Frasi su presente
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“[Canaletto] Particolarissimo pittor di vedute, al quale e nella intelligenza, e nel gusto e nella verità, pochi tra gli scorsi e nessuno tra i presenti si può trovar che si accostino.”

Anton Maria Zanetti (1706–1778) disegnatore italiano, erudito e precursore della scienza del catalogo (1706 – 1778)

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Descrizione di tutte le pubbliche pitture della Città di Venezia e isole circonvicine
Origine: Citato in Canaletto, I Classici dell'arte, a cura di Cinzia Manco, pagg. 181 - 188, Milano, Rizzoli/Skira, 2003. IT\ICCU\CAG\0608462 http://opac.sbn.it/opacsbn/opaclib?db=solr_iccu&rpnquery=%2540attrset%2Bbib-1%2B%2540and%2B%2540and%2B%2B%2540attr%2B1%253D13%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522759.5%2522%2B%2B%2540attr%2B1%253D4005%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522classici%2Bdell%2527arte%2522%2B%2B%2540attr%2B1%253D4018%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522rizzoli%252Fskira%2522&totalResult=13&select_db=solr_iccu&nentries=1&rpnlabel=+Codice+Classificazione+Dewey+%3D+759.5+&format=xml&resultForward=opac%2Ficcu%2Ffull.jsp&searchForm=opac%2Ficcu%2Ferror.jsp&do_cmd=search_show_cmd&refine=4005%7C%7C%7Cclassici+dell%27arte%7C%7C%7Cclassici+dell%27arte%7C%7C%7CCollezione%404018%7C%7C%7Crizzoli%2Fskira%7C%7C%7Crizzoli%2Fskira%7C%7C%7CEditore&saveparams=false&&fname=none&from=11

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“La coscienza ricopre di tralci la soglia del presente, ugualmente avvertendo e sconsigliando, tormentando, mordendo, incalzando.”

Eduard Spranger (1882–1963) pedagogista e psicologo tedesco

Origine: Difesa della pedagogia europea, p. 13

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“Canaletto fu genio caldo e sereno, simile al Tiepolo, al quale assomiglia nel colore e nella luminosità solare, con i quali concepisce le cose. Non vi è tormento nella sua opera, ma realizzazione sicura, precisa, quasi matematica, penetrata tuttavia da una sensibilità limpida e purificatrice, che ce la rende sorprendentemente umana. E proprio in questa antitesi, in questa funzione di opposti, sta l'originalità della sua pittura; che si eleva anche sopra quella di molti pur bravi olandesi, proprio per il superamento del dato oggettivo e per il maggior sentimento e la più intensa spiritualità che egli immette nella raffigurazione di una "veduta", d'un "paesaggio", e finanche d'una "prospettiva". Storicamente il suo, se si eccettua quello del nipote Bernardo, è quasi un caso unico. Canaletto non è certo un tipico rappresentante del "rococò", né assomiglia ai Guardi, né preannuncia con la sua pittura l'imminente aria romantica. Se questo… successe talvolta (per esempio in alcuni liberissimi "capricci"), sembra quasi gli venga da suggestioni esterne e non dal profondo dell'animo. Egli, per quella sua particolare veste di precisione quasi matematica con cui si presentava ai suoi contemporanei, sarà stato ben accetto tanto ai seguaci dell'Illuminismo quanto ai fautori delle nuove estetiche neoclassiche. Per noi, oggi, Canaletto rimane il più grande pittore di "vedute vere". Nessuno come lui seppe tanto "pittoricamente" rappresentare la "realtà oggettiva" di quella straordinaria città di acque e di pietra che è Venezia, né con maggior limpidità dipingerne i cieli tersi e luminosi; così lo splendore del sole sugli intonaci rossi, sul bianco dei marmi, così il silenzio dei suoi campi, delle sue barche immote. […] Così è nei vasti orizzonti del Tamigi, dei parchi inglesi: un sole, una luce, un'aria trasparente, presente, quasi tattile, che non si vide mai.”

