Frasi su Dio
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“Amiamo Dio e siamo santi, il resto è niente.”

Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786–1842) sacerdote italiano

Diario Cottolenghino

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“Dio sa quello che fa; tutto è per il meglio: preghiamo e speriamo.”

Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786–1842) sacerdote italiano

Diario Cottolenghino

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“Tutto viene dalla mano di Dio, sia il tanto che il non tanto.”

Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786–1842) sacerdote italiano

Diario Cottolenghino

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“Niente odio né violenza, né soldati né armi | forse è proprio l'isola che non c'è.”

Edoardo Bennato (1946) cantautore, chitarrista e armonicista italiano

da L'isola che non c'è
Sono solo canzonette

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“[Al termine di Juventus-Inter 1-3, 3 novembre 2012] È fastidioso sentire alcuni dirigenti della Juventus fare commenti ironici sulla spensieratezza tattica dell'Inter. Ci vuole rispetto. Noi abbiamo lavorato sodo per questa partita e abbiamo dimostrato di saper fare la nostra figura in casa della squadra più forte e alla fine siamo riusciti a batterla. Ho sentito con le mie orecchie che lui ironizzava sul tridente [riferendosi a Marotta], ma loro sono così. Non mi è piaciuta questa ironia, sono curioso di sentire come Marotta commenta adesso. E non parliamo degli episodi.”

Andrea Stramaccioni (1976) allenatore di calcio e ex calciatore italiano

Origine: Intervistato prima della partita Giuseppe Marotta, dg e ad della Juventus, aveva detto che sapeva «della spensieratezza tattica di Stramaccioni, ma non siamo impreparati, abbiamo preparato bene la partita».
Origine: Citato in Juve-Inter 1-3, Stramaccioni contro l'ironia di Marotta: «Adesso che dice?» http://www.ilmessaggero.it/sport/calcio/juve_inter_stramaccioni_commento_polemica_marotta_errori_arbitrali/notizie/229500.shtml, Il Messagero, 3 novembre 2012.

“Senza la musica nessuno parlerebbe di quello in cui credo. Per questo danno fastidio le mie canzoni.”

Massimo Morsello (1958–2001) cantautore, imprenditore e terrorista italiano

da un'intervista a Il Giornale, 28 dicembre 1997

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“Vorrei fare compagnia a Dio ma il viaggio mi terrorizza.”

Dargen D'Amico (1980) rapper e cantautore italiano

da Odio Volare, n. 1
D' Parte Seconda

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“Sento il cigolio quando gira il mondo. | Dio, non lo senti il rumore di fondo?”

Dargen D'Amico (1980) rapper e cantautore italiano

da Anche se il mondo ha, n. 2
D' Parte Seconda

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“Stai rischiando | d'ingolfare | coi segreti trattenuti | il tuo sistema cardio-spirituale.”

Cristina Donà (1967) cantautrice italiana

da L'uomo che non parla, n. 8
Dove sei tu

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“Che cosa è proprio della fede? Piena e indubbia certezza della verità delle parole ispirate da Dio … che cosa è proprio del fedele? Il conformarsi con tale piena certezza al significato delle parole della Scrittura, e non osare togliere o aggiungere alcunché.”

Basilio Magno (329–379) vescovo e teologo cristiano greco antico

Origine: Da Moralia, Regula LXXX, XXII: PG 31, 867 citato in Verbum Domini http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/apost_exhortations/documents/hf_ben-xvi_exh_20100930_verbum-domini_it.html.

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“Amatevi! L'amore ci riunirà in Dio.”

