Frasi su condotta
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“Dopo la sentenza di ieri, milioni di italiani hanno ben capito il disegno politico condotto da anni contro Silvio Berlusconi. Sono certo che, in queste ore, anche tanti cittadini che magari non hanno votato per lui si rendano perfettamente conto di come alla difesa dei diritti del cittadino Berlusconi sia legata la difesa dei diritti e delle libertà di tutti.”

Daniele Capezzone (1972) politico italiano

citato in Firmata (e sospesa) l'esecuzione della pena, Berlusconi: riforma della Giustizia o si torna al voto http://notizie.tiscali.it/articoli/politica/13/08/02/diretta_condanna_berlusconi.html, Tiscali. it, 2 agosto 2013

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“Dovessimo restare zitte e non parlare, il nostro abbigliamento e la condizione dei nostri corpi saprebbero tradire la vita che abbiamo condotta dopo il tuo esilio. Pensa un poco teco quanto più sfortunate di ogni donna vivente siamo noi qua venute, poiché la tua vista che dovrebbe far fluire di gioia i nostri occhi, far danzare i nostri cuori di consolazione, costringe quelli a piangere e questi a tremare di paura e di dolore, ponendo la madre, la sposa e il figlio a vedere il figlio, il marito e il padre che dilacera via le viscere della sua patria. E a noi poverine la tua inimicizia è quanto mai fatale: c’interdici le preghiere ai nostri Dei, ed è questo un conforto che tutti godono eccettuate noi; infatti, come possiamo noi, ahimè, come possiamo noi pregare per la nostra patria, a cui siamo vincolate. Insieme con la vittoria tua, a cui siamo ligie? Povere noi! O noi dobbiamo perdere la patria, nostra cara nutrice, o altrimenti perdere la tua persona, conforto nostro in patria. Subire noi dobbiamo una calamità evidente, anche se fosse soddisfatto il nostro augurio che da una parte abbia da vincere; perché o tu dovrai, come straniero rinnegato, essere condotto ammanettato per le nostre vie, oppure dovrai marciare trionfalmente sulle rovine della tua patria e meritar la palma per aver prodemente versato il sangue di tua moglie e dei tuoi figli. In quanto a me, o figlio, non intendo farmi ancella alla fortuna sinché non siano finite queste guerre: se non mi sia dato persuaderti di mostrare nobile amistà alle due parti anziché volere la morte di una, tu non marcerai ad assalire la tua patria senza prima calpestare – sta sicuro che non lo farai – il ventre di tua madre che ti ha messo a questo mondo. (Atto V, scena III)”

Coriolanus

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“[…] Galileo viola importanti norme del metodo scientifico che furono inventate da Aristotele, migliorate da Grossatesta (fra gli altri), canonizzate dai positivisti logici (come Carnap e Popper); Galileo ebbe successo perché non seguì queste regole; i suoi contemporanei, con pochissime eccezioni, ignorarono difficoltà fondamentali che esistevano a quell'epoca; e la scienza moderna si sviluppò rapidamente, e nella direzione "giusta" (dal punto di vista degli attuali adepti della scienza), proprio perché trascurò tali difficoltà. L'ignoranza fu una benedizione. Inversamente, un'applicazione più rigorosa dei canoni del metodo scientifico, una ricerca più decisa dei fatti rilevanti, un atteggiamento più critico, lungi dall'accelerare questo sviluppo, avrebbero condotto a un punto morto.”

appendice II; p. 94
Contro il metodo
Variante: Galileo viola importanti norme del metodo scientifico che furono inventate da Aristotele, migliorate da Grossatesta (fra gli altri), canonizzate dai positivisti logici (come Carnap e Popper); Galileo ebbe successo perché non segui queste regole; i suoi contemporanei, con pochissime eccezioni, ignorarono difficoltà fondamentali che esistevano a quell'epoca; e la scienza moderna si sviluppò rapidamente, e nella direzione "giusta" (dal punto di vista degli attuali adepti della scienza), proprio perché trascurò tali difficoltà. L'ignoranza fu una benedizione. Inversamente, un'applicazione più rigorosa dei canoni del metodo scientifico, una ricerca più decisa dei fatti rilevanti, un atteggiamento più critico, lungi dall'accelerare questo sviluppo, avrebbero condotto a un punto morto. (appendice II; p. 94)

