Frasi su divino
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“L'idolo quindi consegna il divino commisurandolo alla misura dello sguardo umano.”

Jean-Luc Marion (1946) filosofo francese

Dio senza essere

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“Gesù, diventato Cristo, è ancora fortemente giudaico; quando diventò il Logos, nel Ternarium trinitario, fu reso decisamente platonico; Gesù Cristo sarà reso oggetto di volontà d'ortodossia; le dommatiche lo chiuderanno entro formule che vogliono essere «esclusive», ed escludenti; le teologie cercheranno, qualche volta, di rompere la scorza delle definizioni dommatiche, ma sempre saranno tenute a questa o a quella ortodossia. Gesù, diventato Cristo, aveva diritto di essere lasciato libero da restrizioni umane; tanto valeva lasciarlo nella sua sfera umana soltanto (come Gesù). Noi siamo davanti alla necessità di riprendere il filo là dove le dommatiche lo hanno tagliato; Gesù, traslato nella sfera del divino, non può fermarsi ad essere il Cristo; e neanche il Logos; egli deve essere il veramente libero da ogni condizionamento, deve essere Gesù Libero, Iesoūs Eléutheros. Le teologie e le dommatiche non diventano superflue; esse hanno svolto un grande ruolo nel passato; possono averne altro nell'avvenire; non siamo che alla preistoria del Cristianesimo; la storia di Gesù riparte oggi; per ripartire senza condizionamenti basta esser coerenti col significato della sua traslazione nel non-umano. Chiediamo la liberazione di Gesù. Se Egli resta solo il Cristo, non è ancora interamente libero. Cadranno le vigenti dommatiche? I dizionari teologici diventeranno glossari di archeologia e di filologia? Ma di cosa vi preoccupate, o uomini di poca fede…! Gesù non vale più dei vostri dizionari e dei vostri concilii?”

Giovanni Giraldi (1915–2014) filosofo, filologo e accademico italiano

in Sistematica NN. 156-157, p. 13-14
Gesù

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“L'Incarnazione non è avvenuta una sola volta in Gesù, ma è in atto sempre: si ha un'autoctisi eterna, una vera immanenza del divino nel reale, mediatrice l'Idea, la Ragione.”

Giovanni Giraldi (1915–2014) filosofo, filologo e accademico italiano

Origine: Da Un Centenario che vogliamo ricordare http://www.dialetticaattualistica.it/un-centenario-che-vogliamo-ricordare/, dialetticaattualistica.it, 15 novembre 2011.

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“Gli ebrei meritano di essere esecrati e puniti, come dei veri e propri trasgressori di ogni maestà divina e umana, con i peggiori supplizi: il bracere, il piombo fuso, l'olio bollente, la pece, la cera e lo zolfo messi insieme.”

Pierre de Lancre (1553–1631) magistrato francese

da L'incredulité et mescréance du sortilége pleinemente coinvancues; citato in Walter Peruzzi, Il cattolicesimo reale attraverso i testi della Bibbia, dei papi, dei dottori della Chiesa, dei concili, Odradek, Roma, 2008, p. 285

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“Il divino è ciò che resta quando si spoglia la realtà di tutto ciò che può essere percepito o concepito.”

Alain Daniélou (1907–1994) storico delle religioni e orientalista francese

Origine: Miti e dèi dell'India, p. 23

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“Ma intanto, della cresciuta gloria di Dante congratuliamoci, come di felice augurio colla nostra età, colla nostra Patria. Ella ha molti altri grandi scrittori, anzi i più grandi in ogni arte o scienza moderna; il più gran lirico di amore, il più gran novellatore, il più grand'epico grave, il più grande giocoso, il più gran pittore, il più grande scultore, il primo de' grandi fisici moderni e il maggior degli ultimi: Petrarca, Boccaccio, Tasso, Ariosto, Raffaello, Michelangelo, Galileo e Volta. Vogliam noi glorie, vanti, supremazie? Non ci è mestieri ire in cerca d'ignoti o negati. Tutti questi ce ne daranno. Ma vogliamo noi aiuti? e non a ingegno, di che non abbiam difetto, ma a virtù, se già così sia che ne sentiam bisogno? Torniamo pure, abbandoniamoci all'onda che ci fa tornare al più virtuoso fra' nostri scrittori, a colui che è forse solo virilmente virtuoso fra' nostri classici scrittori. In lui l'amore non è languore, ma tempra; in lui l'ingegno meridionale non si disperde su oggetti vili, ma spazia tra' più alti naturali e soprannaturali; in lui ogni virtù è esaltata, e i vizi patrii od anche proprii sono vituperati, e gli stessi errori suoi particolari sono talora occasioni di verità più universali; la patria città, la patria provincia e la patria italiana sono amate da lui senza stretto detrimento l'una dell'altra, e massime senza quelle lusinghe, quelle carezze, quegli assonnamenti più vergognosi che non l'ingiurie, più dannosi che non le ferite; e i destini nostri allor passati, presenti o futuri, sono da lui giudicati con quella cristiana rassegnazione alla Provvidenza divina, che accettando con pentimento il passato, fa sorgere con nuova forza ed alacrità per l'avvenire. Noi cominciammo con dire, essere stato Dante il più italiano fra gli italiani; ma ora, conosciuti i fatti ed anche gli errori di lui, conchiudiamo pure, essere lui stato il migliore fra gl'Italiani. S'io m'inganno sarà error volgare di biografo; ma come o perché s'ingannerebbe ella tutta la nostra generazione?”

