Frasi su adolescente
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“È inutile e controproducente sperare che i ragazzi non si facciano canne, che non si sentano attratti dall'uso di droghe sintetiche, che non bevano il sabato sera. Deresponsabilizza tutti, genitori, educatori e istituzioni. La verità è che dovremmo trovare il coraggio di dire ai nostri ragazzi: scusateci, siamo talmente inadatti a questo mondo che preferiamo che ogni tanto qualcuno di voi muoia piuttosto che assumerci come società l'onere di vigilare affinché le sostanze che la maggior parte di voi decide di assumere non siano pericolose per la salute. Eh sì, perché chi prova droghe e beve alcolici il sabato sera non è l'adolescente con una vita familiare complicata, non è la ragazza mollata dal fidanzatino. Non è il diciassettenne sovrappeso o che si crede brutto. Le droghe le prova chiunque per semplice curiosità. È un momento di crescita, come fare sesso per la prima volta. È crescita e trasgressione insieme. È dimostrazione di coraggio, e la vita degli adolescenti è nella fase eroica, quella in cui si vuole costantemente dimostrare a se stessi – non necessariamente agli altri – di poter superare i propri limiti o quelli che la pubblica morale pone. A sedici anni ci si sente onnipotenti ed eterni e non c'è nulla che faccia davvero paura, ecco perché inutile demonizzare o vietare, l'unica cosa che gli adolescenti ascoltano è il ragionamento, l'unica cosa davanti alla quale si fermano è la conoscenza.”

Roberto Saviano (1979) giornalista, scrittore e saggista italiano

Origine: Citato in È ora di legalizzare le droghe http://espresso.repubblica.it/opinioni/l-antitaliano/2015/07/29/news/e-ora-di-legalizzare-il-mercato-delle-droghe-1.222979?ref=fbpr&refresh_ce, Espresso.repubblica.it, 31 luglio 2015.

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“Caro babbo, lo sai che per me tu eri l'esempio vivente di tutte le perfezioni? Il tuo naso era perfetto, le tue orecchie erano perfette, la forma della tua testa era perfetta, la scriminatura che divideva da una parte i tuoi pochi capelli era perfetta, e tu, mi ricordavi per tutte queste perfezioni che ti attribuivo, un attore, di quel cinema anni Trenta che cominciò a sfornare una serie di divi a cui tutti avremmo voluto assomigliare. C'era solo una piccola cosa in te che non era perfetta: l'unghia dell'indice della tua mano sinistra era leggermente deformata, era un po' più spessa delle altre e incarnita. Normalmente non si notava, ma i bambini hanno un occhio speciale per notare anche la più lieve imperfezione, e io l'avevo notata e ti avevo domandato come mai quell'unghia era diversa dalle altre. Tu mi dicesti che quando eri piccolo un colpo di martello sbagliato ti aveva spappolato la punta del dito e che l'unghia rimarginandosi era diventata così. Io pensai solo al dolore che dovevi aver provato e poi pensai che le unghie delle altre tue dita erano tutte belle tonde e talmente curate che sembravano appena uscite dalla manicure. Più tardi, quando non ero più un bambino ma un adolescente che cominciava a toccarsi facendo fantasie, non so perché una volta mi sorpresi a pensare che forse la storia del colpo di martello non era vera e che quel dito poteva essere difettoso dalla nascita. Perché lo pensai? Forse perché oscuramente sentivo di aver ereditato da te un'imperfezione che non riguardava solo il mio corpo, ma una parte esigente di me che non avevo ancora bene individuata.”

da Lettera al padre, pp. 79-80
L'amorosa inchiesta

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“Il cinema ha anche responsabilità educative: se da adolescente non hai un modello da seguire, un film può aiutare.”

Aaron Eckhart (1968) attore statunitense

Origine: Citato in Anna Maria Speroni, CINEMA "Adesso vorrei diventare il marito di Angelina Jolie" http://www.iodonna.it/personaggi/interviste/2011/aaron-eckhart-rabbit-hole-intervista-attore-cinema-30630640438.shtml, iodonna.it, 15 gennaio 2011.

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“Adolescente (s. m.). Dicesi di chi sta lentamente guarendo dall'infanzia.”

