Frasi sulla nostalgia
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“Ero grasso. Ero il grasso Cavill. Alle medie avevo nostalgia di casa e chiamavo mia madre quattro volte al giorno. Ero un bersaglio facile. La mia versione di Superman tratta essenzialmente di un ragazzo che ha passato l'intera vita da solo.”

Henry Cavill (1983) attore britannico

Origine: Da un'intervista rilasciata a OK!; citato in Henry Cavill parla americano http://it.omg.yahoo.com/notizie/henry-cavill-parla-americano-073000174.html, Yahoo.com, giugno 2013.

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“Amo la naturalezza della vostra unione, la guardo con un sorriso, voi, in qualche misura, mi avete protetto da me stesso. Io non mi sono mai sentito "naturale", mi sono impegnato per esserlo, tentativi striduli, perché impegnarsi per essere naturali e già una sconfitta. Così ho accettato il modello che mi avete ritagliato nella carta velina dei vostri bisogni. Sono rimasto un ospite fisso in casa mia. Non mi sono indignato nemmeno quando in mia assenza, durante le giornate di pioggia, la cameriera ha spostato lo stenditoio con i vostri panni accanto al calorifero nel mio studio. Mi sono abituato a queste umide intrusioni senza ribellarmi. Sono rimasto sulla mia poltrona senza poter allungare troppo le gambe, ho posato il libro sulle ginocchia e mi sono fermato a guardare la vostra biancheria. Ho trovato in quei panni umidi una compagnia che forse superava quella delle vostre persone, perché in quelle trame sottili e candide io catturavo il profumo fraterno della nostalgia, di voi, certo, ma soprattutto di me stesso, della mia latitanza. Lo so, Angela, per troppi anni i miei baci, i miei abbracci sono stati goffi, stentati. Ogni volta che ti ho stretta, ho sentito il tuo corpo scosso da un fremito d'impazienza, se non addirittura di disagio. Non ti ci ritrovavi, ecco tutto. Ti è bastato sapere che c'ero, guardarmi in lontananza, come un viaggiatore appeso al finestrino di un altro treno, scialbato da un vetro. Sei una ragazza sensibile e solare, ma di colpo il tuo umore cambia, diventi rabbiosa, cieca. Ho sempre avuto il sospetto che questa ira misteriosa, dalla quale riaffiori sconcertata e un po' triste, ti sia cresciuta dentro per causa mia.
Angela, a ridosso della tua schiena incolpevole c'è una sedia vuota. Dentro di me c'è una sedia vuota. Io la guardo, guardo la spalliera, le gambe, e aspetto, e mi sembra di ascoltare qualcosa. È il rumore della speranza. Lo conosco, l'ho udito affannarsi nel fondo dei corpi e affiorare negli occhi delle miriadi di pazienti che ho avuto davanti, l'ho sentito fermarsi in stallo tra le mura della sala operatoria, ogni volta che ho mosso le mie mani per decidere il corso di una vita. So esattamente di cosa m'illudo. Nei grani di questo pavimento che ora si muovono lenti come fuliggine, come ombre morenti, m'illudo che quella sedia vuota si riempia anche per un solo lampo di una donna, non del suo corpo, no, ma della sua pietà. Vedo due scarpe décolletées color vino, due gambe senza calze, una fronte troppo alta. E lei è già davanti a me per ricordarmi che sono un untore, un uomo che segna senza cautela la fronte di chi ama. Tu non la conosci, è passata nella mia vita quando ancora non c'eri, è passata ma ha lasciato un'impronta fossile. Voglio raggiungerti, Angela, in quel limbo di tubi dove ti sei coricata, dove il craniotomo scassinerà la tua testa, per raccontarti di questa donna.”