Citato in La Croce bianca

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“Come si fa a smaltire un carico di rifiuti tossici e magari radioattivi? Elementare Watson: basta stivarlo su una nave in pessime condizioni e poi venderlo a qualche signore della guerra che in cambio chiede solo una buona partita di armi. Oppure comprare una carretta e affondarla insieme ai veleni. Dunque, si acquista un mercantile, si imbottisce di rifiuti pericolosi dichiarando un carico di materiale innocuo e, infine, si inabissa il natante o almeno si tenta; male che vada il relitto viene abbandonato alla deriva. Soltanto negli ultimi 25 anni sono state affondate misteriosamente circa una sessantina di navi nei mari a ridosso della penisola italiana (in particolare Tirreno, Jonio e Adriatico); ma la stima è errata per difetto, anche se soltanto i Lloyd's di Londra ne certificano 40. Si tratta di imbarcazioni in condizioni disastrose da far sparire sia per truffare le compagnie assicurative sia per smaltire illecitamente sostanze pericolose. Parecchie di queste navi sono state utilizzate prima dell'inabissamento, sia per portare rifiuti verso paesi del Terzo mondo sia per il traffico di armi. La concomitanza fra lo smaltimento illecito di rifiuti e il traffico di armi appare ormai come un dato fondante e svela lo scenario di un doppio coinvolgimento della mafia, ma soprattutto di governi, multinazionali e faccendieri in particolare dei nostri servizi segreti (ex Sismi e Sisde).”

Gianni Lannes giornalista e fotografo italiano
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“Prediletta opera delle mani di Dio sono le nazioni.”

Terenzio Mamiani (1799–1885) filosofo, politico e scrittore italiano

Origine: D'un nuovo diritto europeo, p. 41

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“La scuola di Salerno è stata giustamente famosa come la prima e più importante università dell'europa medioevale, come il primo e più importante fra tutti i luoghi della medicina.”

Paul Oskar Kristeller (1905–1999) filosofo tedesco

citato in Giuseppe Amelio, Salerno, momenti storici: conoscere la città per viverci meglio, Cava dé Tirreni, 1996

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“La parola di Dio, infatti, promette la vita proprio come effetto della morte.”

Gregorio di Nissa (335–395) vescovo, teologo e santo greco antico

Omelie sull'Ecclesiaste

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“Lo sai cos'è il suicidio? […] L'estremo vaffanculo di chi vuole avere sempre l'ultima parola.”

Origine: Kay Scarpetta: da Cadavere non identificato.

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“Non sono mai nato, non mi vergogno di essere nell'equivoco italiota, non mi interessano gli italiani. Qualunque governo come qualunque arte (o tutta l'arte borghese), tutta l'arte è rappresentazione di Stato, è statale. È uno stato che si assiste fin troppo, se no alla mediocrità chi ci pensa? La mediocrità, par excellence, è proprio lo Stato. Lo Stato dovrebbe smetterla di governare, ecco. Si può dare uno Stato senza governo, mi spiego? Non deve amministrare, deve lasciarlo fare a dei privati.”

Carmelo Bene (1937–2002) attore, drammaturgo e regista italiano

Variante: [Su un certo "sentimento anti-italiano" che sarebbe "l'ultimo snobismo di massa", C. B. risponde così:] Non mi vergogno d'essere nell'equivoco italiota. Non mi interessano gli Italiani, ecco. Qualunque governo, come qualunque arte, è borghese: tutta l'arte è rappresentazione di Stato, è statale. È uno Stato che si assiste fin troppo. "Se no alla mediocrità chi ci pensa?". La mediocrità, par excellence, è proprio lo Stato. Lo Stato dovrebbe smetterla di governare: si può dare uno Stato senza governo, mi spiego? [... ] Me ne infischio del governo, della politica, del teatro soprattutto[... ] Me ne frego di Carmelo Bene, io. Voi no, ma io sì.

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“Qui c'è troppa puzza di Dio.”

