Frasi sull'et
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“Ti ho ferito con un bacio per metà, | ma l'hai capito | che non ho fatto apposta.”

Cristina Donà (1967) cantautrice italiana

da Niente di particolare (a parte il fatto che mi manchi), n.° 7

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“La Croazia ha avuto finora i più rigidi criteri di adesione nell'Ue e il fatto che li abbia soddisfatti parla da solo sul fatto che il Paese è pronto. Le riforme che abbiamo portato a termine hanno reso la nostra società migliore e le nostre istituzioni più pronte per la difesa dello Stato di diritto e dei diritti umani.”

Ivo Josipović (1957) politico croato

Origine: Citato in Stefano Giantin, Josipovic: «Siamo la prova che l’Europa vive e attrae» http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2013/06/30/news/josipovi-siamo-la-prova-che-l-europa-vive-e-attrae-1.7345189, Il Piccolo, 30 giugno 2013.

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“Da molti anni, vado riflettendo sul fatto che forse il vero bipolarismo (trasversale agli attuali schieramenti) è tra chi vuole una legge in più e chi una in meno, tra chi vuole un intervento dello stato in più e chi uno in meno, tra chi vuole un allargamento della sfera di decisione pubblica o collettiva e chi invece preferirebbe un irrobustimento della sfera di decisione individuale e privata. Personalmente, ritengo sempre più desiderabile la seconda opzione: vale per l'economia tanto quanto per le libertà personali. Da anni, un intellettuale coraggioso come Alain Finkielkraut ci spiega che una società libera non è un "accumulo di diritti”

Daniele Capezzone (1972) politico italiano

diritto a questo, diritto a quello...). Questa impostazione ha già avuto un peso, a mio avviso negativo, su una parte della nostra Costituzione (diritto alla casa, diritto al lavoro, e così via: solennemente proclamati, e ovviamente irrealizzabili, in quei termini). Ora l'errore più grave sarebbe quello di trasferire questo "metodo" anche in altri ambiti: quando invece il tema non sarebbe quello di chiedere un "diritto" codificato in più, ma una facoltà in più, o un divieto in meno, o un intervento pubblico in meno. (da Il Foglio, 24 febbraio 2011)

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“Certamente Mussolini fu un grossissimo politico, un uomo politico di grandissimo fiuto, di tempismo formidabile: lo dimostrò la facilità con cui vinse. Forse dovuta per metà alle sue capacità, alla sua bravura – parlo sempre come politico – e per metà all'insipienza, alla nullaggine dei suoi avversari, perché è tempo oramai di dire anche questo. Non c'è dubbio che il potere assoluto guastò completamente Mussolini: il Mussolini del 1930 non era certamente quello del 1940, il Mussolini di dieci anni dopo l'avvento al potere era diventato una specie di marionetta, la caricatura di sé stesso. Aveva perso proprio il senso della realtà, che era stato invece il suo forte da principio, il contatto col pubblico lo aveva perso, il senso della misura, e lo aveva dimostrato poi con gli errori madornali che ha fatto. Nei primi dieci anni credo che alcune cose buone le abbia fatte. Non credo che abbia ucciso la democrazia, credo che l'abbia soltanto seppellita perché era già morta. Da quel poco che ricordo l'Italia era un grosso carnevale, e anche abbastanza drammatico, perché la situazione interna era addirittura sfasciata: correva sangue, ne correva molto, noi in Toscana ne sapevamo qualcosa […]. E quindi non è vero che lui… le democrazie non vengono mai uccise, le democrazie muoiono. Dopodiché si dà la colpa a chi le seppellisce, ma la verità è che si suicidano, e credo che la democrazia italiana del '21-22 si sia suicidata. […] Mussolini capì una cosa fondamentale: che per piacere agli italiani bisognava dare a ciascuno di essi una piccola fetta di potere col diritto di abusarne. Questo era il fascismo. Il fascismo aveva creato una gerarchia talmente articolata e complessa che ognuno aveva dei galloni: il capofabbricato, il caposettore… tutti avevano una piccola fetta di potere, di cui naturalmente ognuno abusava, come è nel carattere degli italiani.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

da Questo secolo, 18 maggio 1982
Interviste

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“[Chi sarà il nostro lettore] Noi non lo sappiamo perché non siamo un giornale di parte, e tanto meno di partito, e nemmeno di classi o di ceti. In compenso, sappiamo benissimo chi non lo sarà. Non lo sarà chi dal giornale vuole soltanto la "sensazione”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

