Frasi su pallottola

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema pallottola, vita, essere, cosa.

Frasi su pallottola

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“Se una 9 mi scarrella dentro il teschio e lo frantuma | mi lascia una pallottola che ancora fuma.”

Noyz Narcos (1979) rapper, beatmaker e writer italiano

da TKlan Regime
Ministero dell'Inferno

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“Una volta un prete mi tirò una Bibbia sul cuore. Per fortuna avevo una pallottola d'oro che mi aveva regalato mia madre che mi salvò la vita!”

Woody Allen (1935) regista, sceneggiatore, attore, compositore, scrittore e commediografo statunitense

Origine: Citato in Gino & Michele, § 356.

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“Una croce nera sul petto dell'italiano, | senza intaglio, rabesco, splendore, | conservata da una famiglia povera | e portata dall'unico figlio…| Giovane nativo di Napoli! | Cos'hai lasciato sui campi di Russia? | Perché non hai potuto esser felice, | circondato dal celebre golfo? | Io che ti ho ucciso vicino a Mozdòk | sognavo tanto il vulcano lontano! | O, come sognavo nelle distese del Volga | almeno una volta di andare in gondola! | Ma io non son venuto con la pistola | a portarti via l'estate italiana | e le mie pallottole non hanno fischiato | sulla santa terra di Raffaello! | Qui ho sparato! Qui dove sono nato, | dov'ero orgoglioso di me e degli amici, | dove gli epici canti dei nostri popoli | non risuonano mai in traduzioni. | Forse che l'ansa del medio Don | è studiata da uno scienziato straniero? | La nostra terra, la Russia, la Rus, | l'ha seminata una camicia nera? | T'hanno portato qui in una tradotta | per conquistare lontane colonie, | perché la croce del cofanetto familiare | crescesse alle dimensioni d'una croce di tomba… | Non permetterò che la mia patria sia portata | oltre le distese di mari stranieri! | Io sparo. E non c'è giustizia | più giusta della mia pallottola! | Non sei mai stato né vissuto qui!… | Ma è sparso sui campi nevosi | l'azzurro cielo italiano, | sotto il vetro degli occhi morti.”

Michail Arkad´evič Svetlov (1903–1964) poeta russo

L'Italiano
Origine: Traduzione di Vittorio Strada, citato in Salvatore Giujusa, Uomini e tempi, [Corso di Storia per il triennio degli Istituti Tecnici, vol. 3, Dai combattenti delle barricate quarantottesche ai pedoni dello spazio], Morano Editore, Napoli, 1970, pp. 419-420.

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“Una pallottola traverserà il cuore, quasi certamente, pensò; un plotone di esecuzione deve pur avere un buon tiratore. La vita se ne sarebbe andata nella "frazione d'un secondo”

Graham Greene (1904–1991) scrittore, drammaturgo e sceneggiatore inglese

era questa la frase del caso), ma per tutta la notte egli aveva continuato a constatare che il tempo dipendeva dagli orologi e dal passaggio della luce. Là non c'erano orologi e la luce non sarebbe cambiata. Nessuno sapeva realmente quanto potesse durare un secondo di pena. Poteva durare tutto un purgatorio, oppure per sempre.

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“Le pallottole non possono essere chieste indietro. Non potevano non essere inventate. Ma possono essere tolte dai fucili.”

Martin Amis (1949) scrittore e saggista inglese

da I mostri di Einstein

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“[Su Fargo] Una delle mie sequenze preferite è quella dove il killer teledipendente (Peter Stormare), assorto con il suo sguardo vuoto in una soap opera, viene interrotto dalla furia isterica del socio (Steve Buscemi) che si è beccato una pallottola in faccia; per non sentire quei fastidiosi piagnistei, Stormare – con tutta la sua freddezza – prende una scure e lo fa a pezzi. Una black comedy pazzesca!”

Courteney Cox (1964) attrice statunitense

Origine: Citato in Francesca Pellegrini, Che cosa guardo questo week end? Courtney Cox, l'attrice di Cougar Town, consiglia di vedere Fargo, il film del 1996 di Joel Coen http://www.vanityfair.it/show/agenda/2011/09/02/courtney-cox-dvd-preferito, Vanityfair.it, 2 settembre 2011.

