Frasi su popolo
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“Fratelli! L'Esercito e il popolo si sono fusi in una singola entità. Sono diventati una fonte di forza che desta preoccupazione negli stranieri. Lo straniero, insieme all'imperialismo, ha perciò cominciato ad adoperare altri mezzi per creare divisioni nelle nostre fila in modo da sopraffarci. Ma questi tentativi da parte degli imperialisti di dividere le nostre fila si sono esauriti da molto tempo. Adesso l'imperialismo tenta di dividere le nostre fila insistendo sulla formazione di partiti angusti e raggruppamenti ristretti. Lo scopo è di metterci l'uno contro l'altro mentre gli stranieri e gli imperialisti stanno seduti a guardare. Ma conficcheremo una pietra nella bocca dell'imperialismo. Sconfiggeremo l'imperialismo e chiuderemo i varchi fra di noi sotto i suoi occhi. I gruppi parrocchiali e l'appartenenza a un partito in questo momento non sono di alcun beneficio al paese… lo scopo di ciò è di creare divisioni, di indebolirci e metterci l'uno contro l'altro. Siamo in un periodo di transizione. Abbiamo determinato di proteggere le conquiste della nostra Rivoluzione a qualsiasi costo.”

Abd al-Karim Qasim (1914–1963) militare e politico iracheno

Brothers! The Army and the people have merged into a single entity. They have become a source of strength which is worrying the foreigners. The foreigner, along with imperialism, therefore began to resort to other means to split up our ranks so as to overcome us. But these attempts on the part of the imperialists to split up our ranks have gone long ago. Imperialism now tries to split up our ranks by calling for narrow parties and restricted groupings. The purpose of this is to play one against the other, while the foreigners and the imperialists will sit as spectators. But we shall thrust a stone in the mouth of imperialism. We shall overcome imperialism and we shall close this gap in its face. The parochial groupings and party affiliation at this time are of no benefit to the country... the purpose of this is to create disunity and weaken our strength and play one against the other. We are in a period of transition. We have resolved to protect the gains of our Revolution at any rate.
Principles of 14th July revolution

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“Tutti voi conoscete tutti quale era la situazione prima della Rivoluzione. Sapete tutti del regime che abbiamo annientato. Era quel regime che distruggeva spietatamente tutte le persone sincere che gli si opponevano nel corso della lotta per Dio, per il popolo e per la patria.”

Abd al-Karim Qasim (1914–1963) militare e politico iracheno

All of you what the situation was before the Revolution. All of you know of the regime which we have exterminated. It was that regime which was mercilessly destroying all the sincere people who stood in its way in the course of the struggle for God, for the people and for the homeland.
Principles of 14th July revolution
Variante: Conoscete tutti com'era la situazione prima della Rivoluzione. Sapete tutti del regime che abbiamo sterminato. Fu quel regime che spietatamente distruggeva tutte le persone sincere che gli si opponeva nel corso della lotta per Dio, il popolo e la patria.

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“Combattente fra le file gloriose del partito d'azione finchè trattavasi di conquistare al paese la sua indipendenza e la sua unità, ora sarò milite, oscuro sì, ma non meno devoto, di quel gran partito Nazionale destinato a succedergli, il quale all'Italia una ed indipendente da ogni straniero vuol procacciare quel maggiore sviluppo di libertà politiche, civili, scientifiche, economiche ed industriali, che sole possono assicurare e rendere prospere e degne le sorti di un gran Popolo.”

Giovanni Acerbi (1825–1869) militare, patriota e politico italiano

Origine: Dalla lettera scritta in occasione delle elezioni politiche del 1866 http://digilib.bibliotecateresiana.it/sfoglia_periodicis.php?identifier=39-18661129&op=ric&cata=&gruppo=LA%20FAVILLA&anno=&cass=&id=27288&creator=&title=&publisher=&date=&shelfmark=&offset=0, pubblicata su La Favilla, 26 novembre 1866

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“Il popolo congolese ed io siamo una sola e stessa persona. Ingannare il popolo significa ingannare me. Non posso accettarlo oggi, e non lo accetterò in futuro.”

Mobutu Sese Seko (1930–1997) politico della Repubblica Democratica del Congo

Citazioni di Mobutu, Paroles du Président

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“Fin dalla sua gioventù, Che Guevara prese la strada della lotta consacrata alla libertà e alla liberazione del popolo, inalberando la bandiera della lotta antimperialista e anti-Usa. Dedicò tutta la sua vita alla causa rivoluzionaria dei popoli oppressi.”