Origine: Non ti muovere, pp. 21-23

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“Il mio primo scudetto all'Inter non lo abbiamo vinto in campo bensì al centro sportivo di Appiano Gentile. Era un sabato e il nostro inseguitore era il Milan, che nell'anticipo di quella sera era stato battuto rendendoci così campioni. Era la terz'ultima di campionato e noi dovevamo giocare il giorno dopo col Siena. Al centro esplose subito la baldoria, con tutta la squadra a chiedermi di andare a festeggiare in Piazza Duomo assieme ai tifosi. Io ho pensato: se ci andiamo non andremo a letto prima delle tre-quattro del mattino e poi scendiamo in campo stanchi e addormentati e la striscia di partite di fila sempre vinte finisce lì. No, non possiamo farlo: "Tutti a letto" ho tuonato. Quando già ero in camera mia pronto a coricarmi bussa alla porta Júlio Cesar. Il suo era un grido di dolore, piangeva a dirotto: "Mister, dobbiamo andarci in Piazza Duomo, ci aspettano in migliaia. Se non ci andremo tu in vita tua non vincerai più niente". Parole che sembravano una maledizione. Ho pensato: "Sono fregato". Non sono superstizioso, ma quelle parole mi hanno lasciato traballante. Bene. Andiamoci tutti: e così è avvenuto. I tifosi quando ci hanno scoperto sono diventati pazzi. Siamo tornati ad Appiano verso le tre di domenica e nel pomeriggio i giocatori sono stati fantastici, dando tutto per non perdere l'imbattibilità e per non consentire agli avversari di dire che avevano battuto i neocampioni d'Italia. Questi ricordi, lo ripeto, mi procurano tanta nostalgia. Gioisco per i successi dell'Inter e soffro quando l'Inter viene battuta o fermata, com'è successo in queste ultime settimane… Fra l'altro, l'unica volta in vita mia in cui ho vinto ai rigori è stata la Supercoppa Italiana conquistata contro la Roma, il primo dei miei trofei nerazzurri. È che quando si va ai rigori per decidere il vincitore mi assale il panico. Così perdo sempre, comprese due finali di Champions League. Soltanto l'Inter mi ha regalato anche questa gioia.”

José Mourinho (1963) allenatore di calcio e calciatore portoghese

Real Madrid (2010 – 2013)

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“Mentre Barack Obama muove la sua settima guerra al mondo musulmano da quando gli è stato assegnato il Premio Nobel per la Pace, e Francois Hollande promette un attacco “senza pietà” sulle macerie della Siria, l’isteria e le menzogne orchestrate fanno quasi venire la nostalgia per l’onestà omicida di Kissinger.”

John Pilger (1939) giornalista australiano

Variante: Mentre Barack Obama promuove la sua settima guerra al mondo musulmano da quando gli è stato assegnato il Premio Nobel per la Pace, e Francois Hollande promette un attacco “senza pietà” sulle macerie della Siria, l’isteria e le menzogne orchestrate fanno quasi venire la nostalgia per l’onestà omicida di Kissinger.

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“In questi ultimi anni certi paesi hanno visto lo scacco del socialismo, rimpiazzato sempre più dal capitalismo, tragico avvenimento provocato dal complotto degli imperialisti e dei socialdemocratici contemporanei. L’anno scorso l’Unione Sovietica si è sciolta dopo 69 anni di esistenza.
I socialdemocratici contemporanei, imbrogliati dalla strategia di «evoluzione pacifica» degli imperialisti, hanno astiosamente denigrato il socialismo, tacciandolo di società burocratizzata e sostenendo che il capitalismo procuri libertà e democrazia alla gente. Però non v’è un briciolo di libertà o di democrazia autentica nei paesi in cui il capitalismo è stato restaurato. Nella vecchia Unione Sovietica o in altri paesi d’Europa in cui il capitalismo è stato restaurato, se esiste, la libertà consiste soltanto, per i ricchi, nel vivere lautamente e nel riempirsi le tasche e, per i poveri, nel vagare per le strade in cerca d’un mezzo di sostentamento. Si vedono moltiplicarsi senza posa i disoccupati, persone che non esistevano all’epoca del socialismo, il prezzo delle merci salire alle stelle e il livello di vita della popolazione cadere. La gente ha nostalgia della vita ai tempi del socialismo e manifesta per strada contro la politica dei governi attuali.”

Kim Jong-il (1941–2011) dittatore nordcoreano

Origine: Cementiamo l'unità monolitica ed esaltiamo la coscienza del valore della nazione coreana, colloquio coi dirigenti del Comitato Centrale del Partito del Lavoro di Corea (4 febbraio 1992)

“Non sento la nostalgia degli anni '80. È stato un periodo magico per chi come me ha avuto modo di crescere ascoltando Led Zeppelin, Bob Marley o Duran Duran. Solo che oggi è la vita vera a influenzarmi. A ispirare il mio ritrovato bisogno di fare musica e darmi la ricetta per trovare un mio stile personale.”

