Frasi sulla velocità
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“L'Unione europea non può fermarsi. È sempre più evidente che il presente assetto istituzionale non consente di trainare il convoglio europeo con la necessaria velocità e sicurezza di percorso: ne siamo danneggiati tutti.”

Carlo Azeglio Ciampi (1920–2016) 10º Presidente della Repubblica Italiana

Origine: Dall'Intervento del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, in visita ufficiale nel Regno dei Paesi Bassi, all'Università di Leiden sul tema "Identità ed unità dell'Europa", 5 marzo 2003. Riportato in Quirinale.it http://presidenti.quirinale.it/Ciampi/dinamico/ContinuaCiampi.aspx?tipo=discorso&key=21627.

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“[…] penso che Garibaldi ha unito l'Italia, ma ha diviso l'Africa: ci sono posti del nostro Paese che ricordano l'Africa, dove la mentalità e l'economia non coincidono con la velocità e la produttività del nord.”

Gianluca Buonanno (1966–2016) politico italiano

Origine: Dall'intervista di Andrea de Angelis, Buonanno (Lega): «Oggi la Catalogna, domani la Padania: il sud mi ricorda l'Africa» http://www.intelligonews.it/articoli/11-settembre-2013/12108/buonanno-lega-%C2%ABoggi-la-catalogna-domani-la-padania-il-sud-mi-ricorda-l-africa%C2%BB, IntelligoNews.it, 11 settembre 2013.

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“[Su Alcides Ghiggia] Il viso era asciutto, quasi incavato, i baffetti da gigolò di balera, il torace tozzo, le cosce toste, la velocità impressionante come il dribbling. Era puntero, attaccante, ala, uomo di gol e di passaggi, detti poi assist.”

Tony Damascelli (1949) giornalista italiano

Origine: Da Ghiggia, il baffo da gigolò che fece piangere il Brasile http://www.ilgiornale.it/news/sport/ghiggia-baffo-gigol-che-fece-piangere-brasile-1153047.html, il Giornale.it, 18 luglio 2015.

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“Le mie qualità migliori erano lo scatto, la velocità e l'altruismo. E seppur scendessi in campo, anche in Nazionale, con la maglia numero nove, spesso mi posizionavo sulla sinistra, per effettuare dei cross a favore del compagno di reparto. Insomma, ero un uomo d'area che sapeva anche manovrare.”

Pietro Anastasi (1948–2020) calciatore italiano

Origine: Citato in Stefano Bedeschi, Gli eroi in bianconero: Pietro Anastasi http://www.tuttojuve.com/gli-eroi-bianconeri/gli-eroi-in-bianconero-pietro-anastasi-46006, Tuttojuve.com, 5 aprile 2011.

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“Il giorno del Big Bang non è lontano. Il denaro, nella sua estrema essenza, è futuro, rappresentazione del futuro, scommessa sul futuro, rilancio inesausto sul futuro, simulazione del futuro ad uso del presente. Se il futuro non è eterno ma ha una sua finitudine, noi, alla velocità cui stiamo andando proprio grazie al denaro, lo stiamo vertignosamente accorciando. Stiamo correndo a rotta di collo verso la nostra morte come specie. Se il futuro è infinito ed illimitato, lo abbiamo ipotecato fino a regioni temporali così sideralmente lontane da renderlo di fatto inesistente. L'impressione infatti è che, per quanto veloci si vada, anzi propri in ragione di ciò, questo futuro orgiastico arretri costantemente davanti a noi. O forse, in un moto circolare, niciano, einsteniano, proprio del denaro, ci sta arrivando alle spalle gravido dell'immenso debito di cui lo abbiamo caricato. Se infine, come noi pensiamo, il futuro è un tempo inesistente, un parto della nostra mente, come lo è il denaro, allora abbiamo puntato la nostra esistenza su qualcosa che non c'è, sul niente, sul Nulla. In qualunque caso questo futuro, reale o immaginario che sia, dilatato a dimensioni mostruose e oniriche dalla nostra fantasia e dalla nostra follia, un giorno ci ricadrà addosso come drammatico presente. Quel giorno il denaro non ci sarà più. Perché non avremo più futuro, nemmeno da immaginare. Ce lo saremo divorato.”

