Frasi su costituente

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema costituente, assemblea, due-giorni, partito.

Frasi su costituente

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“Le dittature sorgono non dai governi che governano e che durano, ma dall'impossibilità di governare dei governi democratici.”

Piero Calamandrei (1889–1956) politico italiano

1946; discorso all'Assemblea costituente del 5 settembre

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“Quando il governo viola i diritti del popolo, l'insurrezione, per il popolo e per ogni parte del popolo, è il più sacro di tutti i diritti e il più indispensabile di tutti i doveri.”

Gilbert du Motier de La Fayette (1757–1834) generale e politico francese

dal discorso all'Assemblea Costituente del 20 febbraio 1790 in Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1793, art. 35

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“L'insurrezione è il più santo dei doveri.”

Gilbert du Motier de La Fayette (1757–1834) generale e politico francese

dal discorso all'Assemblea Costituente del 20 febbraio 1790, in Mémoires du Gen. La Fayette, ed. 1837, vol. II, p. 382

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“Veniamo da molto lontano e andiamo molto lontano! Senza dubbio! Il nostro obiettivo è la creazione nel nostro Paese di una società di liberi e di eguali, nella quale non ci sia sfruttamento da parte di uomini su altri uomini.”

Palmiro Togliatti (1893–1964) politico e antifascista italiano

Origine: Dal discorso Per la sfiducia al IV Governo De Gasperi, Assemblea Costituente, 26 settembre 1947, in Discorsi parlamentari: 1946-1951, Camera dei deputati, 1984.

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“La difficile primavera del 1988. Con il pretesto del controllo delle droghe stati polizieschi oppressivi sono stati messi su in tutto il mondo occidentale. La programmazione precisa del pensiero emozione e impressioni sensoriali apparenti secondo la tecnologia descritta nel bollettino 2332 mette gli stati polizieschi in grado di mantenere una facciata democratica dietro la quale denunciano a gran voce come criminali, pervertiti e drogati tutti quelli che si oppongono alla macchina di controllo. Eserciti underground operano nelle grandi città disturbando la polizia con informazioni false attraverso telefonate e lettere anonime. […] Malgrado i diversi scopi e formazioni dei suoi membri costituenti l'underground è d'accordo sugli obiettivi base. Intendiamo marciare contro la macchina della polizia dappertutto. Intendiamo distruggere la macchina della polizia e tutti i suoi archivi. Intendiamo distruggere tutti i sistemi verbali dogmatici. La cellula familiare e le sue cancerose espansioni in tribù, paesi, nazioni noi la sradicheremo alle sue radici vegetali. Non vogliamo più sentire nessuna storia di famiglie, storia di madre, storia di padre, storia di poliziotto, storia di prete, storia di paese o storia di partito. Per dirla in parole povere noi abbiamo sentite abbastanza stronzate.”

«Mamma ed io si vorrebbe sapere»; 1979, pp. 130-131
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“Motoscafo turismo modificato M T M detto «barchino esplosivo». Motoscafo a fondo piatto, largo m. 1,90, lungo m. 5,20; un motore Alfa Romeo 2500 gli assicura la velocità di 32 mg.; 5 ore di autonomia alla massima velocità. Il complesso elica-timone, costituente un blocco esterno allo scafo come in un fuori-bordo, è rotante; si solleva cioè, con facile manovra, per passare a fior d'acqua sopra le ostruzioni senza intopparvi. Nella parte anteriore del motoscafo ha sede un barilotto contenente 300 Kg. di esplosivo con sistema di scoppio ad urto o a pressione idrostatica. Un uomo solo lo pilota; superate cautamente le eventuali ostruzioni e le reti para siluro, individua il bersaglio; lo punta con la prua del barchino: quando è in punteria, mette a tutta forza, blocca il timone, e subito si lancia in mare. Mentre il pilota, per non trovarsi in acqua al momento dell'esplosione, si issa rapidamente sul salvagente di legno che gli faceva da schienale e che si stacca da bordo un attimo prima del tuffo mediante la manovra di una leva, il barchino continuando la sua corsa investe il bersaglio: la parte poppiera si stacca da quella prodiera (per l'azione di una corona di carichette esplosive disposte tutt'intorno allo scafo che, all'urto, tranciano il barchino in due) e affonda rapidamente, mentre il barilotto con la carica, giunto alla quota prestabilita in base al pescaggio del bersaglio, esplode per pressione idrostatica, aprendogli una vasta falla nell'opera viva. Con questo mezzo d'assalto sono stati compiuti gli attacchi di Suda e di Malta.”