Nikka Costa (1972) cantante statunitense

Origine: Dall'intervista di Stefano Landi, Nikka Costa: «Dopo un'infanzia magica, voglio la normalità» http://www.corriere.it/spettacoli/17_giugno_02/nikka-costa-dopo-un-infanzia-magica-voglio-normalita-b2ca7100-46fa-11e7-b9f8-52348dc803b5.shtml, Corriere.it, 2 giugno 2017.

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“Milosevic è una vistosa reliquia del nazionalismo primitivo, quello che, su scala assai più grande, con le sue degenerazioni ideologiche, ha provocato le tragedie del '900 europeo. È a questo nazionalismo, ricreatosi a pochi minuti di volo dalla nostra costa adriatica, che la Nato ha dichiarato di fatto la guerra. Quasi volesse distruggerlo prima di entrare nel nuovo millennio. È roba da lasciare al secolo che se ne va. Fallito il comunismo, anche nella sua eccentrica versione jugoslava, Milosevic si è gettato in quel nazionalismo: e nel giugno '89 ha dato solennità alla conversione recandosi nella pianura di Kosovo Polje, ai piedi del monumento alla battaglia del 1389 (da cui cominciò il dominio ottomano, durato quasi mezzo millennio), per annunciare che "mai più i serbi si sarebbero lasciati maltrattare". Con quel gesto e quelle parole Milosevic ha spazzato via tutto quel che Tito aveva fatto per contenere i nazionalismi balcanici. E ha dato il via, in modo più o meno diretto, a una serie di massacri in cui i serbi sono stati carnefici ma anche vittime, e da cui sono sempre usciti sconfitti. Sono stati ripudiati dagli sloveni e dai croati, e molti loro insediamenti secolari sono stati scalzati dalle province di confine bosniache e croate. E adesso il Kosovo. Il nazionalismo serbo assume a tratti una colorazione religiosa e messianica, ereditata dal ruolo nazionale che la Chiesa ortodossa ha avuto nei secoli. Nell'Europa occidentale il territorio della nazione si è sostanzialmente delineato prima che si creassero una lingua e una cultura comune. Al contrario la nazione serba non ha un quadro territoriale di riferimento. Le comunità, non sempre maggioritarie tra cattolici, ebrei e musulmani, si identificavano in rapporto alla Chiesa serba. Era serbo chi era ortodosso. Si sono così creati spazi mistici. Sono nate rivendicazioni territoriali stravaganti, dettate dagli avvenimenti politici del momento e dalle leggende. I poemi nazionali hanno cantato per secoli il Kosovo come "culla del popolo serbo", e così lo è diventato di fatto, e tale è rimasto benché abitato al novanta per cento da albanesi. Crollato il comunismo, Milosevic ha sfruttato quel sentimento, attorno al quale, nei momenti di tensione, si raccolgono anche tanti serbi di solito estranei ad ogni tipo di estremismo. La letteratura serba è generosa in opere in cui si piangono le terre perdute e in cui la nostalgia diventa passione violenta.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano
Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
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“Dio non sta nel mondo come una roccia in un paesaggio tangibile, ma come la nostalgia in un paesaggio dipinto.”

Nicolás Gómez Dávila (1913–1994) scrittore, filosofo e aforista colombiano

Origine: Pensieri antimoderni, p. 48

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“È un inverno che va via da noi, | allora come spieghi | questa maledetta nostalgia | di tremare come foglie e poi | di cadere al tappeto?”

Malika Ayane (1984) cantautrice italiana

da Come foglie, n. 14
Malika Ayane
Origine: Testo di Giuliano Sangiorgi.

“Poesia
Perduto Amor

Fili di stelle
nella tasca dei sogni,
e gelido tuono irrompe
nei pensieri
di un cuor ferito
da una triste bugia,
nel ciel di quell'addio,
sussurrato solo con labbra
ma rinnegato dal cuor.
Brivido cieco
lungo la schiena
a raccontarmi lacrime
di sangue sulla tela della
tua nuda anima,
dalle ali di farfalla
e un bel pungiglione
di scorpione.
Su raccontami anima
mia amata,
raccontami come accartocci l'amore e le carezze
buttando tutto via
dietro alle tue spalle,
e che fino a ieri
come gabbiano d'oro
nel mondo delle emozioni volavi e vivevi incondizionata
respirando tutte le sensazioni del cuore,
dimmi cosa nasce
nel tuo io che ti vuol
così lontana da me?
Sacrificando
amore per carriera,
calpestando amore
per la maledetta fama,
che tanto lontana
ti vuol da me!
Sommerso nelle acque
della cruda tempesta
di questo sfumato amor
annego vinto piegato
in due dallo schiaffo possente
della delusione quando
il volto mi ha tinto
di pallido dolore,
cancellando ogni
barlume di straccio
di sentimento dal tuo cuore
che ormai quando votato
al prestigio e alla carriera,
seppellendomi nel passato
felice stella brillante
ti ha resa bella!
Ma…. lasciami ancora
fili di stelle nella tasca
dei sogni cosicché
nella notte più scura,
quella della nostalgia
lì faccia sfavillare
accanto alla spina luna
ricordandoti come
meteora speciale che…
orbita lontano lontano
via dal mio cuor
e dalla mia essenza, fragranza dispersa nel tempo
della rassegnazione unta
di disperazione per il suo
perduto amor.”

