Frasi sul dubbio
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“Mi domando se l'amore | è nelle pieghe di una gonna | o se è sparso per il cielo.”

Adriano Celentano (1938) cantautore, ballerino e showman italiano

da Mi domando, n. 11
Io non so parlar d'amore

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“[In una televisione di Porto Alegre, alla domanda "lo sa che il presidente Medici vorrebbe Dario in nazionale?"] Il presidente scelga i ministri e lasci stare le cose serie…”

João Saldanha (1917–1990) giornalista, allenatore di calcio e calciatore brasiliano

Origine: Citato in Quel comunista che voleva entrare in paradiso http://www.francorossi.com/?p=3244, Francorossi.com, 13 gennaio 2008; riportato poi in Franco Rossi: Joao Saldanha, il più grande allenatore della storia del calcio http://www.tuttomercatoweb.com/altre-notizie/franco-rossi-joao-saldanha-il-piu-grande-allenatore-della-storia-del-calcio-242349, Tuttomercatoweb.it, 11 dicembre 2010.

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“La mia solidarietà va a Silvio Berlusconi. Dove s'è mai visto un giornalista che pone domande irriverenti al capo del governo? Un bravo giornalista non assume iniziative, un bravo giornalista scrive sotto dettatura.”

Maurizio Crozza (1959) comico, imitatore e conduttore televisivo italiano

Parlando della citazione in giudizio per diffamazione del giornale "La Repubblica" da parte di Silvio Berlusconi, dopo avere firmato l'appello per la difesa del giornale.
citato in la Repubblica http://www.repubblica.it/2009/08/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-23/appello-repubblica-sabato/appello-repubblica-sabato.html?ref=search, 1° settembre 2009

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“Penso che la domanda "a che serve?" applicata ai contenuti di uno studio o di una ricerca possa essere la spia di una mentalità utilitaristica, pragmatistica, consumistica. Penso che le civiltà evolute debbano lasciare spazio al conoscere in quanto valore in sé.”

Paolo Rossi (filosofo) (1923–2012) filosofo e storico della scienza italiano

da Norberto Bobbio, Umberto Cerroni, Umberto Eco, Italo Mancini, Paolo Rossi, Emanuele Severino, Gianni Vattimo, Che cosa fanno oggi i filosofi?, Bompiani, Milano 1982

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“L'Europa cerca con difficoltà di costituzionalizzarsi. Se questo vuole essere un progetto da prendere sul serio, si deve considerare che ogni Costituzione è l'esito di un «processo di differenziazione». Se non fosse così, non se ne vedrebbe l'utilità. Per perfezionare soltanto istituzioni che già esistono basterebbe una semplice «revisione regolamentare». La difficoltà di mobilitare un'«opinione pubblica europea» deriva anche da qui: per continuare come prima, solo con un po' più di efficienza, che bisogno c'è di una Costituzione? Non c'è enfasi o retorica (come quella esibita nel preambolo del progetto di Costituzione europea) che possa coprire il vuoto. Occorre dunque un «progetto di differenziazione». Nell'attuale momento, esso non potrebbe che definirsi rispetto alle tendenze e alle forze omologanti che già operano nell'indistinto astratto che ci ingloba e che si denomina, per l'appunto, globalizzazione, entro la quale si staglia la concreta egemonia, anche costituzionale, degli Stati Uniti d'America. Se mai l'Europa si darà una vera Costituzione, sarà quando avrà intrapreso una profonda riflessione su se medesima, ancora una volta a confronto con l'America. Questa volta per rispondere alla domanda: chi davvero noi siamo, che cosa davvero ci distingue, sempre che si voglia essere qualcuno e qualcosa, e non una semplice propaggine.”