Ambrose Bierce (1842–1914) scrittore, giornalista e aforista statunitense

1988, p. 21
Dizionario del diavolo

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“La pista era butterata come il viso di un adolescente, e in alcuni punti spariva completamente.”

Joe R. Lansdale (1951) scrittore statunitense

Origine: La notte del Drive-in 3. La gita per turisti, p. 34

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“Ho premesso che le coppie dello stesso sesso vanno tutelate e riconosciute dalle legge. Ma che ci posso fare? Non sono favorevole all'adozione e, prima ancora, al matrimonio, che è per definizione l'unione di un uomo e di una donna. Non accetta il mio argomento? Provi a seguirmi. Perché, allora, il matrimonio non può essere fra tre persone? O fra quattro? O fra tre uomini, due donne e un avatar? Se la sua risposta fosse «Eh no, bisogna essere in due!», vuol dire che anche per lei esiste una definizione di matrimonio, basata su una categoria: il numero. Per me ce n'è un'altra: la differenza di sesso. Non lo chiede solo la religione cattolica; lo suggeriscono il buon senso, la storia e la natura (che punta, implacabile, alla procreazione e alla conservazione della specie). Aggiungo: l'adozione da parte di coppie omosessuali mi lascia perplesso; molto perplesso quando ha risvolti pubblici e mondani, come nel caso di Elton John. Un bambino ha bisogno di mamma e papà, figure diverse e complementari. Può accadere che debba crescere solo con una o solo con l'altro. Ma svantaggiarlo da subito mi sembra ingiusto. Solo nel caso di adolescenti, la cui l'adozione si rivelasse difficile, sono pronto a rivedere il mio parere. Questo fa di me un troglodita politico? Non credo. Forse, in parte, un conservatore. Credo infatti che qualcosa da conservare ci sia, nella tradizione e nella fabbrica sociale degli uomini. Molto altro, invece, si può e si deve cambiare. E in Italia non lo facciamo, porca miseria.”

Beppe Severgnini (1956) giornalista italiano

Italians, Corriere.it
Origine: Da Le adozioni degli omosessuali http://italians.corriere.it/2011/02/03/le-adozioni-degli-omosessuali/, 3 febbraio 2011.

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“Alle sette e mezzo il 17 aprile 1975, la guerra contro la Cambogia si concluse. Fu una guerra particolare, poiché nessun paese aveva mai fatto esperienza d'un simile bombardamento. Su questa terra, forse la più graziosa e più pacifica in tutta l'Asia, il presidente Nixon e il signor Kissinger sganciarono centomila tonnellate di bombe, l'equivalente di cinque Hiroshima. Il bombardamento fu una loro scelta personale. Illegalmente e in segreto, bombardarono la Cambogia, un paese neutrale, fino a riportarla all'età della pietra, e intendo età della pietra nel suo senso strettamente letterale. Poco dopo l'alba, il 17 aprile 1975, i bombardamenti cessarono, e regnò il silenzio. Poi, i vittoriosi, i Khmer Rossi, il cui potere era cresciuto in modo del tutto sproporzionato rispetto ai loro numeri, emersero dalla foresta. Entrarono nella capitale, Phnom Penh, una città che molti di loro non avevano mai visto prima. Marciarono in fila indiana disciplinata lungo i viali e il traffico immobile. Si vestivano di nero ed erano per la maggior parte adolescenti. Il popolo li acclamò ansiosamente, ingenuamente. Dopo tutto, i bombardamenti e i combattimenti erano finalmente terminati. Il terrore cominciò quasi immediatamente. Phnom Penh, una città di 2.5 milioni d'abitanti, fu evacuata con la forza entro un ora dal loro arrivo, i malati e feriti trascinati dai loro letti d'ospedale, bambini morenti trasportati in sacchi di plastica, i vecchi e gli zoppi abbandonati ai margini della strada, e tutti in marcia sotto tiro verso la campagna e una società totalmente nuova, quale mai si era vista prima. I nuovi leader della Cambogia chiamarono il 1975 l'«Anno zero», l'alba di un'era in cui non ci sarebbero state famiglie, né sentimenti, né espressioni d'amore o di sofferenza, né medicine, né ospedali, né scuole, né libri, né istruzione, né vacanze, né musica, né canzoni, né posta, né moneta: solo fatica e morte.”