“Segreto D'amore

Sorrido a fior di labbra,
di colorata emozione!
Ed è una lene poesia
stampata sull'indole
del mio cuore,
una briosa gioia
racchiusa in una goccia
di pura rugiada,
che gaia e fioca
posata lieve sui petali
dei miei sentimenti fioriti,
mi inducono in un bel stupore
che tinteggia con subissi di sogni che investono la mia anima
tenera e delicata,
con un vortice
di melodiosa passione
in cui mi perdo
a occhi arresi,
per rapire il mio sentire,
privandomi del respiro,
per poi esprimere
questo nuovo sentimento attraverso le mie sensazioni,
che resteranno solo mie.
Oh illumina,
seppur minuscola come sei fresca rugiada
tanto bella e profonda,
il mio blando cuore tremante
e impaurito al sol scoprire,
l'amore che non confesserò mai alla luce del sole!
Ma lo custodirò nel segreto,
nelle viscere della terra
dove il fuoco antico della vita
non possa mai estinguersi.
E con esso anche
il fiore dell'amor segreto,
che curo per te!
Sorrido,
tra le sincera lacrime
che per te in silenzio dono
alla notte insonne,
per concepire con la fantasia
inventando i colori
del tuo bel viso
quando esprime il tuo cuore,
per farsi ammirare dolcemente
arrossendo io a mia volta
al sol pensiero,
che non sarai solo illusione.
Disegnando nella memoria
i tuoi occhi belli
che sanno guardare
con sensibilità oltre l'oltre, sognando la tua voce
che sa parlare d'amore
in quella lingua creata
da puri sentimenti,
e le tue mani,
oh le tue mani che saprebbero dare fregola e riparo
in quel conforto magico
alle mie mani,
così incerte e vaganti
donandomi un autentico
brivido di felicità,
lasciandomi fluttuare
d'amor in esso.
Ma, chimera sarai
e resterai tu per me,
poiché troppo piccola
io son per te
mentre tu,
troppo grande sarai
e resterai per me,
ma nel nome
del mio cuore prostrato per te
ti amerò in segreto,
in disparte per sempre!
E tu,
non lo saprai mai.
Resterò all'ombra della tua ombra nascosta intimidita,
velata nella nostalgia
di quell'incantevole malessere che ha come nome
il tuo bel nome!
Un bacio del cielo
che non pronuncerò mai.
Ma, che resterà scolpito
per sempre tra le pareti
del mio essere
adorandoti
come una croce di salvezza,
anelandoti
come una goccia di salvezza,
ambirandoti
come una corda di salvezza, quando sarò sola
in balia della mia
sconfinata malinconia
per rievocare dentro me,
che solo tu sei riuscito
a incastrarti perfettamente
con le tue
inesauribili note dedicate
al mondo dei sensibili,
negli interstizi
delle mie percezioni
fondendoli interamente,
con l'oro del tuo nobil animo
per elargire fino
nell'intimo del nocciolo
di ardimento mio,
Ia gemma preziosa del cuore,
il mio amor per te!
E sarà segreto per sempre,
finché quel mondo
racchiuso nel mio petto
esisterà nel seno della mia vita che pulsa emozione per te
in ogni istante
che la mia anima ti amerà,
in quel bellissimo
segreto d'amore,
resterà per sempre.
Sarà sogno supremo.
Splendi in eterno
mia dolce rugiada d'amore
e fammi vibrare ancora
ammirandoti da lontano,
nel silenzio
di un bellissimo segreto,
e sarò tua per sempre.”