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“Quali sono le zone di ipersensibilità della società italiana? Bisognerebbe proprio chiederselo, perché è lì che la battaglia andrebbe condotta. Ma noi non abbiamo avuto i Padri Pellegrini, e che un presidente del consiglio menta non scandalizza nessuno. Che un generale perda una guerra, dopo che abbiamo avuto Carlo Alberto, Persano e gli artefici di Caporetto, sembra quasi umano. Non ci scandalizzeremo nemmeno per qualche bustarella, una concussioncella, un pastrocchio valutario, una evasioncella fiscale. Siamo uomini, tutti abbiamo le nostre debolezze. E allora? Allora bisognerebbe chiedersi chi e che cosa riesca ancora a scandalizzare gli italiani, senza speranza di perdono. E la risposta è preoccupante. Nell'ordine sono: 1) il cornuto contento; 2) l'impotente beffato; 3) l'omosessuale non autorizzato (quindi sono esclusi gli artisti); 4) chi picchia i bambini; 5) chi non ama la mamma; 6) chi guadagna più di me. […] Ma questo significa che nel nostro paese di Lucrezie Borgia che avvelenano, Maramaldi che tradiscono, Freda che bombardano, dove non ci si scandalizza né per il malgoverno né per la mafia, l'ultima battaglia per la libertà non dovrebbe essere combattuta rivelando le conversazioni segrete tra gli ammiragli e i ministri, ma filmando dietro un falso specchio un ammiraglio che si masturba bevendo champagne mentre il suo attendente nudo picchia la vecchia madre inferma. Il che, ammettiamolo, è un po' triste.”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

da L'uomo che morde troppo, Cronache dei regni vassalli, pp. 78-79
Dalla periferia dell'Impero

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“Egli [il teatro greco di Siracusa] era accerchiato d'intorno intorno di grandissime mura fatte di sassi grossissimi intagliati e aveva parte che guardava verso Tica una fonte che veniva per condotti sotterranei cavati con bellissimo artificio la qual fonte havendo perduto il nome si chiama Saracinamente Garelme che in lingua nostra vuol dire buco d'acqua e hoggi con voce corrota si chiama Galermo.”

Tommaso Fazello (1498–1570) storico e teologo italiano

Origine: Le due deche dell'historia di Sicilia ... tradotte dal Latino in lingua Toscana da Remigio Fiorentino https://books.google.it/books?id=G2VTAAAAcAAJ&dq=%22Le%20due%20deche%20dell'Historia%20di%20Sicilia%221573&hl=it&pg=PP7#v=onepage&q=garelme&f=false

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“Prima della liberazione, solo lo Stato usava il denaro. Lo usava per comprare vari prodotti nelle zone non ancora liberate per le necessità delle zone liberate sotto il suo controllo. Dopo queste esperienze, abbiamo chiesto il parere del popolo il quale giudicò che il denaro era inutile, poiché le cooperative erano già riuscite a gestire lo scambio dei beni fra loro. Quindi, in quel periodo, nelle zone liberate, che si estendevano lungo più del 90% del paese, con quasi cinque milioni di abitanti, avevamo già risolto questo problema. Quando la popolazione delle città fu evacuata nelle campagne, fu interamente presa in carico dalle cooperative. Questa pratica ci ha condotti a rinunciare al denaro fino ad ora. Quale sarà la situazione in futuro? Questo dipenderà dal nostro popolo. Se il popolo decide che sia necessario tornare a utilizzare il denaro, lo faremo.”