Junio Valerio Borghese (1906–1974) militare e politico italiano

Origine: Decima Flottiglia Mas, p. 27

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“Sono qui anche perché non potevo più subire le posizioni di chi – per legittimarsi agli occhi della comunità finanziaria–mediatica – arriva a giudicare il ventennio fascista addirittura come "il male assoluto."”

Daniela Santanchè (1961) politica e imprenditrice italiana

dal discorso all'assemblea costituente del partito La Destra dell'11 novembre 2007 a Roma
Origine: http://www.danielasantanche.com/discorso.pdf

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“Meglio una destra figa che una destra fighetta…”

Francesco Storace (1959) politico e giornalista italiano

dal discorso all'assemblea costituente del partito La Destra dell'11 novembre 2007 a Roma; citato in Annalisa Terranova, E Storace trova la sua Lara Croft... http://www.senato.it/notizie/RassUffStampa/071113/g73pa.tif, Secolo d'Italia, 13 novembre 2007, p. 1

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“Se noi siamo qui a parlare liberamente in quest'aula, in cui una sciagurata voce [Benito Mussolini] irrise e vilipese venticinque anni fa le istituzioni parlamentari, è perché per venti anni qualcuno ha continuato a credere nella democrazia, e questa sua religione ha testimoniato con la prigionia, l'esilio e la morte.
Io mi domando, onorevoli colleghi, come i nostri posteri tra cento anni giudicheranno questa nostra Assemblea Costituente: se la sentiranno alta e solenne come noi sentiamo oggi alta e solenne la Costituente Romana, dove un secolo fa sedeva e parlava Giuseppe Mazzini. Io credo di sì: credo che i nostri posteri sentiranno più di noi, tra un secolo, che da questa nostra Costituente è nata veramente una nuova storia: e si immagineranno, come sempre avviene che con l'andar dei secoli la storia si trasfiguri nella leggenda, che in questa nostra Assemblea, mentre si discuteva della nuova Costituzione Repubblicana, seduti su questi scranni non siamo stati noi, uomini effimeri di cui i nomi saranno cancellati e dimenticati, ma sia stato tutto un popolo di morti, di quei morti, che noi conosciamo ad uno ad uno, caduti nelle nostre file, nelle prigioni e sui patiboli, sui monti e nelle pianure, nelle steppe russe e nelle sabbie africane, nei mari e nei deserti, da Matteotti a Rosselli, da Amendola a Gramsci, fino ai giovinetti partigiani, fino al sacrificio di Anna-Maria Enriquez e di Tina Lorenzoni, nelle quali l'eroismo è giunto alla soglia della santità.
Essi sono morti senza retorica, senza grandi frasi, con semplicità, come se si trattasse di un lavoro quotidiano da compiere: il grande lavoro che occorreva per restituire all'Italia libertà e dignità. Di questo lavoro si sono riservata la parte più dura e più difficile; quella di morire, di testimoniare con la resistenza e la morte la fede nella giustizia. A noi è rimasto un compito cento volte più agevole; quello di tradurre in leggi chiare, stabili e oneste il loro sogno: di una società più giusta e più umana, di una solidarietà di tutti gli uomini, alleati a debellare il dolore.
Assai poco, in verità, chiedono a noi i nostri morti.
Non dobbiamo tradirli.”

Piero Calamandrei (1889–1956) politico italiano

Origine: Discorso pronunciato all'Assemblea Costituente nella seduta del 4 marzo 1947.

