Frasi su atto
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“Noi siamo per gli dèi quello che son le mosche pei monelli: ci spiaccicano per divertimento.”

Gloucester: atto IV, scena I; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber
Re Lear

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“La sventura fa di un'ora un giorno.”

atto I, scena III, p. 90, Utet, 1923
Riccardo II

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“Nessuna virtù può eguagliare il bisogno.”

Gaunt: atto I, scena III
Riccardo II

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“Pochi amano sentir parlare dei peccati che amano commettere.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Pericle; atto I, scena II
Pericle, il principe di Tiro

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“La malinconia dagli oscuri occhi, triste compagna.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Pericle; atto I, scena III
Pericle, il principe di Tiro

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“Ai miei occhi sembra un diamante tra pezzi di vetro.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Taisa; atto II, scena III
Pericle, il principe di Tiro

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“Il più vicino per sangue, il più pronto a spargere sangue.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Donalbano: atto II, scena III
Macbeth

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“Gli angeli sono sempre rilucenti anche se il più rilucente fra loro è caduto.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Malcolm: atto IV, scena III; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber

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“Mi batterò, finché dalle mie ossa non si stacchi la carne a brandelli. A me l'armatura.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Macbeth: atto V, scena III
Macbeth

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“C'era una stella che danzava e sotto quella sono nata.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Beatrice: atto II, scena I

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“Chi ha la barba è più che un giovane, e chi non ha barba è meno che un uomo.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Beatrice: atto II, scena I

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“Non c'è mai stato un filosofo che potesse sopportare pazientemente il mal di denti.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Leonato, atto V, scena I

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“Il diavolo non si fa scrupolo, pei suoi disegni, di citar le Scritture.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Antonio: atto I, scena III; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber

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“Ma amore è cieco, e gli amanti non vedono le amabili follie cui s'abbandonano.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Gessica: atto II, scena V; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber

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“Oh, fortunati strazi quando chi mi tortura mi insegna le risposte per liberarmi!”

Bassanio: atto III, scena II; traduzione di Carlo Rusconi, p. 92
Il mercante di Venezia

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“Nulla v'è di così insensibile, brutale o scatenato dalla rabbia che la musica, finché se ne prolunghi l'eco, non trasformi nella sua stessa natura. Colui che non può contare su alcuna musica dentro di sé, e non si lascia intenerire dall'armonia concorde di suoni dolcemente modulati, è pronto al tradimento, agli inganni e alla rapina: i moti dell'animo suo sono oscuri come la notte, e i suoi affetti tenebrosi come l'Erebo. Nessuno fidi mai in un uomo simile.”

Lorenzo: atto V, scena I
Il mercante di Venezia
Variante: Nulla v’è di così insensibile, brutale o scatenato dalla rabbia che la musica, finché se ne prolunghi l’eco, non trasformi nella sua stessa natura. Colui che non può contare su alcuna musica dentro di sé, e non si lascia intenerire dall’armonia concorde di suoni dolcemente modulati, è pronto al tradimento, agli inganni e alla rapina: i moti dell’animo suo sono oscuri come la notte, e i suoi affetti tenebrosi come l’Erebo. Nessuno fidi mai in un uomo simile.

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“Al mondo gli uomini son sempre morti e se li son mangiati sempre i vermi, ma nessuno di loro per amore.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Rosalinda: atto IV, scena I; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber

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“Oh, mia diletta, questo lungo bacio, lungo come l'esilio, un bacio dolce come la mia vendetta!”

Coriolano: atto V, scena III; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber

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“Un cavallo! Un cavallo!
Il mio regno per un cavallo!”

Riccardo: atto V, scena IV; Raponi
A horse! a horse! my kingdom for a horse!
Riccardo III

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“La mia [biblioteca] era per me un ducato grande abbastanza.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Prospero: atto I, scena II
La Tempesta

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“La sventura ti può dare le compagnie di letto più impensate!”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Trinculo: atto II, scena II

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“L'uomo morendo salda tutti i debiti.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Stefano: atto III, scena II; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber
La Tempesta

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“La gloria è simile a un cerchio nell'acqua che va sempre allargandosi, sin quando per il suo stesso ingrandirsi si risolve nel nulla.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Giovanna: da Enrico VI, atto I, scena II; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber

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“C'è poco da scegliere frammezzo alle mele marce.”

