Frasi su giornalismo

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema giornalismo, giornalista, italiano, stato.

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“Il giornalismo porta a tutto. A condizione di uscirne.”

Jules Janin (1804–1874) scrittore e drammaturgo francese

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“Buona parte del giornalismo rock è gente che non sa scrivere, che intervista gente che non sa parlare, per gente che non sa leggere.”

Frank Zappa (1940–1993) chitarrista, compositore e arrangiatore statunitense

da un'intervista di Ben Watson, Mojo Magazine, ottobre 1993

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“Nel giornalismo io sono non uno scrittore, ma uno scrivano. La mia fissazione è questa, che Napoli è una città disgraziata, in mano di gente senza ingegno e senza cuore e senza iniziativa.”

Salvatore Di Giacomo (1860–1934) poeta, drammaturgo e saggista italiano

Origine: Da L'Occhialetto, XIX, 29, Napoli, 18 settembre 1886; citato in Nota bio-bibliografica di Salvatore Di Giacomo http://www.bibliocamorra.altervista.org/index.php?option=com_content&view=article&id=330&Itemid=2#_ftn1, bibliocamorra.altervista.org.

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“Chi di voi vorrà fare il giornalista, si ricordi di scegliere il proprio padrone: il lettore.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

Origine: Dalla lezione di giornalismo all'Università di Torino, 12 maggio 1997; citato in La Stampa, 14 aprile 2009.

“Il caressismo non è giornalismo. È raccontare una partita in maniera folkloristica, usare la stessa enfasi per il gol che fa vincere l'Italia ai Mondiali e per il gol del sette a uno dell'Inter contro l'ultima squadra di serie A. Quando guardo una partita, a me la voce di un piazzista non interessa. Non puoi chiamare Fabio Caressa a commentare le gare di nuoto solo perché è famoso, è un insulto all'olimpismo.”

Franco Bragagna (1959) giornalista italiano

Origine: Citato in Renato Franco, La disfida delle tv ai Giochi. La Rai di Bragagna contro Caressa e Sky http://olimpiadi.corriere.it/2012/notizie/la-disfida-delle-tv-ai-giochi-franco_36d5bf76-d22b-11e1-8c20-46cab27756be.shtml, Corriere.it, 20 luglio 2012.

