Frasi su rivoluzionario
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“Il governo provvisorio della Francia è rivoluzionario fino alla pace.”

Louis Antoine de Saint-Just (1767–1794) rivoluzionario e politico francese

Origine: Citato in Rudé.

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“Il rivoluzionario non è mai il prodotto di privazioni estreme.”

Juliet Mitchell (1940) psicoanalista, attivista (femminista)

Origine: La condizione della donna, p. 24

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“Ci sono degli idoli di abbrutimento che servono al gergo di propaganda. La propaganda è la prostituzione dell'azione e per me e per la gioventù, gli intellettuali che fanno letteratura di propaganda sono cadaveri perduti per la forza della loro propria azione.”

Antonin Artaud (1896–1948) commediografo, attore teatrale e scrittore francese

Origine: Da Surrealismo e rivoluzione in Messaggi rivoluzionari, a cura di Marcello Gallucci, Vibo Valentia, Monteleone, 1994, p. 65.

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“Nessuno si meraviglia quanto un rivoluzionario di vedere gli altri ribellarsi.”

Pierre Gaxotte (1895–1982) giornalista e storico francese

citato in Selezione dal Reader's Digest, luglio 1974

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“Anarchico rivoluzionario, ho fatto la mia rivoluzione, L'anarchia verrà!”

Alexandre Marius Jacob (1879–1954) anarchico francese

Dichiarazione di Alexandre Marius Jacob davanti ai giudici – 8 marzo 1905.

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“Fu Marx a dire: «La borghesia ha avuto da svolgere nella storia un còmpito sommamente rivoluzionario.»”

Sergio Ricossa (1927–2016) economista italiano

Origine: Straborghese, p. 14

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“Prima di pensare di rivoluzionare le masse, bisogna essere sicuri di aver rivoluzionato noi stessi.”

Bruno Misefari (1892–1936) anarchico, filosofo e poeta italiano

Utopia? No!

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“Se la patria o gli ideali rivoluzionari non infiammano più gli animi, ci rimangono alcuni grandi eventi sportivi: le Olimpiadi, la Coppa del Mondo…”

Willy Pasini (1938) psichiatra, sessuologo e saggista italiano

Introduzione, pag. 7
La vita è semplice

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“Nei loro giorni, Carlo Marx, Ljenin e Stalin rappresentarono le aspirazioni e le rivendicazioni delle masse lavoratrici e la causa del socialismo è inseparabilmente connessa al loro nome.”

Kim Jong-il (1941–2011) dittatore nordcoreano

da Rispettare i precursori della rivoluzione è una nobile obbligazione morale dei rivoluzionarii http://books.google.com/books?id=CXf8HAAACAAJ, 1996

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“Da tutto ciò Engels prese un'idea di moderno panteismo (o, piuttosto, di pandeismo), che eliminava la mentalità pietista dell'alienazione religiosa e, al contrario, fondeva tra loro divino e umano.”

Tristram Hunt (1974) politico britannico

da La vita rivoluzionaria di Friedrich Engels, p. 52 http://books.google.com/books?id=502RLP1IqEoC&pg=PA52

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“Come un'iniezione di iconografia pop, V per Vendetta tiene incollati alla poltrona, anche se manca l'implacabile virtuosismo da videogioco che ha contribuito al successo della trilogia Matrix. Come film, tuttavia, non è niente di eccezionale, con una fondamentale debolezza drammatica: Evey, nonostante tutte le attenzioni che il suo rivoluzionario Svengali le tributa, rimane essenzialmente una spettatrice, e Portman, con la testa rasata, la fa sembrare una tremolante Giovanna d'Arco vestita da boy-scout. C'è una sequenza sorprendente, in cui la falsa apparizione del cancelliere in uno spettacolo di varietà diventa uno sketch di Benny Hill tetro come la notte. C'è anche uno svolazzo "nella tana del coniglio"”

ha a che fare con la reclusione e la tortura di Evey – che poteva risultare molto più incisivo, se il film avesse fatto quello che sembrava, per un attimo, stesse facendo: proiettare V in una luce moralmente ambigua. Ma lui rimane il più santo dei guerriglieri, un Batman che ha capito che Gotham è troppo sporca per essere ripulita e quindi è meglio farla saltare in aria.
As a fix of pop iconography, V for Vendetta is eyeball grabbing, even if it lacks the relentless videogame bravura that sold the Matrix films. As a movie, however, it's merely okay, with a pivotal dramatic weakness: Evey, for all the attentions of her revolutionary Svengali, remains, in essence, a bystander, and Portman, her head shaved, plays her like Joan of Arc as a tremulous Girl Scout. There's one startling sequence in which the chancellor's fake appearance on a variety show becomes a black-as-midnight Benny Hill sketch. There's also a down-the-rabbit-hole flourish — it has to do with Evey's confinement and torture — that would bend your mind a lot more if the film did what it appears, for a moment, to be doing: cast V in a morally ambiguous light. But he remains the saintliest of guerrillas, a Batman who realizes Gotham is too dirty to be cleaned up and must be blown up instead.
Origine: Da V for Vendetta http://www.ew.com/ew/article/0,,1173457,00.html, Entertainment Weekly.com, 15 marzo 2006.