... ] Non lo sarà chi crede che un gol di Riva sia più importante di una crisi di governo. E infine non lo sarà chi concepisce il giornale come una fonte inesauribile di scandali fine a se stessi. Di scandali purtroppo la vita del nostro Paese è gremita, e noi non mancheremo di denunciarli [... ] Ma non lo faremo per metterci al rimorchio di quella insensata e cupa frenesia di dissoluzione in cui si sfoga un certo qualunquismo, non importa se di destra o di sinistra [... ] Vogliamo creare, o ricreare, un certo costume giornalistico di serietà e di rigore. E soprattutto aspiriamo al grande onore di venire riconosciuti come il volto e la voce di quell'Italia laboriosa e produttiva che non è soltanto Milano e la Lombardia, ma che in Milano e nella Lombardia ha la sua roccaforte e la sua guida. (25 giugno 1974)

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“La fine del Muro è una cosa buona, la fine di una vergogna: non possiamo che salutarla con soddisfazione. Ma guardiamoci dal prendere abbaglio sui suoi moventi. Ulbricht concepì e Honecker realizzò il muro per impedire che i tedeschi dell'Est fuggissero in massa nella Germania dell'Ovest: già 9 (diconsi nove) milioni lo avevano fatto fin allora. E il rimedio fu, come tutti quelli che escogitano nei regimi totalitari, drastico e semplicistico: murare viva la gente dietro una colata di cemento, senza pertugi. […] Abbiamo in uggia le astrazioni. Ma ciò che distingueva le due Germanie è l'idea morale e giuridica dell'uomo: che a Ovest è padrone di se stesso, e quindi può andarsene dove vuole: ad Est è proprietà dello Stato che ne regola i movimenti. Per chi non ricorda questo, il Muro di Berlino era, oltre che barbaro, incomprensibile e irrazionale: mentre invece ha obbedito a una sua logica. Nel momento in cui il bunker si affloscia e sopravvive come mero ammasso di cemento ricordandoci un altro bunker, quello che fece da fossa di Hitler (anche questo pare impossibile: ma i regimi in Germania muoiono nei bunker), il Muro va ricordato per ciò che è stato: non un'aberrazione del comunismo, ma una sua conseguente applicazione. E se crolla così, nel silenzio assordante di un giornale-radio, è perché è crollata, prima, l'ideologia che lo aveva eretto.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

11 novembre 1989
il Giornale

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“Berlusconi ha straordinarie qualità di imprenditore – coraggio, fantasia, forza di lavoro – che gli hanno valso il successo in tutti i campi in cui si è cimentato. Una sola cosa non gli riesce di fare, il presidente di una società di calcio.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

Origine: Da Ora Montanelli critica Berlusconi http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/01/20/ora-montanelli-critica-berlusconi.html, la Repubblica, 20 gennaio 1987.

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“Io vorrei sapere quali furono le crescite… di civiltà che il Sessantotto pretende di averci lasciato. Io vedo tutt'altra cosa: io vidi nascere, dal Sessantotto, una bella torma di analfabeti che poi invasero la vita pubblica italiana, e anche quella privata, portando dovunque i segni della propria ignoranza. Io ho visto questo. Può darsi che sia affetto da sordità o da cecità ma io non ho visto altro, come frutti del Sessantotto. […] [La differenza tra il Sessantotto francese e quello italiano è] La differenza che passa fra l'originale e il fac simile perché il Sessantotto nacque in Francia e in Italia fu un fatto di riporto, di imitazione. […] [L'imitazione del Sessantotto francese vi fu] Un po' in tutto il mondo ma particolarmente in Italia dove non nasce mai niente, è sempre qualcosa di imitato dagli altri. Bene o male, insomma, i francesi ebbero… anche una certa cultura del Sessantotto, ebbero Sartre. Oddio, Sartre rivisto con gli occhi di oggi scende molto dal suo mitico piedestallo. […] In Italia non ci fu neanche un Sartre. […] Credo che su Pasolini si sia preso un grosso abbaglio: Pasolini è passato per uno scrittore di sinistra perché aveva preso come sfondo dei suoi racconti – bellissimi del resto – il sottoproletariato delle borgate romane, i ragazzi di vita, insomma, la schiuma della società. Ma lo aveva fatto per dei gusti e dei motivi del tutto personali sui quali è inutile tornare a far commenti. Questo lo aveva fatto considerare come uno scrittore, un difensore del proletariato, ma non era una scelta politica quella che aveva fatto Pasolini. Non centrava niente, assolutamente nulla. Quindi quello che lui disse era assolutamente vero, cioè dire che nei tafferugli, dove spesso ci scappava il morto, tra quei dilettanti delle barricate che erano [i borghesi]… i veri proletari erano i poliziotti, tutti figli di famiglie povere, eccetera eccetera. I dilettanti delle barricate erano tutti o quasi tutti figli di papà: aveva ragione Pasolini! Ma come no! E questo fu considerato un tradimento all'ideologia di sinistra. […] Il primo fenomeno fu il Sessantotto, e il Sessantotto partorì poi il terrorismo, il brigatismo rosso eccetera eccetera. Su questo non ci son dubbi, insomma. Dirò di più: i più seri, e forse gli unici seri, furono quelli che poi diventarono dei terroristi e che quindi rischiarono la loro vita, almeno. Gli altri erano quello che diceva Pasolini, dei figli di papà.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