John Pilger (1939) giornalista australiano

At 7:30 AM on April 17, 1975, the war on Cambodia was over. It was a unique war, for no country has ever experienced such concentrated bombing. On this, perhaps the most graceful and gentle land in all of Asia, president Nixon and mister Kissinger unleashed 100,000 tons of bombs, the equivalent of five Hiroshimas. The bombing was their personal decision. Illegally and secretly, they bombed Cambodia, a neutral country, back to the Stone Age, and I mean Stone Age in its literal sense. Shortly after dawn on April 17, the bombings stopped and there was silence. Then, out of the forest, came the victors, the Khmer Rouges, whose power had grown out of all proportion to their numbers. They entered the capital Phnom Penh, a city most of them had never seen. They marched in disciplined Indian file through the long boulevards and the still traffic. They wore black and were mostly teenagers, and people cheered them, nervously, naively. After all, the bombing, the fighting, was over at last. The horror began almost immediately. Phnom Penh, a city of 2.5 million people, was forcibly emptied within an hour of their coming, the sick and wounded being dragged from their hospital beds, dying children being carried in plastic bags, the old and crippled being dumped beside the road, and all of them being marched at gunpoint into the countryside and towards a totally new society, the likes of which we have never known. The new rulers of Cambodia called 1975 "Year Zero", the dawn of an age in which there would be no families, no sentiments, no expressions of love or grief, no medicines, no hospitals, no schools, no books, no learning, no holidays, no music, no songs, no post, no money, only work and death.
Variante: Alle sette e mezzo il 17 aprile 1975, la guerra contro la Cambogia si concluse. Era una guerra particolare, poiché nessun paese aveva sofferto d'un tale bombardamento. Su questa terra, forse la più graziosa e più pacifica in tutta l'Asia, il presidente Nixon e il signor Kissinger sguanciarono centomila tonnellate di bombe, l'equivalente di cinque Hiroshima. Il bombardamento fu una loro scelta personale. Illegalmente e in segreto, bombardarono la Cambogia, un paese neutrale, fino a riportarla all'età della pietra, e intendo età della pietra nel suo senso strettamente letterale. Poco dopo l'alba, il 17 aprile 1975, i bombardamenti cessarono, e regnò il silenzio. Poi, i vittoriosi, i Khmer Rossi, il cui potere era cresciuto fuori proporzione dai loro numeri, emersero dalla foresta. Entrarono la capitale, Phnom Penh, una città che molti di loro non avevano mai visto prima. Marciarono in fila indiana disciplinata lungo i viali e il traffico immobile. Si vestivano di nero, ed erano per la maggior parte adolescenti. Il popolo li acclamò ansiosamente ed ingenuamente. Dopo tutto, i bombardamenti e le sparatorie erano finiti. Il terrore cominciò quasi immediatamente. Phnom Penh, una città di 2.5 milioni d'abitanti, fu evacuata con la foza entro un ora del loro arrivo, i malati e feriti trascinati dai loro letti d'ospedale, bambini morenti trasportati in sacchi di plastica, i vecchi e zoppi lasciati per la strada, tutti marciati sotto tiro verso la campagna e una società totalmente nuova, mai vista prima. I nuovi leader di Cambogia nominarono 17 aprile «Anno zero», l'alba di un' era in cui non ci sarebbero state famiglie, niente sentimenti, nessuna espressione d'amore o lutto, niente medicine, niente ospedali, niente scuole, niente libri, niente istruzione, niente vacanze, niente musica, niente canzoni, niente posta e niente denaro: solo fatica e morte.

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“Le lotte di Mahler sono quelle di un uomo di salute mentale debole, un adolescente che si lamenta delle proprie miserie e che vuole che tutto il mondo sappia quanto soffre.”

Harold C. Schonberg (1915–2003)

Origine: Citato in AA.VV., Il libro della musica classica, traduzione di Anna Fontebuoni, Gribaudo, 2019, p. 201. ISBN 9788858022894

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“Giuseppe Di Vittorio da adolescente era ancora un semianalfabeta. Quando capì che far valere i suoi diritti in quelle condizioni era impossibile, si procurò un vocabolario.”

Nicola Lagioia (1973) scrittore italiano

Origine: Da Libri e cultura? Parliamone in campagna elettorale https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2018/01/21/news/libri_e_cultura_spariti_dalla_campagna_elettorale-186997274/, Rep.repubblica.it, 21 gennaio 2018.