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“Caro direttore [Indro Montanelli], sono quasi 6 anni che non ci sentiamo. Da quel 22 luglio 2001 quando, dopo avere speso gli ultimi respiri a mettere in guardia gli italiani dal virus Berlusconi, te ne volasti in cielo. Ora che sei in Paradiso, immagino che tu abbia di meglio da fare che occuparti dell'Italia: in 92 anni di vita, hai già dato. Ma qui succedono cose talmente strane che devo proprio raccontartele. Intanto Berlusconi non c'è più, al governo intendo. Ma non è che si noti molto. Anzi, forse torna. Il vaccino non ha funzionato. Ora c'è di nuovo Prodi, almeno fino a un paio di minuti fa c'era. Non sappiamo. Si parla, tanto per cambiare, di crisi della politica. E in quel vuoto s'infilano indovina chi? La Confindustria e il Vaticano. Come diceva Totò, quando vedo un buco ci entro. Tu eri un laico risorgimentale a 24 carati, ma due papi, Roncalli e poi Woytjla, ti vollero conoscere perché eri molto rispettoso della religione. Un po' meno di certi Preti e di certi Vescovi che s'impicciavano di politica. Dicevi: "Aborro i preti, esseri autoritari e prepotenti. Quando qualcuno mi dice che stiamo andando verso il fascismo, vorrei quasi rispondere: magari! Il fascismo è brutto, ma passa. Invece andiamo incontro a forme di vita clericale, anzi ci siamo dentro, perché non abbiam saputo amministrare il nostro libero esame. Abbiamo liquidato la coscienza, dandola in appalto al prete. Ecco dove nasce il più macroscopico difetto degli italiani: la mancanza di una coscienza morale. Non siamo religiosi: siamo cattolici per comodità, abitudine, tradizione, non per coscienza. Il problema di Dio gli italiani non se lo pongono. Perciò non siamo mai stati una Nazione: l'unico Stato che conosciamo è quello Pontificio". Ecco, ci siamo dentro fino al collo adesso, direttore. I cattolici liberali si sono estinti. Già tu rimpiangevi De Gasperi, "un democristiano che credeva in Dio e non aveva bisogno di fare il bigotto, forse perché era nato in Austria. In chiesa De Gasperi parlava con Dio, Andreotti col prete". Oggi con Dio ci parlano in pochi, persino tra i cardinali. In compenso tutti parlano con i preti e i cardinali. Ma anche con Andreotti, che a 90 anni è sempre un bijou: è vivo e lotta insieme a noi. Il Papa invece è cambiato: Woytjla non c'è più, ora c'è Ratzinger. Quando dice no alle coppie di fatto, si mettono tutti sull'attenti. Quando invece dice che il capitalismo non è molto meglio del socialismo, quando dice che bisogna salvaguardare l'occupazione, privilegiare i poveri, gli ultimi, difendere l'ambiente da uno sviluppo scriteriato, parlano d'altro e fanno finta di non sentire. Un giorno, di recente, ha detto addirittura che bisogna cacciare i corrotti dalla politica, e lì anche i politici più bigotti sono diventati anticlericali: come si permette di impicciarsi in affari che non gli riguardano? Ti parlo dallo studio di Santoro, che è tornato in tv dopo 5 anni di riposo, diciamo così: l'ultima volta che in Rai si sentì la tua voce fu da Biagi e da Santoro, entrambi i programmi furono subito chiusi. Stiamo per trasmettere un reportage della Bbc sulla pedofilia nel clero, già visto su internet da alcune decine di milioni di persone nel mondo e 3-4 milioni in Italia. Mi dirai: "dov'è il problema, già ai miei tempi tutti volevano una Rai modello Bbc". Appunto: adesso hanno visto cosa fa la Bbc e gli è passata la voglia. Persino la Cei ha detto: "Nessuna censura, discutiamo pure con equilibrio". La censura la invocano i politici e alcuni papaveri Rai, che sono più papisti del Papa. C'è un tale Landolfi, lo stesso capo della Vigilanza che nel 2001 ti accusò di linciare Berlusconi e chiese addirittura a Ciampi di intervenire per la tua intervista a Biagi a ridare dignità al servizio pubblico, che 10 giorni fa già sapeva che avremmo imbastito un processo mediatico contro la Chiesa: una specie di Nostradamus. E ha aggiunto: "Non sono queste le finalità del servizio pubblico, non è per questo che i cittadini pagano il canone". Lui li conosce uno per uno, gli telefona tutti i giorni per sapere che cosa vogliono. Poi c'è Fassino, che una volta era comunista, però ha studiato dai gesuiti: ora parla come don Abbondio e ci invita al massimo equilibrio e alla massima prudenza. Fini l'altra sera ha annunciato a "Ballarò" che il nostro programma non andrà mai in onda: deve averglielo detto in sogno l'Arcangelo Gabriele, ma era un imitatore: infatti siamo in onda. Casini chiese un programma riparatore che raccontasse tutto il bene che fa la Chiesa nel mondo. Potrebbe commissionarlo ai suoi uomini alla Rai, che sono un po' più numerosi di quelli che aveva la Dc una volta, però la Dc aveva anche il decuplo dei suoi voti; oppure potrebbe chiederlo a Buttiglione, che ha mezza famiglia in Rai e l'altra mezza a Mediaset; invece chiede a noi. Tu dirai: che c'entrano i politici con la libera informazione? Da quando i giornalisti prendono ordini dai segretari di partiti? Ecco, il problema è che ormai non se lo domanda più nessuno. Trovano tutto ciò molto normale. I politici non si accontentano di lottizzare la Rai: vogliono fare i palinsesti e i critici televisivi; prima o poi condurranno direttamente programmi e si intervisteranno da soli. Ricordi Giuliano Ferrara? L'avevi lasciato ateo. Bene, adesso è rimasto ateo ma è diventato anche clericale, nel frattempo. Dice che il reportage Bbc è una schifezza. E lui se ne intende. C'è perfino chi pretendeva che mostrassimo in anticipo all'editore una scaletta sicura prima di decidere se mandarci in onda oppure no. Come se l'amministratore della Fiat Marchionne volesse leggere gli articoli della Stampa o De Benedetti quelli della Repubblica, prima di mandare in stampa i giornali. Anche questo, è un po' strano, è passato sotto silenzio, come una cosa normale. La nostra categoria non ha brillato, ma questa per te non è una novità: già 30 anni fa tu scrivevi che "il giornalismo italiano è servo per vecchia abitudine: i potenti vogliono il monumento equestre e il piedistallo, e noi glielo diamo". Non ti dico gli intellettuali sedicenti liberali: tutti zitti, o addirittura solidali con i censori. Sono quelli che tu definivi "una grossa camorra al servizio di ogni potere". L'altro giorno, rileggendo i tuoi ultimi articoli, mi è capitata una lettera a Franco Modigliani, Nobel dell'Economia, in cui tu parlavi della corruzione e dicevi: "Dopo tanti secoli che la pratichiamo, dietro l'esempio e sotto il magistero di nostra Santa Madre Chiesa, ineguagliabile maestra d'indulgenze, perdoni e condoni, noi italiani siamo riusciti a corrompere anche la corruzione e a stabilire con essa il rapporto di pacifica convivenza che alcuni popoli africani hanno stabilito con la sifilide, diventata nel loro sangue un'afflizioncella di ordine genetico senza più gravi controindicazioni… Un popolo italiano consapevole della propria identità e ben deciso a difenderla, non c'è. E non c'è perché, nei secoli in cui questa coscienza nazionale maturava nel resto dell'Occidente, in Italia veniva soffocata da una Chiesa timorosa che il cittadino soppiantasse il fedele e creasse un potere temporale laico contrapposto al suo". Questo scrivevi sulla prima pagina del Corriere della Sera non 1000 anni fa, 6 anni fa. Oggi passeresti per un nemico della fede, della famiglia, dell'Occidente, forse per un fiancheggiatore di Al Qaeda. Non è che potresti prenderti una libera uscita e tornare giù un po' da noi per un paio di giorni, non di più? Ci manchi tanto, e non sai quanto. Ciao, direttore.”

