Frasi su atto
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“Dove c'è molta Luce, c'è anche molta Ombra.”

Johann Wolfgang von Goethe (1749–1832) drammaturgo, poeta, saggista, scrittore, pittore, teologo, filosofo, umanista, scienziato, critico d'arte e…

dal Götz von Berlichingen, Atto I
Con testo originale

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“La legge è potente, ma più potente è il bisogno.”

Johann Wolfgang von Goethe (1749–1832) drammaturgo, poeta, saggista, scrittore, pittore, teologo, filosofo, umanista, scienziato, critico d'arte e…

II, Atto I

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“La virtù è la logica in atto.”

Niccolò Tommaseo (1802–1874) scrittore italiano

Aforismi della scienza prima

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“La diligenza mette in atto rapidamente ciò che l'intelligenza ha maturamente pensato.”

Baltasar Gracián (1601–1658) gesuita, scrittore e filosofo spagnolo

da Diligente e intelligente, p. 56
Oracolo manuale e arte di prudenza

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“Ritengo pur sempre meno immorale avere un figlio extraconiugale da due uomini, che due da uno.”

Frank Wedekind (1864–1918) scrittore, drammaturgo e attore teatrale tedesco

da Franziska, atto V, quadro IX / Veit Kunz

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“La vita negli anni della vecchiaia assomiglia al quinto atto di una tragedia: si sa che la fine tragica è vicina, ma non si sa ancora quale sarà.”

Arthur Schopenhauer (1788–1860) filosofo e aforista tedesco

Aforismi sulla saggezza del vivere
Origine: Da La saggezza della vita, Newton Compton Editori, 2012, p. 172 https://books.google.it/books?id=ptvcbsLnhtUC&pg=PT172. ISBN 8854142840

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“Il credere di rigenerare un popolo in un istante è un atto di demenza.”

Napoleone Bonaparte (1769–1821) politico e militare francese, fondatore del Primo Impero francese

L'arte di comandare, Aforismi politici

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“Arsame: Della natura, un cieco amor non sempre, | Le leggi venerò.”

Prosper Jolyot de Crébillon (1674–1762) poeta e drammaturgo francese

Atto I, p. 12
Radamisto e Zenobia

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“Darya si sentiva adesso molto più sicura di sé. E gli diede un'occhiata ardita.
«Non ho nessuna attrazione per te? Molti uomini mi hanno desiderata. E tu devi aver avuto dozzine di donne in Iscozia assai meno ben fatte di me.»
E guardava, così dicendo, la sua formosa, sensuale persona, in placido orgoglio.
«Io non ho mai posseduto una donna» disse Neil con gravità.
«Cosa?»
Essa scattò in piedi per lo stupore. Egli alzò le spalle. Non aveva modo di farle capire il disgusto che provava per quel genere di cose, e il disprezzo in cui teneva i fortuiti amori dei suoi compagni di Edimburgo. Trovava una mistica gioia nella sua castità. L'amore era sacro, per lui. L'atto sessuale lo riempiva d'orrore. Solo la necessità della procreazione e il sacramento del matrimonio lo giustificavano ai suoi occhi.
Gli gettò le braccia al collo e lo teneva. E gli copriva il viso di baci. Egli si dibatteva. Volgeva la faccia. E con la mano cercava di proteggersi la bocca. D'improvviso essa gli affondò i denti nella carne. Il dolore fu così vivo che, senza volerlo, egli le diede un pugno.
«Demonio» le gridò in faccia.
Il colpo violento aveva obbligato Darya a lasciare la preda. Egli si esaminò la mano. Vide che il morso era profondo e che sanguinava. Gli occhi di lei, intanto, mandavano fiamme. Era in tutta la sua vitalità, la donna, come una belva.”

William Somerset Maugham (1874–1965) scrittore e commediografo britannico

da La tentazione di Adamo

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“La rivoluzione è un atto di violenza, è l'azione implacabile di una classe che abbatte il potere di un'altra classe.”