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“Il secondo motivo che rese questa Costituzione veramente impalatabile e nociva per il regime che ne doveva nascere, fu che i nostri costituenti partirono dal punto di vista opposto a quello da cui sarebbero partiti i costituenti tedeschi quando la Germania fu libera di elaborare una sua Costituzione. Da che cosa partirono i costituenti tedeschi? Da questo ragionamento: il nazismo fu il frutto della Repubblica di Weimar. Cos'era la Repubblica di Weimar? Era l'impotenza del potere esecutivo, cioè del Governo. […] La Germania rimase nel disordine, nel caos, nella Babele dei partiti che non riuscivano a trovare mai delle maggioranze stabili, quindi dei governi efficaci. Ecco perché Hitler vinse, perché il nazismo vinse. I costituenti nostri partirono dal presupposto contrario, cioè dissero: «Cos'era il fascismo? Il fascismo era il premio dato a un potere esecutivo che governava senza i partiti, senza controlli eccetera. Quindi noi dobbiamo esautorare completamente il potere esecutivo, [negando] la possibilità di dare ai governi una stabilità, eccetera». Per rifare che cosa? Weimar. Cioè, mentre i tedeschi partivano dalla negazione di Weimar, noi arrivavamo [a Weimar] senza dirlo. Nessuno lo disse, ma questo fu il risultato. […] Non fu possibile nemmeno introdurre quella solita linea di sbarramento che invece fu introdotta in Germania, per cui i partiti che non raggiungevano non ricordo se il 5 o il 3%, non avevano diritto a una rappresentanza. No, tutti i partiti dovevano esserci e tutti avevano un potere di ricatto sulle maggioranze, che erano per forza di cose di coalizioni.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

da Dall'assemblea costituente alla vigilia delle elezioni del 1948
Interviste

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“È strano che non si trovi più nessuno, ma nemmeno all'estrema sinistra, che ricordi questi fatti documentati. Ancora nel novembre del 1993 quando ormai per Forza Italia si tratta proprio di stabilire i colori delle coccarde e delle bandierine, c'erano i kit del candidato, stavano facendo i provini nel parco della villa di Arcore per vedere i candidati più telegenici; in quel periodo, a tre mesi dalle elezioni del marzo del 1994, Mangano incontra due volte Dell'Utri a Milano. E questa non è una diceria, c'è nelle agende della segretaria di Dell'Utri: Palazzo Cellini, sede di Publitalia, Milano 2, i magistrati arrivano e prendono le agende e nell'agenda del mese di novembre del 1993 si trovano due appuntamenti fra Dell'Utri e Mangano, il 2 novembre e il 30 novembre. E Mangano chi era, in quel periodo? Non era più il giovane disinvolto del '73-'74 quando fu ingaggiato e portato ad Arcore come stalliere: qui siamo vent'anni dopo. Mangano era stato in galera undici anni a scontare una parte della pena complessiva di 13 anni che aveva subito al processo Spatola per mafia e al maxiprocesso per droga, due processi istruiti da Falcone e Borsellino insieme. È stato definitivamente condannato per mafia e droga a 13 anni, ne aveva scontati 11, uscito dal carcere nel 1991 era diventato il capo reggente della famiglia mafiosa di Portanuova e grazie al suo silenzio in quella lunga carcerazione aveva fatto carriera e partecipato alle decisioni del vertice della mafia di fare le stragi. E poche settimane dopo le ultime stragi di Milano e Roma, Dell'Utri incontra un soggetto del genere a Milano negli uffici dove sta lavorando alla nascita di Forza Italia. Io non so se tutto questo sia penalmente rilevante, lo decideranno i magistrati: penso che sia politicamente e storicamente fondamentale saperlo, mentre si vede Gianfranco Fini che cita Paolo Borsellino al congresso che sta incoronando il responsabile di tutto questo, cioè Berlusconi. Verrebbe da dire "pulisciti la bocca". Possibile che invece di abboccare a tutti i suoi doppi giochi, quelli del centrosinistra non – ma dico uno, non dico tutti, li conosciamo, fanno inciuci dalla mattina alla sera e sono pronti a ricominciare con la Costituente come se non gli fosse bastata la bicamerale – uno, di quelli anche più informati, che dica "ma come ti permetti di parlare di Borsellino? Leggiti quello che diceva, Borsellino, di questi signori in quella famosa intervista prima di morire". Leggiti quello che c'è scritto nella sentenza Dell'Utri e poi vergognati, perché quel partito lì non l'ha fondato lo Spirito Santo, l'hanno fondato Berlusconi, Dell'Utri, Craxi con l'aiuto di Mangano che faceva la spola fra Palermo e Milano, infatti le famiglie mafiose decidono di votare per Forza Italia e di abbandonare Sicilia Libera – che viene sciolta nell'acido probabilmente – quando Mangano arriva giù a portare le garanzie.”