“Novembre

Timido come un bambino
il sole sbircia
dietro alle nuvole
che si prendono per mano come sorelle amiche,
a formare un'unica
lastra di marmo grigio perla
che si specchia sul volto pallido e silenzioso
del lago adagiato ai piedi
di questa collina
dalle tinte aranciate
nei suoi rossori più intensi, mentre salutano il nuovo giorno che nasce,
quando calmo se ne sta
nella sua eterna posa
in quel sonno delle prime ore dalle tenue luci di questo mattino. Lui, indeciso
se sorridermi e scaldarmi
coi sui luminosi raggi
o imbronciarsi versando
le sue lacrime capricciose
sul mio capo, il mio sole oggi non sa imporsi beffeggiandosi indisturbato del mio intimo! E imbroglione è quel vento fresco
e scherzoso che si innalza
avanzando da lontano
a risvegliare le folte chiome degli alberi che ondeggiano distratte come una danza spasmodica a sciogliere
le loro foglie rivelandole bronzate nel fruscio
della loro inconfondibile voce, un dialogo comprensibile
per l'anima pregna
di sensibilità accentuata
nella meditazione di un cuor profondo che sa percepire quei segreti
dell'essere spirituale
della natura del mondo, raccolto nella preghiera protesa all'ascolto,
senza un rosario in mano.
E i fili d'erba del mio giardino
che i miei occhi intravedono
non hanno più quel peculiare profumo dei loro fiori
ad adornare quei loro movimenti sereni ad allietare l'anima mia nei giorni
che verranno, e l'eco
del cuculo che risuona nell'aria è lontano, è altrove,
si farà attendere ancora,
dopo il freddo,
dopo la pioggia,
dopo la neve,
dopo i camini accesi con la sua legna e le caldarroste,
e le corte giornate intorpidite dal cattivo suo umore,
dopo le serate chiuse in casa in compagnia e non,
solo allora lo sentirò cantare al cuore riportando la primavera nelle mie narici. Ricordavo poi trasognante
in frammenti di nostalgia
la mia antica betulla triste
e gialla nella caduca
dei suoi innumerevoli sorrisi quando accarezzava lieve
le mie gote di adolescente,
baci autunnali!
Quella che regnava una volta nell'altra mia casa,
quella di una volta. Formidabile nel suo abito color giallo brillante mesto
a oro vivido in quegli autunni che si ripetevano nel ciclo del tempo, e questo è uno
di quelli! Come starà!?
Il mio sorriso è uno scolpito malinconico nel segreto ricordo del mio essere
nel volo della reminiscenza,
la rivedrò serena nel sogno agghindare la sua criniera di verde vellutato a primavera,
e sarà ancora lontana,
dovrà aspettare perché
prima dovrà indossare
il suo solito lucido argento, per poi essere grigio
con lenticelle orizzontali,
lei mia confidente che mi
ha visto piangere, gioire,
e aver mal di pancia!
Nel sole, nel vento e sotto
la pioggia del giorno
e della notte, ripenso a lei
e penso che è solo novembre, dietro la finestra ove il suo vetro non riflette l'espressione dei miei sogni
e ricordi, ma solo il mio volto perso e condizionando
dai rivoli del tempo, forse.
La mia dolce micia dal pelo lungo e bianco mi fa le fusa,
e come per incanto
mi risveglio con lei in braccio in un appagante sussulto,
e fiduciosa guardo il presente nella stanza della mia casa, tra le mie cose e i miei affetti, confidandole a gran voce guardando nell'azzurro
dei suoi occhietti,
che è solo novembre,
nel muso lungo plumbeo
del sole che oggi
ha tutta l'aria di non
voler splendere nella
sua bella posa lì in alto
oltre il coro delle nubi
in quel rombo di tuono
che ha appena emanato.
Or piove a dirotto
e sono solo le otto,
ma in cuor mio
sono serena dentro!”

