Frasi su scrittore
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“Molti scrittori scrivono libri che loro stessi non leggerebbero mai.”

Camilla Cederna (1911–1997) giornalista italiana

Origine: Da Il lato forte e il lato debole, Mondadori, 1992.

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“Uno scrittore deve sempre avere il suo manoscritto in tasca, non si sa mai cosa può succedere.”

Henry-Bonaventure Monnier (1799–1877) drammaturgo, illustratore e attore teatrale francese

da Memorie di M. Joseph Prudhomme

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“Io vorrei sapere quali furono le crescite… di civiltà che il Sessantotto pretende di averci lasciato. Io vedo tutt'altra cosa: io vidi nascere, dal Sessantotto, una bella torma di analfabeti che poi invasero la vita pubblica italiana, e anche quella privata, portando dovunque i segni della propria ignoranza. Io ho visto questo. Può darsi che sia affetto da sordità o da cecità ma io non ho visto altro, come frutti del Sessantotto. […] [La differenza tra il Sessantotto francese e quello italiano è] La differenza che passa fra l'originale e il fac simile perché il Sessantotto nacque in Francia e in Italia fu un fatto di riporto, di imitazione. […] [L'imitazione del Sessantotto francese vi fu] Un po' in tutto il mondo ma particolarmente in Italia dove non nasce mai niente, è sempre qualcosa di imitato dagli altri. Bene o male, insomma, i francesi ebbero… anche una certa cultura del Sessantotto, ebbero Sartre. Oddio, Sartre rivisto con gli occhi di oggi scende molto dal suo mitico piedestallo. […] In Italia non ci fu neanche un Sartre. […] Credo che su Pasolini si sia preso un grosso abbaglio: Pasolini è passato per uno scrittore di sinistra perché aveva preso come sfondo dei suoi racconti – bellissimi del resto – il sottoproletariato delle borgate romane, i ragazzi di vita, insomma, la schiuma della società. Ma lo aveva fatto per dei gusti e dei motivi del tutto personali sui quali è inutile tornare a far commenti. Questo lo aveva fatto considerare come uno scrittore, un difensore del proletariato, ma non era una scelta politica quella che aveva fatto Pasolini. Non centrava niente, assolutamente nulla. Quindi quello che lui disse era assolutamente vero, cioè dire che nei tafferugli, dove spesso ci scappava il morto, tra quei dilettanti delle barricate che erano [i borghesi]… i veri proletari erano i poliziotti, tutti figli di famiglie povere, eccetera eccetera. I dilettanti delle barricate erano tutti o quasi tutti figli di papà: aveva ragione Pasolini! Ma come no! E questo fu considerato un tradimento all'ideologia di sinistra. […] Il primo fenomeno fu il Sessantotto, e il Sessantotto partorì poi il terrorismo, il brigatismo rosso eccetera eccetera. Su questo non ci son dubbi, insomma. Dirò di più: i più seri, e forse gli unici seri, furono quelli che poi diventarono dei terroristi e che quindi rischiarono la loro vita, almeno. Gli altri erano quello che diceva Pasolini, dei figli di papà.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

da Il Sessantotto e la politica di Berlinguer

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“Se non esistesse l'adulterio, che fine farebbe l'immaginazione degli scrittori?”

Denis de Rougemont (1906–1985) scrittore, filosofo e saggista svizzero

citato in Corriere della sera, 30 maggio 1999

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“Una delle possibili definizioni giuste di scrittore, per me sarebbe addirittura la seguente: un uomo a cui sta a cuore tutto quanto accade, fuorché la letteratura.”

Elsa Morante (1912–1985) scrittrice e saggista italiana

Origine: Da Pro o contro la bomba atomica e altri scritti, Adelphi, Milano, 1987.

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“Lev L'vovic, o Lev junior, scrittore anche lui: ecco un caso in cui il Dna non ha proprio funzionato.”