Egidio Martini (1919–2011) critico d'arte e pittore italiano

da La pittura veneziana del Settecento, 1964
Origine: Citato in Canaletto, I Classici dell'arte, a cura di Cinzia Manco, pagg. 181 - 188, Milano, Rizzoli/Skira, 2003. IT\ICCU\CAG\0608462 http://opac.sbn.it/opacsbn/opaclib?db=solr_iccu&rpnquery=%2540attrset%2Bbib-1%2B%2540and%2B%2540and%2B%2B%2540attr%2B1%253D13%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522759.5%2522%2B%2B%2540attr%2B1%253D4005%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522classici%2Bdell%2527arte%2522%2B%2B%2540attr%2B1%253D4018%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522rizzoli%252Fskira%2522&totalResult=13&select_db=solr_iccu&nentries=1&rpnlabel=+Codice+Classificazione+Dewey+%3D+759.5+&format=xml&resultForward=opac%2Ficcu%2Ffull.jsp&searchForm=opac%2Ficcu%2Ferror.jsp&do_cmd=search_show_cmd&refine=4005%7C%7C%7Cclassici+dell%27arte%7C%7C%7Cclassici+dell%27arte%7C%7C%7CCollezione%404018%7C%7C%7Crizzoli%2Fskira%7C%7C%7Crizzoli%2Fskira%7C%7C%7CEditore&saveparams=false&&fname=none&from=11

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“[Rivolgendosi ai giornalisti presenti in sala stampa che avrebbero esultato al gol del Chelsea] C'è qualche merda che ha esultato?”

Antonio Conte (1969) calciatore e allenatore italiano

Attribuite
Origine: Citato in Conte, sfogo al 3-2 Chelsea Si arrabbia con chi esulta http://www.gazzetta.it/Calcio/Squadre/Juventus/07-11-2012/conte-sfogo-3-2-chelsea-si-arrabbia-chi-esulta--913152385925.shtml, Gazzetta.it, 7 novembre 2012.

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“Così come vi è molto del passato in ciò che è presente, così vi è anche molto del presente in ciò che sarà nel futuro.”

John Kenneth Galbraith (1908–2006) economista, funzionario e diplomatico canadese

Origine: Da American Capitalism, 1952.

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“Questa [thumos] è la parola ipostatica di gran lunga più comune e importante dell'intero poema [l'Iliade]. Essa ha una frequenza tre volte maggiore rispetto a qualsiasi altra. In origine, nella fase oggettiva, doveva significare semplicemente un'attività percepita esteriormente, e non aveva nessuna connotazione interiore. Questo uso miceneo è documentato spesso nell' Iliade, specialmete nelle scene di battaglia, dove un guerriero che colpisce con la lancia nel posto giusto fa cessare il thumos o attività di un altro.
La seconda fase o fase interna, come abbiamo visto nell'ira di Achille, si presenta in una situazione di stress nuova, durante il periodo del crollo della mente bicamerale, quando la soglia di stress che si richiedeva per l'evocazione di voci allucinatorie era più elevata. Il thumos si riferisce allora a un insieme di sensazioni interne in risposta a crisi esterne. […] insieme di sensazioni interne che precedeva un'attività particolarmente violenta in una situazione critica. Presentandosi in modo ricorrente, il tipo di sensazione comincia ad appropriarsi del vocabolo che in precedenza designava l'attività stessa. Da questo momento in poi è il thumos a conferire forza a un gueriero in battaglia, ecc. Tutti i riferimenti al thumos come sensazione interna nell' Iliade sono in accordo con questa interpretazione.
Ora, l'importante transizione alla terza fase, quella soggettiva, è già iniziata nell' Iliade stessa, benché non ancora in modo molto appariscente. La percepiamo nella metafora inespressa del thumos come qualcosa di simile a un recipiente: in vari passi menos o vigore è «infuso» nel thumos di qualcuno (XVII, 451; XXII, 312). Il thumos viene anche paragonato implicitamente a una persona: non è Aiace che è ansioso di combattere ma il suo thumos (XIII, 73), né è Enea a rallegrarsi ma il suo thumos (XIII, 494; si veda anche XIV, 156). Se non è un dio, è il thumos a «spingere» più spesso un uomo a un'azione. E come se esso fosse un'altra persona, un uomo può parlare al suo thumos (XI, 403) e può udire ciò che questo ha da dirgli (VII, 68) o sentire la sua risposta come quella di un dio (IX, 702).
Tutte queste metafore sono estremamente importanti. Dire che le sensazioni interne di grandi mutamenti circolatori e muscolari sono una cosa in cui si può infondere forza, significa generare uno «spazio» immaginato, qui collocato sempre nel petto, che è l'antecedente dello spazio mentale della coscienza contemporanea. E confrontare la funzione di tale sensazione con quella di un'altra persona o anche con i meno frequenti interventi degli dèi significa iniziare quei processi metaforici che in seguito diventeranno l'analogo «io.»”