Gustavo Zagrebelsky (1943) giurista italiano

cap. 17, p. 148
Contro l'etica della verità

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“«Da quanto tempo vivi in un Paese musulmano?», chiesi a un tratto.
«Da due terzi della mia vita».
«Eppure non sei mai diventato un riformista?».
«No».
«E non sei mai diventato un fondamentalista?»
«No».
«E non hai mai voluto diventare un capo dell'Islam?»«No».
Alzai le sopracciglia. «Lo trovo stupefacente».
Ziad rallentò e mi lanciò un'occhiata. Si passò la mano sopra il sopracciglio sinistro, facendosi piovere granelli di polvere sulle gambe.
«Voglio farti io una domanda», disse.
«Cosa?»
«Da quanto tempo sei al mondo?»
«Scusa?»
«Da quanto tempo sei vivo?»
«Da tutta la vita, direi».
«Quando è stata l'ultima volta che hai fatto volare un aquilone in montagna?»
«Mai».
«Quando è stata l'ultima volta che ti sei sdraiato a terra e hai scattato foto agli insetti?»
«Mai».
«Quando è stata l'ultima volta che hai salvato dei ragazzi beduini nel deserto?»
«Mai».
«Be', amico, questo io lo trovo stupefacente».
Non dissi nulla. Mi sentivo come se fossi sepolto fino al collo nella sabbia e qualcuno stesse scagliando pietre alla mia essenza. Eppure le pietre non mi mandarono in frantumi, si rivelarono essere globi di luce. Mi scesero nella gola e si raccolsero nel mio stomaco. Divennero una pozza di luce brillante che si fuse e cominciò a ribollire. Poi un immenso getto di risate sgorgò dal mio ombelico e il raggio di luce si poté vedere fino a Damasco.
Ridemmo a crepapelle.”

Ali Eteraz scrittore e giornalista pakistano

Il bambino che leggeva il Corano

“Quel versetto si riferisce al patto di A lastu. L'alleanza originaria. Quella che stabilisce l'idea di un "Noi" umano. Dio ci ha radunati – tutti noi: tu, io, i tuoi antenati, la tua progenie, l'umanità passata, presente, futura – e ci ha fatto una domanda molto semplice, e noi – insieme, all'unisono, in quanto razza umana – abbiamo fatto un'affermazione. Lui ci ha chiesto "Sono Io?", noi abbiamo risposto "Sì, sei tu". Abbiamo affermato Dio. Abbiamo dato il nostro consenso, stabilito che dio era Dio. Quell'affermazione ha stabilito anche che noi eravamo Noi. È stato necessario che diventassimo tutti Uno per poter affermare Dio. Ek nuqte vich gul muqdi e, "Tutto è contenuto in Uno". Noi siamo colui che è Dio. È questo che diceva Bulleh Shah. È per questo che ho pieanto quella notte che hai tradotto la sua poesia, perché non avevo mai sentito l'idea espressa così perfettamente. Nella letteratura mistica, l'affermazione del patto di A lastu è chiamata la Prima Testimonianza. È primordiale. È originaria. C'è anche una Seconda Testimonianza, ma viene molto più tardi. È quando ognuno di noi, nella sua esistenza individuale, afferma le sue varie religioni o ideologie o filosofie. Tu, amico mio, metti la Seconda Testimonianza prima e al di sopra della Prima. È sbagliato. È sbagliato perché il vero patto che guida la tua esistenza, quello da cui dovresti essere ossessionato, è al servizio dell'umanità. È per il "Noi". È per Dio. Invece tu te ne vai in giro con il tuo patto – il falso patto – che è al servizio dei soli musulmani, credendoti impegnato nell'opera di Dio. Hai fatto di Dio un socio. L'Islam è il tuo idolo.”

Ali Eteraz scrittore e giornalista pakistano

Ziad
Il bambino che leggeva il Corano

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“[Rispondendo alla domanda di Maurizio Crosetti: Perché lei passa per musone? ] Perché le parole di troppo sono fumo. Perché non mi è mai andato di giudicare, di criticare, di dire bugie pur di dire qualcosa. Perché la banalità uccide, invece il silenzio fortifica.”

Dino Zoff (1942) allenatore di calcio, dirigente sportivo e ex calciatore italiano

Origine: Da Dino Zoff: Nei miei primi 70 anni ho parato tutto. Persino Berlusconi, Il Venerdì n. 1245, 27 gennaio 2012, pp. 34-37.

“Si faccia una domanda e si dia una risposta.”