Massimo Fini (1943) giornalista, scrittore e drammaturgo italiano

Origine: Da Il denaro, sterco del demonio, Marsilio, 1998.

“SOGNO DI EVELINA
– Addio?
Il treno si muoveva. Sembrava che quella di lei dovesse essere la cuccetta superiore, ma c'era una gran confusione su dove uno doveva dormire e con chi. Centinaia di uomini, donne, bambini, tutti i naufraghi di quel disgraziato esperimento, inclusi il signor Shawnessy, il "" perfessore "" e il Senatore si erano gettati alla caccia di un posto per dormire. Sembrava che quello fosse un grande esodo verso New York, proprio come il "" perfessore "" aveva detto nella sua lettera.
– Suppongo – disse il signor Shawnessy, aiutandola a salire nella sua cuccetta – col tempo tutto il processo sarà controllato alla meglio di adesso. Ma sembra che il controllore abbia perduto la lista dei viaggiatori.
In bianca camicia da notte, con i capelli sciolti, ella si afferrò alle sue mani.
– Ho aspettato con fede il tuo ritorno, mio signore.
Il treno rombava e gemeva passando come un proiettile lanciato a velocità pazzesca attraverso un paesaggio di prati, laghi, fiumi. Nel vagone semibuio e ondeggiante ella vide il viso amato e bellissimo e cercò di attrarlo nella cuccetta accanto a sé, ma c'era una gran confusione, perché scoprì che si trattava invece del viso del "" perfessore "", che guardava intensamente il suo, e il cui fiato sibilante si cambiò nel fischio del treno, un melanconico suono di dolore e d'addio, di rinuncia, di femminile sconfitta e di ricordo dei giorni scomparsi e dei giardini sfioriti che una volta erano stati colmi d'estate… Addio…”

Ross Lockridge (1914–1948)

Origine: L'albero della vita, p. 59

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“Avevo a 16 anni, andavo a liceo e giocavo a pallone. Sono entrato in una palestra, ma in sala pesi per irrobustirmi. Vicino c'era una saletta di pugilato. Una ragazzo era più piccolo di stazza, ma con tecnica e velocità stava prevalendo su uno molto più grosso, e quella cosa mi incuriosì molto.”

Giovanni De Carolis (1984) pugile italiano

Origine: Dall'intervista di Luigi Panella, De Carolis, il gentiluomo del ring vuole il mondiale: "Nessun riscatto, faccio la boxe perché la amo" http://www.repubblica.it/rubriche/la-storia/2016/01/08/news/de_carolis_boxe_mondiale-130805822/, Repubblica.it, 8 gennaio 2016.

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“So che stai leggendo tardi questa
poesia, prima di lasciare l' ufficio
con l'abbagliante lampada gialla e la finestra nel buio
nell'apatia di un fabbricato sbiadito nella quiete
dopo l'ora di traffico. So che stai leggendo questa poesia
in piedi nella libreria lontano dall'oceano
in un giorno grigio di primavera, fiocchi sparsi di neve
spinti attraverso enormi spazi di pianure intorno a te.
So che stai leggendo questa poesia
in una stanza dove tanto è accaduto che non puoi sopportare
dove i vestiti giacciono sul letto in cumuli stagnanti
e la valigia aperta parla di fughe
ma non puoi ancora partire. So che stai leggendo questa poesia
mentre il treno della metropolitana perde velocità e prima di salire
le scale
verso un nuovo tipo d'amore
che la vita non ti ha mai concesso.
So che stai leggendo questa poesia alla luce
del televisore dove immagini mute saltano e scivolano
mentre tu attendi le telenotizie sull'intifada.
So che stai leggendo questa poesia in una sala d'attesa
Di occhi che s'incontrano sì e no, d'identità con estranei.
So che stai leggendo questa poesia sotto la luce al neon
nel tedio e nella stanchezza dei giovani fuori gioco,
che si mettono fuori gioco quando sono ancora troppo giovani. So
che stai leggendo questa poesia con una vista non più buona, le spesse lenti
ingigantiscono queste lettere oltre ogni significato però
continui a leggere perché anche l'alfabeto è prezioso.
So che stai leggendo questa poesia mentre vai e vieni accanto alla stufa
scaldando il latte, sulla spalla un bambino che piange, un libro
nella mano
poiché la vita è breve e anche tu hai sete.
So che stai leggendo questa poesia non scritta nella tua lingua
indovinando alcune parole mentre altre continui a leggerle
e voglio sapere quali siano queste parole.
So che stai leggendo questa poesia mentre ascolti qualcosa,
diviso fra rabbia e speranza
ricominciando a fare di nuovo il lavoro che non puoi rifiutare.
So che stai leggendo questa poesia perché non rimane
nient'altro da leggere
là dove sei atterrato, completamente nudo.”