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“Così il 10 giugno, quando si decise che era venuto il momento di riprendersi le piazze, ci si aspettava il solito schieramento di granatieri, la familiare, compatta macchia azzurra fitta di sguardi corrucciati, più le sei nuove unità antisommossa inaugurate un paio di mesi prima e alle quali la mitologia studentesca giù attribuiva poteri straordinari e molteplici, fra cui quello di sputare lacrimogeni, getti d'acqua, vernice, pallottole blindate, pallottole comuni, scoregge e inni nazionali, quello di far suonare sirene assordanti, di vederci al buio grazie ai raggi infrarossi, di investire con le camionette i più distratti e di essere completamente invulnerabili alle molotov. E infatti eccole là, schierate in cerchio tutt'attorno al Casco de Santo Tomàs, le sei squadre antisommossa nuove di zecca, grigioazzurre e verde oliva. C'erano anche un paio di battaglioni di granatieri, rinnovati nel corso degli ultimi tre anni con un nuovo afflusso di giovani contadini senza terra di Puebla, di Tlaxcala, di Oaxaca, venuti a riempire i buchi lasciati dai disertori del '68, ormai svezzati dall'inevitabile abbrutimento iniziale e che già cominciavano ad assaporare il piccolo potere, la piccola impunità dell'uniforme; vaccinati con le prime iniezioni della grossolana ideologia secondo cui gli studenti sono contro la Vergine di Guadalupe, il comunismo vuole rovinare il Messico e cancellare il ricordo dei Piccoli martiri, e noi siamo l'ultimo baluardo della patria; eccoli là, a cercar di nascondere la loro paura sotto la nostra paura.”

Paco Ignacio Taibo II (1949) scrittore spagnolo

cap. 8, p. 92
Niente lieto fine

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“Per Wallander la vita era un succedersi di problemi pratici che dovevano essere risolti, allo stesso tempo sapeva di non aveva la capacità di migliorare la propria esistenza o quella di altri con formule filosofiche. E non si era mai lamentato di vivere nell'epoca che il caso o il destino gli avevano assegnato. Si nasce quando si nasce e si muore quando viene la nostra ora, e questi per Wallander erano i limiti dell'esistenza. Ma in quella notte passata insieme a Baiba Liepa in quella gelida chiesa fu costretto a guardare dentro se stesso come non aveva mai fatto prima. Durante quella notte interminabile si rese conto che la ricca Svezia non era il mondo e che quelle che fino ad allora aveva considerato delle difficoltà apparivano insignificanti se paragonate al terrore con cui Baiba Liepa doveva vivere giorno dopo giorno. Quella notte il ricordo del massacro di cui era stato testimone lo colpì con tutta la sua violenza. Quello a cui aveva assistito none era stato un incubo, le armi erano armi vere e le pallottole che avevano brutalmente interrotto delle vite umane erano pallottole vere. Si chiese se il supplizio peggiore al quale un essere umano potesse essere condannato fosse una paura senza fine. Improvvisamente, il nostro è diventato il tempo della paura, pensò. Questa è l'epoca in cui io vivo ed è solo adesso che me ne rendo conto.”

The Dogs of Riga

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“La Cadillac Eldorado Brougham del 1957 era l'incarnazione perfetta dell'esibizionismo, tra le macchine d morte. Quasi tre tonnellate di acciaio unite insieme a fare una bestia dalle fauci enormi e dalle code alte, rivestita di tanto metallo cromato che ci si sarebbe potuto costruire un Terminator e conservarne qualche scarto (il metallo era presente soprattutto sotto forma di strisce taglienti che, in caso di impatto, si staccavano, trasformandosi in falci letali che scorticavano i pedoni). Sotto i quattro fanali anteriori sfoggiava due pallottole paraurti cormate, che somigliavano a due siluri inesplosi o a due mortali tette di Madonna. La colonna dello sterzo, non contraibile, in uno scontro di una certa entità avrebbe trafitto il conducente; i finestrini elettrici avrebbero potuto staccare la testa di un bambino; non c'erano cinture di sicurezza, e il motore V8 da 325 cavalli consumava tanto che, quando passava, lo sentivi risucchiare dinosauri liquefatti dal terreno. Faceva al massimo centosettanta chilometri orari, ma le sospensioni molli e simili a scialuppe non le avrebbero mai dato stabilità a quella velocità, e a poco sarebbero serviti i freni di dimensioni ridotte. Le pinne che sporgevano posteriormente erano così alte e aguzze che l'auto rappresentava una minaccia letale per i pedoni anche da parcheggiata; e tutto l'insieme poggiava su grandi pneumatici internamente bianchi, simili a gigantesche ciambelle e dotati della stessa manovrabilità. Detroit non sarebbe riuscita a superare quella letale ostentazione pinnata nemmeno se avesse rivestito di strass un'oraca assassina. Era un'autentico capolavoro.”

A Dirty Job

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