Gigi Marzullo (1953) conduttore televisivo e giornalista italiano

battuta ricorrente
Dal programma televisivo Sottovoce

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“Non so quanto la tv australiana avesse investito sul mondiale 2006, né come abbia reagito a un'eliminazione all'ultimo secondo dell'ottavo di finale, per un calcio regalato da un arbitro spagnolo a un terzino italiano colto da svenimento. Ma scommetterei in maniera più elegante, e più sportiva, di quella che la Rai scelse di cavalcare nell'infausto 2002 coreano. […] Durò un paio di giorni, per la verità, anche lo scarico di responsabilità da parte della squadra, sotto forma di tiro al bersaglio dell'arbitro Moreno. Ma poi, salvo qualche eccezione, il comune senso del pudore, prima ancora del fair play, riprese il sopravvento e si cominciò a riconoscere che se gli arbitraggi rassicuranti, oltre che davvero imparziali, sono oggettivamente diversi, ancor più diverse sono le congiure. Quando una squadra deve perdere, secondo quanto cercarono di farci credere [I giornalisti RAI], non arriva a giocarsi due match-ball come quelli di Vieri e Gattuso a pochi minuti dalla fine. La fermano prima, alla maniera di Aston in Cile. La Rai invece, impavida, andò avanti per settimane. E più passavano i giorni, più grosse le sparava. Sino a quella, davvero memorabile, dell'azione per danni alla Fifa. Il presupposto era, ovviamente, che Byron Moreno fosse il braccio armato di Blatter, investito della missione di far andare avanti, a qualunque costo, la squadra di casa. In buona sostanza, tuonò con supremo sprezo del ridicolo un avvocato dell'ufficio legale della Rai, chiederemo a Zurigo il rimborso totale di quanto è stato pagato per i diritti, cioè settanta milioni di euro, il rimborso delle spese di produzione per la trasferta in Corea e Giappone, e i danni derivati dalla caduta negativa della pubblicità. Mancavano giusto un paio di divisioni da ammassare al confine di Chiasso. I programmi sportivi dedicati al mondiale, che ovviamente continuava, amplificarono i toni, e più di un quotidiano cadde in tentazione. Si arrivò a leggere che la causa avrebbe fatto giurisprudenza a livello mondiale, al pari della sentenza Bosman: quando l'unico rimando possibile era, con tutta evidenza, a capitan Fracassa. […] La sera del 9 gennaio 2003, Raidue portò nei propri studi in esclusiva mondiale nientemeno che il famigerato Byron Moreno. E a chi affidare la faccia? A Enzo Biagi no, perché era già in vigore l'editto di Sofia, a Minoli nemmeno, Tosatti forse aveva un impegno. Sicché prese in prestito da Sky, senza alcun diritto di riscatto, l'intramontabile José Altafini. Civile la conversazione. Ma inserita nell'ambito di uno show dal titolo Stupido Hotel, mai come in quel caso un nome una garanzia. Così l'arbitro ecuadoregno entrò in scena dalla porta girevole con una valigetta piena di soldi, rispose punto per punto alle domande non proprio asfissianti dell'intervistatore, concluse argomentando sottilmente che quella sera a Daejon era stata l'Italia, non lui, a sbagliare la partita, e fu congedato da un simpatico gavettone sulle note del coro del Nabucco: che per una rete in quota Lega rappresentava, con tutta evidenza, l'inno nazionale. Una serie di interpellanze parlamentari non riuscirono a chiarire né la ragione di quella straordinaria partecipazione, né l'entità del compenso ricevuto da Moreno, dall'ordine comunque di alcune decine di migliaia di dollari. Fatto sta che, grazie alla sportività della Rai, l'ex nemico pubblico numero uno ebbe l'opportunità di dimostrare che i buffoni, semmai, erano altrove. E il cerchio finalmente si chiuse.”

Gigi Garanzini (1948) giornalista, scrittore e conduttore radiofonico italiano

cap. La cultura della sconfitta

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“Perché un angolo retto misura novanta gradi? Domanda mal posta: lui non misura niente, sono gli altri che misurano lui.”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