Adrienne Rich (1929–2012) poetessa e saggista statunitense

An Atlas of the Difficult World

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“Fino allora egli era avanzato per la spensierata età della prima giovinezza, una strada che da bambini sembra infinita, dove gli anni scorrono lenti e con passo lieve, così che nessuno nota la loro partenza. Si cammina placidamente, guardandosi con curiosità attorno, non c'è proprio bisogno di affrettarsi, nessuno preme dietro e nessuno ci aspetta, anche i compagni procedono senza pensieri, fermandosi spesso a scherzare. Dalle case, sulle porte, la gente grande saluta benigna, e fa cenno indicando l'orizzonte con sorrisi di intesa; così il cuore comincia a battere per eroici e teneri desideri, si assapora la vigilia delle cose meravigliose che si attendono più avanti; ancora non si vedono, no, ma è certo, assolutamente certo che un giorno ci arriveremo. Ancora molto? No, basta attraversare quel fiume laggiù in fondo, oltrepassare quelle verdi colline. O non si è per caso già arrivati? Non sono forse questi alberi, questi prati, questa bianca casa quello che cercavamo? Per qualche istante si ha l'impressione di sì e ci si vorrebbe fermare. Poi si sente dire che il meglio è più avanti e si riprende senza affanno la strada. Così continua il cammino in un'attesa fiduciosa e le giornate sono lunghe e tranquille, il sole risplende alto nel cielo e sembra non abbia mai voglia di calare al tramonto. Ma a un certo punto, quasi istintivamente, ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle spalle nostre, chiudendo la via del ritorno. Allora si sente che qualcosa è cambiato, il sole non sembra più immobile ma si sposta rapidamente, ahimè, non si fa in tempo a fissarlo che già precipita verso il confine dell'orizzonte, ci si accorge che le nubi non ristagnano più nei golfi azzurri del cielo ma fuggono accavallandosi l'una all'altra, tanto è il loro affanno; si capisce che il tempo passa e che la strada un giorno dovrà pur finire. Chiudono a un certo punto alla nostre spalle un pesante cancello, lo rinserrano con velocità fulminea e non si fa in tempo a tornare.”