“Novembre

Timido come un bambino
il sole sbircia
dietro alle nuvole
che si prendono per mano come sorelle amiche,
a formare un'unica
lastra di marmo grigio perla
che si specchia sul volto pallido e silenzioso
del lago adagiato ai piedi
di questa collina
dalle tinte aranciate
nei suoi rossori più intensi, mentre salutano il nuovo giorno che nasce,
quando calmo se ne sta
nella sua eterna posa
in quel sonno delle prime ore dalle tenue luci di questo mattino. Lui, indeciso
se sorridermi e scaldarmi
coi sui luminosi raggi
o imbronciarsi versando
le sue lacrime capricciose
sul mio capo, il mio sole oggi non sa imporsi beffeggiandosi indisturbato del mio intimo! E imbroglione è quel vento fresco
e scherzoso che si innalza
avanzando da lontano
a risvegliare le folte chiome degli alberi che ondeggiano distratte come una danza spasmodica a sciogliere
le loro foglie rivelandole bronzate nel fruscio
della loro inconfondibile voce, un dialogo comprensibile
per l'anima pregna
di sensibilità accentuata
nella meditazione di un cuor profondo che sa percepire quei segreti
dell'essere spirituale
della natura del mondo, raccolto nella preghiera protesa all'ascolto,
senza un rosario in mano.
E i fili d'erba del mio giardino
che i miei occhi intravedono
non hanno più quel peculiare profumo dei loro fiori
ad adornare quei loro movimenti sereni ad allietare l'anima mia nei giorni
che verranno, e l'eco
del cuculo che risuona nell'aria è lontano, è altrove,
si farà attendere ancora,
dopo il freddo,
dopo la pioggia,
dopo la neve,
dopo i camini accesi con la sua legna e le caldarroste,
e le corte giornate intorpidite dal cattivo suo umore,
dopo le serate chiuse in casa in compagnia e non,
solo allora lo sentirò cantare al cuore riportando la primavera nelle mie narici. Ricordavo poi trasognante
in frammenti di nostalgia
la mia antica betulla triste
e gialla nella caduca
dei suoi innumerevoli sorrisi quando accarezzava lieve
le mie gote di adolescente,
baci autunnali!
Quella che regnava una volta nell'altra mia casa,
quella di una volta. Formidabile nel suo abito color giallo brillante mesto
a oro vivido in quegli autunni che si ripetevano nel ciclo del tempo, e questo è uno
di quelli! Come starà!?
Il mio sorriso è uno scolpito malinconico nel segreto ricordo del mio essere
nel volo della reminiscenza,
la rivedrò serena nel sogno agghindare la sua criniera di verde vellutato a primavera,
e sarà ancora lontana,
dovrà aspettare perché
prima dovrà indossare
il suo solito lucido argento, per poi essere grigio
con lenticelle orizzontali,
lei mia confidente che mi
ha visto piangere, gioire,
e aver mal di pancia!
Nel sole, nel vento e sotto
la pioggia del giorno
e della notte, ripenso a lei
e penso che è solo novembre, dietro la finestra ove il suo vetro non riflette l'espressione dei miei sogni
e ricordi, ma solo il mio volto perso e condizionando
dai rivoli del tempo, forse.
La mia dolce micia dal pelo lungo e bianco mi fa le fusa,
e come per incanto
mi risveglio con lei in braccio in un appagante sussulto,
e fiduciosa guardo il presente nella stanza della mia casa, tra le mie cose e i miei affetti, confidandole a gran voce guardando nell'azzurro
dei suoi occhietti,
che è solo novembre,
nel muso lungo plumbeo
del sole che oggi
ha tutta l'aria di non
voler splendere nella
sua bella posa lì in alto
oltre il coro delle nubi
in quel rombo di tuono
che ha appena emanato.
Or piove a dirotto
e sono solo le otto,
ma in cuor mio
sono serena dentro!”

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“Una meravigliosa relazione è composta da due persone che riescono a tornare bambini. Vivere ed amarsi da adolescenti, in un unico modo: puramente.”

Prevale (1983) disc jockey, produttore discografico e conduttore radiofonico italiano

Origine: prevale.net

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