Frasi su terapia

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema terapia, essere, vita, fare.

Frasi su terapia

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“Devi diventare forte, una roccia. Sennò non sopravvivi. È stato un anno molto duro. Qui a Los Angeles i media sono molto aggressivi e sì, forse tendono a giudicarmi prima del tempo. Anche i fan sul campo sembra che mi abbiano già giudicato, ma loro sono tifosi, fanno il loro mestiere, non ho nessun risentimento. Gioco a basket, la mia terapia. La mia fuga da ciò che mi sta succedendo. Forse mi diverto più in allenamento che in partita.”

Kobe Bryant (1978–2020) cestista statunitense

Origine: Citato in Riccardo Romani, Kobe e LeBron, faccia a faccia tra presente e futuro dei Lakers https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2004/febbraio/16/Kobe_LeBron_faccia_faccia_tra_co_9_040216124.shtml, Corriere della Sera, 16 febbraio 2004.

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“Il trapianto di mano? Non si deve fare. Con questi interventi creiamo malattie. Chi subisce il trapianto deve poi sottoporsi a una terapia con farmaci immunosoppressori che riducono le difese dell'organismo e favoriscono le infezioni. Non solo, in qualche caso possono addirittura stimolare la comparsa di tumori. Questi rischi si possono accettare per i trapianti salva-vita, ma la mano non è un organo vitale come il cuore o il fegato.”

Christiaan Barnard (1922–2001) chirurgo sudafricano

Origine: Dall'intervista di Adriana Bazzi, Barnard: «Il trapianto di mano non si deve fare» https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2000/ottobre/27/Barnard_trapianto_mano_non_deve_co_0_0010271838.shtml, Corriere della Sera, 27 ottobre 2000, p. 18.

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“Per noi guarire non è solo prescrivere medicine e terapie, ma lavorare insieme condividendo tutto in uno spirito di gioia e cooperazione.”

Patch Adams (1945) medico statunitense

dall'intervista di Jason Marsh, Playing Doctor: An interview with Patch Adams http://web.archive.org/web/20090426234659/http://greatergood.berkeley.edu/greatergood/2008spring/Q_A054.html , GreaterGood Magazine, vol. IV, n.° 4 http://web.archive.org/web/20080506094358/http://greatergood.berkeley.edu/greatergood/2008spring/index.html, p. 12 sg., estate 2008

“La storia dei trapianti è costellata da fallimenti iniziali: i primi trapianti di rene, all'inizio degli anni Cinquanta, e quelli di cuore, cominciati negli anni Sessanta, non hanno avuto successo. Poi sono migliorate le tecniche chirurgiche e soprattutto la terapia antirigetto e oggi i trapianti, per molti organi, sono diventati una procedura terapeutica consolidata.”

Mario Viganò (1938) cardiochirurgo e politico italiano

Origine: Citato in Adriana Bazzi, «Il futuro dei trapianti? Battere la sterilità» https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2002/marzo/08/futuro_dei_trapianti_Battere_sterilita_co_0_0203086175.shtml, Corriere della Sera, 8 marzo 2002, p. 18.

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“Ero giunto alla conclusione che la psicanalisi fosse una terapia basata sulla fede.”

Aaron Beck (1921) psichiatra e psicoterapeuta statunitense

Origine: Citato in AA.VV., Il libro della psicologia, traduzione di Giuliana Lupi, Gribaudo, 2018, p. 176. ISBN 9788858015018

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“La psicanalisi è quella malattia mentale in cui si ritiene di essere la terapia.”

Karl Kraus (1874–1936) scrittore, giornalista e aforista austriaco

Detti e contraddetti

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“Non c'è un metodo della filosofia, ma ci sono metodi; per così dire, differenti terapie.”

Ludwig Wittgenstein (1889–1951) filosofo e logico austriaco

da Ricerche filosofiche

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“I trapianti di tessuti e di organi costituiscono uno dei progressi più straordinari della terapia e della solidarietà umana, e anche per questo richiedono attenzione, coerenza, equilibrio e un costante impegno.”

Giovanni Berlinguer (1924–2015) politico e docente italiano

Origine: Da Chi ferma i trapianti http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/275000/271345.xml?key=englaro&first=851&orderby=1, l'Unità, 5 settembre 2008, p. 27.

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“È una cosa in più | che seduce languida | se c'è è di troppo | se non c'è ti manca.”

Cristina Donà (1967) cantautrice italiana

da Terapie, n. 12
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“Il progresso etico è l'unica terapia per il danno prodotto dal progresso scientifico.”

Freeman Dyson (1923) fisico e matematico statunitense

Lo scienziato come ribelle

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“Il comico Beppe Grillo ha dato vita al consueto paradosso di chi dice di voler fare "antipolitica". In realtà il suo è stato un riuscito rito liberatorio, versione civilizzata di quelli celebrati presso certe tribù primitive dove lo stregone che aveva sbagliato o abusato veniva linciato dai suoi ex fedeli e, in qualche caso, mangiato. Grillo ha colto l'ondata di risentimento che c'è nel paese mettendo a bollire in un unico calderone richieste sacrosante e altre di chiaro sapore qualunquistico. È vero che grida vendetta vedere in parlamento dei condannati a pene definitive. Ma prendersela in blocco con le case degli onorevoli è invece demagogia; nel mucchio ci sono autentiche situazioni di privilegio accanto ad altre legittime che risalgono a decenni fa. Attaccare in blocco i partiti è una sciocchezza. I partiti sono stati i tiranti, i tendini di un paese molto diviso, spesso hanno garantito loro, in mancanza d'altro, una riconoscibilità nazionale. Non i partiti in sé ma la loro degenerazione, la loro trasformazione in macchine elettorali o di sottogoverno, è la malattia politica da curare; così come la presa soffocante d'una politica degenerate sulla vita di singoli cittadini e delle loro imprese. Il guaio per Grillo, e per tutti noi, è che quando s'è consumato il rito liberatorio, dopo aver ucciso lo stregone o avergli gridato in piazza un vituperio, l'antipolitica non conta più niente e non porta a niente. L'antipolitica raccoglie un sintomo, lo interpreta, lo potenzia ma non ha nessuna terapia da proporre. Fino a quando non diventa essa stessa politica. È questo il paradosso.”