Cesare Balbo (1789–1853) politico italiano

Origine: Da Vita di Dante, pp. 218-219

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“Io stessa sono più divina di chiunque altro io possa vedere.”

Margaret Fuller (1810–1850) scrittrice, giornalista e patriota statunitense

Origine: Da una lettera a Ralph Waldo Emerson, 1° marzo 1838; da My Heart is a Large Kingdom: Selected Letters of Margaret Fuller, a cura di Robert N. Hudspeth, Cornell University Press, 2001.

“La fiducia nella Divina Provvidenza non esclude però il pensare e provvedere all'avvenire.”

Giuseppe Allamano (1851–1926) presbitero italiano

La vita spirituale

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“Soltanto una parola divina può mettere fine allo spavento religioso.”

Albert Vanhoye (1923) cardinale francese

Pietro e Paolo

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“La bella musica è un linguaggio universale che parla direttamente da cuore a cuore, oltre i muri, oltre i confini delle nazioni.”

Papa Pio XII (1876–1958) 260° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

citato in Salvino Chiereghin, La musica, divina armonia, SEI, Torino 1953.

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“Con lo sguardo dell'artista, Michelangelo vedeva già nella pietra che gli stava davanti l'immagine-guida che nascostamente attendeva di venir liberata e messa in luce. Il compito dell'artista – secondo lui – era solo quello di toglier via ciò che ancora ricopriva l'immagine. Michelangelo concepiva l'autentica azione artistica come un riportare alla luce, un rimettere in libertà, non come un fare. La stessa idea applicata però all'ambito antropologico, si trovava già in san Bonaventura, il quale spiega il cammino attraverso cui l'uomo diviene autenticamente se stesso, prendendo lo spunto dal paragone con l'intagliatore di immagini, cioè con lo scultore. Lo scultore non fa qualcosa, dice il grande teologo francescano. La sua opera è invece una ablatio: essa consiste nell'eliminare, nel togliere via ciò che è inautentico. In questa maniera, attraverso la ablatio, emerge la nobilis forma, cioè la figura preziosa. Così anche l'uomo, affinché risplenda in lui l'immagine di Dio, deve soprattutto e prima di tutto accogliere quella purificazione, attraverso la quale lo scultore, cioè Dio, lo libera da tutte quelle scorie che oscurano l'aspetto autentico del suo essere, facendolo apparire solo come un blocco di pietra grossolano, mentre invece inabita in lui la forma divina.”

Papa Benedetto XVI (1927) 265° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

citata in Paolo Gulisano, Tolkien. Il mito e la grazia, Ancora, Milano 2007, p. 134

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“La manifestazione dell'amore divino è totale e perfetta nella Croce.”

Papa Benedetto XVI (1927) 265° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

Messaggi, Messaggio per la XXII GMG

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“Chi ha cosce carnose, se si mette la mini è volgare e anche oscena. Soltanto alle divine si potrebbe, se mai, concederla.”

Françoise Giroud (1916–2003) giornalista, politica e scrittrice francese

citato in Corriere della sera, 18 febbraio 1995, p. 33

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“Šāṭān in ebraico è assunto per lo più col significato di "accusatore in giudizio, contraddittore."”

Giovanni Semerano (1911–2005) bibliotecario e filologo italiano

da Satana in Il mondo del divino e degli eroi, da Le origini della cultura europea. Vol. I, p. 147

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“Per Kant non ci sono diverse religioni, ma bensì diverse forme di credere alla rivelazione divina […] fra le quali il cristianesimo, per quanto ne sappiamo, è quella più appropriata.”