da Il Sessantotto e la politica di Berlinguer

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“La società è nello stesso tempo un sistema integrato e un sistema in conflitto.”

Ralf Dahrendorf (1929–2009) filosofo e sociologo tedesco

citato in Focus n. 81, p. 144

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“Se c'era una società di massa negli anni Venti, questa era la società americana. E se l'America adottò la Ford T e i primi prodotti di Hollywood… non diventò né fascista né comunista, né corse mai il rischio di diventarlo.”

Ralf Dahrendorf (1929–2009) filosofo e sociologo tedesco

Origine: Citato in Massimo Corsale, L'autunno del Leviatano, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1998

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“Quanto più rapidamente il lavoro ci sfugge (come sembra), tanto più ognuno, pieno di dubbi, si attacca ai valori e alle strutture della società del lavoro.”

Ralf Dahrendorf (1929–2009) filosofo e sociologo tedesco

Origine: Per un nuovo liberalismo, p. 160

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“Quanto più è vero che si può comprendere l'antisemitismo solo a partire dalla nostra società, tanto più mi sembra vero che oggi la società stessa può essere pienamente compresa solo a partire dall'antisemitismo.”

Max Horkheimer (1895–1973) filosofo tedesco

Origine: Da Lettera a Harold Laski, 10 marzo 1941; citato in Tommaso Giartosio, Perché non possiamo non dirci, Feltrinelli, 2004, p. 158

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“Vista in sezione, la struttura sociale del presente dovrebbe configurarsi all'incirca così. Su in alto i grandi magnati dei trust dei diversi gruppi di potere capitalistici che però sono in lotta tra loro; sotto di essi i magnati minori, i grandi proprietari terrieri e tutto lo staff dei collaboratori importanti; sotto di essi – suddivise in singoli strati – le masse dei liberi professionisti e degli impiegati di grado inferiore, della manovalanza politica, dei militari e dei professori, degli ingegneri e dei capufficio fino alle dattilografe; ancora più giù i residui delle piccole esistenze autonome, gli artigiani, i bottegai, i contadini e tutti gli altri, poi il proletariato, dagli strati operai qualificati meglio retribuiti, passando attraverso i manovali fino ad arrivare ai disoccupati cronici, ai poveri, ai vecchi e ai malati. Solo sotto tutto questo comincia quello che è il vero e proprio fondamento della miseria, sul quale si innalza questa costruzione, giacché finora abbiamo parlato solo dei paesi capitalistici sviluppati, e tutta la loro vita è sorretta dall'orribile apparato di sfruttamento che funziona nei territori semi-coloniali e coloniali, ossia in quella che è di gran lunga la parte più grande del mondo. Larghi territori dei Balcani sono una camera di tortura, in India, in Cina, in Africa la miseria di massa supera ogni immaginazione. Sotto gli ambiti in cui crepano a milioni i coolie della terra, andrebbe poi rappresentata l'indescrivibile, inimmaginabile sofferenza degli animali, l'inferno animale nella società umana, il sudore, il sangue, la disperazione degli animali… Questo edificio, la cui cantina è un mattatoio e il cui tetto è una cattedrale, dalle finestre dei piani superiori assicura effettivamente una bella vista sul cielo stellato.”

