Frasi su viandante

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema viandante, due-giorni, vita, uomini.

Frasi su viandante

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“Viandante, | amare è trovare la propria anima | attraverso l'anima dell'amato. | Quando l'amato si ritrae dalla tua anima | allora tu l'hai perduta.”

Mary McNeely, 2010
Antologia di Spoon River
Variante: Viandante,
amare è ritrovare la propria anima
traverso l'anima dell'amato.
Quando l'amato se ne stacca,
allora tu l'hai perduta.
È scritto: "Ho un amico,
ma il mio dolore non ha amici".

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“L'astinenza ha dei mortali mancamenti che alcune briciole, cadute a una a una da quel cielo che da Dan al Sahara dà la manna al viandante, prevengono.”

Honoré De Balzac (1799–1850) scrittore, drammaturgo e critico letterario francese

Il giglio della valle

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“La storia degli uomini è un attimo fra due passi di un viandante.”

da III quaderno; 2010
Quaderni in ottavo

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“Sono un viandante sullo stretto marciapiede della terra, e non distolgo il pensiero dal Tuo volto che il mondo non mi svela.”

Papa Giovanni Paolo II (1920–2005) 264° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

dalla poesia Meditazioni sulla morte, IV, 3, 1975

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“Viandante non c'è via, | la via si fa con l'andare.”

Antonio Machado (1875–1939) poeta e scrittore spagnolo

da Campos de Castilla
Poesie
Origine: In Opera poetica, a cura di Oreste Macrì, Le Lettere, 1994.

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“Una volta si svela ogni cosa vivente, una volta ogni paesaggio, e pienamente: ma solo a un cuore commosso.”

Hugo Von Hofmannsthal (1874–1929) scrittore, drammaturgo e librettista austriaco

da Momenti in Grecia, II, Il viandante, p. 346
L'ignoto che appare

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“Un giorno il viandante che passerà dall’alto dei colli che recingono Genova, accennando con la mano i lontani cumuli di detriti, dirà: laggiù fu Genova.”

Brigida di Svezia (1303–1373) religiosa e mistica svedese

metà del '300, presso mura della Chiappe, sul colle del Peralto
Attribuite
Origine: Citato da Genova la Superba https://www.genovasuperba.it/, su genovasuperba.it. URL archiviato il 26 novembre 2019 http://archive.is/XpGIq/.

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“Una cassa di caratteri tipografici, buttata all'aria, può ricomporsi da sola in una raccolta completa delle opere di Shakespeare?”

Aleksandr Ivanovič Oparin (1894–1980) biochimico e biologo russo

da L'origine della vita sulla Terra; citato in Gianfranco Ravasi, Fede e ragione le due viandanti. La teologia si confronta con l'evoluzionismo e le neuroscienze http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2010-11-21/fede-ragione-viandanti-063837.shtml, Il Sole 24 ORE, 21 novembre 2010

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“È un viaggio per viandanti pazienti, un libro.”

Alessandro Baricco (1958) scrittore e saggista italiano

I Barbari

“Di fronte agli eroi kleistiani il viandante di Goethe è un prudente sperimentatore del numinoso e Faust un metodico architetto della propria anima.”

Ladislao Mittner (1902–1975) critico letterario, linguista e insegnante italiano

Origine: Citato in Corriere della Sera, 28 luglio 2001.

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“Il viandante con le saccoccie vuote può cantare in faccia al ladro.”

Decimo Giunio Giovenale (50) poeta e oratore romano

X, 22

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“Perché reggono l'intero peso. | Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi. | Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare. | Perché portano via. | Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta. | Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali. | Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al cancello di una fabbrica. | Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare. | Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura. | Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin. | Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante. | Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un inginocchiatoio. | Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo. | Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la ruffiana tarantella. | Perché non sanno accusare e non impugnano armi. | Perché sono stati crocefissi. | Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il bersaglio non meriti l'appoggio. | Perché, come le capre, amano il sale. | Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano in nome del corpo contro la morte.”