The Tartar Steppe

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“La Cadillac Eldorado Brougham del 1957 era l'incarnazione perfetta dell'esibizionismo, tra le macchine d morte. Quasi tre tonnellate di acciaio unite insieme a fare una bestia dalle fauci enormi e dalle code alte, rivestita di tanto metallo cromato che ci si sarebbe potuto costruire un Terminator e conservarne qualche scarto (il metallo era presente soprattutto sotto forma di strisce taglienti che, in caso di impatto, si staccavano, trasformandosi in falci letali che scorticavano i pedoni). Sotto i quattro fanali anteriori sfoggiava due pallottole paraurti cormate, che somigliavano a due siluri inesplosi o a due mortali tette di Madonna. La colonna dello sterzo, non contraibile, in uno scontro di una certa entità avrebbe trafitto il conducente; i finestrini elettrici avrebbero potuto staccare la testa di un bambino; non c'erano cinture di sicurezza, e il motore V8 da 325 cavalli consumava tanto che, quando passava, lo sentivi risucchiare dinosauri liquefatti dal terreno. Faceva al massimo centosettanta chilometri orari, ma le sospensioni molli e simili a scialuppe non le avrebbero mai dato stabilità a quella velocità, e a poco sarebbero serviti i freni di dimensioni ridotte. Le pinne che sporgevano posteriormente erano così alte e aguzze che l'auto rappresentava una minaccia letale per i pedoni anche da parcheggiata; e tutto l'insieme poggiava su grandi pneumatici internamente bianchi, simili a gigantesche ciambelle e dotati della stessa manovrabilità. Detroit non sarebbe riuscita a superare quella letale ostentazione pinnata nemmeno se avesse rivestito di strass un'oraca assassina. Era un'autentico capolavoro.”

A Dirty Job

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“Mai sottovalutare l'ampiezza di banda di una station wagon piena di nastri lanciata a tutta velocità lungo l'autostrada.”

Andrew Stuart Tanenbaum (1944) informatico statunitense

Origine: Da Reti di calcolatori, Pearson Italia, 2003.

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“La contaminazione è solamente la rivelazione di una situazione che cambia ad alte velocità”

Marshall McLuhan (1911–1980) sociologo canadese

La luce e il mezzo

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“Ma il passaggio, o trasformazione subitanea, da "caffè" a bar, ha un suo significato storico e preciso. Perché la società del "caffè", la Belle Époque, non è stata, in definitiva, soppressa e mutata dai cataclismi, dalle guerre, dalle rivoluzioni, dalle alluvioni economiche e sociali. Tutto il guasto, tutta la mutazione è venuta da un cambio di velocità: gli uomini del caffè andavano a trenta, a cinquanta all'ora; gli uomini del bar vanno a duecento, a cinquecento, a mille all'ora.”

Alberto Consiglio (1902–1973) giornalista, politico e sceneggiatore italiano

Variante: Ma il passaggio, o trasformazione subitanea, da "caffè" a bar, ha un suo significato storico e preciso. Perché la società del "caffè", la Belle Époque, non è stata, in definitiva, soppressa e mutata dai cataclismi, dalle guerre, dalle rivoluzioni, dalle alluvioni economiche e sociali. Tutto il guasto, tutta la mutazione è venuta da un cambio di velocità: gli uomini del caffè andavano a trenta, a cinquanta all'ora; gli uomini del bar vanno a duecento, a cinquecento, a mille all'ora.
Origine: Dall'introduzione a Erminio Scalera, I caffè napoletani, Napoli, 1967; citato in (Monumenti e Miti della Campania Felix – Il Mattino), Il caffè, postfazione di Lejla Mancusi Sorrentino, Pierro, 1997, pp. 108, 110.

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“Io gioco di velocità, fantasia e istinto, vedere la gente felice per il mio gol è il regalo più bello.”

Gervinho (1987) calciatore ivoriano

Origine: Da un'intervista a La Gazzetta dello Sport; citato in Gervinho: "Voglio ridare felicità ai tifosi del Parma. Il gol? Istinto" https://gianlucadimarzio.com/it/rassegna-stampa-serie-a-gervinho-parma-gol-cagliari, Gianlucadimarzio.com, 24 settembre 2018.

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“La recente scoperta che la grande spirale di Andromeda possiede la velocità quasi eccezionale di - 300 km(/s) mostrò i mezzi allora disponibili, capaci di analizzare non solo gli spettri delle spirali ma anche la loro velocità.”

Vesto Slipher (1875–1969) astronomo statunitense

da Spectrographic Observations of Nebulae http://adsabs.harvard.edu/cgi-bin/nph-bib_query?bibcode=1915PA.....23...21S&db_key=AST&data_type=HTML&format=&high=448f04e38822894, in "Popular Astronomy", Vol. 23, p. 21-24

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Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
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