“Autunno Meteoropatico

Nel folto grigiore urbano
a sprazzi splendente,
l'astro ameno del giorno
si cela sfumato e corbellante
sui quei volti indifferenti
dei loro convulsi corpi
spediti verso le proprie mete,
mentre placida l'autunno intraprende le sue piroette
sul libeccio che aspira sfociare
in una intensa pioggia
di melanconia da scordare!
Cromie sfumate
si allontanano avvolte
nel silenzio dietro ogni angolo,
mentre foglie brune e gialle
sussurrano il loro stormire
sotto alle mie suola,
le vie come vesti di cenere
si tingono d'ombre
ed errate congetture
che come un veleno
il cuore inerte rende immobile!
Dal parabrezza ahimè
ignava or cerco
il riflesso rarefatto dell'etere,
la metamorfosi che la Terra
dona in tale momento,
ma l'umido asfalto
nel suo abbraccio inerte,
privano i miei occhi
da quel bagliore incantato!
È un'assenza costante,
un'obliterazione implacabile
che mi spacca il cuore,
respiro saviamente riposta
solo nella tua casa, nella tua vita!
Amor che or mi sei lontano…
E così, rimango prigioniera
del tempo irremovibile,
senza poter annusare
il profumo del risveglio
delle dolci caldarroste
dopo l'amplesso dei sensi
dalle più sensuali movenze.
Le strade or si ergono
come celle asfittiche,
in cui l'autunno canta
folate stonate dal crepitio
della malinconica pioggia
da cancellare sulla mia pelle!
Ma le mie pietrificate membra non avvertono la lirica,
mancano i sensi per catturarne l'essenza vibrante…
Eppure là fuori,
la sconfinata bellezza
delle bronzee foglie
che danzano
e danzano in cerchio,
come candide gocce di rugiada,
e l'arcobaleno
dalle tenue tonalità,
rendono magnifico
il mio sguardo di vita o di morte,
in un'arpa che la natura accorda!
Mi sfugge la speranza d'averti,
che come fronde caduche
or siamo amanti scostanti
nel fruscio che si leva
come cantilena
nelle piaghe che risvegliano
il presente nel traffico
dagli assordanti clacson,
ma tra le mura dell'urbanità
che mi imprigiona e avvita,
resto legata a un panorama monotono e opaco,
annusando fragranze
che la mia città frutta,
come un animale assetato
di antichi olezzi che non trovo!
Forse un giorno astratto fuggirò
da questo scuro labirinto,
dalle urla della metropoli
che opprime e confonde,
per vivere l'autunno
con lo sguardo estinto
dalla meteoropatia
sulle spalle di una natura
che implora respiro profondo!
Fuggirò per raggiungerti.
E fino a quel giorno,
mi dedicherò a ricordare
immersa nella caverna dell'urbanità infame
che esiste un mondo
di intervalli e cadenze,
non solo ricamati di nostalgie
e reminiscenze in amarezze,
ma anche di intagli
di sbuffi d'aliti di vita
da cogliere per vitalizzare
quei momenti da lavare
con fiducia nella fede
che in quel giorno che verrà
sarà magione per l'amore,
senza grigiore e senza orpello
a offrire un autunno
senza affanno e senza ombrello!

©Laura Lapietra”

“Eterno Amore

Oh tenero eterno amore,
dipinge acquiescente senza posa 
che rifiati la mia bianca anima,
come seta mulberry 
nelle piaghe dei pallidi sorrisi 
nei refoli di vento primaverili,
con tocchi gentili agli occhi 
ad accarezzare dolcemente
le mie gracili gote
trasognanti delle tue dita 
a percepire con oro rosa e brunito
le antiche reminiscenze 
sui melliflui versanti
del mio veemente cuore,
ancora drudo e perso di te! 
Con la malleabile pennellessa
del miraggio che riflette
leggiadre giravolte rarefatte 
di atone caterve fiorite
in aliti d'amore mai eclissati, 
e drappi di brezza d'albore! 
Dipinge ancor originando etra 
intinta nel fato dei singulti
della danzante nostalgia 
sul lapideo suolo cinereo,
l'anima mia intrisa in colori 
di spente tacite lacrime
sgretolate sul trabucco 
ove lo sciabordio di risacca
inerme mi riconducono 
nei desueti e giulivi momenti,
tra le tue braccia olezzanti 
di porpora amore vero
e amaranto impeto puro, 
mentre lentamente spira
la speme del mio gouaches 
nel non dissolverti
tra i tenui colori senza fine 
dei miei pigri amorfi giorni,
senza liridi nel blu della notte 
come fulgide sorelle amiche
a darmi sguardi di luce 
come boccioli di rose rosse. 
Dove le mie cupidità
si traducono in realtà
solo nell'infinito dei miei sogni… 
Ove l'inesorabile realtà
non può strapparti più via il respiro 
dei tuoi lieti sogni,
e dei tuoi lemmi più profondi, 
ove il tuo riposo eterno
si perpetua sol col mio, 
nel dolce sonno di questo eterno amore, senza più sole. 

Laura Lapietra ©”