Frasi su scrittore
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“Lo scrittore sceglie in primo luogo di essere inutile.”

Giorgio Manganelli (1922–1990) scrittore, traduttore e giornalista italiano

“[Su Scoprendo Forrester] La vicenda procede su tempi stiracchiati: si capisce subito che lo scrittore imboscato è l'ennesima reincarnazione del burbero benefico e ci sarebbe perfino da sospettare una sottintesa implicazione omosessuale se il divo britannico non fosse l'epitome della virilità. In ogni modo, anche in un film convincente sino a metà, Connery è sempre Connery. Ovvero un attore che ogni volta riesce a illuderti di avere incontrato un essere umano.”

Tullio Kezich (1928–2009) critico cinematografico, commediografo e sceneggiatore italiano

Origine: Da Se James Bond diventa scrittore https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2001/marzo/24/James_Bond_diventa_scrittore_co_0_01032412174.shtml, Corriere della Sera, 24 marzo 2001, p. 36.

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“C'è gente convinta che un romanzo debba spiegare tutto. Che il romanzo debba essere il riparatore della vita e delle sue incoerenze. Ma la vita è mai stata coerente? E perciò pensa che lo scrittore occupi questa posizione centrale nello spazio e nel tempo per dare un inizio e un finale alle storie (ma lei conosce qualche storia che abbia un finale, una cosa che si dovrebbe chiamare finale, finale-finale?), collegare riempire vuoti e dissipare zone d'ombra; spiegare i comportamenti dei personaggi.
C'è chi crede che il romanzo abbia una funzione divulgativa e una vocazione pedagogica. Niente di più lontano dalla verità. Il romanzo non è fatto per mettere ordine nel caos. Il romanzo non è fatto per mettere ordine in un beneamato cazzo. Il romanzo non è nato per dare soddisfazione agli amanti dell'ordine. È fatto per divertirsi con le vertigini, per creare casino, per goderne, per rimestarlo.
Non si tratta di rispondere a domande ma di farne altre, sempre nuove, sempre più inquietanti.
Il romanzo, come la realtà reale, come le storie che conosciamo tutti e che ci capitano sempre, è pieno di parentesi, buchi, ellissi che ballano saltellando da una parte e dall'altra senza desiderare concretizzarsi, senza voglia di spiegarsi.
Credo di essere ben lontano dall'illusione che quando la vita diventa profondamente incoerente arrivi il romanzo a metterci una pezza.
D'altra parte non dobbiamo lamentarci troppo. Il romanzo è certamente il guercio in questo luminoso deserto messicano in cui abbondano i ciechi.”

Paco Ignacio Taibo II (1949) scrittore spagnolo

parte XIII, cap. II
Ritornano le ombre

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“A me, fin da bambino, sono venute delle idee e quindi così sono divenuto uno scrittore e un fumettaro. Insomma, è proprio perché gli vengono da chissà dove delle idee che un ragazzo, invece di andare a giocare, si mette a scrivere”

Tiziano Sclavi (1953) scrittore e fumettista italiano

o a dipingere o a comporre musica
Origine: Dall'intervista Risponde Dylan Dog http://www.sergiobonellieditore.it/dylan/servizi/faq.html, Sergiobonellieditore.it.

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“C'è gente abbastanza sfortunata da trovare l'amore della sua vita, lo scrittore della sua vita, il filosofo della sua vita, ecc. È ovvio che diventeranno dei rincoglioniti.”

Amélie Nothomb (1967) scrittrice belga

Variante: C‘è gente abbastanza sfortunata da trovare l’amore della sua vita, lo scrittore della sua vita, il filosofo della sua vita, ecc. E ovvio che diventeranno dei rincoglioniti.
Origine: Diario di Rondine, p. 43

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“Il mare è per lo scrittore una occasione sia pure legittima, un pretesto letterario o un modo previlegiato di percezione, una métaphore obsédante?”

Giuliano Gramigna (1920–2006) critico letterario, scrittore e poeta italiano

Origine: Introduzione a "La spiaggia d'oro", p. VII

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“Il più grande difetto della società italiana è quello di essere senza memoria. Francesco Lanza è morto cinquanta anni fa. Ho cercato di farlo rileggere, facendo pubblicare da Sellerio, con la prefazione di Italo Calvino, i Mimi, ma il libro è andato così così. Gli italiani ancora ignorano questo scrittore che si può considerare un piccolo classico, ed è oltretutto uno scrittore molto divertente.”

Leonardo Sciascia (1921–1989) scrittore e saggista italiano

Origine: Da Un vertice letterario di Aldo Scimè, per Rai Teche; video disponibile in Un vertice letterario http://www.regionesicilia.rai.it/dl/sicilia/video/ContentItem-d8fc6354-0b15-403a-afc8-7e6890a309ad.html, Regionesicilia.rai.it, 1983.

