, perchè tutti sentiamo che questa è musica infernale.
I motivi sono pochi, una dozzina, ogni giorno gli stessi, mattina e sera: marce e canzoni popolari care a ogni tedesco. Esse giacciono incise nelle nostre menti, saranno l'ultima cosa del Lager che dimenticheremo: sono la voce del Lager, l'espressione sensibile della sua follia geometrica, della risoluzione altrui di annullarci prima come uomoni per ucciderci poi lentamente.
Quando questa musica suona, noi sappiamo che i compagni, fuori nella nebbia, partono in marcia come automi; le loro anime sono morte e la musica li sospinge, come il vento le foglie secche, e si sostituisce alla loro volontà. Non c'è più volontà, ogni pulsazione diventa un passo, una contrazione rilflessa dei muscoli sfatti. […] Ma dove andiamo non sappiamo. Potremo forse sopravvivere alle malattie e sfuggire alle scelte, forse anche resistere al lavoro e alla fame che ci consumano: e dopo? Qui, lontani momentaneamente dalle bestiemme e dai colpi, possiamo rientrare in noi stessi e meditare, e allora diventa chiaro che non ritorneremo. Noi abbiamo viaggiato fin qui nei vagoni piombati; noi abbiamo visto partire verso il niente le nostre donne e i nostri bambini; noi fatti schiavi abbiamo marciato centro volte avanti e indietro alla fatica muta, spenti nell'anima prima che dalla morte anonima. Noi non ritorneremo. Nessuno deve uscire di qui, che potrebbe portare al mondo, insieme col segno impresso nella carne, la mala novella di quanto ad Auschwitz, è bastato animo all'uomo di fare all'uomo.”

Primo Levi (1918–1987) scrittore, partigiano e chimico italiano
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“«Che bel quadretto,» commentò. «I tre evangelisti aggrappati gli uni agli altri si apprestano all'ascensione impossibile.»
«Accidenti,» disse Mathias sollevando Lucien, «perché gli abbiamo dato il terzo piano?»
«Mica sapevamo che beveva come una spugna,» disse Marc. «E poi ti ricordo che non si poteva fare diversamente. L'ordine cronologico prima di tutto: al piano terra l'ignoto, il mistero originale, il disordine generale, il magma primordiale, insomma, le stanze comuni. Al primo piano, vago superamento del caos, qualche modesto tentativo, l'uomo nudo si raddrizza in silenzio, insomma, tu, Mathias. Risalendo la scala del tempo…»
«Cosa c'è da gridare?» domandò Vandoosler il Vecchio.
«Sta declamando,» disse Mathias. «È pur sempre un suo diritto. Non ci sono orari per gli oratori.»
«Risalendo la scala del tempo,» continuò Marc, «scavalcata l'antichità, l'agevole ingresso nel glorioso secondo millennio, i contrasti, gli ardimenti e gli stenti medievali, insomma, io, al secondo piano. Dopodiché, al piano superiore, il degrado, la decadenza, il contemporaneo. Insomma, lui,» pro- seguì Marc scuotendo Lucien per un braccio. «Lui, al terzo piano, che con la sua vergognosa Grande Guerra chiude la stratigrafia della Storia e della Scala. Ancora più su il padrino, che in un modo tutto suo porta avanti lo scardinamento del presente.»
Marc si fermò e tirò un sospiro.
«Capisci che, anche se sarebbe più pratico sistemare questo qui al primo piano, non possiamo mica permetterci di sconvolgere la cronologia rovesciando la stratigrafia della scala. La scala del tempo è tutto quel che ci resta, Mathias! Vuoi buttare all'aria la tromba delle scale, che è l'unica cosa che abbiamo messo in ordine? L'unica, caro mio! Non possiamo permettercelo.»”

Fred Vargas (1957) scrittrice francese

I tre evangelisti: Chi è morto alzi la mano - Un po' più in là sulla destra - Io sono il Tenebroso

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“Dopo molta riflessione, l'integrità intellettuale di Needleman lo convinse che lui non esisteva, i suoi amici non esistevano, e l'unica cosa reale era il suo pagherò alla banca per sei milioni di marchi.”

Woody Allen (1935) regista, sceneggiatore, attore, compositore, scrittore e commediografo statunitense

2004
Effetti collaterali (Side Effects), In ricordo di Needleman

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“Forse mai come oggi emerge la verità di quel pensiero che Joseph Roth, nella Marcia di Radetzky, attribuisce a Francesco Giuseppe, il quale — egli scrive — non amava le guerre, «perché sapeva che si perdono.»”

Claudio Magris (1939) scrittore italiano

Origine: Da L’umanità ritrovata della Germania di oggi http://www.corriere.it/opinioni/17_giugno_14/umanita-ritrovata-germania-oggi-16230bea-5051-11e7-a437-ba458a65274a.shtml, Corriere.it, 13 giugno 2017.