Marco Travaglio (1964) giornalista, saggista e scrittore italiano

dalla coperina di Annozero, 31 maggio 2007
Annozero

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“Un'inchiesta giornalistica è la paziente fatica di portare alla luce i fatti, di mostrarli nella loro forza incoercibile e nella loro durezza. Il buon giornalismo sa che i fatti non sono mai al sicuro nelle mani del potere e se ne fa custode nell'interesse dell'opinione pubblica e anche nell'interesse della politica perché senza fatti la politica annienta se stessa.”

Giuseppe D'Avanzo (1953–2011) giornalista, scrittore e rugbista a 15 italiano

da Il giornalismo della maldicenza http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/07/10/il-giornalismo-della-maldicenza.html, la Repubblica, 10 luglio 2006, p. 30

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“Peste della patria è il giornalismo che accetta le notizie senza vagliarle, quando pur non le inventa.”

Cesare Cantù (1804–1895) storico, letterato e politico italiano

Attenzione!

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“Ho costruito la mia reputazione su un giornalismo onesto e diretto. Fare qualunque altra cosa mi suonerebbe finto.”

Walter Cronkite (1916–2009) giornalista e personaggio televisivo statunitense

da «L'uomo più fidato d'America» Che pianse per la morte di JFK https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2009/luglio/19/uomo_piu_fidato_America_Che_co_8_090719033.shtml, Corriere della sera, 19 luglio 2009

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“Giornalismo – Un tempo toglieva uomini alle lettere; oggi – il che è più grave – ne dà.”

Achille Campanile (1899–1977) scrittore italiano

da Opere: romanzi e racconti, 1924-1933

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“I giornali italiani non sono tanto dannosi quanto irrilevanti. […] Il confronto con i giornali stranieri è umiliante. Quelli si occupano di cose serie mentre da noi si stampano solo cazzate. […] Provo ripugnanza per questo modo di fare giornalismo.”

Massimo d'Alema (1949) politico italiano, presidente del Consiglio dei Ministri dal 1998 al 2000

Origine: Dall'intervista al Corriere Magazine, 4 giugno 2009; citato in Matteo Marchetti e Luca Sappino, Le migliori stoccate di Massimo D'Alema http://espresso.repubblica.it/palazzo/2016/03/11/news/le-migliori-stoccate-di-massimo-d-alema-1.253928, Espresso.Repubblica.it, 11 marzo 2016.

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“So solo che Montanelli è fatto così: un maestro di giornalismo che ogni tanto s'impenna con qualcuna delle sue bizzarrie.”

Giorgio Bocca (1920–2011) giornalista italiano

Origine: Citato in Bocca e Montanelli a duello causa Orlando https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1993/gennaio/23/Bocca_Montanelli_duello_causa_Orlando_co_0_9301231146.shtml, Corriere della sera, 23 gennaio 1993.

“[Milena Gabanelli] È l'ultima giornalista che fa inchieste vere, in un momento in cui su tutti i giornali sono state abbandonate. E addirittura stupisce che le possa fare.”

