Frasi su osso

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema osso, essere, due-giorni, ancora.

Frasi su osso

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“Io ho sempre tolto invece di aggiungere, ho cercato di semplificare i gesti, le modalità, per arrivare all'osso delle cose.”

Dino Zoff (1942) allenatore di calcio, dirigente sportivo e ex calciatore italiano

ibidem

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“Quando succede qualcosa di insolito, uno scienziato degno dei suoi occhiali cerchiati d'osso e dei suoi vestiti da poco si dà da fare.”

Kary Mullis (1944–2019) biochimico statunitense

Origine: Ballando nudi nel campo della mente, p. 153

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“Un osso dato al cane non è carità: carità è l'osso spartito col cane quando avete fame come lui.”

Jack London (1876–1916) scrittore statunitense

da La strada, Acquaviva, 2008

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“La lingua di una inglese spiritosa assomiglia a quella di una tigre che strazia la carne fino all'osso volendo giocare.”

Honoré De Balzac (1799–1850) scrittore, drammaturgo e critico letterario francese

Il giglio della valle

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“Lo chiamano sciopero senza nemmeno saper cosa significa la parola, mentre in realtà è una serrata. Atteggiamento vergognoso di presidenti che ormai vogliono impadronirsi del calcio dopo averlo spolpato fino all'osso. Gente come Lotito, Preziosi o Galliani, gente che in altri paesi non avrebbero nemmeno diritto a entrare in uno stadio perché interdetta dai pubblici uffici, perché ha comprato le partite o ha fatto retrocedere la propria squadra per immoralità, vuol far credere che la colpa sia dei calciatori. […] In realtà i presidenti vogliono un ritorno al vincolo e mascherano questa loro volontà con dichiarazioni ai loro giornali e alle loro televisioni che vogliono far passare i calciatori come miliardari viziati. L'articolo 7 non riguarda i cento giocatori di Serie A che guadagnano milioni, ma riguarda soprattutto le migliaia di calciatori che dalla B in giù non vengono pagati e sono trattati come carne da macello. I miliardari viziati sono i presidenti, non certo i calciatori che producono reddito e nessun contratto, per quel che se ne sa, è stato firmato con la costrizione. […] È una serrata bella e buona, non uno sciopero. Basta pensarci un po' per capire…”

Franco Rossi (1944–2013) giornalista italiano

Con data
Origine: Da Hanno ragione i calciatori. Non è uno sciopero ma una serrata vergognosa di quei presidenti che hanno sfruttato e spolpato il calcio fino all'osso http://www.francorossi.com/2011/08/hanno-ragione-i-calciatori-non-e-uno-sciopero-ma-una-serrata-vergognosa-di-quei-presidenti-che-hanno-sfruttato-e-spolpato-il-calcio-fino-allosso-la-lega-vuole-sbarazzarsi-della-federaz/, Francorossi.com, 26 agosto 2011.

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“Qui | non c'è niente di sacro | tranne l'osso | dove si prendono i calci.”

Marcello Marchesi (1912–1978) comico, sceneggiatore e regista italiano

Origine: Il dottor Divago, L'osso sacro, p. 54

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“Il più ostico è Chiellini, tra l'altro un mio amico. È una cosa fuori dal comune, io lo chiamo un "osso clamoroso" perché non avendo grandi doti tecniche sopperisce con la sua grande fisicità.”

Giampaolo Pazzini (1984) calciatore italiano

Origine: Dall'intervista di Marco Pasotto, Milan, Pazzini salta Barcellona: "Mi sa che Portanova ce l'ha con me" http://www.gazzetta.it/Calcio/Squadre/Milan/10-03-2013/milan-pazzini-salta-barcellona-mi-sa-che-portanova-ce-ha-me-92411320076.shtml, Gazzetta.it, 11 marzo 2013.

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“[Diego Velázquez] La tavolozza del nostro artista è estremamente semplice. Non vi troviamo che i colori fondamentali e imprescindibili, e quegli altri che chiameremo "puri". […] Questi colori sono le terre in genere, le ocre, la terra di Siena bruciata e il nero d'osso. […] Le tele che Velázquez usava agli inizi erano ruvide (preparate da lui o almeno nella sua bottega), con un tono rossastro e con una gran quantità di colore. Via via che l'artista procede nella sua carriera, adopera tele sempre più sottili e rischiara anche i colori dell'imprimitura, che divengono prima rossicci chiari, poi ocra, quindi grigiastri e, sulla fine, grigi quasi chiari. I toni rossastri, scuri, caldi, che usava nel suo primo periodo causavano poi l'annerimento della pittura, che certo non era, nell'insieme, scura come ci è giunta oggi. Ma ancor più che l'imprimitura, quel che ha scurito tante opere è stato l'uso del bitume. Si potrebbe dire che lo svolgimento della tavolozza di Velázquez si identifica con il passaggio dal bitume al nero d'osso.”