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“Uno scrittore perfetto potrebbe far sì che le parole cantino, ballino, bacino, portino bambini, piangano, sanguinino, s'infurino, pugnalino, rubino, cannoneggino, pilotino navi, saccheggino città, carichino di cavalleria o fanteria, o facciano qualunque cosa possano fare l'uomo o la donna o le forze della natura.”

Walt Whitman (1819–1892) poeta, scrittore e giornalista statunitense

Origine: Dall'articolo postumo An American Primer, The Atlantic Monthly, aprile 1904; citato nella prefazione «Chi fa tanto caso a un miracolo?». Come leggere la poesia di Walt Whitman di Antonio Spadaro, p. 17 in Walt Whitman, Canto una vita immensa, a cura di Antonio Spadaro, Ancora, Milano, 2009. ISBN 88-514-0632-4

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“Quando la rivoluzione scoppiò in Germania, come amante della libertà, mi aspettavo che le università la difendessero, dato che avevano sempre vantato il loro attaccamento alla causa della verità. Ma no, le università vennero subito ridotte al silenzio. Poi rivolsi le mie attese ai grandi direttori dei giornali, che in passato avevano proclamato nei loro ardenti editoriali l'amore per la libertà. Ma anch'essi, come le università, nel giro di poche settimane furono ridotti al silenzio. Infine guardai agli scrittori che, come guide intellettuali della Germania, spesso avevano scritto del ruolo della libertà nella vita moderna e constatai che essi pure tacevano.Soltanto la Chiesa si oppose decisamente alla campagna di Hitler per sopprimere la verità. Non mi ero mai interessato alla Chiesa prima di allora, ma adesso provo ammirazione e stima per la Chiesa, poiché sola ebbe il coraggio e la perseveranza di difendere la verità intellettuale e la libertà morale. Sono costretto ad ammettere che quel che una volta disprezzavo ora ammiro incondizionatamente.”

Albert Einstein (1879–1955) scienziato tedesco

Being a lover of freedom, when the revolution came in Germany, I looked to the universities to defend it, knowing that they had always boasted of their devotion to the cause of truth; but, no, the universities immediately were silenced. Then I looked to the great editors of the newspapers whose flaming editorials in days gone by had proclaimed their love of freedom; but they, like the universities, were silenced in a few short weeks. [...] Only the Church stood squarely across the path of Hitler's campaign for suppressing truth. I never had any special interest in the Church before, but now I feel a great affection and admiration because the Church alone has had the courage and persistence to stand for intellectual truth and moral freedom. I am forced thus to confess that what I once despised I now praise unreservedly.
Questa dichiarazione venne riportata nell'articolo Religion: German Martyrs, pubblicato sul Time Magazine del 23 dicembre 1940. La citazione ebbe una grande diffusione e più scrittori la interpretarono in modo diverso. In una lettera dello scienziato del 1943 indirizzata a un ministro presbiteriano, che aveva chiesto una conferma in merito alle parole riportate da Time Magazine, Einstein confermò di aver dichiarato approssimativamente qualcosa del genere, ma precisò che le dichiarazioni risalivano ai primi anni del regime nazista (ben prima del 1940) e erano state più «moderate» rispetto a quelle riportate successivamente dal Time Magazine («It is true that I made a statement which corresponds approximately with the text you quoted. I made this statement during the first years of the Nazi-Regime — much earlier than 1940 — and my expressions were a little more moderate.»).<ref group="fonte">
Errate
Origine: Il lato umano, pp. 87-88.
Origine: L'articolo originale del Time Magazine è riportato in parte su DrJudithReisman http://www.drjudithreisman.com/archives/2010/11/religion_german.html.

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“[…] il ruolo dello scrittore non è quello di suggerire delle soluzioni perché la sua missione è ad un tempo più modesta e più alta: il romanziere deve forzare il lettore ad interrogare su se stesso e sul senso del suo destino.”

Michele Prisco (1920–2003) scrittore e giornalista italiano

Origine: Citato in Francesco Grisi, Napoli è per Prisco un personaggio-città http://digitale.bnc.roma.sbn.it/tecadigitale/giornali/CUB0704902/1965/n.283, Momento-sera, lunedì 6 – martedì 7 dicembre 1965.

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“Di solito gli scrittori da noi muoiono due volte: per l'anagrafe e per i lettori.”

Enzo Biagi (1920–2007) giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano

Origine: L'albero dai fiori bianchi, p. 69

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“Guareschi è certamente un grande scrittore, e nonostante la peculiarità dell'ambientazione delle sue storie, ricche degli umori e dei sapori della sua terra, è scrittore di respiro europeo, apprezzato e compreso come pochissimi altri nostri autori.”