Giorgio Bocca (1920–2011) giornalista italiano

Origine: Dall'intervento al Premio "È giornalismo" 2008.

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“[all'indomani della morte di Enzo Biagi] Al di là delle vicende che ci hanno qualche volta diviso rendo omaggio ad uno dei protagonisti del giornalismo italiano cui sono stato per lungo tempo legato da un rapporto di cordialità che nasceva dalla stima.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

2007
Origine: Citato in L'addio a un testimone del secolo http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/cronaca/biagi-grave/biagi-reazioni/biagi-reazioni.html, Repubblica.it, 6 novembre 2007.

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“Enzo Biagi, uno che piace solo alle vecchie e ai deficienti.”

Filippo Facci (1967) giornalista italiano

Origine: Da Il giornalismo che questo Paese merita http://www.macchianera.net/2006/12/12/il-giornalismo-che-questo-paese-merita/, macchianera.net, 12 dicembre 2006.

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“Il giornalismo di qualità non è merce a buon mercato e un'industria che cede gratis i suoi contenuti non fa altro che cannibalizzare la propria capacità di produrre buon giornalismo.”

Rupert Murdoch (1931) editore, imprenditore e produttore televisivo australiano naturalizzato statunitense

da Corriere della sera, 7 agosto 2009

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“Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. Il suo compito è additare ciò che è nascosto, dare testimonianza e, pertanto, essere molesto.”

Horacio Verbitsky (1942) giornalista e scrittore argentino

Origine: Da Un mundo sin periodistas, Ed. Sudamericana, Bs. As. (1997); citato in Peter Gomez, Marco Lillo, Marco Travaglio, Bavaglio, Chiarelettere, 2008.

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“Ah, il giornalismo obiettivo! Quante fregature abbiamo dato al lettore sventolando questa bandiera fantasma.”

Giampaolo Pansa (1935–2020) giornalista, saggista e scrittore italiano

Origine: Carte false, p. 49

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“Lei se ne intende di giornalismo?
– No, mi dispiace. Io per vivere lavoro.”

Origine: Romanzi, Il telefono senza fili, p. 66

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“Lo scopo di avere un posto nel giornalismo è per guadagnare per potere studiare per conto mio, e non per avanzare nel giornalismo.”

Federigo Tozzi (1883–1920) scrittore italiano

da Novale, Le Lettere, Firenze, 2007, p. 70

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“Travaglio è cattivo, è un genio del male, ma è in assoluto il giornalista più intelligente che abbia mai calcato la scena del giornalismo italiano.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

2014
Origine: Dalla trasmissione televisiva Porta a Porta, 24 aprile 2014; citato in Marco Travaglio: Berlusconi si penta, mi loda (cattivo, intelligente) ma mente http://www.blitzquotidiano.it/rassegna-stampa/marco-travaglio-berlusconi-si-penta-mi-1849036/, BlitzQuotidiano.it, 26 aprile 2014.

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“Il nostro giornalismo è fatto di buoni principî e di cattivi esempi, di buone lezioni e di cattivi maestri.”

Roberto Gervaso (1937) storico, scrittore, giornalista

Origine: Aforismi, p. 28

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“Il giornalismo che fa troppa morale è il giornalismo più immorale.”

Roberto Gervaso (1937) storico, scrittore, giornalista

Origine: Aforismi, p. 28

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“[Fra i giovani] C'è una supina rassegnazione. Si vive nel galleggiamento del presente fra lo smartphone e lo Spritz.”

Enrico Mentana (1955) giornalista e conduttore televisivo italiano

dall' intervento https://www.youtube.com/watch?v=IFJ5xmN-dp8 al X festival internazionale del giornalismo, Perugia, 10 aprile 2016

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“[Su Barbara Spinelli] Una delle voci più significative nel panorama del giornalismo italiano ed europeo. Diciamo un punto di eccellenza quale ce ne sono pochi per cultura, professionalità, spirito di indipendenza.”

Eugenio Scalfari (1924) giornalista, scrittore e politico italiano

Origine: Citato in La lite tra Spinelli e Scalfari http://www.ilpost.it/2013/12/16/spinelli-scalfari/, IlPost.it, 16 dicembre 2013.