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“Noi, il popolo, fummo negati persino il diritto di nominare la parola pace o partigiani della pace, e tutti coloro connessi con loro finivano a soffrire in prigione, come se fosse un crimine imperdonabile. Ma ora che il popolo è stato liberato dalla schiavitù e dopo l'alba di 14 luglio, questa Repubblica e i suoi figli sono stati liberati e sono stati sin d'allora in marcia verso la via della libertà.”

Abd al-Karim Qasim (1914–1963) militare e politico iracheno

Principles of 14th July revolution
Variante: A noi, al popolo, fu negato persino il diritto di nominare la parola pace o partigiani della pace e chiunque fosse connesso con loro doveva soffrire in prigione, come se fosse un crimine imperdonabile. Ma ora, dopo che il popolo è stato liberato dalla schiavitù e che è sorta su di noi l'alba del 14 luglio, questa Repubblica e i suoi figli sono stati liberati e sono stati sin d'allora in marcia verso la via della libertà.

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“Alle sette e mezzo il 17 aprile 1975, la guerra contro la Cambogia si concluse. Fu una guerra particolare, poiché nessun paese aveva mai fatto esperienza d'un simile bombardamento. Su questa terra, forse la più graziosa e più pacifica in tutta l'Asia, il presidente Nixon e il signor Kissinger sganciarono centomila tonnellate di bombe, l'equivalente di cinque Hiroshima. Il bombardamento fu una loro scelta personale. Illegalmente e in segreto, bombardarono la Cambogia, un paese neutrale, fino a riportarla all'età della pietra, e intendo età della pietra nel suo senso strettamente letterale. Poco dopo l'alba, il 17 aprile 1975, i bombardamenti cessarono, e regnò il silenzio. Poi, i vittoriosi, i Khmer Rossi, il cui potere era cresciuto in modo del tutto sproporzionato rispetto ai loro numeri, emersero dalla foresta. Entrarono nella capitale, Phnom Penh, una città che molti di loro non avevano mai visto prima. Marciarono in fila indiana disciplinata lungo i viali e il traffico immobile. Si vestivano di nero ed erano per la maggior parte adolescenti. Il popolo li acclamò ansiosamente, ingenuamente. Dopo tutto, i bombardamenti e i combattimenti erano finalmente terminati. Il terrore cominciò quasi immediatamente. Phnom Penh, una città di 2.5 milioni d'abitanti, fu evacuata con la forza entro un ora dal loro arrivo, i malati e feriti trascinati dai loro letti d'ospedale, bambini morenti trasportati in sacchi di plastica, i vecchi e gli zoppi abbandonati ai margini della strada, e tutti in marcia sotto tiro verso la campagna e una società totalmente nuova, quale mai si era vista prima. I nuovi leader della Cambogia chiamarono il 1975 l'«Anno zero», l'alba di un'era in cui non ci sarebbero state famiglie, né sentimenti, né espressioni d'amore o di sofferenza, né medicine, né ospedali, né scuole, né libri, né istruzione, né vacanze, né musica, né canzoni, né posta, né moneta: solo fatica e morte.”

