Frasi su favola
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“È da notare una favola che si dice e dipigne in Francia per dispetto degli Italiani. È dicono ch'e' Lombardi hanno paura della limaccia, cioè la lumaca.”

Giovanni Villani (1276–1348) mercante e scrittore italiano

citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 658

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“C'è sangue nelle favole, violenza nella mitologia e delitto in Shakespeare.”

George Gerbner (1919–2005)

Origine: Citato in Charles S. Clark, La violenza in tv, in Karl Popper – John Condry, Cattiva maestra televisione, traduzioni di Marina Astrologo e Claudia Di Giorgio, CDE, Milano.

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“Il centro di cui si parla in dottrina è una autocollocazione che gli elettori si assegnano su un cartoncino che raffigura una dimensione destra-sinistra. Tutto il resto è orpello.”

Giovanni Sartori (1924–2017) politologo italiano

da È una favola il centro che fa vincere?: p. 124
Mala costituzione e altri malanni

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“Lo sbaglio
È sbagliato | raccontar le favole | ai bambini per ingannarli, | bisogna | raccontarle ai grandi | per consolarli.”

Marcello Marchesi (1912–1978) comico, sceneggiatore e regista italiano

Origine: Il dottor Divago, Mezza età, p. 119

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“Sotto nome diverso la favola di te parla.”

Quinto Orazio Flacco (-65–-8 a.C.) poeta romano

I, I, 69-70

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“Chi vuole far tornare l'età dell'oro, deve tenersi pronto per le ghiande come per l'onestà.”

Bernard de Mandeville (1670–1733) medico e filosofo olandese

da La favola delle api, ed. Laterza, Roma-Bari, 2008, p. 21

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“Guarda, | guarda la, | guarda la città, | quante cose che | sembrano più grandi, | sembrano pesanti!”

Vasco Rossi (1980) cantautore italiano

da Vivere una favola, n. 1
C'è chi dice no

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“Nello smantellamento dei suoi libri Agnese impiegò parecchio tempo fra volere e disvolere. Lavorava soffrendo. Le tre mogli infelici, vittime di mariti crudeli e mai contente di narrarne scrupolosamente i misfatti, furono agevolmente convertite in isteriche maniache, calunniatrici di uomini un po' strambi, come, del resto, gran parte degli uomini. Fra loro una matura nubile pronunciava ogni tanto parole ragionavoli, umane. I fatti narrati erano se non proprio autentici, probabili, ma ripensandoli, Agnese si sentiva coinvolta in un partito preso, in un'ira soffocata che aveva conosciuto in gioventù nel comportamento delle sue coetanee: lei che dal presente aveva sempre voluto astrarsi. Dunque avevano ragione quelli che l'avevano accusata di femminismo, la parola che lei detestava. E qui, immergendosi in una intensa riflessione, si scavava a fondo, volta a volta deplorandosi o giustificandosi. No, lei non aveva reclamato altro che la parità della mente e la libertà del lavoro, ciò che tuttora, da anziana contestatrice, la tormentava. Aveva amato pochi uomini, anzi un uomo solo, ma pochissime donne, e quelle poche, riunite in una favola, sempre la stessa: il mito dell'eccezione contro la norma del conformismo. E poiché l'eccezione s'era resa inafferrabile, l'aveva inventata lei, per donarla malinconicamente a una ragazza antica senza volto, che voleva suonare la propria musica e glielo proibivano. Ecco, questa ragazza lei non aveva il coraggio di distruggerla: l'aveva mandata lontano, al di là del mare o in fondo al mare.”

Origine: Un grido lacerante, pp. 112-113

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“Non c'è niente che più mi ferisca di un sorriso forzato.”

L'Aura (1984) cantautrice italiana

da Una favola, n. 4
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“Il mio talento è quello di narratore di favole, di cantastorie o, se si preferisce, di aedo.”

Carlo Alianello (1901–1981) docente, scrittore e sceneggiatore italiano

citato in Gianandrea de Antonellis, Carlo Alianello. Scrittore umano e popolare http://www.neoborbonici.it/portal/index.php?option=com_content&task=view&id=1640&Itemid=207, neoborbonici.it

“La volgar poesia non ha una favola più delicata ed amabile del Pastor fido [Battista Guarini]. Cesso dal lodarlo, perché ricomincio a leggerlo.”

Andrea Rubbi (1738–1817) critico letterario italiano

Origine: Dalle Lettere proemiali; citato in Il Pastor fido: tragicommedia di Giovanbattista Guarini, Seguin Ainé, Avignon, 1816.

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“Fin dall'inizio, più di un anno fa, c'era qualche analista di buon senso che credeva alla favola delle armi di distruzione di massa? Era evidente che la guerra in Iraq aveva altri scopi. Destituire quella personcina garbata che si chiama Saddam, spezzare i legami tra il regime di Baghdad e i palestinesi, creare nel cuore del Medio Oriente una possibile democrazia, come elemento scardinante di un pezzo di mondo dominato dall'integralismo. La questione dirimente, su cui non si possono fare analisi a tavolino, è l'esportabilità della democrazia. L'arrivo degli yankees, con il determinante corredo di aiuti economici, aveva saputo riportare libertà e civiltà in Germania, in Italia e in Giappone, le tre nazioni sconfitte nella seconda guerra mondiale. Ma un modello di cambiamento accaduto in passato non è garanzia di successo in altro tempo e altro luogo. Troppo diverse le condizioni di partenza, troppo lontane le mentalità. Certo, gli iracheni non ci hanno accolto con i fiori. Ma davvero qualcuno pensava di rivedere a Baghdad le stesse scene delle ragazze italiane che lanciavano fiori ai soldati americani nel 1944-45? E poi, quante fazioni ci sono dentro l'Iraq? Quante etnie, quante consorterie, quanti interessi? L'errore, che è tragico oltre che ridicolo, è l'illusione di riuscire a imporre, con l'azione delle armi, una logica democratica, a cui il civilissimo Occidente è arrivato dopo secoli di storia complessa. Tra un mese dieci nuovi paesi entreranno nell'UE. Ci sono arrivati non per interventi esterni, ma perché ha agito l'esigenza della libertà. Dall'interno.”