Perché

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“Del collega Cosentino non possiamo che presupporre la buona fede e l'innocenza e contiamo che questa possa emergere, al di là di ogni dubbio, anche in sede processuale. Ma abbiamo il dovere di riconoscere la medesima buona fede anche a quei magistrati, i cui risultati nell'azione di contrasto alla criminalità organizzata tutti quotidianamente celebriamo, anche ascrivendola giustamente al merito dell'azione del governo, soprattutto in quelle aree in cui lo Stato contende alla criminalità organizzata il controllo del territorio e quindi, di fatto, la sovranità politica. Abbiamo ascoltato le parole del collega Cosentino con attenzione e abbiamo apprezzato il suo atteggiamento di fiducia e di sicurezza sulla mancanza, anche in queste intercettazioni, di elementi a suo carico tali da confermare le accuse gravi che gli vengono mosse. L'inconsistenza delle accuse che l'on. Cosentino denuncia, non potrà che emergere ancor più chiaramente, se l'autorità giudiziaria potrà procedere utilizzando tutti i mezzi istruttori che essa ritiene rilevanti.”

Benedetto Della Vedova (1962) politico italiano

Origine: Dalla discussione di una domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni nei confronti del deputato Cosentino (Doc. IV, n. 6-A) durante la Seduta della Camera dei Deputati n. 372 del 22 settembre 2010 http://www.camera.it/412?idSeduta=372&resoconto=stenografico&indice=alfabetico&tit=00050&fase=00020#sed0372.stenografico.tit00050.sub00020.int00040.

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“Faccio domande e basta.”

Enrico Lucci (1964) giornalista e personaggio televisivo italiano
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“[alla domanda Continuerà a guardare la Superbike? ] Metterò la tv in spiaggia e con la gamba che penzolerà fuori dalla sedia. E forse piangerò.”

Troy Bayliss (1969) pilota motociclistico australiano

citato in La Gazzetta dello Sport http://archiviostorico.gazzetta.it/2008/settembre/20/Bayliss_Vinco_Mondiale_piango_spiaggia_ga_10_080920050.shtml, 20 settembre 2008

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“Certamente tutti dicono di essere a favore della pace. Hitler diceva che era per la pace. Tutti sono per la pace. La domanda è: quale tipo di pace?”

Noam Chomsky (1928) linguista, filosofo e teorico della comunicazione statunitense

Origine: Dal discorso a UC Berkeley sulla politica degli Usa nel vicino Oriente, 14 maggio 1984.

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“Il giudizio universale
Io una volta sognavo sempre mio nonno materno, l'unico che conobbi.
Ogni tanto, in sogno, questo nonno mi dava certi numeri sicuri, ma io non li capivo mai bene, oppure appena mi svegliavo me li scordavo. Poi non si fece vedere più e io, non so perché, mi misi in testa che forse non voleva più usare un mezzo di comunicazione di massa così antico, qual è il sogno. E una notte, obbedendo a un richiamo, scesi dal letto, accesi la televisione e cominciai a cercare. Non mi ero sbagliato.
Infatti dopo un po' vidi la sua faccia di napoletano dell'800, i suoi baffi guappeschi. Stavolta non era come in sogno, l'immagine era chiara, l'audio era perfetto.
Insomma era l'occasione per avere tre numeri precisi, il nome di un cavallo, una schedina da un miliardo.
Ma feci un grosso errore. Anziché pensare subito a queste cose serie, volli prima avere qualche risposta alle antichissime e inquietanti domande che si è sempre posto l'uomo: il mistero della nascita dell'universo, il fondamento della teoria aristotelica sulla nascita di Dio. Dissi: prima del terno sicuro, voglio notizie di prima mano sull'immortalità dell'anima.
Dietro mia insistenza, il nonno mi stava per rivelare i misteri dell'aldilà, quando improvvisanente mi disse che lo chiamavano dalla regia. Alzò la cornetta del telefono e cominciò a fare di sì con la testa, proprio come fanno quelli del telegiornale. Quando riattaccò, disse che dalla regia avevano detto che su quelle cose non poteva dire niente, poteva dare solo i numeri e i cavalli.
Dissi: va bene, per adesso mi servono almeno cinquecento milioni, il mistero della vita e della morte lo posso scoprire dopo che mi sono comprato una bella macchina nuova e una villa a Capri. Ma dovette succedere qualcosa all'antenna. Il nonno sparì nell'effetto nebbia e non lo ritrovai più.”