John Pilger (1939) giornalista australiano

At 7:30 AM on April 17, 1975, the war on Cambodia was over. It was a unique war, for no country has ever experienced such concentrated bombing. On this, perhaps the most graceful and gentle land in all of Asia, president Nixon and mister Kissinger unleashed 100,000 tons of bombs, the equivalent of five Hiroshimas. The bombing was their personal decision. Illegally and secretly, they bombed Cambodia, a neutral country, back to the Stone Age, and I mean Stone Age in its literal sense. Shortly after dawn on April 17, the bombings stopped and there was silence. Then, out of the forest, came the victors, the Khmer Rouges, whose power had grown out of all proportion to their numbers. They entered the capital Phnom Penh, a city most of them had never seen. They marched in disciplined Indian file through the long boulevards and the still traffic. They wore black and were mostly teenagers, and people cheered them, nervously, naively. After all, the bombing, the fighting, was over at last. The horror began almost immediately. Phnom Penh, a city of 2.5 million people, was forcibly emptied within an hour of their coming, the sick and wounded being dragged from their hospital beds, dying children being carried in plastic bags, the old and crippled being dumped beside the road, and all of them being marched at gunpoint into the countryside and towards a totally new society, the likes of which we have never known. The new rulers of Cambodia called 1975 "Year Zero", the dawn of an age in which there would be no families, no sentiments, no expressions of love or grief, no medicines, no hospitals, no schools, no books, no learning, no holidays, no music, no songs, no post, no money, only work and death.
Variante: Alle sette e mezzo il 17 aprile 1975, la guerra contro la Cambogia si concluse. Era una guerra particolare, poiché nessun paese aveva sofferto d'un tale bombardamento. Su questa terra, forse la più graziosa e più pacifica in tutta l'Asia, il presidente Nixon e il signor Kissinger sguanciarono centomila tonnellate di bombe, l'equivalente di cinque Hiroshima. Il bombardamento fu una loro scelta personale. Illegalmente e in segreto, bombardarono la Cambogia, un paese neutrale, fino a riportarla all'età della pietra, e intendo età della pietra nel suo senso strettamente letterale. Poco dopo l'alba, il 17 aprile 1975, i bombardamenti cessarono, e regnò il silenzio. Poi, i vittoriosi, i Khmer Rossi, il cui potere era cresciuto fuori proporzione dai loro numeri, emersero dalla foresta. Entrarono la capitale, Phnom Penh, una città che molti di loro non avevano mai visto prima. Marciarono in fila indiana disciplinata lungo i viali e il traffico immobile. Si vestivano di nero, ed erano per la maggior parte adolescenti. Il popolo li acclamò ansiosamente ed ingenuamente. Dopo tutto, i bombardamenti e le sparatorie erano finiti. Il terrore cominciò quasi immediatamente. Phnom Penh, una città di 2.5 milioni d'abitanti, fu evacuata con la foza entro un ora del loro arrivo, i malati e feriti trascinati dai loro letti d'ospedale, bambini morenti trasportati in sacchi di plastica, i vecchi e zoppi lasciati per la strada, tutti marciati sotto tiro verso la campagna e una società totalmente nuova, mai vista prima. I nuovi leader di Cambogia nominarono 17 aprile «Anno zero», l'alba di un' era in cui non ci sarebbero state famiglie, niente sentimenti, nessuna espressione d'amore o lutto, niente medicine, niente ospedali, niente scuole, niente libri, niente istruzione, niente vacanze, niente musica, niente canzoni, niente posta e niente denaro: solo fatica e morte.

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“Ci sono tante ragioni che ci condussero a evacuare la popolazione da Phnom Penh e altre città.La prima ragione era quella economica, cioè, di assicurare i viveri ai tanti milioni di abitanti nelle città. Dopo aver preso in considerazione il problema, siamo arrivati alla conclusione che non potevamo risolvere questo dilemma finché una popolazione così numerosa rimanesse nelle città. Ma se avessimo evacuato questa popolazione nella compagna, nelle cooperative, quest'ultime avrebbero potuto nutrirla, siccome dispongono di risaie, strumenti di produzione, e tutto ciò di cui avesse bisogno. […] La popolazione non avrebbe avuto alcuna fede nella rivoluzione se fosse lasciata a crepare di fame nelle città. Questa era la ragione economica.Insieme al problema economico c'era quello della difesa e la sicurezza del paese. Prima della liberazione, sapevamo già il piano d'emergenza degli imperialist statunitensi e dei loro alleati. Secondo questo piano, dopo la vittoria e la nostra marcia in Phnom Penh, ci avrebbero causato difficoltà negli ambiti politici, militari, economici e così via per distruggere la nostra rivoluzione. Quindi, dopo aver riflettuto sulla situazione, abbiamo evacuato la popolazione delle città nella campagna, nelle cooperative, per risolvere sia il problema dei viveri che schiacciare in anticipo il complotto degli imperialisti americani, così non avrebbero potuto attaccarci a Phnom Penh.”

Pol Pot (1925–1998) politico e rivoluzionario cambogiano

Citazioni tratte dalle interviste
Variante: Ci sono tante ragioni che ci condussero a evacuare la popolazione da Phnom Penh e altre città.La prima ragione era quella economica, cioè, di assicurare i viveri ai tanti milioni di abitanti nelle città. Dopo aver lungamente preso in considerazione il problema, siamo arrivati alla conclusione che non potevamo risolvere questo problema finché una popolazione così numerosa rimaneva nelle città. Ma se avessimo evacuato questa popolazione nella compagna, nelle cooperative, quest'ultime avrebbero potuto nutrirla, poiché dispongono di risaie, strumenti di produzione, e tutto ciò di cui avesse bisogno. [... ] La popolazione non avrebbe avuto alcuna fede nella rivoluzione se fosse lasciata a crepare di fame nelle città. Questa era la ragione economica.Connesso a questo problema economico c'era quello della difesa e della sicurezza del paese. Prima della liberazione, conoscevamo già il piano d'emergenza degli imperialist statunitensi e dei loro lacchè. Secondo questo piano, dopo la nostra vittoria e la nostra entrata in Phnom Penh, ci avrebbero creato difficoltà nell'ambito politico, militare, economico e così via per distruggere la nostra rivoluzione. Quindi, dopo aver riflettuto sulla situazione, abbiamo evacuato la popolazione delle città nella campagna, nelle cooperative, per risolvere sia il problema dei viveri e, allo stesso tempo, schiacciare in anticipo il complotto degli imperialisti americani, così che non avrebbero potuto attaccarci quando saremmo entrati a Phnom Penh.