Kim Il-sung (1912–1994) politico nordcoreano

Origine: La grande causa rivoluzionaria antimperialista dei popoli dell'Asia, dell'Africa e dell'America latina è invincibile!, articolo scritto in occasione del I° anniversario della morte di Che Guevara pubblicato nel n. 8 di Tricontinental, organo teorico dell'Organizzazione per la solidarietà dei popoli dell'Africa, Asia e America latina, 8 ottobre 1968, a cura della KFA - Italia, Sezione Italiana della Korean Friendship Association

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“Sono qui per mia scelta, per analizzare la situazione politica dopo i risultati del referendum. Sono consapevole, come molti di voi, che oggi sono davanti a tutto il popolo della Catalogna e a molte altre persone che si sono interessate alla situazione. Stiamo vivendo un momento eccezionale, le sue conseguenze vanno molto al di là del nostro paese.”

Carles Puigdemont (1962) 130° Presidente della Generalitat de Catalunya

Origine: Durante una seduta del Parlamento catalano, 10 ottobre 2017; citato in Puigdemont ha dichiarato e poi sospeso l'indipendenza della Catalogna http://www.ilpost.it/2017/10/10/puigdemont-dichiarato-sospeso-indipendenza-della-catalogna/, Il Post.it, 10 ottobre 2017.

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“I vietnamiti hanno riscritto la storia di Cambogia. Nelle scuole, quello che ora insegnano ai bambini è questo: Sihanouk era un pessimo leader, Lon Nol era peggio di Sihanouk, e Pol Pot era peggio di Lon Nol. Il Vietnam aiutò il popolo cambogiano e, grazie a questo, la Cambogia è ora felice.”

Norodom Sihanouk (1922–2012) re della Cambogia

The Vietnamese have rewritten the history of Cambodia. What they now teach the students and children is this: Sihanouk was a bad leader; Lon Nol was worse than Sihanouk; and Pol Pot was worse than Lon Nol. Vietnam helped the Cambodian people and, because of this, Cambodia is now happy.
Citazioni tratte dalle interviste
Variante: I vietnamiti hanno riscritto la storia di Cambogia. Nelle scuole, quello che ora insegnano ai bambini è questo: Sihanouk era un pessimo leader, Lon Nol era peggio di Sihanouk, e Pol Pot era peggio di Lon Nol. Il Vietnam aiutò il popolo cambogiano e, grazie a questo, la Cambogia è ora felice.

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“Si sarebbe – com'è ovvio – creduto che quanto successe in Uganda negli ultimi nove anni ci avrebbe insegnato una lezione permanente, e inculcato nel nostro popolo un nuovo senso di unità e lo zelo nel salvaguardare con grande attenzione la nostra libertà appena conquistata così difficilmente. Dopo solo un anno dalla nostra liberazione, però, ancora una volta l'opportunismo, l'ambizione personale e l'avidità di alcuni dei nostri leader hanno dato la stura a tutti i futili battibecchi che in passato contribuirono con una tale vendetta alla frammentazione della nostra società e permisero a Amin di ottenere facilmente e consolidare il suo controllo sul nostro paese, creando una devastazione senza precedenti. Invito tutti gli ugandesi a rendersi conto che solo attraverso la divisione possono verificarsi tali calamità e, nel vedere lo stato in cui si trova il nostro paese oggi, riconoscere quanto sia semplice disfare ciò che ci vollero anni a costruire.”

Milton Obote (1925–2005) politico ugandese

One would have naturally assumed that what happened in Uganda over the past nine years will have taught us a permanent lesson and instilled in our people a new sense of unity and the zeal to closely guard our newly won freedom. However, in just a year since our liberation, opportunism, personal ambition and greed of some of our leaders have once again vent to all petty bickering which in the past contributed with such a vengeance to the fragmentation of our society and enabled Amin to easily gain and consolidate his control of our country and create unprecedented havoc. I call upon all Ugandans to heed the fact that it is only through disunity that such calamities can occur and looking at the state of our country today, recognise how simple it is to undo what takes literally years to build.

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“[Su Israele] È un paese che ho molto amato. Io provengo da una minoranza indiana e comprendo bene le difficoltà del popolo ebreo, ma oggi Israele si isola sempre di più.”