Max Horkheimer (1895–1973) filosofo tedesco

Origine: Citato in Lorenzo Guadagnucci, Restiamo animali, Terre di mezzo, Milano, 2012, p. 56. ISBN 978-88-6189-224-8

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“L'Arsenal è un club incredibile, sono il giocatore che sono oggi grazie a questa società. Quando firmai per venire qui realizzai un sogno. Se chiedete a Robert Pires come si sente, vi dirà "mi sento un Gunner". E qualsiasi cosa dovesse succedere nella mia carriera, sarò sempre un Gunner.”

Robin van Persie (1983) calciatore olandese

citato in Van Persie: «Ovunque andrò, sarò sempre un Gunner» http://www.tuttosport.com/calcio/calciomercato/2012/05/04-185744/Van+Persie%3A+%C2%ABOvunque+andr%C3%B2%2C+sar%C3%B2+sempre+un+Gunner%C2%BB, Tuttosport, 4 maggio 2012

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“«Quando il mondo della creatività avrà compiuto la sua secessione, l'industria dell'appropriazione che limita i diritti d'uso […] deperirà lentamente nel campo cinto di filo spinato che finge di coltivare. Ne è così consapevole che è pronta a tutto per impedirlo. Noi dobbiamo proteggere l'ecosistema dell'informazione da questi attacchi, ma ciò non ci esime dal riflettere sui vincoli al suo sviluppo e al suo divenire. E se ce ne daranno l'occasione, potrà essere utile aiutare questa industria a reinventarsi in forme meno distruttive.» Queste parole di Philippe Aigrain, nel suo libro dedicato al conflitto fra la condivisione libera e il monopolio proprietario dei beni informativi, possono essere lette e riprodotte in virtù di una scelta coerente e consapevole del suo autore, che ha sottoposto il testo a una licenza Creative Commons. La domanda di Aigrain – fino a che punto la cosiddetta "proprietà intellettuale", un monopolio che rende artificiosamente costoso qualcosa che sta diventando riproducibile sempre più facilmente, danneggia la creatività e la cultura?”

Maria Chiara Pievatolo (1963) accademica italiana

è ormai molto comune, 2 anche se buona parte degli autori accademici italiani, almeno nel settore delle scienze umane, sembra continuare a ignorarla. (introduzione, p. 11)
Sette scritti politici liberi, Incipit
Origine: Traduzione di Maria Chiara Pievatolo da Philippe Aigrain, [//paigrain.debatpublic.net/?page_id=160/ Cause commune: l’information entre bien commun et propriété], Fayard, Parigi, 2005, p. 215 sg.

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“[Su Novak Đoković] Non è un giocatore che incanta, non ha il repertorio e la varietà di colpi di Federer, né la caparbia ferocia agonistica e l'esplosività di Nadal ma amministra con ordine e con ammirevole continuità le sue qualità.”

Rino Tommasi (1934) giornalista e conduttore televisivo italiano

Origine: Da Non incanta ma è mostro di solidità http://archiviostorico.gazzetta.it/2011/gennaio/31/Non_incanta_mostro_solidita_ga_10_110131119.shtml, Gazzetta dello Sport, 31 gennaio 2011.

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“Il Milan del futuro dovrà ricordare l'organizzazione di società come Warner Bros e Walt Disney.”

Adriano Galliani (1944) imprenditore e dirigente sportivo italiano

Origine: Citato in Marco Sappino, Dizionario biografico enciclopedico di un secolo del calcio italiano, Dalai editore, 2000, p. 2113 http://books.google.it/books?id=J5OpwwKggrsC&pg=PA2113. ISBN 8880898620

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“Se c'è un'età che dobbiamo chiamar d'oro, essa è senza dubbio quella che produce dovunque ingegni d'oro.”