Mao Tsé-Tung (1893–1976) Presidente del Partito Comunista Cinese

marzo 1927, p. 13

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“Cosa posso dirvi – rispose Jura. Si mosse irrequieto sulla seggiola, si alzò, fece alcuni passi e sedette di nuovo. – Prima di tutto, domani vi sentirete meglio, ci sono i sintomi, son pronto a farmi tagliare la testa. E poi: la morte, la coscienza, la fede nella resurrezione… Volete sapere la mia opinione di naturalista? Non sarebbe meglio un'altra volta? No? Subito? Bene, come volete. Solo che è una cosa difficile, così, di punto in bianco –…..
– La resurrezione. Nella forma più volgare in cui se ne parla, a consolazione dei deboli, mi è estranea. E anche le parole di Cristo sui vivi e sui morti io le ho sempre intese in un altro modo. Dove mettereste questi immensi eserciti arruolati in tutti i millenni? Non basterebbe l'universo, le divinità, il bene e il raziocinio dovrebbero cedere il posto. In quell'avida calca animalesca sarebbero schiacciati.
– Ma, nel tempo, sempre la medesima vita, incommensurabilmente identica, riempie l'universo, a ogni ora si rinnova di innumerevoli combinazioni e trasformazioni. Ecco, voi vi preoccupate se risorgerete o meno, mentre siete già risorta, senza accorgervene, quando siete nata.
– Sentirete dolore? Sente forse il tessuto la propria dissoluzione? Cioè, in altre parole, che sarà della vostra coscienza? Ma che cos'è la coscienza? Vediamo. Desiderare coscientemente di dormire è insonnia garantita, tentare coscientemente di avvertire il lavorio del propria digestione è esattamente perturbare la sua innervazione. La coscienza è un veleno, un mezzo di autoavvelenamento per il soggetto che la applica a se stesso. La coscienza è luce, proiettata al di fuori e che illumina la strada a noi, perché non si inciampi. La coscienza sono i fari accesi davanti ad una locomotiva che corre. Rivolgete la loro luce all'interno e succederà una catastrofe.
– Dunque, che sarà della vostra coscienza? Della vostra. La vostra. Ma voi cosa siete? Qui sta il punto. Guardiamo meglio. In che modo avete memoria di voi stessa, di quale parte del vostro organismo siete cosciente? Dei vostri reni, del fegato, dei vasi sanguigni? No, per quanto ricordiate, di voi vi siete sempre accorta di una estrinsecazione, in un atto, nelle opere delle vostre mani, in famiglia, fra gli altri. E, ora, state bene attenta. L'uomo negli altri uomini, ecco che cos'è l'anima dell'uomo. Ecco che cosa siete voi, ecco di che cosa ha respirato, si è nutrita, di che cosa si è abbeverata per tutta la vita la vostra coscienza. Della vostra anima, della vostra immortalità, della vostra vita negli altri. E allora? Negli altri siete vissuta, negli altri resterete. Che differenza fa per voi se poi ciò si chiamerà memoria? Sarete ancora voi, entrata a far parte del futuro.
– Un ultima cosa. Non c'è nulla di cui preoccuparsi. La morte non esiste. La morte non riguarda noi. Ecco, voi avete parlato di talento, questa è un'altra cosa, una cosa nostra, scoperta da noi. E il talento, nella sua nozione più alta e più lata, è il dono della vita.
– Non vi sarà morte, dice Giovanni Evangelista: guardate come è semplice la sua argomentazione. Non vi sarà morte, perché il passato è ormai trascorso. Quasi come dire: non vi sarà morte, perché questo è già stato visto, è vecchio e ha stancato, e ora occorre qualcosa di nuovo e il nuovo è la vita eterna.
Parlando, Jura passeggiava per la stanza.”

Dormite, – disse accostandosi al letto e ponendo le mani sulla testa dell'inferma. Passò qualche minuto e Anna Ivànova cominciò ad assopirsi.
Silenziosamente Jura uscì dalla camera e disse alla Egòrovna di richiamare l'infermiera. «Che diavolo,- pensò,- sto diventando una specie di ciarlatano. Mi metto pure a fare scongiuri, a curare la gente imponendo le mani».
Il dottor Živago

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“Il mondo?… il mondo è un pazzo: | Meriterebbe andar coi matti a paro, | E chi crede alle femmine è un somaro!”