Carmelo Bene (1937–2002) attore, drammaturgo e regista italiano
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“Euclione: Sono perduto! Sono morto! Sono assassinato! Dove correre? Dove non correre? Fermalo, fermalo! Fermare chi? Chi lo fermerà? Non so, non vedo nulla, cammino alla cieca. Dove vado? dove sono? chi sono? Non riesco a stabilirlo con esattezza. [Al pubblico] Vi scongiuro, vi prego, vi supplico, aiutatemi voi: indicatemi l'uomo che me l'ha rubata. [A uno spettatore] Che ne dici tu? Voglio crederti: lo capisco dalla faccia, che sei una brava persona… Che c'è? perché ridete? Vi conosco tutti: so che qua ci sono parecchi ladri, che si nascondono sotto una toga imbiancata a gesso, e se ne stanno seduti, come fossero galantuomini… Eh? Non ce l'ha nessuno di costoro? Mi hai ucciso! Dimmi dunque, chi l'ha? Non lo sai? Ah, povero, povero me! Sono morto! Sono completamente rovinato, sono conciato malissimo: troppe lacrime, troppe sventure, troppo dolore mi ha portato questo giorno; e fame, e miseria!… Sono il più sventurato tra gli esseri della terra. Che bisogno ho di vivere, ora che ho perduto tutto quell'oro che avevo custodito con tanta cura! Mi sono imposto sacrifici, privazioni; ed ora altri godono della mia sventura e della mia rovina. Non ho la forza di sopportarlo.
Liconide: [A parte, uscendo dalla casa di Megadoro] Chi sta lamentandosi? Chi piange e geme davanti a casa nostra? Ma è Euclione, mi pare. Sono completamente perduto; s'è scoperto tutto. Senza dubbio sa già che sua figlia ha partorito. Ora non so che fare. Devo andarmene o rimanere? affrontarlo o evitarlo? Per Polluce! Non so più che fare.
Euclione: Chi sta parlando là?
Liconide: Sono io, un infelice.
Euclione: Infelice sono io, e sventurato! io che sono stato colpito da sì grande disgrazia, da sì grande dolore!
Liconide: Fatti coraggio.
Euclione: Farmi coraggio? Come potrei, di grazia?
Liconide: Il misfatto che t'angustia il cuore, sono stato io a compierlo: lo confesso.
Euclione: Cosa mi tocca sentire?
Liconide: La verità.
Euclione: Che male t'ho dunque fatto, o giovine, perché tu agissi così e rovinassi me e i miei figli?
Liconide: È un dio che mi ci ha indotto e mi ha attratto verso di lei.
Euclione: Come?
Liconide: Confesso d'aver commesso un torto; so di essere colpevole. E così vengo a pregarti di essere indulgente, di perdonarmi.
Euclione: Come hai osato fare una cosa simile: toccare ciò che non era tuo?
Liconide: Che vuoi farci? Ormai è fatta; non si può disfare. È stato il volere degli dèi, senza dubbio: certo, senza la loro volontà, non sarebbe accaduto.
Euclione: E allora credo che gli dèi abbiano anche voluto che io ti facessi crepare in catene, in casa mia.
Liconide: Non dir questo!
Euclione: Perché dunque hai toccato, contro il mio volere, una cosa mia?
Liconide: È stata colpa del vino e dell'amore.
Euclione: Sfrontatissimo essere! Aver osato presentarti a me con un simile discorso! Impudente! Se esiste un diritto che ti permette di scusare una simile azione, non ci resta che andare a rubare pubblicamente gioielli alle matrone, in pieno giorno; e se poi dovessimo essere arrestati, ci scuseremmo dicendo che l'abbiamo fatto in istato d'ebbrezza, per amore! Varrebbero troppo poco, il vino e l'amore, se l'ubriaco e l'innamorato avessero il diritto di soddisfare impunemente i loro capricci.
Liconide: Ma io vengo di mia spontanea volontà a supplicarti di perdonare la mia follia.
Euclione: Non mi piacciono gli individui che si scusano dopo aver fatto del male. Tu sapevi che essa non era tua; non avresti dovuto toccarla.
Liconide: Dal momento che ho osato toccarla, non voglio cercare pretesti, ma tenerla nel migliore dei modi.
Euclione: Tu vorresti tenere, contro il mio volere, una cosa mia?
Liconide: Non pretendo d'averla contro il tuo volere; ma penso ch'essa mi spetti. Converrai subito tu stesso, Euclione, ch'essa deve spettare a me.
Euclione: E io – per Ercole!”