Marco Travaglio (1964) giornalista, saggista e scrittore italiano

da I nuovi padri della patria http://www.beppegrillo.it/2009/03/passaparola_lun_22.html#comments, 30 marzo 2009
BeppeGrillo.it

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“Fini mi ha deluso perché ha paura delle donne, perché non crede nella meritocrazia e ti fa sentire come se l'unico intelligente in giro fosse lui.”

Daniela Santanchè (1961) politica e imprenditrice italiana

dal discorso all'assemblea costituente del partito La Destra dell'11 novembre 2007 a Roma
Origine: Citato in Paola Di Caro, Santanchè e la Destra: «Avremo la bava alla bocca» http://www.corriere.it/politica/07_novembre_12/santanche_destra_storace.shtml, Corriere della Sera (Roma), 12 novembre 2007.

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“Noi non siamo un partito moderato, siamo un partito incazzato e con la bava alla bocca, che non darà tregua a chi tradisce i propri valori.”

Daniela Santanchè (1961) politica e imprenditrice italiana

dal discorso all'assemblea costituente del partito La Destra dell'11 novembre 2007 a Roma
Origine: Citato in Giap, Storace vuole anche la Fiamma: «Fini la dia a noi e vada nel PPE» http://www.senato.it/notizie/RassUffStampa/071112/g6nej.tif, il Giornale, 12 novembre 2007, p. 9.

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“La discussione ha messo in luce un problema nuovo, che la scuola privata diventi una seconda scuola di stato.”

Palmiro Togliatti (1893–1964) politico e antifascista italiano

Origine: 22 ottobre 1946; citato in Mario A. Manacorda, Scuola pubblica o privata?, Editori Riuniti, Roma, 1999, p. 61.

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“Non mi riconosco totalmente in questa carta costituzionale. Avevo due anni quando è stata eletta l'Assemblea costituente. Ma le regole che ci sono vanno attuate anche da chi non ci crede: io ho giurato sulla Costituzione e non sgarro di una riga.”

Francesco Speroni (1946) politico italiano

Origine: Citato in Speroni: ministro senza sede, ma gia' lavoro con Barbera https://web.archive.org/web/20151017122023/http://archiviostorico.corriere.it/1994/maggio/22/Speroni_ministro_senza_sede_gia_co_0_94052211661.shtml, Corriere della Sera, 22 maggio 1994.

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“Ci eravamo sentiti rallegrare, quando fu messo fuori dal Ministero il così detto sistema delle regioni. Sperammo trovata la vera formula del saldo e libero ordinamento d'Italia: aggiunta la nuova unità ai preziosi acquisti unitarj della tradizione: rappresentata in cotesto sistema quella triplice centralità, che abbisogna al progressivo vivere d'ogni popolo moderno; vale a dire la centralità nazionale, istrumento della sovranità costituente, legislatrice, e amministrativa dello Stato: la centralità municipale, primo ritrovo delle famiglie in opera comune di civiltà; e la centralità regionale, consorzio mediatore tra il Comune e lo Stato, autorità di mezzo, partecipe insieme della vita dell'uno e dell'altro.”