Zubin Mehta (1936) direttore d'orchestra indiano

Origine: Citato in Musica: Zubin Metha torna in Sicilia con Nona Beethoven http://www.ansa.it/sicilia/notizie/2017/07/05/ansa-musica-zubin-metha-torna-in-sicilia-con-nona-beethoven_3033d4f1-492f-4da1-b9e2-a1d3f6d04f66.html, Ansa.it, 5 luglio.

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“Nella nostra Rivoluzione, crediamo d'aver spezzato le catene dell'economia del consumo basato sull'importazione, e che siamo liberi di decidere il nostro destino. Per realizzare gli interessi del popolo somalo; la realizzazione d'una vita migliore, lo sviluppo completo del suo potenziale e il compimento delle sue aspirazioni, dichiariamo solennemente che la Somalia sia uno Stato socialista.”

Mohammed Siad Barre (1919–1995) politico somalo

My Country and My People, Vol. II
Variante: Nella nostra Rivoluzione, crediamo d'aver spezzato le catene dell'economia del consumo basata sull'importazione, e di essere liberi di decidere il nostro destino. E per realizzare gli interessi del popolo somalo; il conseguimento da parte sua d'una vita migliore, lo sviluppo completo delle sue potenzialità e il compimento delle sue aspirazioni, dichiariamo solennemente che la Somalia è uno Stato socialista.

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“Il Partito, il popolo, e l'intrepido Esercito Rivoluzionario di Kampuchea amano la loro patria più delle loro stesse vite, e hanno inflitto una sconfitta pesante e ignominiosa, senza precedenti nella storia, agli aggressori imperialisti statunitensi e ai loro lacchè.”

Pol Pot (1925–1998) politico e rivoluzionario cambogiano

Citazioni tratte dalle interviste
Variante: Il Partito, il popolo, e l'impavido Esercito Rivoluzionario di Kampuchea amano la loro patria più delle loro stesse vite, e hanno inflitto una sconfitta pesante e ignobile senza precedenti sugli aggressori imperialisti statunitensi e i loro seguaci.

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“Sono un rivoluzionario; la mia vita è dedicata alla liberazione del popolo.”

Menghistu Hailè Mariàm (1937) militare e politico etiope

I am a revolutionary; my life is dedicated to freeing the people.
Origine: Citato in David A. Korn, Ethiopia, the United States and the Soviet Union, Southern Illinois University Press, 1986, p. 61

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“La storia troppo spesso non è che l'orazione funebre dei popoli morti, e la satira o il panegirico dei popoli vivi.”

Louis de Bonald (1754–1840) politico e scrittore francese

Citato in Joseph François Gabriel Hennequin, Dictionnaire de maximes

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“Potremmo esserci impegnati ad sostenere la libertà del popolo in modo da poterne godere noi stessi i frutti. Lavoriamo per amore di Dio e per il popolo. Non ci serve essere conosciuti, e non abbiamo bisogno della propaganda. Lavoriamo per amore di Dio e sappiamo che per quanto a lungo possiamo vivere, infine moriremo e il popolo rimarrà. Il dominio assoluto è del popolo e non dei singoli.”

Abd al-Karim Qasim (1914–1963) militare e politico iracheno

We may have pledged to support the freedom of the people so that we ourselves may enjoy the results. We are working for the sake of God and for the sake of the people. We do not need to be known, nor do we need propaganda. We work for the sake of God and we know that how long we may live, we will ultimately die and the people will remain. The absolute rule is by the people and not by individuals.
The historical extempore speech at the Reserve Officers' College

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“Un re, se vuole il suo debito fare,
Non e re veramente, ma fattore
Del popol che gli e dato a governare.”

Francesco Berni (1497–1535) scrittore e poeta italiano

Rifacimento of Orlando Innamorato

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“Nel continente nero, | alle falde del Kilimangiaro, | ci sta un popolo di negri | che ha inventato tanti balli, | il più famoso è l'Hully Gully.”