Pol Pot (1925–1998) politico e rivoluzionario cambogiano

Citazioni tratte dalle interviste
Variante: Prima della liberazione, solo lo Stato usava il denaro. Lo usava per comprare vari prodotti nelle zone non ancora liberate per l'uso delle zone liberate sotto il suo controllo. Dopo queste esperienze, abbiamo chiesto il parere del popolo; giudicò che il denaro era inutile, siccome le cooperative avevano già risolto lo scambio dei beni fra di esse. Quindi, in quel periodo, nelle zone liberate, che si estendevano lungo più del 90% del paese, con quasi cinquemilioni di abitanti, avevamo già risolto questo problema. Quando la popolazione delle città fu evacuata nelle campagne, fu totalmente assorbita nelle cooperative. Questa pratica ci ha condotti a rinunciare al denaro per ora. Cosa sarà la situazione futura? Questo dipenderà dal nostro popolo. Se il popolo decide che sia necessario tornare a utilizzare il denaro, lo faremo.

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“Ahmed ben Bella è stato uno storico personaggio della decolonizzazione. Uno dei nove capi dell' insurrezione algerina, che, tra il 1954 e il 1962, ha condotto il paese all'indipendenza, attraverso la lotta armata.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Origine: Da Addio ad Ahmed ben Bella il padre dell' Algeria libera https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/04/12/addio-ad-ahmed-ben-bella-il-padre.html, la Repubblica, 12 aprile 2012.

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“I guerrieri erano tenuti a rispettare tutta una serie di regole di condotta. Non dovevano mai stringere la mano di un non-simba, non dovevano lavarsi, né pettinarsi i capelli o tagliarsi le unghie, altrimenti sarebbero diventati di nuovo vulnerabili. Molte di quelle regole erano meno bizzarre di quanto sembrasse a prima vista. La maggior parte dei simba non aveva uniformi ed era praticamente priva di armi da fuoco. Andavano a combattere a torso nudo, coperti di ramoscelli e di pelli di animali e muniti solamente di lance, machete e randelli. Con tale equipaggiamento dovevano affrontare l'armata governativa di Mobutu che, pur essendo ancora un'accozzaglia di persone male organizzate, era comunque dotata di mitragliatrici semiautomatiche. Quelle regole magiche imponevano ai simba una forma di disciplina militare. Il sesso era proibito, perché altrimenti i guerrieri si sarebbero abbandonati a stupri continui. Farsi prendere dal panico era proibito, altrimenti si sarebbero dati alla fuga. Guardarsi dietro era proibito, così come il nascondersi. Il guerriero simba doveva gettarsi contro il nemico urlando "Simba, simba! Mulele mai! Mulele mai! Lumumba mai! Lumumba oyé!" (Leone, leone, acqua di Mulele, acqua di Lumumba, viva Lumumba!). Se avessero gridato quelle parole, i proiettili degli avversari si sarebbero trasformati in acqua al contatto con i loro torsi. Quelli che venivano colpiti evidentemente non avevano rispettato una qualche regola di condotta. Assurdo? Sì, ma non più assurdo di determinati attacchi durante la Prima guerra mondiale, in cui si ordinava ai soldati di avanzare sotto un fuoco di sbarramento. E la cosa bizzarra era che non erano soltanto i simba a credere nel loro potere magico, ma anche gli uomini dell'esercito governativo. I soldati di Mobutu avevano una paura del diavolo di quei bruti isterici e drogati che si gettavano contro di loro gridando e con gli occhi sgranati.”