Aureliano de Beruete (1845–1912) pittore spagnolo

da La paleta de Velázquez, 1922
Origine: Citato in Velázquez, I Classici dell'arte, a cura di Elena Ragusa, pagg. 183 - 188, Milano, Rizzoli/Skira, 2003. IT\ICCU\TO0\1279609 http://opac.sbn.it/opacsbn/opaclib?select_db=solr_iccu&searchForm=opac%2Ficcu%2Favanzata.jsp&do_cmd=search_show_cmd&db=solr_iccu&Invia=Avvia+la+ricerca&saveparams=false&resultForward=opac%2Ficcu%2Ffull.jsp&nentries=1&rpnlabel=+Identificativo+SBN+%3D+IT%5CICCU%5CTO0%5C1279609+%28parole+in+AND%29+&rpnquery=%2540attrset%2Bbib-1%2B%2B%2540attr%2B1%253D1032%2B%2540attr%2B4%253D6%2B%2522IT%255C%255CICCU%255C%255CTO0%255C%255C1279609%2522&&fname=none&from=1

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“Donadoni che quando giocava veniva chiamato Osso, perché era uno che non mollava mai.”

Armando Ceroni (1959) giornalista svizzero

Citazioni tratte Dalle telecronache sulla TSI, Europei 2008

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“Dopo la rottura di un osso, si ha la demenza se la cavità è penetrata.”

Ippocrate di Coo (-460–-370 a.C.) filosofo, medico

VII, 24; p. 75
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“Non sono poi quel cagnaccio malvagio | senza morale straccione e malvagio | che si accontenta di un osso bucato | con affettuoso disprezzo gettato. (da Il Fannullone”

Fabrizio De André (1940–1999) cantautore italiano

da Il Fannullone, 1963
Non incluse negli album
Variante: Non sono poi quel cagnaccio malvagio | senza morale straccione e malvagio | che si accontenta di un osso bucato | con affettuoso disprezzo gettato.

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“C'è stato un giorno, e mi rattrista dire che in molti posti non è ancora passato, in cui la maggior parte del genere umano, grazie all'istituzione della schiavitù è stata trattata dalla legge esattamente nello stesso modo in cui, per esempio in Inghilterra, sono trattate ancora le razze inferiori di animali.
Forse verrà il giorno in cui tutte le altre creature animali si vedranno riconosciuti quei diritti che nessuno, che non sia un tiranno, avrebbe dovuto negar loro. I Francesi hanno già scoperto che il colore nero della pelle non è una buona ragione perché un uomo debba essere abbandonato, per motivi diversi da un atto di giustizia, al capriccio di un torturatore. Forse un giorno si giungerà a riconoscere che il numero delle zampe, la villosità della pelle o la terminazione dell'osso sacro sono ragioni altrettanto insufficienti per abbandonare a quello stesso destino un essere senziente. In base a che cos'altro si dovrebbe tracciare la linea insuperabile? In base alla ragione? O alla capacità di parlare? Ma un cavallo o un cane che abbiano raggiunto l'età matura sono senza confronto animali più razionali e più aperti alla conversazione di un bambino di un giorno, di una settimana o di un mese. Supponiamo che così non fosse; che cosa conterebbe? La domanda da porsi non è se sanno ragionare, né se sanno parlare, bensì se possono soffrire.”

Jeremy Bentham (1748–1832) filosofo e giurista inglese

Origine: Da Principles of Morals and Legislation, cap. 17, sez. 1, nota; citato in Ditadi 1994, p. 764.

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“Qualsiasi osso, cartilagine o tendine sia tagliato nel corpo, non si accresce.”

Ippocrate di Coo (-460–-370 a.C.) filosofo, medico

VII, 28; p. 76
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“Un marito è quello che resta di un amante, una volta tolto l'osso.”

Helen Rowland (1875–1950) umorista, giornalista

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“Questa è la fattoria Hale.
Ecco la vecchia stalla per la mungitura, l’entrata buia che dice Vieni a cercarmi.
Ecco la banderuola, la catasta di legna.
Ecco la casa, echeggiante di storie.
È presto. Il falco vola lento nel cielo sgombro. Una sottile piuma blu volteggia nel vuoto. L’aria è fredda, limpida. La casa è silenziosa, come la cucina, il divano di velluto blu, la piccola tazza da tè bianca.
Da sempre la fattoria canta per noi, le sue famiglie perdute, i suoi soldati e le mogli. Durante la guerra, quando arrivarono con le baionette, entrando con la forza, gli stivali infangati sulle scale. Patrioti. Banditi. Mariti. Padri. Dormivano nei letti freddi. Razziavano la cantina in cerca di barattoli di pesche sciroppate e barbabietole da zucchero. Accendevano grandi fuochi nel campo, e le fiamme si contorcevano, schioccando alte verso il cielo. Fuochi che ridevano. Le facce calde brillavano e le mani erano in tasca, al riparo. Arrostivano un maiale e strappavano la carne dolce e rosea dall’osso. Dopo, si succhiavano via il grasso dalle dita, un sapore familiare, strano.
Ce ne sono stati altri – molti – che hanno rubato, smantellato e saccheggiato. Perfino i tubi di rame, perfino le mattonelle di ceramica. Quello che potevano prendere, prendevano. Hanno lasciato solo i muri, i pavimenti spogli. Il cuore pulsante in cantina.
Noi aspettiamo. Siamo pazienti. Aspettiamo notizie. Aspettiamo che ci venga detto qualcosa. Il vento sta provando a farlo. Gli alberi ondeggiano. È la fine di qualcosa; lo sentiamo. Presto sapremo.”

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“Gli applausi sono come le costolette: molto osso e poco da mangiare.”

Ramón Gómez De La Serna (1888–1963) scrittore e aforista spagnolo

Origine: Mille e una greguería, Greguería‎s‎, p. 91

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