Giuseppe Montanelli (1813–1862) scrittore e politico italiano

cap. 1, p. 2
Dello ordinamento nazionale
Variante: Ci eravamo sentiti rallegrare, quando fu messo fuori dal Ministrero il così detto sistema delle regioni. Sperammo trovata la vera formula del saldo e libero ordinamento d'Italia: aggiunta la nuova unità ai preziosi acquisti unitarj della tradizione: rappresentata in cotesto sistema quella triplice centralità, che abbisogna al progressivo vivere d'ogni popolo moderno; vale a dire la centralità nazionale, istrumento della sovranità costituente, legislatrice, e amministrativa dello Stato: la centralità municipale, primo ritrovo delle famiglie in opera comune di civiltà; e la centralità regionale, consorzio mediatore tra il Comune e lo Stato, autorità di mezzo, partecipe insieme della vita dell'uno e dell'altro. (cap. 1, p. 2)

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“Partigiano, sopravvissuto al campo di concentramento, padre costituente, professore e poi rettore dell'università Cattolica, Lazzati è, in politica, un punto di riferimento per i cattolici democratici.”

Gianni Barbacetto (1952) giornalista e scrittore italiano

Dal suo blog su Il fattoquotidiano.it
Origine: Da La Milano di Scola: via la Fondazione di Martini, arriva Cl https://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10/22/la-milano-di-scola-via-la-fondazione-di-martini-arriva-cl/2151220/, 22 ottobre 2015.

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“Mia cara Miledy — Son più morta che viva. I rapporti di Pignatelli fatti a Luzzj, i documenti forniti da quelle canaglie di nobili provano che la rivoluzione è intieramente consumata. Il popolo è unito col potere costituente. Essi hanno disarmata tutta l'infame truppa, castelli, arsenale ec. Mack è scomparso. Calandra con 2500 uomini dice di non poter far nulla. Tutta la truppa chiama il popolo e dà loro le armi. Zurlo è stato trascinato ferito innanzi il tribunale dell'infame città e messo in castello. Ciò prova che la nobiltà dirìge tutto. Tre colonnelli, Fardella, Bologna e Baumont tradotti innanzi al tribunale; i due primi messi in libertà, il terzo imprigionato, infine orrori. Castellammare e Salerno sono già in rivoluzione. M'aspetto domani sentir l'istesso delle Calabrie. Sono così afflitta, che preferisco l'entrata dei Francesi e che tolgano a quei miserabili fino all' ultima camicia, piuttosto che di vedere i nostri proprii sudditi bestie vili, poltroni, ma furfanti, condursi in tal guisa. Il pranzo è contramandato. Ohimè, mia cara, sono molto sventurata. Dio voglia che il contro colpo non si faccia sentire in Sicilia: sono desolata, ma bisogna riacquistar Napoli e difendere la Sicilia. Egli è certo che qualche birbante nascosto vi tien la mano. Questi sciocchi… non ho più testa: in una parola, sono molto fuor di speranza. Se potessi vedervi alle ore 23 o 24 col cavaliere ed il nostro eroe Nelson mi sarebbe di sollievo, bisogna efficacemente pensare a salvarci. Compatite un onesta amica, un alleata fedele, ma un affettuosa madre, sposa e sventurata regina.”

Maria Carolina d'Asburgo-Lorena (1752–1814) regina consorte di Napoli e Sicilia, moglie di Ferdinando I delle Due Sicilie

dalla lettera del gennaio 1799, p. 59
Carteggio di Maria Carolina Regina delle due Sicilie con Lady Emma Hamilton

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“[Sulla richiesta di una nuova Assemblea Costituente durante Tangentopoli] Un'assemblea costituente si convoca quando c'è una tale rottura all'interno del Paese, come avvenne dopo la guerra e dopo la caduta del fascismo, e ciò fu indispensabile. Pur in presenza di fatti gravissimi, di una degenerazione del sistema politico pericolosissima, non siamo nella situazione del dopoguerra, e ricorrere ad una costituente mi pare davvero eccessivo.”

Nilde Iotti (1920–1999) politica italiana

Origine: Dal discorso all'Università di Firenze; citato in "Eccessivo ricorrere ad una Costituente" http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,2/articleid,0778_01_1993_0074_0002_10988766/, La Stampa, 16 marzo 1993.