Frasi su poesia
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“I libri di poesia da me pubblicati sono lo specchio umile della mia semplice anima.”

Sergio Corazzini (1886–1907) poeta italiano

dalla lettera ad Aldo Palazzeschi, Roma, 4 febbraio 1906

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“Ora, per morire bisogna pur che viva.”

Sergio Corazzini (1886–1907) poeta italiano

dalla lettera ad Antonello Caprino, 21 agosto 1905; citato in Filippo Donini, Vita e poesia di Sergio Corazzini, F. de Silva

“Non so di che specie egli [Dino Campana] fosse: se superiore o inferiore alla comune nostra; certo è ch'era di altra specie. […] Da lui e dal coetaneo Ungaretti, s'inaugura un tono intimo e grave nella nostra ultima poesia.”

Emilio Cecchi (1884–1966) critico letterario e critico d'arte italiano

Origine: Da L'Approdo, gennaio-febbraio 1952; citato in Antologia critica a Dino Campana, Canti orfici e altri scritti, Oscar Mondadori, 1972.

“Quale poesia aderisce alle strade assolate di periferia | alla fascia zoologica borgatara che covava rabbia ed esplodeva con l'ironia.”

Ennio Rega (1953) cantautore e compositore italiano

da Italia irrilevante
Arrivederci Italia

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“La volgar poesia non ha una favola più delicata ed amabile del Pastor fido [Battista Guarini]. Cesso dal lodarlo, perché ricomincio a leggerlo.”

Andrea Rubbi (1738–1817) critico letterario italiano

Origine: Dalle Lettere proemiali; citato in Il Pastor fido: tragicommedia di Giovanbattista Guarini, Seguin Ainé, Avignon, 1816.

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“[In poesia] Sempre è difficile limitare e definire inconfutabilmente la malafede.”

Riccardo Bacchelli (1891–1985) scrittore e drammaturgo italiano

da Giorno per giorno dal 1912 al 1922, Mondadori, 1966

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“Ascoltare il vento dispensa dalla poesia, è poesia.”

Emil Cioran (1911–1995) filosofo, scrittore e saggista rumeno

Origine: Taccuino di Talamanca, p. 26

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“Daria Galateria: A uno specialista della nostra civiltà chiediamo cosa pensa del mondo attuale.
Jean Starobinski: Le civiltà non europee hanno acquisito gli stessi bagagli tecnici dell'Occidente e questo crea un orizzonte nuovo. A inizio secolo era particolarmente conscio della fragilità dell'Occidente il poeta Paul Valéry. […]
Daria Galateria: Veniamo alla sua conferenza. Quando parla del "Campidoglio Baudelaire", in che termini?
Jean Starobinski: Il Campidoglio rappresenta nella poesia romantica francese il simbolo della potenza romana. Quando il poeta Lamartine cerca nell'ode Les Révolutions l'emblema dell'Italia sceglie «l'aquila sanguinante del Campidoglio», evoca cioè la Roma conquistatrice. Quando Baudelaire riprende il tema è per sfigurarlo o per intrattenervi un'ironia funebre. Il Campidoglio compare nella La mort des artistes, che è il sonetto che concludeva la prima edizione delle Fleures du Mal. […] Il protagonista della Morte degli artisti è un'artista che fallisce nella sua opera che pone l'unica speranza nella morte. Ora, per definire la morte Baudelaire usa la parola Capitole – il Campidoglio in cui si incoronavano i poeti. […] È facile capire conoscendo le passioni di Baudelaire che questa morte assomiglia al «sole nuovo» di Edgar Allan Poe.
Daria Galateria: In una nuova edizione italiana dei Fiori del male, nella traduzione di Giorgio Caproni, il curatore Luca Pietromarchi evoca anche l'inizio del poema in prosa Il confiteor dell'artista: «Lo studio del bello è come un duello in cui l'artista lancia un grido di paura prima di cadere sconfitto».
Jean Starobinski: Così Baudelaire si pone in assoluta contraddizione con un altro Campidoglio, quello di Madame de Staël e della sua eroina del 1807 Corinne. Nel romanzo la poetessa appare trionfante al Campidoglio, a ricevere lo stesso omaggio di Petrarca nel 1341. Ci si accorge che Baudelaire ha voltato le spalle alla figura eloquente di Corinne col suo richiamo alla vita superiore del paese. Opponendosi a Napoleone, Madame de Staël diventava la sacerdotessa ispirata di una libertà capace di superare le servitù del momento presente, anche in Italia.”

Jean Starobinski (1920–2019) critico letterario svizzero

“La poesia, essenzialmente dopo che il Vivente, Amore infinito, si è fatto creatura, è uno scoprire e stabilire convenienze e richiami e concordanze tra il Cielo e la terra e in noi e tra di noi.”