Hortensio: atto I, scena I, 1963
La bisbetica domata

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“Quando la celia è tanto spinta, e massimamente a piedi, io la detesto.”

Falstaff, parte I, atto II, scena II, p. 174
Enrico IV

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“Capisco i tuoi baci e tu i miei.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Mortimer: atto III, scena I

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“Una cieca e inflessibile mancanza di disciplina in ogni tempo costituisce la vera forza di tutti gli uomini liberi.”

Alfred Jarry (1873–1907) scrittore, drammaturgo

da Ubu Enchained, atto I, scena 2

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“Tutto, infatti, è qui da me creato o trasfigurato. Tutto qui mostra le impronte del mio stile, nel senso che io voglio dare allo stile.”

Gabriele d'Annunzio (1863–1938) scrittore, poeta e drammaturgo italiano

Origine: Dall'atto di donazione del Vittoriale degli Italiani.

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“L'umorismo è un fenomeno di sdoppiamento nell'atto della concezione; è come un'erma bifronte, che ride per una faccia del pianto della faccia opposta.”

Luigi Pirandello (1867–1936) drammaturgo, scrittore e poeta italiano premio Nobel per la Letteratura nel 1934

da Un critico fantastico, in L'umorismo e altri saggi, a cura di Enrico Ghidetti, Giunti, Firenze, 1994
Citazioni di Jacopo marino

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“Pietà del Cielo! Ma non c'è nessun uomo al mondo che si lagni che gli manca l'intelligenza!”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto I, Scena Terza
La ragazza sciocca

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“È lecito al maestro castigare lo scolaro ignorante!”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto I, Scena Quinta
La ragazza sciocca

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“Platone occultò ciò che scrisse intorno alle cose divine sotto veli di enigmi e di figure matematiche […].”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto I, Scena Settima
La ragazza sciocca

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“La chiarezza è piacevole a tutti; sia nello scrivere sia nel parlare.”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto I, Scena Settima
La ragazza sciocca

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“Non sempre l'interesse e l'avidità riescono a far nascere l'affetto!”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto II, Scena Prima
La ragazza sciocca

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“[…] gli intelligenti si ammalano a forza di sopportare gli idioti.”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto II, Scena Prima
La ragazza sciocca

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“Chi ama e soffre, o è pazzo o non sa quel che si fa!”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto II, Scena Seconda
La ragazza sciocca

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“È […] un difetto delle persone intelligenti, quello di non essere affabili.”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto II, Scena Terza
La ragazza sciocca

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“Una volta che ne va della vita, si fa presto ad appianare una lite.”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto II, Scena Nona
La ragazza sciocca

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“Non si deve mai far troppo affidamento sugli sciocchi.”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto III, Scena Quattordicesima
La ragazza sciocca

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“Lionello: Affé mia, avete perduto la ferula, perché lo «spettegolatoio» pubblico è già occupato!
Barrildo: Come vi è andata a Salamanca?
Lionello: Storia lunga da raccontare.
Barrildo: Sarete diventato un Bartolo!
Lionello: Nemmeno un barbiere! Come vi dicevo, è cosa ben nota in questa facoltà quello che vi riferisco.
Barrildo: Mi sembra che abbiate tratto molto profitto dagli studi.
Lionello: Ho cercato di imparare quello che più importa.
Barrildo: Da quando escono tanti libri per le stampe, non c'è nessuno che non presuma di saper tutto.
Lionello: È appunto per questo, a mio parere, si sa ancor meno, poiché l'eccesso di nozioni genera confusione e risolve in vana schiuma i tentativi di sapere, sicché persino chi è più avvezzo a leggere si sente confondere a vedere tante pagine stampate. Io certamente non nego che l'arte della stampa abbia permesso a mille ingegni di distinguersi dalla massa dei ciarloni, e che custodisce quasi in luogo sacro le sue opere, poesie al riparo dalle offese del tempo, il quale poi le distribuisce e le classifica. Questa invenzione si deve a Gutemberg, um famoso tedesco di Magonza, la cui fama supera ogni altro valore. Tuttavia molti che ebbero idee degne di considerazione, le persero proprio per aver dato alle stampe le loro opere, senza contare che molti stamparono sciocchezze dandosi arie di sapienti, mentre altri, vittime di bassa invidia, scrissero indegne insulsaggini e le mandarono in giro per il mondo, stampate, sotto il nome di coloro che essi odiavano.
Barrildo: Non sono di codesta opinione.
Lionello: È fatale che l'ignorante si vendichi del letterato.
Barrildo: La stampa è una cosa molto importante, Lionello!
Lionello: Il mondo è rimasto per molti secoli privo di essa! Né vediamo nel secolo presente personalità eccelse come quelle di un san Gerolamo o di un sant'Agostino…
Barrildo: Lasciamo codesto discorso, e accomodatevi, ché mi parete stanco.”