ti trascinerò subito dal pretore e t'intenterò un processo, se non restituisci...
Liconide: Cosa dovrei restituirti?
Euclione: Ciò che mi hai rubato.
Liconide: Io? rubato? dove? Cosa significa?
Euclione: [ironicamente] Che Giove ti protegga, com'è vero che tu non sai niente!
Liconide: A meno che tu non dica cosa stai cercando... (vv. 713-762; 1998)
Aulularia
Origine: Nel lamento dell'avaro Euclione per il furto della pentola dell'oro, Plauto parodia i registri della poesia tragica, come farà anche Gaio Lucilio nel libro XXVI delle Satire.
Origine: Fedria, figlia dell'avaro Euclione, ha partorito prima del matrimonio. Il padre del bambino è Liconide, che l'aveva violentata nove mesi prima, durante le Cerealia. Per riparare al danno, vuole prenderla in sposa, ma deve prima parlarne con il padre della ragazza, Euclione. Gli si avvicina, origlia, lo vede in preda al dolore e subito crede che egli abbia saputo della maternità della figlia. Infatti non sa che Euclione ha una pentola d'oro, il cui furto è la causa di tanto dolore. Il giovane si fa coraggio e gli parla: entrambi sottintendono la causa del dolore, così che il dialogo si intride di equivoco, in quanto Liconide confessa d'aver reso incinta Fedria mentre Euclione lo crede reo confesso del furto della pentola. Questa, per Plauto, è un'occasione d'oro per impostare la satira contro la categoria degli avari: l'avaro, influenzato nelle decisioni dalla sua stessa avarizia, formula male la classifica delle sue priorità e pospone la preoccupazione per i figli alla salvezza del patrimonio, che finisce per trascendere l'utilità e non procura altro che vane preoccupazioni.

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“Ho detto che il papa [Giovanni Paolo II] non crede in dio? Lo penso davvero. Su, avanti. Il papa è una persona troppo intelligente per crederci.”

Paolo Villaggio (1932–2017) attore e scrittore italiano

Origine: Sotto l'ipnosi di Giucas Casella a Domenica In.
Origine: Dall'intervista di G. P., Villaggio: Neanche il Papa crede in Dio, la Repubblica, 24 ottobre 1994, p. 27.

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“Non soffro lo stress, non suono in una boy-band, non mi interessano le mode, non sono un ragazzo trend.”

Babaman (1975) cantante italiano

da L'italiano medio, n. 7
Prima di partire

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“Mi piacerebbe, dunque, negare che parte delle candidature del Pdl facciano espressamente schifo, e che siano solamente plastilina nelle mani del capi-listone. Ma non ci riesco. Nessuno, per definizione, è indegno di entrare in Parlamento: ma quando vedi certi esclusi ti prudono le mani. Militari contro militari, imprenditori contro imprenditori, sindacalisti contro sindacalisti, handicappati contro handicappati, e portavoce, parenti, segretarie, scienziati contro scienziati: va bene tutto. Ma ditemi perché dev'esserci la moglie di Emilio Fede e non Daniele Capezzone, cui Berlusconi di ripiego ha offerto di fare il suo portavoce. Ditemi perché dev'esserci la chirurga di Berlusconi e la fisioterapista di Berlusconi quando di converso hanno spazzato e non sostituito praticamente tutti i liberali (da Alfredo Biondi a Egidio Sterpa a Lino Jannuzzi) per infilare oltretutto anche il tassista Loreno Bittarelli, capopolo della cricca corporativa più illiberale d'Occidente. Non hanno candidato Paolo Cirino Pomicino, ma abbiamo la giornalista del Tg4 Gabriella Giammanco, e Gabriella Carlucci, Elisabetta Gardini, l'avvocatessa Nunzia Di Girolamo già indicata come «la nuova Mara Carfagna» come se ci fossimo già abituati alla vecchia. Chissà che hanno pensato Elio Vito e Antonio Martusciello nel vedersi esclusi a vantaggio della nota conduttrice Elisa Alloro: questo mentre Maurizio Gasparri aveva il fegato di spiegare che le sciampiste stanno tutte a sinistra, dove pure abbondano segretarie e portavoce che di politica capiscono poco ma di accondiscendenza già di più. In compenso nel Pd non c'è l'islamista moderato Khaled Foud Allam, e non c'è neppure Nando Dalla Chiesa: ma c'è Massimo Calearo, che sino a due settimane fa aveva la suoneria del cellulare (sul serio) con l'inno di Forza Italia.”