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“Voglio farle una domanda, disse il dottor Cardoso, lei conosce i médecins-philosophes? No, ammise Pereira, non li conosco, chi sono? I principali sono Théodule Ribot e Pierre Janet, disse il dottor Cardoso, è sui loro testi che ho studiato a Parigi, sono medici e psicologi, ma anche filosofi, sostengono una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sè, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perchè noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone. Il dottor Cardoso fece una piccola pausa e poi continuò: quella che viene chiamata la norma, o il nostro essere, o la normalità, è solo un risultato, non una premessa, e dipende dal controllo di un io egemone che si è imposto sulla confederazione delle nostre anime; nel caso che sorga un altro io, più forte e più potente, codesto io spodesta l'io egemone e ne prende il posto, passando a dirigere la coorte delle anime, meglio la confederazione, e la preminenza si mantiene fino a quando non viene spodestato a sua volta da un altro io egemone, per un attacco diretto o per una paziente erosione.
Forse, concluse il dottor Cardoso, dopo una paziente erosione c'è un io egemone che sta prendendo la testa della confederazione delle sue anime, dottor Pereira, e lei non può farci nulla, può solo eventualmente assecondarlo. Il dottor Cardoso finì di mangiare la sua macedonia e si asciugò la bocca con il tovagliolo. E dunque cosa mi resterebbe da fare?, chiese Pereira. Nulla, rispose il dottor Cardoso, semplicemente aspettare, forse c'è un io egemone che in lei, dopo una lenta erosione, dopo tutti questi anni passati nel giornalismo a fare la cronaca nera credendo che la letteratura fosse la cosa più importante del mondo, forse c'è un io egemone che sta prendendo la guida della confederazione delle sue anime, lei lo lasci venire alla superficie, tanto non può fare diversamente, non ci riuscirebbe e entrerebbe in conflitto con se stesso, e se vuole pentirsi della sua vita si penta pure, e anche se ha voglia di raccontarlo a un sacerdote glielo racconti, insomma, dottor Pereira, se lei comincia a pensare che quei ragazzi hanno ragione e che la sua vita finora è stata inutile, lo pensi pure, forse da ora in avanti la sua vita non le sembrerà più inutile, si lasci guidare dal suo nuovo io egemone e non compensi il suo tormento con il cibo e con le limonate piene di zucchero.”

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“Io non credo a un giornalismo obiettivo, ma a uno corretto e onesto.”

Guglielmo Zucconi (1919–1998) giornalista, scrittore, politico e presentatore televisivo italiano
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“Il ruolo così fortemente ed efficacemente svolto da Ajello si è collocato al confine tra giornalismo, cultura e politica. Le sue analisi critiche sulle politiche culturali, anche e in particolare del Pci, hanno lasciato il segno per la loro accuratezza e acutezza.”

Giorgio Napolitano (1925) 11º Presidente della Repubblica Italiana

Origine: Citato in Morto a Roma Nello Ajello, firma storica del giornalismo italiano https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/11/morto-a-roma-nello-ajello-firma-storica-del-giornalismo-italiano/682431/, Il Fatto Quotidiano, 11 agosto 2013.

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“Uno dei più grandi responsabili dello sfacelo del giornalismo sportivo è stato Aldo Biscardi. E con lui, tutte le trasmissioni simili al Processo del lunedì che sono nate successivamente. Biscardi ha trasformato il giornalista sportivo da firma in faccia.”

Gianni Mura (1945) giornalista e scrittore italiano

Origine: Durante la conferenza Narrare lo sport all'Università Luiss Guido Carli di Roma; citato in Gianluca Modolo, Lo sport raccontato da Gianni Mura tra calcio, ciclismo e il mestiere di cronista http://www.reporternuovo.it/2012/03/19/lo-sport-raccontato-da-gianni-mura-tra-calcio-ciclismo-e-il-mestiere-di-cronista/, Reporter Nuovo.it, 19 marzo 2012.

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“Sappiamo quanto la Fallaci tenga alla sua autonomia di giudizio, che è forse la qualità che più le ha permesso di fare storia, sia dal punto di vista del giornalismo che della narrativa. Così come sappiamo quanto il teologo Ratzinger sia stato sempre libero dalle idee ricevute e incurante del politically correct.”

Salvatore Fisichella (1951) arcivescovo cattolico e teologo italiano

Se c'è stato un incontro, esso è avvenuto sulla base della profonda libertà che queste due persone esprimono.
Origine: Dall'intervista di Luigi Accattoli, «Ratzinger e Oriana: l'incontro tra due pensieri liberi» https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2005/giugno/25/Ratzinger_Oriana_incontro_tra_due_co_9_050625031.shtml, Corriere della Sera, 25 giugno 2005.