Origine: Dall'introduzione in Lev L'vovič Tolstoj, Il preludio di Chopin, Editori Riuniti, 2010, p. XI. ISBN 978-88-359-9015-4

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“Con fantascienza ["scientifiction"] intendo il genere di storie scritto da Jules Verne, H. G. Wells ed Edgar Allan Poe: un'affascinante romance intimamente mescolato a dati scientifici e visioni profetiche. […]
Edgar Allan Poe può giustamente essere chiamato il padre della "fantascienza". Fu lui che a dare veramente inizio al romance, a intessere brillantemente nella e attorno alla storia un filo scientifico. Jules Verne, con i suoi romance strabilianti, anch'essi intessuti di un filo di scienza, venne per secondo. Poco più tardi giunse H. G. Wells, le cui storie di fantascienza, al pari di quelle dei suoi precursori, sono diventate famose e immortali.
Bisogna ricordare che viviamo in un mondo completamente nuovo. Duecento anni fa, le storie di questo tipo non erano possibili. La scienza, nelle sue varie branche di meccanica, elettricità, astronomia ecc., entra oggi così intimamente nelle nostre vite, e noi siamo così immersi in questa scienza, da essere ormai abituati a dare per scontate nuove invenzioni e scoperte. L'intero nostro modo di vivere è cambiato con l'attuale progresso e non c'è da stupirsi, perciò, se molte situazioni fantastiche – impossibili cent'anni fa – sono oggi reali. È in queste situazioni che i nuovi autori di romance trovano la loro grande ispirazione.
Non solo queste storie sbalorditive sono una lettura tremendamente interessante: esse inoltre sono sempre istruttive. Forniscono conoscenze che non potremmo ottenere in altro modo, e le forniscono in modo assai gradito al palato. Perché i migliori di quei moderni scrittori di fantascienza hanno la dote di impartire conoscenza, e anche ispirazione, senza mai farci capire che ci impartiscono un insegnamento.
E non solo! Poe, Verne, Wells, Bellamy e molti altri si sono dimostrati veri poeti. Le profezie fatte in molte delle loro storie più strabilianti sono in corso di realizzazione, o sono già state realizzate. Prendete per esempio il fantastico sottomarino della più famosa storia di Jules Verne, "Ventimila leghe sotto i mari."”

Hugo Gernsback (1884–1967) inventore, editore e scrittore lussemburghese

Ha previsto l'odierno sottomarino fin quasi all'ultimo bullone! Le nuove invenzioni ritratte per noi nell'odierna fantascienza non sono affatto impossibili da realizzarsi domani.
Origine: Estratto dall'editoriale del primo numero della rivista Amazing Stories, 5 aprile 1926; citato in Riccardo Valla, Storia della fantascienza - Hugo l'inventore http://www.fantascienza.com/delos/delos52/storia.html, Delos Science Fiction n. 52, dicembre 1999-gennaio 2000

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“Uno scrittore che tiene un diario lo usa per registrare ciò che sa; nelle poesia e nei racconti mette quello che non sa.”

Adam Zagajewski (1945) poeta, scrittore e saggista polacco

citato in Tommaso Giartosio, Perché non possiamo non dirci, Feltrinelli, 2004, p. 138

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“Si deve usare il verbo all'infinito perché si adatti elasticamente al sostantivo e non lo sottoponga all'io dello scrittore che osserva o immagina.”

Filippo Tommaso Marinetti (1876–1944) poeta, scrittore e romanziere italiano

n.° 2
Manifesto tecnico della letteratura futurista

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“Il vero scrittore passa al di là della Letteratura, si affaccia sempre nella Verità.”

Giancarlo Vigorelli (1913–2005) giornalista, scrittore e critico letterario italiano

da Carte d'identita, Camunia, 1989

“[Heimito von Doderer] Era un vero scrittore., e con l'andare del tempo la sua "acontemporaneità" risulterà persino sintomatica e, perché no?, addirittura correttiva.”

Giancarlo Vigorelli (1913–2005) giornalista, scrittore e critico letterario italiano

Origine: La terrazza dei pensieri, p. 175-176

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“Talora uno scrittore, per dire troppo, diventa più comico dei suoi personaggi.”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

p. 5

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“In generale, gli scrittori sono convinti segretamente di essere letti da Dio.”

Giorgio Manganelli (1922–1990) scrittore, traduttore e giornalista italiano

da È serio ridere con Wodehouse, Corriere della sera, 3 ottobre 1981