Filippo Facci (1967) giornalista italiano

Origine: Da Che schifo E adesso come li voto? http://www.rosanelpugno.it/rosanelpugno/node/18320, Il Riformista, 12 marzo 2008.

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“[Dopo il suicidio dell'On. Sergio Moroni] Hanno creato un clima infame.”

Bettino Craxi (1934–2000) politico italiano

Origine: Citato in Craxi e Martelli: un clima infame https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1992/settembre/04/Craxi_Martelli_clima_infame_co_0_92090411449.shtml, Corriere della Sera, 4 settembre 1992.

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“Nella storia dell'uomo, infatti, la fine della vita ha sempre coinciso con l'arresto del battito cardiaco: ogni eroe degno di questo nome è morto perché il suo cuore ha smesso di battere, la letteratura e le opere d'arte ne danno ampia testimonianza così come i vecchi manuali di medicina. […] Con i primi interventi di cardiochirurgia e con l'invenzione della circolazione extracorporea apparve chiaro che la funzione del cuore poteva essere sostituita da un meccanismo artificiale: la persona continuava a vivere senza che il cuore battesse nel torace, purché il cervello continuasse a ricevere il sangue. Molti segnali erano stati registrati dai medici e l'idea che il cervello svolgesse un ruolo determinante per la vita degli esseri umani era già ben consolidata. Partendo da questi presupposti, si sviluppò un dibattito che vide riuniti ad Harvard non solo medici ma anche giuristi, filosofi, esponenti delle religioni perché l'obiettivo era trovare una definizione alla morte che tenesse in considerazione anche gli aspetti etici e il contesto in un dato momento storico. Da Harvard in poi la morte dell'individuo si certifica nel momento in cui sono cessate tutte le funzioni vitali del cervello in maniera irreversibile, quello che viene definito in linguaggio semplificato encefalogramma piatto.”

Ignazio Marino (1955) medico e politico italiano

Origine: Da Un atto irresponsabile http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/09/03/un-atto-irresponsabile.html, la Repubblica, 3 settembre 2008, p. 1.

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“Il poeta non si limita a nominare le cose, come fa l'istrione, ma come Dio le crea.”

Giulio Cesare Scaligero (1484–1558) scrittore, filosofo e medico italiano

Origine: Da Sette libri di poeti; citato in Gabriele Morelli, Introduzione, in Vicente Huidobro, Viaggi siderali, Jaca Book, Milano, 1995, pp. 36 http://books.google.it/books?id=0kek3MdDRTEC&pg=PA36-37. ISBN 88-16-50209-6

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“[Sul suicidio di Mario Monicelli] Io non credo che l'abbia fatto per stanchezza, io credo che l'abbia fatto per paura. […] Però non bisogna aver paura. Non bisogna aver paura perché… perché se abbiamo paura in tanti poi la paura passa. L'importante è aver paura in compagnia.”

Adriano Celentano (1938) cantautore, ballerino e showman italiano

Origine: Citato in Adriano Celentano alla Ripamonti intervistato dagli studenti http://www.quicomo.it/12/08/adriano-celentano-alla-ripamonti-intervistato-dagli-studenti.html, QuiComo.it, 8 dicembre 2010.