Origine: Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza, pp. 314-316

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“Chi lèse qua, considera ben tutto | che muodo se muor miseramente, | co' è stato costù che xé in st'arca presente, | Allegretto Aldin, tragando un rutto.”

Andrea Calmo (1510–1571) commediografo, attore e poeta italiano

da Chi lèse qua...; citato in I capolavori della poesia italiana, a cura di Guido Davico Bonino, CDE, 1972

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“L'aforisma più riuscito è quello che fa pensare: talora, perché presenta alla nostra mente idee da cui essa per istinto rifuggiva, più spesso, per la concettosità che ci fa sorridere di piacere.”

Cesare Segre (1928–2014) filologo, semiologo e critico letterario italiano

da Pensieri, motti e frasi argute. Ma l'Italia non ama gli aforismi, Corriere della sera, 8 maggio 1995, p. 29

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“L'intento di Ščeglov è spiegare l'impressione comune, contraddittoria, che il mondo ovidiano lascia nel lettore: grande varietà e ricchezza, ma insieme grande unità, e parentela fra tutte le cose. Cercando di individuare i fattori che suscitano questa duplice impressione, Ščeglov – eccellente filologo – considera la strana insistenza con cui nel poema vengono usati epiteti che a prima vista possono apparire superflui o ornamentali (lungo serpente, umide paludi ecc.), e nota come questi abbinamenti abbiano invece la precisa funzione di isolare proprietà oggettive, di fissare tratti distintivi mediante concetti geometrici e fisici; e passando alla tecnica delle descrizioni ovidiane, in prima linea quelle delle trasformazioni, ci mostra come la riduzione di ogni fenomeno a un ristretto numero di elementi fondamentali (le proprietà, i tratti distintivi) abbia tutta una catena di effetti: da un lato Ovidio caratterizza non singole cose, ma classi di cose; dall'altro, dato che i concetti geometrici e fisici sono applicabili alle cose piú disparate, tutto diventa commensurabile e quindi riducibile ad altro: e qui appunto è riposto il segreto della facilità con cui le trasformazioni avvengono nel poema e sono da noi accettate, e il mondo per le infinite combinazioni possibili si allarga, e al tempo stesso, però, riportato a un livello unico, ci si presenta come un sistema.”

Piero Bernardini Marzolla (1929–2019) glottologo, filologo e traduttore italiano

Origine: Metamorfosi, p. XXI

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“Il re Pietro, risaputa in Randazzo la partenza dell'esercito francese, andò a Milazzo, costrinse quel presidio ad arrendersi, e di là mosse verso Messina. Era con lui Macalda di Scaletta, seconda moglie di Alaimo di Lentini. Ell'era vedova di un conte Guglielmo d'Amico, esule al tempo degli Svevi : avea vagato per diversi paesi in veste di frate minore : poi soggiornò in Napoli ed in Messina con non buona riputazione di onestà; riebbe da Carlo i beni che l'erano stati confiscati, e si rimaritò con Alaimo. Nel vespro stando in Catania, tradì i Francesi, che a lei eransi affidati, tolse loro le robe e li consegnò al popolo; ed ella governò quella città in nome del marito occupato nella guerra di Messina. Macalda si presentò a re Pietro in Randazzo: andava coperta di piastre e di maglie di ferro, portava in mano una grossa mazza di argento; ed avvegnaché toccasse già i quarantanni, nondimeno, come scrisse il D'Esclot «ella era molto bella e gentile, e valente del cuore e del corpo, larga nel donare, e, quando ne era luogo e tempo, valea nell'arme al pari di un cavaliero». Il re l'accolse con molta cortesia, la ricondusse egli stesso all'albergo, ma i desiderj della donna o non intese, o dissimulò. Giunti a Santa Lucia, sulla via da Milazzo a Messina, Macalda viene al re, dice non aver trovato ove passar la notte, gli chiede voglia albergarla. Il re le cede le sue stanze e si ritira in altro luogo. Lo siegue Macalda; ed allora il re chiama i suoi cavalieri, s'intrattiene in discorsi senza costrutto, come suole chi annoiasi o voglia prender tempo, e da ultimo si addormenta; offesa che risentì profondamente Macalda, la quale più tardi, per vendicarsene, rovinò sé ed il marito, come a suo luogo sarà discorso.”

