Frasi su economia
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“Non è la coscienza degli uomini che determina la loro vita, ma le condizioni della loro vita che ne determinano la coscienza.”

Karl Marx (1818–1883) filosofo, economista, storico, sociologo e giornalista tedesco

Origine: Dalla prefazione a Per la critica dell'economia politica.

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“Sulla soglia della scienza, come sulla porta dell'inferno, si deve porre questo ammonimento:
Qui si convien lasciare ogni sospetto
Ogni viltà convien che qui sia morta.”

Karl Marx (1818–1883) filosofo, economista, storico, sociologo e giornalista tedesco

Origine: Dalla prefazione a Per la critica dell'economia politica.

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“Non sarà l'economia a rovinare gli investitori; saranno gli investitori stessi a farlo.”

Warren Buffett (1930) imprenditore e economista statunitense

citato in Mary Buffett, David Clark, I segreti di Warren Buffett. Come avere successo negli affari evitando le trappole del mercato, traduzione di T. Moroni, Lindau

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“In arte l'economia è sempre bellezza.”

Henry James (1843–1916) scrittore e critico letterario statunitense

Origine: Da Le prefazioni.

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“Mi dispiace che Lei si trovi con un grande svantaggio nel capire l'economia, Primo Ministro. Lei è un economista.”

Jonathan Lynn (1943) attore, regista e sceneggiatore britannico

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“I poveri si vantano delle loro spese, i ricchi delle loro economie.”

Abel Bonnard (1883–1968) poeta, romanziere e saggista francese

da L'argent

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“L'economia politica è il codice dell'usura.”

Auguste Blanqui (1805–1881) rivoluzionario, attivista e politico francese
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“L'economia è estremamente utile come forma di lavoro per gli economisti.”

John Kenneth Galbraith (1908–2006) economista, funzionario e diplomatico canadese

Origine: Citato in Focus n. 104, p. 188.

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“L'economia è una cosa troppo seria per lasciarla fare agli economisti.”

Antonio Albanese (1964) attore, comico e cabarettista italiano

da Mai dire Lunedì, 2005
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“La Corea che ha il 75% del territorio fatto di montagne ed è in un luogo scomodo del mondo è diventato la decima economia del mondo. Pensi se non credo nell'Italia.”

John Elkann (1976) imprenditore italiano

citato in Quel che devo a Gabetti e Marchionne Montezemolo in politica? Spero di no, Corriere della sera, 03 luglio 2007

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“[Principi di Scienza delle finanze di Luigi Einaudi] Lo considero il libro più importante che sia mai stato scritto da un italiano nel secolo ventesimo. Dopo di lui finì l'economia come scienza umana e arrivò l'economia dominata dalla matematica.”

Elémire Zolla (1926–2002) saggista, filosofo e storico delle religioni italiano

Origine: Citato in Aldo Cazzullo, Doppio anniversario in casa Einaudi, Messaggero di sant'Antonio, n. 1290, gennaio 2012, p. 74.

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“Mi ricordo che nel 1840, essendo a Presinge, egli si faceva svegliare ogni mattina, alle cinque, dal suo cameriere, e a qualunque ora avanzata della notte si fosse coricato, scuoteva il sonno, e, avendo sorbito una tazza di caffè, con un bicchiere d'acqua, si metteva all'opera. Quest'opera consisteva nella lettura della Storia d'Inghilterra di lord Mahon, autore esatto e scrupoloso, ma scialbo e senza interesse. Ricordo quale repulsione invincibile m'ispirava il solo aspetto di questi volumi. Ma Camillo di Cavour aveva risoluto d'imparare l'inglese, e, al fine di questo studio avesse nello stesso tempo per risultato di fargli conoscere la storia d'Inghilterra, consacrava senza stancarsi le sue mattinate a tradurre un libro noioso, scritto in una lingua ch'egli ignorava. Più tardi trovandomi con lui nella terra di Leri, partivo allo spuntar del giorno per la caccia. Non m'è accaduto una sola volta di partire senza che Cavour mi salutasse con uno di quegli auguri che fanno la disperazione del cacciatore, e benché non avesse alcuna intenzione di andare a tirare le beccaccine, era sempre in piedi dall'alba, esaminando i conti, visitando le stalle, fissando i particolari di qualche miglioramento, sorvegliando lo sballaggio di qualche nuova macchina e occupando i momenti perduti per qualsiasi altro con la lettura di un libro sostanzioso italiano, francese e inglese, di agricoltura, d'economia politica e di storia.”