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“Tu vivrai Galileo come quel Galileo messo in croce prima di te…”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da Il dito medio di Galileo n.° 4

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“Prendiamo l'agricoltura come fattore fondamentale e ci serviamo dei capitali accumulati attraverso l'agricoltura per edificare progressivamente l'industria e trasformare in breve tempo il Kampuchea in un paese agricolo moderno, poi in un paese industriale, attenendoci fermamente alla linea di indipendenza, di sovranità e di contare fondamentalmente sulle nostre forze. […] Il nostro obiettivo è di mettere in campo, consolidare e sviluppare progressivamente i complessi industriali e artigianali di grandi, medie e piccole dimensioni, a Phnom Penh, nelle altre zone, regioni, distretti e nelle cooperative. […] Nell'immediato il nostro obiettivo principale (nell'educazione, ndr) è l'eliminazione dell'analfabetismo. Nella vecchia società vi erano delle scuole e licei e un certo numero di facoltà ma in campagna il 75% della popolazione, in particolare i contadini poveri e medio poveri non sapevano né leggere né scrivere, e anche in città il 60% dei lavoratori erano analfabeti. Attualmente, appena due anni dopo la liberazione, solo il 10% della popolazione è analfabeta (oggi è di nuovo il 50%, ndr). […] Abbiamo sviluppato e svilupperemo delle reti sanitarie creando dei centri ospedalieri e dei centri di fabbricazione dei medicinali in tutte le cooperative e nella capitale. […] La salute del nostro popolo ha conosciuto un miglioramento considerevole. Abbiamo eliminato definitivamente le malattie sociali e la tossicomania.”

Pol Pot (1925–1998) politico e rivoluzionario cambogiano

da un discorso del 1977

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“Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il culo”

Umberto Bossi (1941) politico italiano

dal discorso al comizio del 26 luglio 1997 a Cabiate (Como) per la festa della Padania; citato in Vilipendio alla bandiera la Camera salva Bossi, la Repubblica, 23 gennaio 2002

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“La gloria di Dio dà la vita; perciò coloro che vedono Dio ricevono la vita.”

Ireneo di Lione (130–202) santo, vescovo e teologo romano

Contro le eresie

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“Le storie che si scriveranno, i quadri che si dipingeranno, le musiche che si comporranno, le stolte pazze incomprensibili e inutili cose che tu dici, saranno pur sempre la punta massima dell'uomo, la sua autentica bandiera […] quelle idiozie che tu dici saranno ancora la cosa che più ci distingue dalle bestie, non importa se supremamente inutili, forse anzi proprio per questo. Più ancora dell'atomica, dello sputinik, dei razzi intersiderali. E il giorno che di quelle idiozie non se ne faranno più, gli uomini saranno diventati dei nudi miserabili vermi come ai tempi delle caverne.”

Dino Buzzati (1906–1972) scrittore italiano

da Il mago
Il colombre e altri cinquanta racconti
Variante: Le storie che si scriveranno, i quadri che dipingeranno, le musiche che si comporranno, le stolte pazze e incomprensibili cose che tu dici, saranno pur sempre la punta massima dell'uomo, la sua autentica bandiera [... ] quelle idiozie che tu dici saranno ancora la cosa che più ci distingue dalle bestie, non importa se supremamente inutili, forse anzi proprio per questo. Più ancora dell'atomica, dello sputnik, dei razzi intersiderali. E il giorno in cui quelle idiozie non si faranno più, gli uomini saranno diventati dei nudi miserabili vermi come ai tempi delle caverne.

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“Sono nato il 17 di venerdì | odio Irene Lamedica e il suo cazzo di r'n'b”

Fabri Fibra (1976) rapper, produttore discografico e scrittore italiano

da Venerdi 17, n. 4
Mr Simpatia

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“Il pubblico mi ama e io amo lui | ma nella versione maledetta | il pubblico mi odia e io odio lui.”

Fabri Fibra (1976) rapper, produttore discografico e scrittore italiano

da Parole in fumo, n. 2
Casus belli

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“La verità ha il culo tagliente: se si stanca di farsi inculare serra le chiappe e allora addio uccello”

Tinto Brass (1933) regista italiano

durante la sua partecipazione a una puntata di Otto e mezzo programma di Giuliano Ferrara in onda su LA7

