Frasi su statua
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“Fabia Aconia Paulina erige questa statua di Celia Concordia, Abbadessa delle Vestali, non solo a testimonianza delle sue virtù, della sua castità e della sua devozione agli dèi, ma anche come segno di ringraziamento per l'onore concesso dalle Vestali a suo marito Pretestato, al quale hanno dedicato una statua nel loro collegio.”

Aconia Fabia Paulina sacerdotessa pagana romana

CIL 6, 2145
Coeliae Concordiae virgini / Vestali maximae Fabia Pau/lina C(ai) f(ilia) statuam facien/dam conlocandamque / curavit cum propter / egregiam eius pudici/tiam insignemque / circa cultum divinum / sanctitatem tum quod / haec prior eius viro / Vettio Agorio Praetexta/to v(iro) c(larissimo) omnia singulari / dignoque etiam ab huius / modi virginibus et sa/cerdotibus coli statu/am conlocarat

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“La costruzione di moschee in tutto il mondo è pretesa come un diritto inalienabile; la costruzione di chiese cristiane in molti paesi arabi è impensabile. La propaganda della fede musulmana è un dovere sacro, la missione di altre religioni un crimine. Il semplice possesso di una Bibbia viene penalmente perseguito nell'Arabia Saudita. Un califfo autonominatosi tale si scaglia contro la propria espulsione in quanto lesiva dei diritti dell'uomo. Laddove l'incitamento ad ammazzare un romanziere apostata è approvato da molti musulmani. Slogan del tipo «morte agli infedeli (agli americani, ai danesi, ai tedeschi, ecc.)» sono considerati una forma legittima di protesta, per la quale tutti devono mostrare comprensione. Con l'aria dell'innocenza bistrattata predicatori dell'odio pretendono la libertà di opinione, la cui eliminazione è il loro scopo dichiarato. La disintegrazione al tritolo delle statue di Buddha a Bamiyan è stata considerata in Afghanistan un atto di devozione; di reazioni violente in Thailandia o in Giappone non è giunta notizia. Ma non appena si prospetta la proiezione di un film che critica i costumi islamici, la plebaglia si schiera compatta e fioccano le minacce di morte. Si chiede a gran voce rispetto, ma lo si nega agli altri. Mentre le lamentele per la discriminazione dei musulmani della diaspora sono all'ordine del giorno, del tutto ovvia è la discriminazione degli «infedeli» e delle donne da parte dei musulmani stessi.”

XIII; 2007, pp. 54-56
Il perdente radicale

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“Se mi ricorderete con una statua, fateci un buco sulla testa perché gli uccelli possano venirci a bere.”

Jules Renard (1864–1910) scrittore e aforista francese

10 dicembre 1899; Vergani, p. 156
Diario 1887-1910

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“Palermo mi piace moltissimo. È una città splendida… gli alberi… Hanno anche un orto botanico che ho visto anni fa, meraviglioso. Ho visto un paio di volte la sala di Serpotta. Lo trovo magnifico. Queste statue sono di una tale eleganza! Sono tra le donne più belle del mondo, si potrebbe dire. Son bellissime.”

Fleur Jaeggy (1940) scrittrice svizzera

Origine: Dall'intervista Fleur Jaeggy: "Sciascia e il mio amore per la Sicilia" http://video.repubblica.it/cronaca/fleur-jaeggy-sciascia-e-il-mio-amore-per-la-sicilia/209072/208186, Repubblica.it, 8 agosto 2015.

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“[Riferito al PSG] Qui mi vogliono bene? Certo, ma non credo che possano rimpiazzare la Tour Eiffel con una mia statua… Nemmeno i dirigenti ce la possono fare. Ma se ce la facessero rimarrei qui, promesso.”

Zlatan Ibrahimović (1981) calciatore svedese

Origine: Durante un'intervista al termine della partita Troyes-Paris-Saint Germain del 13 marzo 2016; citato in Alessandro Grandesso, Ibra, messaggio al Psg: "Per ora non sarò qui la prossima stagione" http://www.gazzetta.it/Calcio/Ligue-1/13-03-2016/ibrahimovic-psg-ligue1-mercato-1401005352957.shtml?refresh_ce-cp, Gazzetta.it, 13 marzo 2016.