Auguste-Arthur de La Rive (1801–1873) fisico svizzero

citato in Cavour, l'uomo e l'opera

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“Nico Perrone, docente alla Facoltà di Scienze Politiche di Bari, è quanto di più lontano si possa immaginare dal mondo cattolico moderato. Il Foglio l'ha definito "talmente rosso, che più rosso non si può". Chi desidera averne la prova, sfogli le prime pagine del libro. Elencano tutte le accuse che per mezzo secolo la sinistra politica ha scagliato contro l'allora partito di maggioranza relativa. Ecco dunque rispuntare capi d'imputazione come bigottismo clericale, anticomunismo, strategia della tensione, subordinazione agli USA, collusioni mafiose, corruzione, e via così. Nei numerosi libri dedicati all'argomento, Perrone s'era guadagnato la reputazione di critico implacabile, "senza essermene pentito" precisa oggi. Ma adesso – ecco la novità – si domanda "se questa lettura, sostanzialmente vera, contenga effettivamente tutti gli aspetti della politica di governo della DC, o se invece non abbia trascurato di tenerne in luce qualcuno non secondario". Il libro è una rilettura seria di quegli anni. L'esito, una sorprendente riabilitazione post mortem. Qualche esempio qua e là. La Democrazia cristiana, afferma Perrone, "ha dato all'Italia il più lungo periodo di pace della sua storia unitaria e ha realizzato una riduzione degli squilibri, compreso quello storico fra Nord e Sud". In politica estera, l'ingresso nel G-7 costituì "un'affermazione delle specificità italiane che la DC ha saputo cogliere, valorizzare, sviluppare e difendere, con un'azione di governo che ha tenuto insieme identità nazionale e prospettive europee, iniziative autonome di politica estera in difesa di interessi nazionali e lealtà occidentale, modernizzazione e capacità di gestire sacche interne di arretratezza». Nell'economia il plauso è senza riserve: "La DC si è mostrata generalmente rispettosa della sovranità popolare, cui non ha contrapposto un eccessivo potere dell'esecutivo. Nel suo lungo governo essa ha evitato d'imporre troppe regole al dispiegarsi della vita civile, e tuttavia non ha mai perseguito modelli di liberismo. Attraverso una politica di capital spending e una miriade di riforme, è riuscita a esprimere una capacità di riforma, con una sua egemonia forte, duratura, e tuttavia fondata su di un genuino, esteso consenso". […] Cosa ne pensano i democristiani tutti d'un pezzo, quelli che non hanno cambiato casacca? Marco Follini, leader dell'UDC, ha letto il libro e, naturalmente, lo apprezza. "La cosa curiosa", osserva, "è quest'ammirazione postuma da parte della sinistra. C'è un grande amore per la DC perché non c'è più".”

Nico Perrone (1935) saggista, storico e giornalista italiano

Ugo Magri

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“E quali i temi con i quali cimentarsi per l'auspicato ritorno ad una seria elaborazione culturale, per mettere a punto programmi non raffazzonati? Comincio con l'indicarne tre: i diritti fondamentali; i servizi pubblici; i limiti alla libertà d'iniziativa economica privata. Non li scelgo a caso. Dietro ciascuno di questi temi si trovano soggetti reali, iniziative concrete. Molti comuni e gruppi si adoperano ogni giorno perché trovino effettivo riconoscimento i diritti degli immigrati, delle coppie di fatto, di quanti vogliono liberamente decidere sulla fine della loro vita. La questione dei servizi è simboleggiata dal servizio idrico, dall'acqua come bene comune: l'Italia è l'epicentro di un largo movimento, che ha visto ventisette milioni di elettori votare contro la privatizzazione dell'acqua, che produce analisi sempre più accurate, che ha visto convenire a Napoli e Roma rappresentanti da molti Paesi, che è all'origine di una rete di comuni europei e di iniziative popolari rivolte alla Commissione di Bruxelles. Altrettanto intensa è la discussione intorno ai limiti del mercato, accesissima intorno ai temi del lavoro e che vede l'inquietante tentativo di cancellare l'articolo 41 della Costituzione che congiunge il decreto berlusconiano di luglio e il decreto "Cresci Italia", ponendo il problema se sia ancora possibile in economia una politica "costituzionale."”

Stefano Rodotà (1933–2017) giurista e politico italiano

Questa è l'altra politica. E ciascuno di questi temi pone la questione di quale idea di società debba oggi sostenere l'azione politica.
Origine: Dall'articolo, L'antipolitica o l'altrapolitica? http://www.repubblica.it/dal-quotidiano/opinioni/2012/03/01/news/l_antipolitica_o_l_altrapolitica_-30736191/?ref=search, la Repubblica, 1 marzo 2012.

“La tesi provocatoria: il miglior mezzo per distruggere l'economia di mercato, e con essa uno dei presupposti della società aperta, è il concetto di giustizia sociale nel senso dell'egalitarismo.”

Gerard Radnitzky (1921–2006) filosofo e teorico tedesco

Il futuro è aperto: il colloquio di Altenberg insieme con i testi del simposio viennese su Popper

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“[Su un possibile rischio di oscuramento delle sue reti] Abbiamo dalla nostra la legge e l'opinione pubblica e, diciamolo francamente, anche l'interesse dell'economia nazionale, che dalla liberalizzazione della pubblicità televisiva è stata tonificata…”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

1985
Origine: Citato in Laura Delli Colli, Berlusconi non teme i pretori e vola a convincere i politici http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/12/29/berlusconi-non-teme-pretori-vola-convincere-politici.html, la Repubblica, 29 dicembre 1985.

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“[Commentando la procedura avviata dalla Commissione UE contro l'Italia per aver superato i parametri del patto di stabilità] Smettiamola di preoccuparci così tanto per l'economia: abbiamo un sommerso del 40%, ma vi sembra che la nostra economia non tenga? Ma andiamo…”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

2005
Origine: Citato in «Economia, smettiamola di preoccuparci» http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/06_Giugno/16/berlusconi.html, Corriere.it, 16 giugno 2005.