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“Ben venga la tecnologia, dunque, perché rappresenta certamente il futuro, ma ricordiamo che l'elemento uomo, che parrebbe da essa quasi relegato in secondo piano, rimane il centro, il motore, l'anima di quest'universo che ci sforziamo di governare. L'uomo e l'inquietudine, figlia dei tempi, che l'accompagna.
Perché inquietudine? Guardiamo in particolare al mondo della Magistratura e pensiamo all'aria avvelenata in cui essa si trova troppo spesso ad operare, e ci chiediamo se ciò avvenga per colpe proprie ovvero per gratuiti e interessati attacchi esterni. Ma è vano cercare di sciogliere il dilemma; occorre invece che ci si adoperi con ogni energia per togliere voce a quanti imputano ad alcuni esponenti della magistratura scarsa diligenza o vanità personale o spinte ideologiche che li orienterebbero altrove rispetto a un'interpretazione corretta e serena della norma. Se queste incrostazioni esistono devono essere rimosse perché lo esige la collettività e lo merita la stragrande maggioranza dei magistrati, per i quali la disposizione prevalente è quella della dedizione incondizionata, della volontà tenace di esercitare il proprio ministero in vista del solo bene comune, con spirito di sacrificio e senza clamori: nel silenzio che spesso non paga ma è dignità di servizio e gratificazione di coscienza. Parimenti, non sono più sopportabili quegli attacchi gratuiti, di provenienza varia, ingeneroso esercizio ormai troppo diffuso di quanti applicano la regola secondo cui la miglior difesa consiste nel distruggere l'immagine del "nemico". Il convincimento da taluni nutrito, da altri propagandato, del giudice come di un soggetto onnipotente e sordo ai problemi di coscienza, e teso a chissà quali fini impropri, è fasullo e banale: quanti ci sono vicini per ragioni di lavoro o affettive conoscono l'ansia del dubitare, la paura di non sapere offrire le corrette risposte, di non poter cogliere il frutto che a volta pare proibito e si chiama giustizia.
Non c'è e non ci può essere indifferenza nell'atto del giudicare. Non si avvia un uomo al calvario di un processo penale né lo si condanna con il sorriso sulle labbra, non si respinge un immigrato onesto con una scrollata di spalle, non si toglie un bambino a una madre o a un padre senza subirne un contraccolpo doloroso come un pugno nello stomaco. Stati d'animo con i quali il buon magistrato fa i conti in compagnia delle sole voci di dentro che impietosamente gli ricordano giorno dopo giorno come una decisione sbagliata possa stravolgere una vita e uccidere una speranza.
Rubo ancora un minuto alla vostra pazienza per un'ultima annotazione: entro pochi giorni o settimane un gruppo di magistrati milanesi chiuderà la propria attività, e a loro voglio dire: per quaranta e più anni s'è combattuta, credo, la buona battaglia – mi perdoni San Paolo per la citazione che non vuole essere irriverente – e ho speranza che ora, giunti al termine della corsa, integra si sia conservata in ognuno la fiducia negli ideali per i quali tutti fummo avviati a questo lavoro. A quanti operano e opereranno nel mondo del diritto, magistrati, avvocati, personale amministrativo, ai giovani soprattutto, auguro di raccogliere in abbondanza, forti del loro impegno e con l'aiuto di Dio, i frutti di quanto di buono si va seminando perché questo Paese, che è stato la culla del diritto e che a volte ci dilettiamo noi stessi a bistrattare al di là dei suoi demeriti, mentre dispensiamo ammirazione incondizionata a quasi tutti gli altri popoli del mondo che hanno invece, quasi tutti, tanto da imparare; questo Paese al quale, fuor d'ogni retorica, credete, mi onoro e sono fiero di appartenere, rivendichi e riprenda il suo ruolo di portabandiera nella faticosa ma entusiasmante corsa di civiltà che porta al traguardo della Giustizia.”

Ruggero Pesce (1938) giudice italiano

da Discorso di inaugurazione dell'anno giudiziario 2010 per il distretto della Corte d'Appello di Milano del Presidente Ruggero Pesce http://it.wikisource.org/wiki/Discorso_di_inaugurazione_dell%27anno_2010_per_il_distretto_della_Corte_d%27Appello_di_Milano

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“Un male disperato richiede un rimedio pericoloso.”

Guy Fawkes (1570–1606) militare, attivista politico e rivoluzionario inglese
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