Marsilio Ficino (1433–1499) filosofo, umanista e astrologo italiano

dalle Lettere

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“Omero descrive amicizie maschili di intensità affettiva così forte da far inevitabilmente pensare a legami ben diversi da una semplice solidarietà fra compagni d'arme: e l'amicizia che a questo punto è quasi di prammatica citare è quella fra Achille e Patroclo. Un rapporto così forte da far sì che Achille, dopo la morte di Patroclo, dichiari di avere un solo scopo di vita: dopo aver vendicato l'amico, giacere con lui nella stessa fossa, per sempre, unito a lui nella morte come gli era stato in vita. Un rapporto assai diverso da quello che Achille aveva avuto con Briseide, la schiava concubina che Agamennone gli aveva sottratto quando era stato privato della schiava Criseide. Le schiave erano compagne intercambiabili: come dimostra, appunto, il gesto di Agamennone che si consola immediatamente sostituendola con un'altra, della perdita di Criseide. Il legame tra Achille e Patroclo, invece, era insostituibile: ed è non poco significativo, a questo proposito, il discorso di Teti, la madre dell'eroe, al figlio disperato ed inconsolabile: Achille, dice Teti, deve continuare a vivere e dimenticato Patrocolo, deve prendere moglie "come giusto che sia". Un rimprovero, forse? La prova che Teti riprovava l'amore omosessuale del figlio? A prima vista così potrebbe sembrare. Ma, a ben vedere, le cose stanno diversamente. Quello che risulta in realtà della parole di Teti, è che il legame con Patroclo era stata la ragione per la quale l'eroe non aveva ancora preso moglie: una conferma, dunque, del carattere amoroso del rapporto. Ma l'esortazione della madre al figlio a compiere finalmente il suo dovere sociale non è – ciononostante – una condanna assoluta della sua relazione con Patroclo. Essa sembra, piuttosto, un invito ad accettare quella che, per i greci, era una regola naturale: raggiunta una certa età, bisogna por fine alla fase omosessuale della vita e assumere il ruolo virile con una donna. E per Achille, ormai, questa età era giunta: se un rimprovero può essere colto, nelle parole di Teti, è quello di aver prolungato troppo – per eccessivo amore per Patroclo – la fase dell'amore omosessuale.”

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Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico

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“Sul fronte dell'anticlericalismo e dell'avversione alla Chiesa stiamo assistendo ad una vera e propria deriva, parallela a certe battaglie politiche. C'è una marea anticristiana che monta in Europa, un sentimento anticattolico. È difficile prevedere con esattezza cosa accadrà. Oramai la violenza non tocca più solo la politica bensì la parte simbolica della società. Quindi anche la Chiesa.”

Gianni Baget Bozzo (1925–2009) sacerdote, politico e giornalista italiano

Origine: Citato in Roberto Zuccolini, Baget Bozzo: è il segno dell' anticlericalismo dilagante https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2007/aprile/30/Baget_Bozzo_segno_dell_anticlericalismo_co_9_070430094.shtml, Corriere della sera, 30 aprile 2007, p. 3.

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“Al ministro Sacconi va la mia piena solidarietà per l'assurda decisione presa dalla Procura di Roma a seguito dell'esposto dei radicali, da sempre paladini della morte a tutti i costi.”

Isabella Bertolini (1963) politica italiana

da un comunicato stampa http://www.isabellabertolini.it/index.php?tipo=1&id=2970&pag=1&citta=&ric= in isabellabertolini.it, 17 gennaio 2009

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“Forse, la sinistra non ha neppure un reale interesse a vincere le elezioni perché già soddisfatta del controllo che esercita su alcuni dei settori chiave della società civile, come la scuola e l'università, la magistratura, gran parte dei media e dell'editoria, nonché del mondo intellettuale.”

Piero Ostellino (1935–2018) politologo e giornalista italiano

Origine: Da Uno spettacolo desolante http://www.corriere.it/editoriali/10_settembre_24/ostellino_spettacolo_desolante_0f855ac8-c79a-11df-9bef-00144f02aabe.shtml, Corriere.it, 24 settembre 2010.

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“In questa società ci sono certe regole, certi pregiudizi e tutto quello che non vi si adatta sembra anormale, un delitto o una malattia.”

Mario Vargas Llosa (1936) scrittore, giornalista e politico peruviano

Origine: Storia di Mayta, p. 196

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“La pietà, la costanza, e fin l'amore | Della Patrìa, per Dìo, senza la Potta | Sol tormento le xe, solo dolore.”

Giorgio Baffo (1694–1768) poeta italiano

Se al Mondo no ghe fusse più la Mona, vv. 13-14

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