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“In politica chi cambia, chi non è coerente, viene considerato un fine politico. Io non sono un fine politico, sono un rivoluzionario in politica, politicamente scorretto. E me ne vanto.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

2004
Origine: Dalla trasmissione Porta a Porta, Rai 1; citato in Le promesse di Berlusconi "Meno tasse per tutti dal 2005" http://www.repubblica.it/2004/d/sezioni/politica/campagnadue/brltss/brltss.html, Repubblica.it, 6 aprile 2004.

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“In Hitler il popolo tedesco ha trovato riassunti, al di sopra di ogni schema tradizionale di divisioni classistiche, alcuni dei motivi essenziali da sempre ritornanti a definire il proprio carattere, la fisionomia del proprio ethos: il gusto della violenza, il misticismo «romantico», la fanatica dedizione a un ordine meccanico, disumano. Hitler sapeva trascinare il grande industriale con l'esca dell'interesse e col ricorso al mito prediletto della supremazia tedesca nel mondo; affascinava il piccolo borghese col suo estetismo pompier, con la sua oratoria accesa e volgare, pronta sempre ad offrire, di ogni problema, la soluzione più semplicistica; piaceva all'intellettuale decadente, permeato di femmineo postnicianesimo (l'intelligencija tedesca già nel 1914 era in stato fallimentare come nessun'altra in Europa), per la sua ostentata energia virile, per il suo dichiarato disprezzo di ogni indugio morale o sentimentale, per quel suo rozzo materialismo demagogico che, nonostante tutto, pretendeva considerazione «spirituale». Conquistava infine anche l'operaio, facendo leva non soltanto sul suo sciovinismo non perfettamente esorcizzato, ma porgendogli, anche, delle sue rivendicazioni sociali, un'attuazione più concretamente immediata, meno utopica e intellettualistica di quanto non gliela prospettasse il programma della rivoluzione proletaria: e fosse pure nei limiti di una umiliante, paternalistica nota di concessioni padronali. […] il nazismo non è certo la realizzazione di un genio. Hitler è effettivamente uno dei tanti […].
Parlare di tirannide perciò non persuade. Esiste una tecnica della tirannide, esposta in classiche trattazioni. Ma il nazionalsocialismo al potere non ne tiene conto per nulla, e in questo sì che è rivoluzionario. Assolutista, il nazismo raggiunge la popolarità proprio in ragione del suo prepotere. […] Il nazionalsocialismo, al contrario, non concede nessuna rivincita, sia pure formale, alle avanguardie dello Spirito. Il suo cinismo, la sua crudeltà, la sua perfidia, trovano dall'inizio tutta una orgogliosa cultura preparata a giustificarli, a farseli propri. La tirannide non presenta più il viso odioso e meschino del regime di polizia, non adopera più di soppiatto, tra impaurita e feroce, i vecchi mezzucci della sobillazione e della calunnia, ma si accampa, fanatica e violenta, con la sicurezza, l'intransigenza esclusiva di una religione messianica. […]
Sentirsi puri, non contaminati. Il popolo tedesco ha sempre reagito alle proprie crisi con un disperato, irrazionale desiderio di purezza: e la rivolta luterana – a un livello umano e ideale ben diverso, d'accordo – rappresenta forse il primo, imponente documento storico di questo impulso innato. Sorto dopo Versaglia, il nazionalsocialismo non si è tanto imposto con la violenza alle masse, quanto piuttosto le ha trovate già pronte ad accoglierlo e ad acclamarlo.”

Giorgio Bassani (1916–2000) scrittore e poeta italiano

La rivoluzione come gioco, p. 44

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“In un mondo costruito sulla violenza, si deve essere rivoluzionari, prima di poter essere pacifisti.”

A. J. Muste (1885–1967) pacifista, attivista (socialista)

Pacifism and Class War

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“[Patrizio Peci] È un uomo di poca fede, non un rivoluzionario. Ha parlato, vuol dire che non ha ideali.”

Sandro Pertini (1896–1990) 7º Presidente della Repubblica Italiana

Origine: Visibile in L'infame e suo fratello http://www.youtube.com/watch?v=XJqK-PNCNV4, min. 32:17-32:24.

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“L'autentico rivoluzionario è logico e freddo, non un sentimentale.”

Mario Vargas Llosa (1936) scrittore, giornalista e politico peruviano

Origine: Storia di Mayta, p. 177

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“Anche oggi la forza rivoluzionaria cristiana è una divina capacità seminale, più che una serie logica e ben costruita di fatti e di conquiste.”

Primo Mazzolari (1890–1959) presbitero, scrittore e partigiano italiano

Rivoluzione cristiana

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“Sono nato per rivoluzionare l'inferno.”

Origine: Tatuaggio, p. 8

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