Corrado Augias (1935) giornalista italiano

da la Repubblica dell'11 settembre 2007

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“Tom Curzon, il terapista del centro antidroga, che faceva l'assistente sociale e non il medico, era uno della scuola rogeriana, e aveva una terapia basata sull'individuo. Allora sono andato in biblioteca a vedere quello che aveva scritto Carl Rogers. Il libro che ho letto era una cacata, ma per dire la verità mi sembrava che Tom si fosse avvicinato più degli altri a quella che secondo me era la verità. Disprezzavo me stesso e il mondo perché non ero capace di accettare i miei limiti personali e quelli che mi venivano imposti dalla vita.
A quanto pareva, quindi, l'accettazione dei propri limiti era una condizione mentale sana, o comportamento non deviante.
Il successo e il fallimento sono semplicemente la soddisfazione o la frustrazione del desiderio. Il desiderio può essere in prevalenza intrinseco, basato sui nostri impulsi personali, oppure estrinseco, stimolato soprattutto dalla pubblicità o dai modelli di comportamento sociale che ci vengono proposti dai mass media e dalla cultura popolare. Dice Tom che i miei concetti di successo e fallimento funzionano solo a un livello individuale, e non a un livello sia individuale che sociale. E quindi, siccome mi rifiuto di accettare un riconoscimento da parte della società, il successo e il fallimento possono essere per me soltanto delle esperienze momentanee, perché sono esperienze che non possono essere sostenute dall'accettazione di altri valori di tipo sociale, come il benessere materiale, il potere o la posizione sociale; oppure, nel caso di un fallimento, la condanna e la disapprovazione. E allora, secondo Tom, non serve a un cazzo venirmi a dire che sono andato bene agli esami, che ho un buon lavoro o che sto con una bella ragazza; perché questo tipo di riconoscimento per me non significa niente. È chiaro che mi fa piacere, quando succedono queste cose, e che hanno un valore in se stesse, ma è un valore che non può essere sostenuto senza un riconoscimento da parte mia della società che lo considera come tale. Quello che Tom sta cercando di dire, credo, è che non me ne frega un cazzo. Perché?
Così torna in ballo la mia alienazione dalla società. Il problema è che Tom si rifiuta di accettare il mio punto di vista, che non è possibile cambiare la società per migliorarla davvero, e che io non posso cambiare per adattarmi alla società. Questa situazione provoca in me depressione. Scarico tutta la rabbia che provo contro me stesso, è questa la depressione, dicono. Però la depressione provoca anche una mancanza di motivazione. Mi cresce un vuoto dentro. La droga mi serve a riempire il vuoto, e mi aiuta anche a soddisfare il mio bisogno di distruggere me stesso, e qui torniamo alla rabbia diretta contro di sé.
Qui devo dire che sono d'accordo con Tom. Dove non ci troviamo più d'accordo è quando lui si rifiuta di vedere lo squallore totale del quadro generale. Lui dice che soffro di una mancanza di fiducia in me stesso, e che mi rifiuto di accettare questo fatto scaricando tutta la colpa sulla società. Secondo lui, questo mio modo di sminuire tutte le lodi e le ricompense (e di conseguenza anche le condanne) che potrei ricevere dalla società non è un rifiuto dei valori in sé, ma una prova del fatto che non mi sento abbastanza soddisfatto (o abbastanza scontento) di me stesso per accettarle. Invece di uscirmene a dire chiaro e tondo: Non credo di avere queste qualità (oppure credo di essere meglio di così), io dico: Tanto sono un mucchio di cazzate.”

Alla ricerca dell'essere interiore; pp. 196-197
Trainspotting, Salta tutto

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“L'idea che la crisi sia stata causata dal debito pubblico è fasulla e sinistramente in linea con l'approccio del precedente governo, che usava questa idea per giustificare le proprie terapie di austerità. La Commissione Europea però ci dice che il debito pubblico in Italia è sempre stato sostenibile, sia a breve che a lungo termine, e quindi che le pensioni non sono a rischio”

Alberto Bagnai (1962) economista italiano

Rapporto sulla sostenibilità fiscale, settembre 2012
Origine: Da Grillo e l'eurocrisi: torniamo all'austerità di Monti?, Il Fatto Quotidiano, 6 marzo 2013; riportato nella rubrica MicroMega http://temi.repubblica.it/micromega-online/grillo-e-leurocrisi-torniamo-allausterita-di-monti/?printpage=undefined, Repubblica.it, 7 marzo 2013.

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“Se ogni tanto sento il bisogno di una serata distensiva, come quando racconto un aneddoto o una storiella, è solo per terapia mentale, per pulire il cervello da tutte le preoccupazioni. Questo fa parte della mia personalità e nessuno mi farà cambiare uno stile di vita di cui sono assolutamente orgoglioso.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

2010
Origine: Citato in Adalberto Signore, Berlusconi: "Amo le donne e non cambio" Niente pressioni, il giudice fece uscire Ruby http://www.ilgiornale.it/news/berlusconi-amo-donne-e-non-cambio-niente-pressioni-giudice.html, ilGiornale.it, 30 ottobre 2010.

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