Erri De Luca (1950) scrittore, traduttore e poeta italiano

da Elogio dei piedi
Origine: Da Altre prove di risposta, Edizioni Libreria Dante & Descartes, Napoli, 2008, p. 77; citato in Adriano Labbucci, Camminare, una rivoluzione, Donzelli Editore, 2011, pp. 5-6 https://books.google.it/books?id=-MzwMpHm9Y0C&pg=PA5. ISBN 8860366283

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“Felice lo scrittore, il quale, lasciando da parte i caratteri noiosi ed antipatici che lo hanno colpito per il loro banale, triste realismo, si dedica alla descrizione di quelli che rivelano l'alta dignità dell'uomo, e felice colui che dall'immenso turbine delle immagini ogni giorno ricorrenti, ne sceglie solo pochissime ed elette; felice lo scrittore che non ha mai tradito l'elevato tono della propria ispirazione, non si è abbassato dalla sua altezza al livello dei poveri confratelli mortali, si è tutto immerso nelle proprie immagini idealizzate, senza mai toccare la terra, da cui queste sono tanto lontane. Doppiamente invidiabile è la sua splendida sorte: sta in mezzo alle sue splendide creature come nella propria famiglia, e alte e lontane si diffondono le sue parole. Ha offuscato gli occhi degli uomini con fumi inebrianti, li ha meravigliosamente lusingati, celando le tristezze della vita e mostrando loro bellissimo l'uomo. Tutti, applaudendo, lo seguono e corrono dietro il suo carro trionfale. Lo dicono un grande universale poeta, che s'innanza sugli altri geni del mondo, come l'aquila al di sopra degli altri uccelli. Soltanto a sentirne il nome, palpitano i giovani ardenti cuori; lacrime gli rispondono, brillano negli occhi di tutti… Non v'è chi l'uguagli nella sua forza: egli è un dio! Ma non è questo il destino, ben diversa è la sorte dello scrittore, che osa far venire alla superficie quando sta sempre bene in vista, ma che gli occhi indifferenti non vedono, che osa smuovere la terribile melma delle piccinerie che sviano la nostra vita, che penetra nella profondità delle nature fredde, volgari e meschine, di cui brulica il nostro cammino sulla terra, a volte amaro e tedioso; guai allo scrittore che osa, con la potenza del suo scalpello implacabile, rappresentarle in preciso rilievo, agli occhi di tutti! Egli non raccoglie gli applausi del popolo, non scorge lacrime di riconoscenza, non conosce l'unanime plauso degli animi commossi; non gli vola incontro la fanciulla sedicenne, col cervello acceso, colma di eroico entusiasmo; a lui non è dato obliarsi nel dolce incantesimo dei suoni da lui stesso evocati; né può sfuggire al giudizio dei contemporanei, al giudizio ipocritamente insensibile dei contemporanei, un giudizio che dirà di nessun conto e degne di disprezzo le creature da lui vagheggiate, gli assegnerà un posto disprezzato tra gli scrittori che offendono l'umanità, attribuirà a lui le peculiarità dei personaggi che ha descritto, gli negherà il cuore, l'anima e la divina fiamma dell'ingegno, poiché il giudizio dei contemporanei non riconosce come siano egualmente belle le lenti che guardano il sole e quelle che ci mostrano i movimenti degli insetti invisibili; il giudizio dei contemporanei non riconosce che occorre una eccezionale profondità dello spirito per illuminare un quadro che ritrae il lato spregevole della vita e trasformarlo nella perla dell'opera d'arte: il giudizio dei contemporanei non riconosce che l'altisonante riso dell'entusiasmo è degno di stare a fianco agli elevati moti lirici e che un abisso si apre fra questo riso ed i contorcimenti di un pagliaccio da fiera! Non riconosce tutto questo, il giudizio dei contemporanei, e tutto volge a rimprovero e beffa dello scrittore misconosciuto: senza trovare partecipazione, rispondenza, simpatia, come un viandante che non abbia famiglia, egli resta solo sulla strada. Duro è il suo cammino e ben amara la sua solitudine.”

VII; 2003, pp. 146-147
Le anime morte, Parte prima

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“Ti ho tenuta in mano, Viandante. Ed eri bellissima.”

Ian
L'ospite

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“Già è scesa la sera sulla nostra | inquieta stanchezza di viandanti.”