Atto II, scena II, p. 30-31.
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“Il desiderio è una malattia degli occhi.”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto I, Scena Sesta
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“La bellezza può essere trascurata, ma il denaro, quando si vuol trovare marito, è il mezzo infallibile!”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto I, Scena Decima
San Giacomo il Verde

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“L'uomo ammogliato, per chi sta aspettando una carta buona, è la matta che non vale niente!”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto I, Scena Dodicesima
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“L'attesa, quando si ama, è un piacere.”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto II, Scena Nona
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“García: Che cosa significa amare, Lucindo, se non ostinarsi pervicacemente?
Lucindo: Codesta è la migliore definizione dell'amore!
García: Il credere alle parole di una donna mi ha gettato in tanta confusione.
Lucindo: Chi ripone fiducia in una donna, ara nel vento e semina nel mare!
García: La fragile natura loro può scagionarle. Scrive un antico greco che un giorno si spezzò la prima corda della cetra di Apollo, e allora la corda stessa salì in cielo a lamentarsi del dio. «Chiedo giustizia a voi, giudici sommi, – disse al trono d'avorio, – giacché essendo io la più sottile sono quella che Apollo fa vibrare più spesso! Io sono debole ed egli non si stancaa di solleticarmi, mentre tocca molto meno spesso il bordone, che è ben più forte di me. Quindi Apollo non deve lagnarsi se talora mi spezzo mentre egli sta accompagnando il suo canto, giacché vengo costretta da lui a vibrare tante volte!» Con questo bel paragone lo scrittore vuol dire che quella corda così sottile e delicata che è la donna, l'uomo la carica di tanto onore, fiducia, amore, verità, piacere, cura, lealtà. verecondia, valore e patrimonio, che non è strano che talora, a furia di usarla, la perda, e spezzata in più parti gli sembra impazzita.
Lucindo: Quella corda parlò sottilmente, non per nulla era sottile e strumento nelle mani di Apollo! E da parte sua Seneca, che fra i pagani fu il più degno d'approvazione, affermò che la natura operò sapientemente negando potere e forza fisica alla donna, giacché se avesse anche quella non si potrebbe vivere!”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto III, Scena Prima
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“[…] solo saziato l'uomo può farsi migliore! | Pochi discorsi, il punto è tutto qui.”

Macheath: II, III, Secondo finale da tre soldi; p. 73
L'opera da tre soldi

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“La legge è fatta esclusivamente per lo sfruttamento di coloro che non la capiscono, o ai quali la brutale necessità non permette di rispettarla.”

Peachum: III, I; p. 79
L'opera da tre soldi
Variante: La legge è fatta esclusivamente per lo sfruttamento di coloro che non la capiscano, o ai quali la brutale necessità non permette di rispettarla.

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“[…] quanto piú oscura è l'ora, piú vicino è il soccorso”

Macheath: III, III; p. 98
L'opera da tre soldi

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“Io sono migliore della mia fama.”

Friedrich Schiller (1759–1805) poeta, filosofo e drammaturgo tedesco

da Maria Stuarda, atto III, scena 4

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“La lode che s'acquista in non lasciarsi offendere avanza la gloria che si guadagna vendicandosi.”

Pietro Aretino (1492–1556) poeta, scrittore, drammaturgo

Armileo: atto III, scena XVII
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“Non ci sono le più false pazzie, che quelle che talor fanno i savi.”

Pietro Aretino (1492–1556) poeta, scrittore, drammaturgo

Peno: atto II, scena X
La talanta