Giovanni Battista Casti (1724–1803) poeta e librettista italiano

da La Grotta di Trofonio, atto I, scena VIII

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“L'anima del gran mondo è l'allegria.”

Giovanni Battista Casti (1724–1803) poeta e librettista italiano

da La Grotta di Trofonio, atto I, scena IX

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“Senza soldi e senza regno | Brutta cosa è l'esser re.”

Giovanni Battista Casti (1724–1803) poeta e librettista italiano

da II Re Teodoro in Venezia, atto I, scena I

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“Non sono mai stato innamorato di donne. […] Di uomini mi sono innamorato molto spesso […]. Per me, il segno principale dell'amore è la paura di offendere o di non piacere all'oggetto amato, semplicemente la paura. Io mi sono innamorato di uomini prima di aver conoscenza della possibilità della pederastia; ma anche conoscendola, non mi è mai venuto in mente il pensiero della possibilità di una relazione. L'esempio più strano di una simpatia in qualche modo insolita è Gotier. Con lui non c'è stato assolutamente alcun rapporto, oltre che per l'acquisto di libri. Sentivo una vampa di calore quando lui entrava nella stanza. L'amore per Islavin mi ha guastato tutti gli otto mesi di vita a Pietroburgo. Sebbene inconsciamente, io di null'altro mi preoccupavo che di piacergli. Tutti gli uomini che ho amato lo hanno sentito, e ho notato che facevano uno sforzo per non guardarmi. […] La bellezza ha sempre avuto molta influenza nella scelta; si veda l'esempio di Djakov; non dimenticherò mai le notti quando io e lui uscivamo da Pirogovo e avevo voglia di abbracciarlo e di piangere. In tale sentimento c'era sensualità, ma è impossibile dire in che misura; perché, come ho già detto, l'immaginazione non mi ha mai disegnato quadri lubrici, e ne ho al contrario un terribile disgusto.
Noto in me una tendenza distruttiva, che si esprime nell'atto di rovinare tutto quel che mi capita sotto mano […].”

Lev Nikolajevič Tolstoj (1828–1910) scrittore, drammaturgo, filosofo, pedagogista, esegeta ed attivista sociale russo

29 novembre 1851, pp. 52-54

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“La plebe | Sempre è stanca dei casi: odia i presenti, | Ama i futuri, ed è tiranna, o serva.”

Giovanni Battista Niccolini (1782–1861) drammaturgo italiano

Calcante: da Polissena, Atto II, Scena I, in Opere, 1852, p. 242

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“Elisa: Il cuor si serra | Nelle fortune, e sol lo schiude il tocco | Delle grandi sventure..”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Atto II, p. 252
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“Cajo Gracco: Ho tale un cor nel petto, | Che ne' disastri esulta; un cor che gode | Lottar col fato, e superarlo.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Atto I, p. 123
Cajo Gracco

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“Fulvio: Aura che passa, | Ed or da questo or da quel lato spira, | È amor di plebe.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Atto I, p. 124
Cajo Gracco

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“Cajo Gracco: Lìon che dorme | È la plebe romana, e la mia voce | Lo sveglierà : vedrai.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Atto I, p. 124
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“Fulvio: Ha qualche volta | I suoi segreti l'amistà.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Atto I, p, 126
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“Cajo Gracco: Da chi m'odia, m'è caro aver la morte | Pria che la vita.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Atto II, p. 133
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“Cajo Gracco: Popolo ingiusto è popolo tiranno; Ed io l'amore de' tiranni abborro.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Atto II, p. 139
Cajo Gracco

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“Opimio: La virtù difese | L'iniquità; ma pur soggiacque.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Atto II, p. 145
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“Cajo Gracco: Ben io ti dico, che mia patria è quella | Che nel popolo sta.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Atto II, p. 146
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“Cajo Gracco: Consiglio di nemico è tradimento.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Atto II, p. 147
Cajo Gracco

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