Frasi su violenza
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“Sullo schermo l'arena rimane certamente pulita, e tuttavia la violenza è presente.”

Ernst Jünger (1895–1998) filosofo e scrittore tedesco

Origine: La forbice, p. 117

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“Preferisco il rugby al calcio… Mi piace la violenza del rugby, sino a quando cominciano a strapparsi le orecchie.”

Elizabeth Taylor (1932–2011) attrice britannica

Origine: Citato in Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Palla lunga e pedalare, Dalai Editore, 1992, p. 86, ISBN 88-8598-826-2.

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“[Rifiutando una pistola ricevuta in regalo] Sono un predicatore della non violenza. Non ho diritto di portarla. E poi, ciò che conta non è quanto si vive, ma come si vive.”

Martin Luther King (1929–1968) pastore protestante, politico e attivista statunitense, leader dei diritti civili

Citazioni di Martin Luther King
Origine: Citato in Teresio Bosco, Uomini come noi, Società Editrice Internazionale, Torino, 1968.

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“Questo 4 di luglio è vostro, non mio.”

Martin Luther King (1929–1968) pastore protestante, politico e attivista statunitense, leader dei diritti civili

da Il sogno della non violenza. Pensieri
Il sogno della non violenza

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“Se qualcosa del nostro tempo può servire è la violenza.”

Georg Büchner (1813–1837) scrittore e drammaturgo tedesco

da una lettera alla famiglia del 5 aprile 1833

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“La rivoluzione è un atto di violenza, è l'azione implacabile di una classe che abbatte il potere di un'altra classe.”

Mao Tsé-Tung (1893–1976) Presidente del Partito Comunista Cinese

marzo 1927, p. 13

“La violenza è semplice; le alternative alla violenza sono complesse.”

Friedrich Hacker (1914–1989) psicologo

Origine: Citato in Guido Almansi, Il filosofo portatile, TEA, Milano, 1991.

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“Gli anarchici hanno ragione in tutto, solo non nella violenza.”

Lev Nikolajevič Tolstoj (1828–1910) scrittore, drammaturgo, filosofo, pedagogista, esegeta ed attivista sociale russo

12 gennaio 1889, p. 301

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“Quando la situazione è a noi favorevole, non si deve agire contro qualcuno con arroganza o violenza.”

Lucio Emilio Paolo Macedonico: XLV, 8; 1997
Ideo in secundis rebus nihil in quemquam superbe ac violenter consulere decet.
Ab urbe condita, Libro XLI – Libro CXL
Origine: Dopo una vittoria non si deve infierire violentemente sul nemico, ma – secondo il concetto di clemenza – si deve cercare di tendere alla pace.
Origine: Questa espressione ha la funzione di exemplum, cioè di una "morale" riguardo la guerra.

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“C'è sangue nelle favole, violenza nella mitologia e delitto in Shakespeare.”

George Gerbner (1919–2005)

Origine: Citato in Charles S. Clark, La violenza in tv, in Karl Popper – John Condry, Cattiva maestra televisione, traduzioni di Marina Astrologo e Claudia Di Giorgio, CDE, Milano.

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“I rivoltosi non hanno motivazioni fondamentalmente politiche o religiose. Essi incendiano le loro stesse scuole, i loro stessi ospedali, le automobili dei loro vicini. Praticano sui loro "territori" la politica della terra bruciata. Quello che esprimono è un'ostilità assoluta per tutto quello che, da vicino o da lontano, evoca l'autorità, le istituzioni, lo Stato o i pubblici poteri. La violenza a cui assistiamo in questi giorni è un lungo grido di odio, ma anche di disperazione, da parte di «giovani» che sono quasi tutti disoccupati, in situazione di fallimento scolastico e che constatano di non avere alcun posto in una società globale dove la povertà non cessa di avanzare, mentre le grandi società industriali vedono regolarmente aumentare i loro utili. Essi si ribellano perché constano questo, ma più si ribellano più arretrano. Per questi giovani ribelli, dediti fin dall'infanzia alla delinquenza e alla strada, semplicemente non c'è futuro. Una «vita normale» sembra un sogno inaccessibile. Molti pensano che tali rivolte segnino il fallimento della «società multiculturale». La formulazione è troppo facile. Contrariamente a quello che si afferma ovunque, noi non siamo in una società "multiculturale", ma in una società contemporaneamente multi-etnica e tristemente monoculturale”

Alain de Benoist (1943) scrittore francese

in cui la cultura si riduce ai valori mercantili e alla passione per il consumo
Origine: Da La Francia va a fuoco?, Tribune libre, 7 novembre 2005.

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“[Parlando di Gadda] La derisoria violenza della sua scrittura esplodeva esasperata, contestando insieme il linguaggio e la parodia, tra il ron-ron rondesco-neoclassico-fascistello e il pio-pio crepuscolare-ermetico-pretino, in schegge di incandescente (espressionistica) espressività… Proprio come per Rabelais e per Joyce che gli sarebbero poi stati accostati, «a braccio» e «a orecchio», i suoi messaggi fanno a pezzi ogni codice, spiritate e irritate, le sue invenzioni verbali dileggiano significati e significanti; devastano ogni funzione o finalità comunicativa; rappresentano innanzitutto se stesse, e i propri fantasmi, in un foisonnement inaudito e implacabile di spettacolari idioletti… […] La complessa ricchezza linguistica e tematica dell'opera gaddiana, così visceralmente composta e tramata, e sardanapalesca, e pantagruelica, continua a sollecitare una pluralità di letture, a diversi livelli, lungo differenti parametri, secondo i più svariati presupposti e pregiudizi: a costo di razionalizzare fin troppo lucidamente attraverso nitidi procedimenti di schede e di referti quel suo atrabiliare viluppo di fantasticate irrisioni e di furie «compossibili»… […] Non per nulla, gl'interessi enciclopedici dell'Ingegnere coincidono (fino al delirio di riversare tutta la Funzione nell'Espressione) coi manifesti tracciati due secoli fa dagli impeccabili fratelli Verri e da Cesare Beccaria, risoluti a insultare programmaticamente la Crusca in nome di Galileo e di Newton, cioè a sviluppare una cultura extraletteraria cosmopolita e un pensiero intellettuale «assolutamente moderno» a dispetto della grammatica arcaica dei Pedanti, trasgredendo al purismo imbecille che caldeggia l'impiego di qualsiasi grulleria del Piovano Arlotto per definire prodotti e nozioni del nostro tempo.”