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“A noi, al popolo, fu negato il diritto anche solo di accennare alla parola pace o partigiani della pace e chiunque fosse connesso con loro doveva soffrire in prigione, come se fosse un crimine imperdonabile. Ma ora, dopo che il popolo è stato liberato dalla schiavitù e che è sorta su di noi l'alba del 14 luglio, questa Repubblica e i suoi figli sono stati liberati e d'allora si sono messi in marcia sul cammino della libertà.”

Abd al-Karim Qasim (1914–1963) militare e politico iracheno

We, the people, were denied of the right even to mention the word peace or peace partisans and everyone related to them had to suffer from imprisonment as if it were an unpardonable crime. But now, after the people have been liberated from slavery, and after July 14 ha dawned on us, this Republic and her sons have been liberated and have been marching on the path of freedom ever since.
Principles of 14th July revolution

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“Casey è stato un assoluto fenomeno. […] È uno straordinario talento naturale. Lo è anche Márquez ma la differenza fra i due è che Marc cura il suo talento allenandosi tantissimo, Stoner non lo faceva.”

Davide Tardozzi (1959) pilota motociclistico e dirigente sportivo italiano

Origine: Citato in MotoGP, Tardozzi: "Per Ducati il futuro è Dovizioso, non Marquez" https://www.gpone.com/it/2018/10/18/motogp/tardozzi-per-ducati-il-futuro-e-dovizioso-non-marquez.html, Ggpone.com, 18 ottobre 2018.

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“Kaká: mai visto nella storia del Milan un giocatore così perfetto, entrato così pienamente dentro i meccanismi di squadra. Dopo un solo allenamento ho capito che questo era un ragazzo speciale, che con lui avremmo fatto un salto di qualità: ha cambiato la marcia del Milan.”

Andrij Ševčenko (1976) calciatore ucraino

Origine: Da un'intervista a DAZN; citato in Antonio Vitiello, Sheva a Dazn: “Kakà, mai visto nella storia del Milan un giocatore così perfetto. Maldini, un grande capitano” https://www.milannews.it/news/sheva-a-dazn-kaka-mai-visto-nella-storia-del-milan-un-giocatore-cosi-perfetto-maldini-un-grande-capitano-326869, Milannews.it, 13 marzo 2019.

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“La ripetizione si basa sui ritmi del corpo, quindi ci identifichiamo con il battito del cuore, o con la marcia o il respiro.”

Karlheinz Stockhausen (1928–2007) compositore tedesco

Origine: Citato in AA.VV., Il libro della musica classica, traduzione di Anna Fontebuoni, Gribaudo, 2019, p. 306. ISBN 9788858022894

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“Oggi i centri vaccinali sono similabili a quelli che vengono paragonati i marchi per le bestie.”

Paola Taverna (1969) politica italiana

Origine: Atto Senato n. 717 XVIII Legislatura [youtu.be/cIs78ZfPj2U?t=3m52s (video Senato TV)]. Roma, 3 agosto 2018.

“Illusione

Come un irrisolto
l'enigma mistero
spazia confini
nell'interstizio dei due cuori,
verticali assonanze
intersecati nei respiri flebili
dischiusi come ombrelli
a riparare dall'illusione cieca,
mentre suona mélo
il celtico cantico antico dell'universo astratto velleitario
nel fato di quegli occhi,
strade intrecciate
nello sguardo magnetico
dalle radici recise dal fuoco
della verace verità
che parla la lingua
della vita reale viscerale
a separare mani protese
l'uno per l'altra,
proteste al disincanto amore.
Come fumo liberatorio
che si libra in aria
quell'incenso del candelabro a quattro posti a evocare
aria e acqua, terra e fuoco,
così i loro olezzi dell'essere
si palesano ai loro petti
riscoprendo diversi
i loro pulsanti spiriti,
spiagge nel deserto del cuore
inviolate e inesplorate
ove ideare zattere dell'addio
che accarezza e materializza
la fine dell'illusione effimera
che plana verso il fango
della sua fasulla magia
nel palustre dell'inganno.
Esaltando le proprie ragioni
che slegano il nastro
del legame indissolubile
in due parti uguali…
Lui l'essenza della chimera
nell'etere fanatismo nel viaggio spazio temporale.
Lei l'equilibrio della ragione illuminata dalla fede
che vivifica la vita
nel tangibile reale
coi piedi in marcia sulla terra.
Ellittiche visioni personali
occludono il fluido sentire
dal manoscritto di quel amore
che destatosi dalla sua fulgore eccitazione,
ne firma il capolinea dell'illusione!

© Laura Lapietra”

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