Marcello Pera (1943) filosofo e politico italiano

Origine: Da Perché dobbiamo dirci cristiani, p. 43; citato in Alessandro Roveri, La conversione di Marcello Pera al cattolicesimo http://www.ilponterivista.com/article_view.php?intId=10, Il ponte, gennaio-febbraio 2009.

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“Quando voi non siete, il Divino si manifesta. Quando voi siete, il Divino è assente.”

Osho Rajneesh (1931–1990) filosofo indiano

La dottrina suprema

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“[A proposito del terremoto di Sendai del 2011] Mons. Orazio Mazzella, (1860-1939) arcivescovo di Rossano Calabro, all'indomani della tragedia fece una serie di riflessioni che vi riassumo (La provvidenza di Dio, l'efficacia della preghiera, la carità cattolica ed il terremoto del 28 di Dicembre 1908: cenni apologetici, Desclée e C., Roma 1909).
In primo luogo le grandi catastrofi sono una voce terribile ma paterna della bontà di Dio, che ci scuote e ci richiama col pensiero ai nostri grandi destini, al fine ultimo della nostra vita, che è immortale.
Infatti se la terra non avesse pericoli, dolori, catastrofi, eserciterebbe sopra di noi un fascino irresistibile, non ci accorgeremmo che essa è un luogo d'esilio, e dimenticheremmo troppo facilmente, che noi siamo cittadini del cielo. […]
In secondo luogo, osserva l'arcivescovo di Rossano Calabro, le catastrofi sono talora esigenza della Giustizia di Dio, della quale sono giusti castighi.
Alla colpa del peccato originale si aggiungono infatti, nella nostra vita, le nostre colpe personali; nessuno di noi è immune dal peccato e può dirsi innocente e le nostre colpe possono essere personali o collettive: possono essere le colpe di un singolo o quelle di un popolo: ma mentre Dio premia o castiga i singoli nell'eternità è sulla terra che premia o castiga le nazioni, perché le nazioni non hanno vita eterna, hanno un orizzonte terreno. […]
Terzo punto infine: le grandi catastrofi sono spesso una benevola manifestazione della misericordia di Dio.
Abbiamo detto infatti che nessuno, mettendosi la mano sulla coscienza, potrebbe dare a se stesso un certificato d'innocenza. Un giorno, quando il velo, che copre l'opera della Provvidenza, sarà sollevato, ed alla luce di Dio vedremo ciò che Egli avrà operato ne' popoli e nelle anime, ci accorgeremo che per molte di quelle vittime, che compiangiamo oggi, il terremoto è stato un battesimo di sofferenza che ha purificato la loro anima da tutte le macchie, anche le più lievi, e grazie a questa morte tragica la loro anima è volata al cielo prima del tempo perché Dio ha voluto risparmiarle un triste avvenire. […]
Le grandi catastrofi sono certamente un male, però non sono un male assoluto, ma un male relativo, dal quale sorgono beni di ordine superiore e più universali. La luce della fede ci insegna che le grandi catastrofi, o sono un richiamo paterno della bontà di Dio, o sono esigenze della divina giustizia, che infligge un castigo meritato, o sono un tratto della divina misericordia, che purifica le vittime aprendo loro le porte del Cielo. Perché il Cielo è il nostro destino eterno.”

Roberto de Mattei (1948) storico italiano

da Riflessioni sul mistero del male – Intervento del prof. Roberto de Mattei a Radio Maria del 16 marzo 2011; citato in Corrispondenza Romana http://www.corrispondenzaromana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1560:intervento-del-prof-roberto-de-mattei-a-radio-maria-del-16-marzo-2011&catid=138:varie&Itemid=55=, 25 marzo 2011

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“Mai ci accostiamo a ciò che è veramente divino come quando amiamo i nostri nemici, con tutto quello che tale amore comporta […] L'amore per il nemico è veramente un altro nome per dire Dio.”

Origine: Da Il discorso della montagna, Queriniana, Brescia, 1990, p. 91; citato in Ernesto Borghi, Il Discorso della montagna: Matteo 5 – 7, Claudiana, Torino, 2007, p. 43. ISBN 978-88-7016-669-9

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“[Su Margherita di Valois] Questa beltà più divina che umana è fatta più per perdere e dannare gli uomini che per salvarli.”

Don Giovanni d'Austria (1547–1578) condottiero, ammiraglio e diplomatico spagnolo

Origine: Citato in Castelot, Regina Margot, p. 205.

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“Alla cognizione della divina esistenza precedano logicamente nello spirito umano altre verità certe.”

Antonio Rosmini (1797–1855) filosofo e sacerdote italiano

Nuovo saggio sull'origine delle idee

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