Alberto Arbasino (1930) scrittore, saggista e giornalista italiano

da Genius Loci, in Certi romanzi, pp. 339-71

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“No alla violenza nella guerra!”

Marcello Macchia (1978) comico italiano

Ispettore Santo Maroponda
Padre Maronno – L'ispettore Catiponda – L'Ispettore Santo Maroponda, Settima puntata

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“Alla violenza il socialismo deve gli alti valori morali grazie ai quali porta la salvezza al mondo moderno.”

Georges Eugène Sorel (1847–1922) filosofo, sociologo e ingegnere francese

da Riflessioni sulla violenza, 1908

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“La storia della democrazia ci offre una curiosissima combinazione di utopie e miti.”

Georges Eugène Sorel (1847–1922) filosofo, sociologo e ingegnere francese

da Riflessioni sulla violenza, 1908

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“I "fascisti" trattano i socialisti più o meno come i black and tans trattano i Sinn-feins e hanno fin qui il prestigio della violenza. […] La Russia rimane il solo paese nel quale possa fermentare qualche lievito. […] Occorre seguire con molta simpatia quello che fa Lenin.”

Georges Eugène Sorel (1847–1922) filosofo, sociologo e ingegnere francese

dalla lettera a Guglielmo Ferrero del 13 marzo 1921; citato in Georges Sorel e Guglielmo Ferrero, a cura di Mario Simonetti, "Il Pensiero politico", n. 1, 1972, p. 149

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“Io voglio solo portare un po' di gioia nelle scuole. Questo è il mio modo di essere in un mondo dove la violenza e la prepotenza si mescolano da sempre con la religione.”

Ilona Staller (1951) attrice pornografica, cantante e politica ungherese naturalizzata italiana

Origine: Dall intervento alla Camera dei Deputati http://legislature.camera.it/_dati/leg10/lavori/stenografici/sed0029/sed0029.pdf, 9 ottobre 1987.

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“Io sono nato il 23 giugno 1923. Dal 28 ottobre 1922, da otto mesi, poco meno, Benito Mussolini era salito al potere con la sua solita ridicola marcia su Roma, fatta in vagone letto. Penso Mussolini in pigiama, o forse in camicia (non nera, speriamo!) farsi la barba la mattina del 27 ottobre all'arrivo a Roma, dopo la sveglia del conduttore, con il giornale ed il caffè! Otto mesi dopo, in Piazza Calderini sono nato: e debbo quindi arguire di essere stato concepito un po' prima di quei fatidici giorni, in una Bologna ormai attesa al destino, ormai quasi pacificata, in vista di un futuro finalmente pieno di promesse. Alla fine di settembre del 1922, mio padre [Aldo Valori] era ancora al Resto del Carlino, il giornale degli agrari emiliani e romagnoli, il giornale liberal-massonico-conservatore che Missiroli aveva diretto e Monicelli spinto verso il fascismo alla fine di un processo di evoluzione incerto e prudente, ma senza speranza di liberazione dell'ormai decisiva rivoluzione reazionaria. Mio padre si trovò coinvolto in quella vicenda. Mi sono chiesto spesso negli ultimi anni dopo la seconda guerra mondiale, perché il babbo aderisse al fascismo. Se ripenso a tutta la vicenda, durata in fondo pochi anni, debbo concludere che noi non comprenderemo mai completamente questo dramma. Il babbo, per educazione e carattere, per formazione culturale e morale, non poteva essere fascista nel senso che ha acquistato in seguito questa parola. Estraneo ad ogni violenza, mansueto di carattere e di modi, anche se molto passionale ed impulsivo, (specialmente negli anni della giovinezza e della maturità), non poteva trovare la sua adesione al Fascismo squadrista. Né poteva trovare, romantico e liberale com'era affinità con il Mussolinismo (culto puerile e comodo della personalità).”

Michele Valori (1923–1979) urbanista e architetto italiano

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“L'essenza dei film di Tarantino non sono la violenza e l'azione, ma l'analisi introspettiva della mente e dell'animo di persone violente.”

David Carradine (1936–2009) attore e artista marziale statunitense

intervista in inglese sottotitolata in italiano, tratta da The Making of "Kill Bill Vol. 2" in Contenuti speciali, Kill Bill vol. 2, Dvd Miramax Home Entertainment

“[Per l'Espressionismo] Essenziale è in primo luogo la rinnovata funzione del verbo che, staccato con brutale violenza da contesto […] si afferma come forza per sé stante.”

Ladislao Mittner (1902–1975) critico letterario, linguista e insegnante italiano

Origine: Citato in François Orsini, Drammaturgia europea dell'avanguardia storica: Pirandello, Rosso di San Secondo, Strindberg, Wedekind, Luigi Pellegrini Editore, Cosenza, 2005, p. 22.

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