Edoardo Vianello (1938) cantautore italiano

da I Watussi
I Watussi/Prendiamo in affitto una barca

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“Non ho soggiornato abbastanza a Napoli, per essere istruito a fondo sulla vita, sia privata sia di società che vi si conduce. So solo che vi si dorme più che in qualsiasi altro paese dell'Italia; che vi si consuma una quantità prodigiosa di cioccolato che ogni privato fa preparare a casa sua nella dose che più preferisce; che le conversazioni o riunioni generali sono nel tono di quelle delle altre città d'Italia; che nelle cerchie private il parlare è alla greca, cioè, molto allegro ed estremamente libero; che la galanteria è tanto comune e poco discreta nei primi ranghi, quanto rara e misteriosa nella borghesia; che, a seguirla nel popolo, gli estremi si toccano; che la continenza, in generale, a Napoli è la virtù meno comune; che l'amore, che altrove spesso non è che apparenza, fatuità, fantasia, è uno dei più urgenti bisogni; infine che il Vesuvio, che comanda questa città, è l'emblema più esatto sotto cui da questo punto di vista la si possa rappresentare.
Altri bisogni, che la polizia ed un certo pudore altrove, soprattutto nelle grandi città, reprimono, a Napoli sono al di sopra di tutte le leggi. Lo zolfo, mescolato a tutti i vegetali e a tutti gli alimenti, l'uso continuo del cioccolato, dei liquori più forti, delle spezie che più riscaldano provocano esplosioni ed eruzioni che non sopportano né rinvio né cerimonie. I cortili dei palazzi e degli alberghi, i porticati delle case private, le loro scale e i loro pianerottoli sono altrettanti ricettacoli per le necessità di tutti i passanti. Anche chi va in carrozza scende per mescolarsi alla folla che cammina; chiunque si prende in casa d'altri la libertà che permette a casa sua.”

Pierre-Jean Grosley (1718–1785) storico e scrittore francese

Observations sur l'Italie et sur les Italiens, , vol. III

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“Ci eravamo sentiti rallegrare, quando fu messo fuori dal Ministero il così detto sistema delle regioni. Sperammo trovata la vera formula del saldo e libero ordinamento d'Italia: aggiunta la nuova unità ai preziosi acquisti unitarj della tradizione: rappresentata in cotesto sistema quella triplice centralità, che abbisogna al progressivo vivere d'ogni popolo moderno; vale a dire la centralità nazionale, istrumento della sovranità costituente, legislatrice, e amministrativa dello Stato: la centralità municipale, primo ritrovo delle famiglie in opera comune di civiltà; e la centralità regionale, consorzio mediatore tra il Comune e lo Stato, autorità di mezzo, partecipe insieme della vita dell'uno e dell'altro.”

Giuseppe Montanelli (1813–1862) scrittore e politico italiano

cap. 1, p. 2
Dello ordinamento nazionale
Variante: Ci eravamo sentiti rallegrare, quando fu messo fuori dal Ministrero il così detto sistema delle regioni. Sperammo trovata la vera formula del saldo e libero ordinamento d'Italia: aggiunta la nuova unità ai preziosi acquisti unitarj della tradizione: rappresentata in cotesto sistema quella triplice centralità, che abbisogna al progressivo vivere d'ogni popolo moderno; vale a dire la centralità nazionale, istrumento della sovranità costituente, legislatrice, e amministrativa dello Stato: la centralità municipale, primo ritrovo delle famiglie in opera comune di civiltà; e la centralità regionale, consorzio mediatore tra il Comune e lo Stato, autorità di mezzo, partecipe insieme della vita dell'uno e dell'altro. (cap. 1, p. 2)

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“Nei primi giorni di gennaio del 1980 fui fortunato. Kabul era invisibile. I carri armati sovietici appena arrivati, nei giorni di Natale, dall'Uzbekistan e dal Tagikistan sembravano elefanti galleggianti su un oceano immacolato, con le proboscidi, i cannoni, puntati contro il nulla. Perché la capitale era deserta. Le principali tribù a confronto in quelle ore, perlomeno a Kabul, erano comuniste. Da un lato i comunisti Khalq (popolo) e dall'altro i comunisti Parsham (bandiera). Ma lo schieramento non era cosi netto. La tragedia delle ultime settimane si era svolta con una mischia in cui era difficile distinguere le fazioni. Breznev aveva deciso di far intervenire l'Armata Rossa proprio per far cessare quella rissa tra compagni. Il segretario generale del partito sovietico era stato colpito dall'assassinio di Nuhr Mohammad Taraqi, suo amico personale. Taraqi era stato strangolato dagli uomini di Hafizullah Amin. Il quale sarebbe stato a sua volta fucilato dai sovietici, sostenitori di Babrak Karmal. Erano al tempo stesso faide personali e convulsioni rivoluzionarie, sulle quali pesavano le interferenze di Mosca.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Variante: Nei primi giorni di gennaio del 1980 fui fortunato. Kabul era invisibile. I carri armati sovietici appena arrivati, nei giorni di Natale, dall'Uzbekistan e dal Tagikistan sembravano elefanti galleggianti su un oceano immacolato, con le proboscidi, i cannoni, puntati contro il nulla. Perché la capitale era deserta. Le principali tribù a confronto in quelle ore, perlomeno a Kabul, erano comuniste. Da un lato i comunisti Khalq (popolo) e dall' altro i comunisti Parsham (bandiera). Ma lo schieramento non era cosi netto. La tragedia delle ultime settimane si era svolta con una mischia in cui era difficile distinguere le fazioni. Breznev aveva deciso di far intervenire l' Armata Rossa proprio per far cessare quella rissa tra compagni. Il segretario generale del partito sovietico era stato colpito dall'assassinio di Nuhr Mohammad Taraqi, suo amico personale. Taraqi era stato strangolato dagli uomini di Hafizullah Amin. Il quale sarebbe stato a sua volta fucilato dai sovietici, sostenitori di Babrak Karmal. Erano al tempo stesso faide personali e convulsioni rivoluzionarie, sulle quali pesavano le interferenze di Mosca.