Carlo Martini (critico letterario) (1908–1978) critico letterario italiano, poeta italiano

Citazioni di Carlo Martini
Origine: Citato in Nicola Francesco Cimmino, Poeti vecchi e nuovi (C. Govoni, C. Martini, B. Nardini, T. Marrone, C. Zannerio), in Nota sulla letteratura italiana nel 1950, Sansoni, Firenze, 1951, p. 50.

“In principio, quando l'universo fu creato dal nulla, subito si sbriciolò per mancanza di coesione. Simili a migliaia di minuscoli tasselli, in apparenza privi di ogni scopo e significato, tutti i pezzi erano identici per forma e dimensione, pur differendo nel colore e nella struttura. Noi non abbiamo la minima idea di quale fosse il mosaico originale, nessuna traccia o disegno a guidarci… Non possiamo sapere a cosa somiglierà… No, finché l'ultimo tassello non sarà rimesso al suo posto… Tre strumenti abbiamo a disposizione per completare quest'opera: totale non interferenza, controllo di ogni singolo atto, alternanza di poteri fino al raggiungimento di un equilibrio soddisfacente. Nessuno dei tre metodi, può avere successo senza il concorso degli altri due; questo dobbiamo accettarlo come un principio basilare, altrimenti non potremmo spiegarci gli eventi è passati… Il problema è tuttora irrisolto; ma noi procediamo per gradi. Un progresso è seguito da una battuta d'arresto e dalla perdita di qualcosa, che sarà poi riconquistata e perfezionata nella nuova ondata di progresso. La differenza tra il mosaico e l'Universo è che un mosaico è un disegno statico, immobile: la raffigurazione della Morte. Noi non tendiamo ad un tempo in cui tutto sarà immoto, ma ad un tempo in cui tutto sarà in movimento armonico col tutto: roccia pianta pesce uccello animale e uomo. Non è mai stato, né mai sarà un compito facile. Ma la via costruita nella speranza risulta più agevole al viandante di quella tracciata nella disperazione, anche se entrambe conducono alla stessa meta.”

Le luci di Atlantide

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“Eletta, prudente, di grazie piena, | di schiatta di re possenti, | dono a noi tu sei della casa Latina, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima! || Viandante al cielo | nelle leggi del cielo profonda, | rinnegasti te stessa, e il grado avito, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima! || Sapiente, santa, veneranda vergine, | al fuoco gettato dal Verbo in terra | accendesti la lampada della fede, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima! || Allo sposo, Cristo incarnato, | con intatta verginità sposata, | nel talamo inaccessibile riposasti, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima! || D'amor nutrita, pavone gentile, con fila d'oro lucenti e fine, | del crisma, e di triplice corona invidiabile, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima! || Dritto-volante colomba aerea, | l'arca del novello Noè è tuo riposo: | spegnitrice di serpi, cicogna giusta, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima! || Savia martire combattente | per la potenza del Verbo del Padre, | che forte pigiasti lo strettojo colmo, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima! || Oh colorita di colore purpureo, fronzuta, vermiglia qual mela, | inclita sposa, di sangue velata, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima!”

Nerses Shnorhali (1102–1173) scrittore e santo armeno

Inno a Santa Ripsima
Origine: In Orfeo, il tesoro della lirica universale, a cura di Vincenzo Errante e Emilio Mariano, sesta edizione rinnovata e accresciuta da Emilio Mariano, Sansoni, Firenze, traduzione di Anonimo Padre Mechitarista, pp. 277-278.

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“Automòbile. Dal greco αύτός = se stesso, e mobile: in origine aggettivo, poi sostantivo, per indicare la nota vettura a motore, spavento dei viandanti, concorrente con le ferrovie; aerodinamica. Di qual genere è automobile?”

Alfredo Panzini (1863–1939) scrittore e critico letterario italiano

Se ne è disputato in Francia, madre dell'automobilismo, quindi anche in Italia. Ieri prevaleva il maschile, oggi il femminile. La Fiat ne richiese d'Annunzio. Rispose: femmina!
Dizionario Moderno