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“All'inizio dell'anno scolastico, mi capita di chiedere ai miei studenti di descrivermi una biblioteca. Non una biblioteca pubblica. No, il mobile, quello dove si mettono i libri. E loro mi descrivono un muro. Una scogliera di sapere, rigorosamente ordinata, assolutamente impenetrabile, una parete contro la quale non si può fare altro che rimbalzare.
- E un lettore? Descrivetemi un lettore.-
- Un vero lettore?-
- Se volete, anche se non so cosa intendete per vero lettore.-
I più - rispettosi- fra loro mi descrivono il Padreterno in persona, una specie di eremita antidiluviano, seduto da sempre su una montagna di libri dei quali avrebbe succhiato il senso fino a capire il perché di tutte le cose. Altri mi abbozzano il ritratto di un individuo affetto da autismo profondo, talmente assorbito nei libri da andare a sbattere contro tutte le porte della vita. Altri ancora mi fanno un ritratto in negativo, applicandosi a enumerare tutto ciò che un lettore non è: non è sportivo, non è vivace, non è simpatico, non gli piace né il mangiare, né il vestirsi, né le auto, né la tivù, né la musica, né gli amici… altri, infine, più - strateghi- erigono davanti al professore la statua accademica del lettore consapevole dei mezzi messi a disposizione dai libri per accrescere le sue conoscenze e affinare le sue facoltà intellettuali. Alcuni mescolano questi diversi registri, ma non ce n'è uno, uno solo che descriva se stesso, o un membro della sua famiglia o uno degli innumerevoli lettori che incrocia tutti i giorni sulla metropolitana.”

Comme un roman

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“Simone de Beauvoir che scrive la leggenda di Sartre, scolpendo la statua del grand'uomo, sacrificando tutta la verità alla mitologia, fornisce la versione parigina e quindi francese, e quindi europea, e quindi mondiale, della vicenda. Ne, scrive: “Di fronte a un vasto pubblico egli (Camus) dichiarò: “amo la Giustizia, ma prima di essa difenderò mia madre” il che significava mettersi dalla parte dei. Il peggio era che al tempo stesso dava a intendere che si manteneva al di sopra della mischia, avvallando così quanti desideravano ocncilaire questa guerra e i suoi metodi con l'umanesimo borghese.”
È lo stesso libro in cui la liberazione di Sartre dallo stalag nell'aprile del 1941, dovuta probabilmente a un intervento del filo nazista Drieu la Rochelle, si trasforma in un'evasione; in cui la partecipazione di Sartre alla rivista collaborazionistadurante la guerra viene presentata come un errore commesso una sola volta nel 1941, (mentre sappiamo che in realtà ancora nel settembre del 1943 il filosofo entra a far parte di una giunta organizzata dal giornale e il 5 febbraio del 1944 scrive l'elogio funebre di quel Giradoux che aveva celebrato le virtù del Reich nazista), e varie altre verità sulla Resistenza della famosa coppia.
Camus paga per la rettitudine, per l'integrità, per la correttezza delle proprie battaglie, paga per l'onestà, per la passione nei confronti della verità, paga per aver partecipato alla Resistenza quando molti avevano resistito così poco, paga per i propri successi, per le vendite formidabili dei propri libri, paga per il talento e paga, ovviamente, per il Nobel, paga per il fatto di non essere corruttibile, di non aver bisogno di mentire quando si è trattato di tracciare la retta via, paga per la giovinezza, la bellezza, il successo con le donne, paga per la vita filosofica che suona come un rimprovero di fronte all'esistenza di tanti falsari, paga per la fedeltà all'infanzia passata in mezzo alla gente umile, paga per non aver tradito e venduto niente, paga per essere entrato con effrazione, lui figlio di povera gente, nel mono bene di Saint-Germain-des-Prés, paga per aver scelto la Giustizia, la libertà e il popolo in un universo di intellettuali affascinati dalla violenza, dalla ferocia e dalle idee, paga per essere un autodidatta riuscito, paga per aver scritto lui, figlio di un'analfabeta, libri che non avrebbe mai dovuto scrivere perché riservati all' élite, paga perché a fare da legge, sono il risentimento, l'invidia, l'astio e la gelosia.”

Michel Onfray (1959) filosofo francese
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“Quando ero piccola mia madre mi lesse una storia su una ragazzina cattiva. La lesse a me e a mia sorella: ce ne stavamo rannicchiate contro il suo corpo sedute sul divano, mentre lei leggeva ad alta voce un libro che teneva sulle ginocchia. La luce della lampada splendeva su di noi, avvolte da una coperta. La ragazza della storia era bella e crudele. Sua madre era povera, perciò la mandava a lavorare per una famiglia di persone ricche che la viziavano e la coccolavano, ma le dicevano anche di andare a trovare la madre. Lei però si sentiva troppo importante, e si limitava a farsi vedere. Un giorno quella gente ricca la mandò a casa con una pagnotta per la madre, ma quando la ragazza si trovò davanti a una pozzanghera di fango, per non sporcarsi le scarpe ci buttò il pane, e ci mise i piedi sopra. La pagnotta affondò come in una palude, e lei affondò con essa, scendendo giù giù fino a un mondo popolato di demoni e creature orribili. Dal momento che era bella, la regina dei demoni ne fece una statua per donarla al suo bisnipote. La ragazza venne coperta da serpenti e melma, intrappolata e circondata dall’odio di ogni altra creatura. Soffriva la fame, ma non riusciva a mangiare il pane che non le si staccava dai piedi, e poteva sentire quello che la gente diceva di lei: un ragazzo che passava di lì aveva visto che cosa le era successo e lo aveva raccontato a tutti, e tutti dicevano che se lo meritava, persino sua madre diceva che se lo meritava. La ragazza non poteva muoversi, ma anche se avesse potuto avrebbe finito per torcersi di rabbia. “Non è giusto!”, urlò mia madre, facendo il verso alla ragazza cattiva.
Io me ne stavo seduta contro mia madre mentre ci raccontava la storia, e forse per questo mi sembrò di non sentirla semplicemente con le orecchie: la sentii nel suo corpo. Sentivo una ragazza che voleva essere troppo bella. Sentivo una madre che voleva amarla. Sentivo un demone che voleva torturarla. E li sentivo così strettamente mescolati dentro di me che non c’era modo di separare tutte quelle emozioni. La storia mi terrorizzò e mi misi a piangere. Mia madre mi prese tra le sue braccia. “Aspetta”, disse, “la storia non è finita: lei sarà salvata dalle lacrime di una bambina innocente come te”. Mia madre mi baciò sulla fronte per poi finire di raccontare la storia. E io l’ho dimenticata per molto, molto tempo.”