Origine: Congo, pp. 346-347

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“Infine, una severità esatta, pronta, giusta. L'istesso si farà per le donne che si sono distinte nella rivoluzione, e ciò senza pietà. Non v'è bisogno di una giunta di Stato. Non è processo, né opinione : è un fatto avvenuto provato, stampato: o gli scellerati si all'imponente forza dell'ammiraglio, o bisognerà riunire i corpi di truppe, farne venire anche da fuori se fa uopo, avvisare le povere donne e fanciulli di uscire, prendendo per forza i due castelli secondo le norme della guerra con coloro che son dentro, e cosi terminare questa colpevole e pericolosa resistenza.
Il cardinale non deve nominare nessun impiegato senza proporlo. I sedili, sorgente di tutti i mali, e vera prima riunione dei ribelli, che hanno rovinato il regno e detronizzato il re, restano per sempre aboliti, come pure i diritti, e giurisdizioni baronali per sollevare dalla schiavitù un popolo fedele che ha rimesso il re sul trono, donde il tradimento, la fellonia e la colpevole indifferenza dei nobili l'hanno cacciato. Ciò non piace, ma è d'assoluta necessità; senza ciò il re non governerà sei mesi tranquillamente. I popoli aspettano dalla sua giustizia d'esser sollevati dopo aver fatto tanto per lui. Infine mia cara Miledy, raccomando a Milord Nelson di trattar Napoli come se fosse una città ribelle d'Irlanda che si fosse condotta così. Non bisogna aver riguardo al numero, le migliaia di scellerati di meno renderanno la Francia più debole e noi staremo meglio. Essi avranno meritato d'esser gettati in Africa, in Crimea. Gettarli in Francia sarebbe una carità. Meriterebbero d'esser bollati, affinché nessuno fosse ingannato da loro; cosi è un bene che gli si concede. Vi raccomando dunque, mia cara Miledy, la più gran fermezza, forza, vigore, rigore; ne va della nostra considerazione e futura tranquillità: il popolo fedele lo desidera. Vi raccomando di darmi spesso vostre nuove: potete immaginare la mia premura.
Credetemi per la vita, la vostra più che sensibile, affettuosa riconoscente amica — Carolina.”

Maria Carolina d'Asburgo-Lorena (1752–1814) regina consorte di Napoli e Sicilia, moglie di Ferdinando I delle Due Sicilie

dalla lettera da Palermo del 25 giugno 1799, pp. 74-75
Carteggio di Maria Carolina Regina delle due Sicilie con Lady Emma Hamilton
Variante: Infine, una severità esatta, pronta, giusta. L'istesso si farà per le donne che si sono distinte nella rivoluzione, e ciò senza pietà. Non v'è bisogno di una giunta di Stato. Non è processo, né opinione : è un fatto avvenuto provato, stampato: o gli scellerati si all'imponente forza dell'ammiraglio, o bisognerà riunire i corpi di truppe, farne venire anche da fuori se fa uopo, avvisare le povere donne e fanciulli di uscire, prendendo per forza i due castelli secondo le norme della guerra con coloro che son dentro, e cosi terminare questa colpevole e pericolosa resistenza.
Il cardinale non deve nominare nessun impiegato senza proporlo. I sedili, sorgente di tutti i mali, e vera prima riunione dei ribelli, che hanno rovinato il regno e detronizzato il re, restano per sempre aboliti, come pure i diritti, e giurisdizioni baronali per sollevare dalla schiavitù un popolo fedele che ha rimesso il re sul trono, donde il tradimento, la fellonia e la colpevole indifferenza dei nobili l'hanno cacciato. Ciò non piace, ma è d'assoluta necessità; senza ciò il re non governerà sei mesi tranquillamente. I popoli aspettano dalla sua giustizia d'esser sollevati dopo aver fatto tanto per lui. Infine mia cara Miledy, raccomando a Milord Nelson di trattar Napoli come se fosse una città ribelle d'Irlanda che si fosse condotta così. Non bisogna aver riguardo al numero, le migliaia di scellerati di meno renderanno la Francia più debole e noi staremo meglio. Essi avranno meritato d'esser gettati in Africa, in Crimea. Gettarli in Francia sarebbe una carità. Meriterebbero d'esser bollati, affinchè nessuno fosse ingannato da loro; cosi è un bene che gli si concede. Vi raccomando dunque, mia cara Miledy, la più gran fermezza, forza, vigore, rigore; ne va della nostra considerazione e futura tranquillità: il popolo fedele lo desidera. Vi raccomando di darmi spesso vostre nuove: potete immaginare la mia premura.
Credetemi per la vita, la vostra più che sensibile, affettuosa riconoscente amica — Carolina. (dalla lettera da Palermo del 25 giugno 1799, pp. 74-75)