“La posta in gioco sono centinaia di migliaia di profughi hutu, fuggiti dal Ruanda nel timore di una rappresaglia, dopo il genocidio dei '94. Una massa umana in bilico sul confine, respinta dai tutsi: e di cui si servono invece, come di un ariete, i superstiti dell'ex regime di Kigali, autore del massacro, ora alla ricerca di una rivincita, con l'aiuto dello Zaire. Là il dramma ruandese può essere il detonatore che fa saltare quell'autentica polveriera tribale che è l'ex Congo belga. Un paese disegnato sulle frontiere coloniali, senza tener conto della storia – non scritta – di quelle regioni: e che adesso rischia, come già accadde al momento dell'indipendenza, di andare in frantumi e di destabilizzare l'intera Africa centrale. È al tempo stesso allucinante ed esemplare. A conclusione di un secolo che ha conosciuto la morte del colonialismo, e che ora, arrivato alla fine, assiste alla non tanto lenta rovina del continente nero, questo dramma ruandese è in definitiva il risultato di quello che gli scrittori africani riuniti a Roma, nella primavera del '59, denunciarono come uno dei più gravi peccati occidentali: l'avere accettato, senza discutere, e diffuso, la nozione di un popolo, quello africano, "senza cultura."”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Ed anche "senza storia", perché, appunto, la si tramandava per via orale. Partendo da questo principio, coloni e (spesso) missionari hanno creato una storia africana con un calco occidentale e hanno imposto la loro cultura come se prima ci fosse stato il vuoto. Ne sono uscite delle mostruosità.
Variante: La posta in gioco sono centinaia di migliaia di profughi hutu, fuggiti dal Ruanda nel timore di una rappresaglia, dopo il genocidio dei '94. Una massa umana in bilico sul confine, respinta dai tutsi: e di cui si servono invece, come di un ariete, i superstiti dell'ex regime di Kigali, autore del massacro, ora alla ricerca di una rivincita, con l'aiuto dello Zaire. Là il dramma ruandese può essere il detonatore che fa saltare quell'autentica polveriera tribale che è l'ex Congo belga. Un paese disegnato sulle frontiere coloniali, senza tener conto della storia – non scritta – di quelle regioni: e che adesso rischia, come già accadde al momento dell'indipendenza, di andare in frantumi e di destabilizzare l'intera Africa centrale. È al tempo stesso allucinante ed esemplare. A conclusione di un secolo che ha conosciuto la morte del colonialismo, e che ora, arrivato alla fine, assiste alla non tanto lenta rovina del continente nero, questo dramma ruandese è in definitiva il risultato di quello che gli scrittori africani riuniti a Roma, nella primavera del '59, denunciarono come uno dei più gravi peccati occidentali: l'avere accettato, senza discutere, e diffuso, la nozione di un popolo, quello africano, "senza cultura". Ed anche "senza storia", perché, appunto, la si tramandava per via orale. Partendo da questo principio, coloni e (spesso) missionari hanno creato una storia africana con un calco occidentale e hanno imposto la loro cultura come se prima ci fosse stato il vuoto. Ne sono uscite delle mostruosità.

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“L'UE è uno strumento di banche e multinazionali, che in tutti i paesi ha imposto misure lacrime e sangue contro i lavoratori e i popoli.”

Marco Rizzo (1959) politico italiano

Origine: Citato in Rizzo (PC): «Solo i comunisti chiedono uscita da UE» https://www.romadailynews.it/politica/rizzo-pc-solo-comunisti-chiedono-uscita-ue-0339414, Romadailynews.it.

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