Giuseppe La Farina (1815–1863) patriota e scrittore italiano

Vol VI: 1250-1314, Cap. XLVII – Continuazione delle cose di Sicilia, p. 274
Storia d'Italia narrata al popolo italiano
Origine: Cronaca Catalana, c. 96
Origine: l D'Esclot, che in tutto il racconto si mostra favorevole a Macalda, dice : Quando la donna vide il re, ne rimase innamorata come di colui ch'era valente e piacevole signore, non già per cattiva intenzione». Ma Bartolommeo di Neocastro concittadino di Macalda la descrive come una Messalina.

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“L'uomo non pensa mai all'avvenire se non quando li dà noia il presente.”

Francesco Algarotti (1712–1764) scrittore, saggista e collezionista d'arte italiano

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“[Su Mario Balotelli] I giovani hanno voglia di sognare e lui in certi momenti sa fare sognare. È un ragazzo giovane e non è sempre presente nei comportamenti, ora sta a lui equilibrare le cose. Se fa parlare di sé per le sue prestazioni, come ha fatto nell'ultima partita, è una cosa straordinaria e i giovani si innamorano di un giocatore come lui.”

Cesare Prandelli (1957) allenatore di calcio e ex calciatore italiano

Origine: Citato in Prandelli: "Porte aperte per Cassano. Balotelli? È uno che fa sognare" http://www.gazzetta.it/Calcio/22-10-2012/prandelli-porte-aperte-cassano-balotelli-che-fa-sognare-912983227168.shtml, Gazzetta.it, 22 ottobre 2012.

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“Facciamo il punto sui vari elementi presenti nel film. Uno, lo Yakuza film. E i film sui samurai. Gli spaghetti western. Ma poi ho anche inserito delle scene tipiche dei gialli all'italiana, una scena alla Brian De Palma per dare un tocco particolare.”

Quentin Tarantino (1963) regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico statunitense

The Making of "Kill Bill"
Origine: Intervista in inglese sottotitolata in italiano, tratta da The Making of "Kill Bill Vol. 1" in Contenuti speciali, Kill Bill vol. 1, Dvd Miramax Home Entertainment.

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“Il passato rivive nello squallore del presente.”

Adolfo L'Arco (1916–2010) religioso, teologo e filosofo italiano

Origine: Gesù sotterra un chicco di grano, p. 197

“Il pensiero è profezia e ricordo. La vita è avvenire e passato. La vita non è mai presente. Il presente non è mai.”

Antonio Delfini (1907–1963) scrittore, poeta e giornalista italiano

da Diari, 1927-1961, a cura di Giovanna Delfini e Natalia Ginzburg, Einaudi, 1982

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“A lo 'ncominçamento e al meço et a la fine del mio trattato sia presente la graçia del Santo Spirito.”

Andrea da Grosseto letterato italiano

da Dottrina del tacere e del parlare

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“La cosa positiva è che si è creato un legame tra il passato e il presente. Il mio record era latente fino a quando non è arrivato Nadal. Non ho avuto alcun premio perché non ho battuto nessun record. Questa è la vita. È il nostro sport. Il tennis è speciale. Non stiamo parlando di persone migliori di altre. Il record pone il limite e poi sei tu che devi oltrepassare questo limite. Il tennis si basa sul Gran Slam, sui tornei.”

Guillermo Vilas (1952) tennista argentino

Origine: Il riferimento è al numero di match consecutivi vinti sulla terra battuta (53), battuto dallo stesso Nadal (81). Citato in L'intervista: Vilas, il re spodestato http://www.tennisitaliano.it/lintervista-vilas-il-re-spodestato, Tennis Italiano, 1 giugno 2006.

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“Per Napoli il nostro Collegio [la Scuola militare "Nunziatella"] ha un'importanza molto maggiore di quel che non si creda. Esso rappresenta la tradizione di un passato che ha pagine di vita intensamente vissuta, e che se pure non è destinato a tornare presente non perde e non deve perdere mai il suo spirituale valore.”

Nino Cortese (1896–1972) storico e accademico italiano

Origine: Citato in Francesco Molfese, Giuseppe Parisi e la Nunziatella http://consiglio.basilicata.it/consiglioinforma/files/docs/17/32/34/DOCUMENT_FILE_173234.pdf, p.90.