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“L'India indipendente ha santificato Gandhi, l'ha dichiarato padre della patria, e poi l'ha subito rimosso. La sua personalità e il suo pensiero sono stati più volte smontati e rimontati, come orologi, da storici e sociologi. Dopo le prime esaltazioni, c'è stato chi ha sostenuto che, in realtà, nonostante il radicalismo contadino, la sua dottrina favoriva le classi privilegiate cittadine. Insomma, secondo questa tesi, Gandhi sarebbe stato un falso rivoluzionario, un abile politico, la cui azione ha condotto all'indipendenza dell'India, salvando i grandi proprietari. Per alcuni studiosi della "scuola di Cambridge" sarebbe stato addirittura un fantoccio nelle mani di gruppi e clientele. E c'è stato, al contrario, chi ha parlato di un comunismo primitivo gandhiano. Paradossalmente, è invece in senso opposto che talvolta si richiamano a lui gli autori della svolta economica liberista in corso a Nuova Delhi dall'inizio degli anni Novanta. Altri ancora si limitano a sottolineare, con saggezza, la preminenza in Gandhi di un'esigenza di elevazione morale e spirituale delle masse e dell'individuo, anche nell'azione politica. È in fondo quest'ultimo aspetto del Mahatma che ci sta a cuore.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Origine: Da L'ultimo funerale del Mahatma mezzo secolo dopo http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/01/31/ultimo-funerale-del-mahatma-mezzo-secolo.html?ref=search, la Repubblica, 31 gennaio 1997.

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“Io ho condotto una campagna a basso costo, senza spot elettorali televisivi, andando casa per casa. Discutendo di valori, di questioni complesse e non parlando con slogan di 10 secondi.”

Bernie Sanders (1941) politico statunitense

Origine: Citato in I mugugni dei finanziatori «Romney, campagna sbagliata» https://archivio.unita.news/assets/main/2012/11/09/page_008.pdf, L'Unità, 9 novembre 2012.

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“Le imprese umane devono essere condotte più grossolanamente e superficialmente, e bisogna lasciarne gran parte ai diritti della fortuna. Non è necessario chiarire gli affari con tanta profondità e sottigliezza. È facile perdercisi, considerando tanti aspetti contrari e forme diverse.”

XX; 2012, p. 1251
Saggi, Libro II
Origine: Francesco Guicciardini, Ricordi, C 155: «Dicesi che chi non sa bene tutti e' particulari non può giudicare bene; e nondimeno io ho visto molte volte, che chi non ha el giudicio molto buono giudica meglio se ha solo notizia della generalità, che quando gli sono mostri tutti e' particulari; perché in sul generale se gli appresenterá spesso la buona risoluzione, ma come ode tutti e' particulari, si confonde».

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“Un uomo non dovrebbe sforzarsi di eliminare i propri complessi, ma venire a patti con essi, che sono legittimamente, ciò che orienta la sua condotta nel mondo.”

Sigmund Freud (1856–1939) neurologo e psicoanalista austriaco, fondatore della psicoanalisi

Origine: Citato in AA.VV., Il libro della psicologia, traduzione di Giuliana Lupi, Gribaudo, 2018, p. 97. ISBN 9788858015018

“Abbiamo combattuto per tre anni contro incombenti avversità. Abbiamo condotto la guerra in modo nettamente opposto a quello delle orde nigeriane. Noi eravamo sempre consapevoli della nostra limitazione e perciò non abbiamo mai interrotto i nostri sforzi per la pace e una soluzione negoziata.”

Chukwuemeka Odumegwu Ojukwu (1933–2011) militare e politico nigeriano

For three years we have fought against overwhelming odds. Our conduct of the war has contrasted sharply with that of the Nigerian hordes. We were always aware of our limitation and therefore have never discontinued our efforts for peace and a negotiated settlement.

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