Clemente Rebora (1885–1957) presbitero e poeta italiano

12 novembre 1950, dalle Lettere, a cura di Margherita Marchione, Edizioni di storia e letteratura

“Quando morir mi parve unico scampo, | varco d'aria al respiro a me fu il canto: | a verità condusse poesia.”

Clemente Rebora (1885–1957) presbitero e poeta italiano

da Curriculum Vitae, Scheiwiller

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“La Poesia aiuta il cuore a non invecchiare.”

Romano Battaglia (1933–2012) scrittore italiano

Origine: Ho incontrato la vita in un filo d'erba, p. 69

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“Ai poeti resta da fare la poesia onesta.”

Umberto Saba (1883–1957) poeta italiano

Origine: Da Quel che resta da fare ai poeti; in Per conoscere Saba, p. 181.

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“La letteratura sta alla poesia come la menzogna alla verità.”

Umberto Saba (1883–1957) poeta italiano

Origine: Da Quel che resta da fare ai poeti, Edizioni dello Zibaldone, Trieste, 1961.

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“È un chiaro messaggio questo scambio silenzioso di energia | Non serve un linguaggio quando è il tocco a dare la poesia.”

Nek (1972) cantautore e musicista italiano

da Le mie mani
Un'altra direzione

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“A me sonerà sempre caro ed insigne il nome di Alfonso Varano, perché da lui segnatamente, a quello che io giudico, s'iniziò il corso della poesia moderna italiana; e forse la patria non gli si mostra ricordevole e grata quanto dovrebbe.”

Terenzio Mamiani (1799–1885) filosofo, politico e scrittore italiano

Origine: Prose letterarie, Prefazione alla scelta dei poeti italiani dell'età media, XXVIII

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“Io scrivo poesie… io scrivo dalle 700 alle 1.200 poesie al giorno… che certe volte non ho neanche il tempo per leggerle…”

Nino Frassica (1950) attore, comico e personaggio televisivo italiano

I migliori anni

“La sfida della grande poesia è il male più brutto, il male tragico, l'irreparabile perdizione o distruzione o condanna dell'innocente.”

Guido Sommavilla (1920–2007) religioso, scrittore, critico letterario e teologo cattolico italiano

Il bello e il vero

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“La sua poesia si fa, con gli anni, sempre più corposa e densa di visività”

Andrea Cortellessa (1968) critico letterario italiano

in parallelo, magari, a un crescente interesse per le arti: che sarebbe materia per altre ricerche
L'osso senza carne della parola

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“Io non sono un musicista, ma ho molto studiato la declamazione. Mi si accorda il talento di recitare assai bene i versi, e specialmente i miei. Venticinque anni or sono, mi venne fatto di pensare che la sola musica conveniente alla poesia drammatica e, soprattutto, all'aria e al dialogo che noi chiamiamo d'azione, sia quella che maggiormente s'accosta alla declamazione naturale, animata, energica; che la declamazione non è essa stessa che una musica imperfetta; che noi potremmo notarla quale essa è, solo quando avessimo escogitato un numero di segni bastevole ad esprimere tanti toni, tante inflessioni, tanti elevamenti, abbassamenti e sfumature d'una verietà pressocché infinita, quanti sono quelli che la voce assume declamando… Io giunsi a Vienna nel 1761 tutto preso da quest'idea. L'anno seguente, Sua Eccellenza il conte Durazzo, allora direttore degli spettacoli della Corte imperiale, ed oggi suo ambasciatore a Venezia, al quale avevo letto il mio Orfeo, mi sollecitò a darlo in teatro. Io vi acconsentii, a condizione che la musica sarebbe stata scritta a mio piacimento, al quale scopo egli mi indirizzò a Gluck, che – mi disse – si presterebbe a tutto. Io gli lessi il mio Orfeo e, declamandogliene ripetutamente alcuni brani, gli indicai le sfumature che mettevo nella mia declamazione, le sospensioni, i rallentamenti, le accelerazioni, i suoni della voce talvolta forzati, tal'altra fievoli e sommessi, di cui intendevo ch'egli si valesse nella composizione. Lo pregai, al tempo stesso, do abolire i passaggi, le cadenze, i ritornelli e tutto quanto si è introdotto di gotico, di barbaro, di stravagante nella nostra musica. Gluck adottò le mie vedute.”

Ranieri de' Calzabigi (1714–1795) poeta e librettista italiano

citato in Clemente Fusero, Mozart

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“La poesia propone e consegna praticamente la felicità quotidiana.”

Luigi Santucci (1918–1999) scrittore, romanziere e poeta italiano

Volete andarvene anche voi?

“Nel mondo della poesia non esistono infelici.”

Luigi Santucci (1918–1999) scrittore, romanziere e poeta italiano

Volete andarvene anche voi?

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