Riccardo Pazzaglia (1926–2006) scrittore, giornalista e paroliere italiano

pagg. 41-42
Il brodo primordiale

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“C'è gente convinta che un romanzo debba spiegare tutto. Che il romanzo debba essere il riparatore della vita e delle sue incoerenze. Ma la vita è mai stata coerente? E perciò pensa che lo scrittore occupi questa posizione centrale nello spazio e nel tempo per dare un inizio e un finale alle storie (ma lei conosce qualche storia che abbia un finale, una cosa che si dovrebbe chiamare finale, finale-finale?), collegare riempire vuoti e dissipare zone d'ombra; spiegare i comportamenti dei personaggi.
C'è chi crede che il romanzo abbia una funzione divulgativa e una vocazione pedagogica. Niente di più lontano dalla verità. Il romanzo non è fatto per mettere ordine nel caos. Il romanzo non è fatto per mettere ordine in un beneamato cazzo. Il romanzo non è nato per dare soddisfazione agli amanti dell'ordine. È fatto per divertirsi con le vertigini, per creare casino, per goderne, per rimestarlo.
Non si tratta di rispondere a domande ma di farne altre, sempre nuove, sempre più inquietanti.
Il romanzo, come la realtà reale, come le storie che conosciamo tutti e che ci capitano sempre, è pieno di parentesi, buchi, ellissi che ballano saltellando da una parte e dall'altra senza desiderare concretizzarsi, senza voglia di spiegarsi.
Credo di essere ben lontano dall'illusione che quando la vita diventa profondamente incoerente arrivi il romanzo a metterci una pezza.
D'altra parte non dobbiamo lamentarci troppo. Il romanzo è certamente il guercio in questo luminoso deserto messicano in cui abbondano i ciechi.”

Paco Ignacio Taibo II (1949) scrittore spagnolo

parte XIII, cap. II
Ritornano le ombre

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“In una lunga guerra nei pressi di Pechin | con i suoi soldati sconfigge anche Stalin, | incontro un vecchio uomo nato nel Shantung | lo fermo e gli domando dov'era Mao Tse-tung, | qui non c'era.”

Rino Gaetano (1950–1981) cantautore italiano

da Le battaglie di Mao, 38<sup>a</sup> composizione, p. 74
Ma il cielo è sempre più blu. Pensieri, racconti e canzoni inedite, Canzoni inedite, Primo quaderno

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“Si compiace il moscovita e domanda più convinto | ad un fratello che nella vita non fu mai di terra cinto, | "che faresti, o compagnoski, se tu avessi molta terra?" | "Ai compagni darei i boschi e per me una piccola serra.”

Rino Gaetano (1950–1981) cantautore italiano

da La festa dell'unità, 73<sup>a</sup> composizione, p. 88
Ma il cielo è sempre più blu. Pensieri, racconti e canzoni inedite, Canzoni inedite, Primo quaderno

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“Se Voi, probabilmente avete letto le opere di Giordano Bruno, ebbene ne La cena delle ceneri, fa uno strano ragionamento. Dice: supponiamo di avere una palla, come la terra. La terra viene illuminata dal sole, ma soltanto una parte della terra viene illuminata dal sole. Man mano che ci si allontana, il sole è più lontano dalla terra, una parte sempre maggiore della sfera viene illuminata. Ora, domanda: quant'è la parte della sfera che al massimo può venire illuminata? Se il sole fosse all'infinito, allora illuminerebbe esattamente metà della sfera. Ora Giordano Bruno si chiede: ma poverina l'altra metà della sfera che cosa fa? Rimane in ombra? Allora l'idea di Giordano Bruno è: quando arriviamo all'infinito, facciamo un passo in più, incominciamo ad andare oltre questo primo infinito e il sole comincerà a illuminare la parte di dietro della sfera. Quando s'arriva all'infinito per la seconda volta tutta la sfera è illuminata. Non c'è bisogno di dire che questa è, ovviamente, è un'idea semplicemente metaforica, non ha nessun senso. Però è la prima volta nella storia in cui qualcuno pensa che ci sia effettivamente la possibilità di avere due o più infiniti. I matematici oggi sono arrivati ad averne addirittura infiniti.”

Piergiorgio Odifreddi (1950) matematico, logico e saggista italiano

dalla trasmissione RAI Il Grillo, 2 aprile 2001; citato in Storia dell'infinito http://www.emsf.rai.it/grillo/trasmissioni.asp?d=795#bruno, emsf.rai.it

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