Paolo Gulisano (1959) scrittore italiano

da L'Osservatore Romano, 1º maggio 2008; citato in "Non muoio neanche se mi ammazzano". L'avventura umana di Guareschi http://www.meetingrimini.org/?id=673&item=4533, Meeting di Rimini, agosto 2008

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“Non pretendo di essere uno scrittore di racconti.”

Kazuo Ishiguro (1954) scrittore giapponese

Origine: Da un'intervista rilasciata a the Guardian; citato in I cinque racconti intimi di Ishiguro https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2009/aprile/28/cinque_racconti_intimi_Ishiguro_co_9_090428093.shtml, Corriere della Sera, 28 aprile 2009, p. 43.

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“[Su Franz Kafka] Includere questo scrittore profondamente metafisico, a momenti addirittura mistico, nella categoria degli "atei ostinati" (come fece Kolakowski) e' un non senso imperdonabile.”

Gustaw Herling-Grudziński (1919–2000) scrittore polacco

dall'articolo Franz Kafka: la colpa infinita https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1994/gennaio/12/Franz_Kafka_colpa_infinita_co_0_9401123601.shtml, Corriere della sera, 12 gennaio 1994

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“Ezra era lo scrittore piú generoso che io abbia mai incontrato, e anche il piú disinteressato.”

Ezra Pound e il suo Bel Esprit; p. 141
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“[Cosa puoi dirmi della componente estetica dei Bluvertigo?»] Parlando di estetica mi vengono in mente più che altro immagini letterarie, e quindi direi che i Bluvertigo potrebbero stare al rock come Flaubert alla letteratura: lui aveva un'enorme raffinatezza di stile senza che ciò andasse a danno di una sostanziale crudezza di fondo, e poi era uno scrittore inserito nel mercato e perciò moderno, Arte radicata in un contesto.”

Morgan (1972) cantautore, polistrumentista e disc jockey italiano

Citazioni di Morgan
Origine: Dall'intervista di Federico Guglielmi tratta da Il Mucchio Selvaggio n. 319 del 16 settembre 1998; riportata in Bluvertigo – Morgan https://www.google.it/amp/s/lultimathule.wordpress.com/2013/07/03/bluvertigo-morgan/amp/?client=safari, Lultimathule.wordpress.com, 3 luglio 2013

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“Il giornalista è il solo scrittore che, quando prende la penna, non spera nell'immortalità.”

Ugo Ojetti (1871–1946) scrittore, critico d'arte e giornalista italiano

Origine: Sessanta, XCVI

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“Italo Calvino è uno degli scrittori italiani più sopravvalutati. Con nomi come Cesare Pavese, Gabriele D'Annunzio o Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Calvino è sicuramente un minore ed è la prova della smemoratezza culturale italiana.”

Vittorio Sgarbi (1952) critico d'arte, politico e opinionista italiano

dall'intervista Sgarbi: Calvino sopravvalutato, che errore del Miur http://www.ilsussidiario.net/mobile/Educazione/2015/6/17/Prima-Prova-Maturita-2015-Tracce-e-temi-d-italiano-svolti-Resistenza-e-Risorgimento-tratti-comuni-Esami-di-Stato-oggi-17-giugno-/617879/, il Sussidiario.net, 17 giugno 2015
Da interviste

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“Torino non era una copia in piccolo di Parigi anche perché, a differenza di questa, non fu città di sommosse, di barricate. È una città che produce eccentrici, solitari, genialoidi e talora tipi geniali, outsider, scrittori e pittori isolati, qualche anarchico ma teorico, di rado bombarolo, provoca omicidi e suicidi (per questi ultimi, una delle più alte, se non la più alta, percentuale italiana, in triste gara con Trieste, la città al confine opposto), ma la massa è di gente pacata, di sudditi, spesso brontoloni e ipercritici ma, alla fine, obbedienti. Nella sua storia non cacciò mai i suoi duchi e poi re, non complottò contro di essi. A differenza di Parigi, periodicamente sulle barricate, Torino insorse solo due volte. Ed entrambe non per fumosi obiettivi ideologici, ma per la concretezza del pane: nel 1864 quando, a tradimento, giunse il trasferimento della capitale; e nel 1917, quando lo Stato chiedeva di digiunare con le razioni di guerra e al contempo di faticare a ritmi accelerati nelle fabbriche che producevano per il fronte. Movimento ci fu anche negli ultimi giorni dell'aprile del 1945. Ma, pure qui, per una questione molto concreta: soprattutto per impedire la distruzione di impianti industriali, dal cui lavoro sarebbe dipesa la vita futura. Ancora una volta, al mito della «lotta di classe», prevalse la consapevolezza, dettata dal buon senso, che gli interessi degli imprenditori coincidevano con quelli dei dipendenti. Senza fabbriche, niente guadagni per il padrone; ma neanche pane per i lavoratori.”

cap. III
Il mistero di Torino

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