Veronica

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“[…] se alziamo lo sguardo lassù, sopra il colonnato, vediamo le sedici statue delle Regioni dell'Italia, quante erano un secolo fa. Qui accanto a noi, nel basamento della statua di Vittorio Emanuele II, sono raffigurate le città d'Italia che furono capitali e le antiche Repubbliche marinare. Chi volle questo monumento lo pensò dedicato all'Italia intera, perché l'Italia è fatta delle sue cento città, delle sue Regioni, delle sue Province, dei suoi Comuni.”

Carlo Azeglio Ciampi (1920–2016) 10º Presidente della Repubblica Italiana

Origine: Dal discorso tenuto in occasione dell'inizio dell'anno scolastico 2000/2001 e della riapertura del Vittoriano, 24 settembre 2000. Riportato in Quirinale.it http://presidenti.quirinale.it/Ciampi/dinamico/ContinuaCiampi.aspx?tipo=discorso&key=13020.

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“Dopo aver visitato le antiche e nobili dimore di Genova e ammirato alcuni quadri fra i quali i tre capolavori di Van Dyck, non rimane da vedere che il Camposanto, il più bizzarro, sorprendente, macabro e comico museo di sculture funebri che vi sia al mondo. Lungo l'immenso quadrilatero corre una galleria, come un chiostro gigantesco aperto su un cortile che accoglie le tombe dei poveri ricoperte da lapidi bianche come neve. Percorrendola, si passa davanti a una processione di borghesi di marmo che piangono i loro morti.
Che mistero! Queste statue testimoniano una grande capacità, un vero talento da parte degli artigiani che le hanno realizzate. La natura dei vestiti, delle camicie, dei pantaloni rivela una lavorazione di fattura stupefacente. Ho visto un abito di amoerro a cui i tagli netti della stoffa davano un aspetto di totale verosimiglianza. Non vi è niente di più irresistibilmente grottesco, mostruosamente ordinario, indegnamente comune di queste persone che piangono gli amati congiunti.
Di chi è la colpa? Dello scultore, che nei lineamenti dei suoi modelli ha visto soltanto la volgarità dei borghesi moderni e non ha saputo trovarvi quel riflesso superiore d'umanità che i pittori fiamminghi hanno colto così bene nei tipi più laidi e plebei della loro razza? Dei borghesi, ai quali il basso livello di civilizzazione democratica ha eroso e cancellato ogni carattere distintivo e ha fatto perdere i segni di originalità di cui ogni classe sociale è sempre stata dotata?
I Genovesi sembrano molto fieri di questo sorprendente museo che disorienta e rende difficile il giudizio.”

Guy de Maupassant (1850–1893) scrittore e drammaturgo francese

Origine: La vita errante, pp. 45-46

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“Si chiamava Teodosio, ed è chiamato il Grande, suppongo perché era grande nel distruggere i vecchi templi e le vecchie statue degli dei e delle dee. Non solo era fortemente contrario a coloro che non erano cristiani: era ugualmente aggressivo nei confronti dei cristiani che non erano ortodossi secondo il suo modo di pensare. Non tollerava alcuna opinione o religione che non approvava.”

His name was Theodosius, and he is called the Great, I suppose because he was great in destroying the old temples and the old statues of the gods and goddesses. He was not only strongly opposed to those who were not Christians: he was equally aggressive against Christians who were not orthodox according to his way of thinking. He would tolerate no opinion or religion of which he did not approve.
Origine: Glimpses of World History, p. 139

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“Per anni la gente mi ha regalato statue di fenicotteri rosa. Alla fine me ne sono liberato, perché le odiavo.”

Divine (1945–1988) attore e cantante statunitense

1982
Origine: Da un'intervista condotta da Vito Zagarrio durante le riprese del documentario Divine Waters, 1982; citato in Vito Zagarrio, John Waters, Il Castoro, Milano, 2005, p. 43. ISBN 978-8880333265.