Mina (1940) pagina di disambiguazione di un progetto Wikimedia

da Vanity Fair, n. 29, 29 aprile 2004
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“Per questo sei stato arrestato, | tu credi nella favola della libera tasca nel libero strato.”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da Non mettere le mani in tasca, n.° 3

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“La favola o la leggenda scelgon sempre forme adatte: un animale di cui vengono spacciate e credute tante meraviglie, deve avere nella sua forma alcun che di particolare. Le iene confermano questo fatto. Somigliano ai cani, eppur ne sono diverse per ogni riguardo; fanno parte della famiglia, eppure si stanno isolate. Il loro aspetto non è per nulla gradevole, anzi è decisamente ributtante. Tutte le iene sono brutte perché sono soltanto abozzi d'una forma che conosciamo assai più perfezionata. Alcuni naturalisti le considerano come membri in transizione fra il cane ed il gatto. Ma non possiamo adottare questo modo di vedere, poiché le iene hanno per se stesse una forma affatto particolare […] Il collo tozzo, rigido in apparenza, la coda folta che non giunge all'articolazione del calcagno, il pelame lungo, ruvido, che si prolunga sulla schiena a mo' di criniera setolosa, il colore finalmente oscuro, notturno del pelo, tutto si riunisce per renderne affatto sgradevole l'impressione totale. Inoltre tutte le iene sono animali notturni, hanno spiacevole voce, discordante, stridula o sghignazzante, sono ingorde, voraci, diffondono intorno un pessimo odore, ed hanno movenze ignobili, come sciancate, e qualche cosa di affatto particolare nel complesso; insomma sarebbe cosa impossibile il dirle belle.”

Alfred Edmund Brehm (1829–1884) biologo e scrittore tedesco

Origine: La vita degli animali, Volume 1, Mammiferi, p. 501

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“[Una fata colmerà d'oro i recipienti degli alpigiani, a condizione che neppure una goccia sia rovesciata a terra. Sul tavolo vengono allineate le scodelle. ] Una dopo l'altra la donna le riempie: l'oro liquido si travasa senza rumore dal secchio alle ciotole, spandendo nell'aria una luce intensissima.
Un giovanottone aitante, guardando le bianche mani affusolate della fanciulla sente la voglia di toccarle ma non osa perché non è solo. Che gli importa dell'oro? La ragazza gli piace e, superata l'emozione della sorpresa, la segue con gli occhi in ogni movimento, estasiato.
«Non avete altri recipienti?»-
Sì che ce ne sono. Ed ecco catini mastelli pentole e più versa oro, più il secchio si palesa inesauribile.
«Ora me ne vado» dice quando li ha colmati.
«Aspetta!» la invita il ragazzone. Non vuole che parta così, da sola, senza ascoltarlo. Desidera accompagnarla, almeno sino al lago.
La perfetta creatura dei monti muove un passo verso l'uscio.
«Aspetta!» ripete il giovanottone e nell'orgasmo, alzandosi, urta con il ginocchio contro la gamba della tavola.
Dalle scodelle l'oro liquido trabocca colando per terra. Con la rapidità del baleno la donna bianca scompare: sul desco grezzo di larice rimangono pentole catini e mastelli vuoti.”

Aurelio Garobbio (1905–1992) giornalista svizzero

da Il secchio inesauribile, p. 130-132; in Il meraviglioso, Leggende, fiabe e favole ticinesi, pp. 260-261
Leggende delle Alpi Lepontine e dei Grigioni

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“Le favole di Dio [di Marino Piazzolla] mi sembrano un libro di vera poesia, uno di quei pochissimi che sento e che mi rileggerò. Fatto per me ormai raro, data la mia quasi sordità a troppe nuove voci.”

Camillo Sbarbaro (1888–1967) poeta, scrittore e aforista italiano

Origine: Citato in Frammenti, La Fiera Letteraria, 14 agosto 1960; disponibile su fondazionemarinopiazzolla.it http://www.fondazionemarinopiazzolla.it/Frammenti.php

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“È curioso che persone normali, intelligenti, possano credere a una cosa tanto pazzesca come la religione cristiana, una cosa in tutto e per tutto identica alla mitologia greca e alle favole.”

Emmanuel Carrère (1957) scrittore e sceneggiatore francese

Origine: Citato in A Carrére il "Tomasi di Lampedusa" "Non ho un’opinione su tutto" http://livesicilia.it/2016/08/07/a-carrere-il-tomasi-di-lampedusa-non-ho-unopinione-su-tutto_774656/, Live Sicilia, 7 agosto 2016.

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“Come i tesori della favola, gli animali dormivano simili a scrigni chiusi, celando nel sonno gli ori e le gemme del giorno.”

Fabio Tombari (1899–1989) scrittore italiano

L'oca, p. 21
Il libro degli animali

“[Su Patrick Rafter] Bello e possibile. Così sfortunato da non vincere mai Wimbledon per colpa di Federer 1 (Sampras) e della favola di Goran. L'ultimo volleatore vincente.”

Andrea Scanzi (1974) giornalista e scrittore italiano

Origine: Da Tennis Playlist: i 10 più amati di sempre http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=241&ID_articolo=113&ID_sezione=523, Lastampa.it, 9 aprile 2009.

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