Frasi su altro
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“Appena strappato il primo, non tarda a comparirne un altro.”

Publio Virgilio Marone (-70–-19 a.C.) poeta romano

VI, 143

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“Il peggio arrivò verso la fine. Moltissime persone morirono proprio alla fine, e io non sapevo se avrei resistito un altro giorno. Un contadino, un russo, Dio lo benedica, vide in che stato ero, entrò in casa e ne uscì con un pezzo di carne per me.»
«Ti salvò la vita.»
«Non lo mangiai.»
«Non lo mangiasti?»
«Era maiale. Non ero disposta a mangiare maiale.»
«Perché?»
«Che vuol dire perché?»
«Come? Perché non era kosher?»
«Certo.»
«Ma neppure per salvarti la vita?»
«Se niente importa, non c'è niente da salvare.”

Variante: «Il peggio arrivò verso la fine. Moltissime persone morirono proprio alla fine, e io non sapevo se avrei resistito un altro giorno. Un contadino, un russo, Dio lo benedica, vide in che stato ero, entrò in casa e ne uscì con un pezzo di carne per me.»
«Ti salvò la vita.»
«Non lo mangiai.»
«Non lo mangiasti?»
«Era maiale. Non ero disposta a mangiare maiale.»
«Perché?»
«Che vuol dire perché?»
«Come? Perché non era kosher?»
«Certo.»
«Ma neppure per salvarti la vita?»
«Se niente importa, non c'è niente da salvare.»
Origine: Se niente importa, Raccontare storie, p. 25

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“Beato te, che puoi infischiarti dell'ostracismo dell'Opéra e sei capace di far tutto. Io, altro che per il teatro, non so far nulla.”

Georges Bizet (1838–1875) compositore e pianista francese

a Camille Saint-Saëns; citato in Giulio Confalonieri, La storia della musica

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“Le ispirazioni alle base dei miei testi sono molte, ma il punto di partenza è quasi sempre l'osservazione della realtà. Poi c'è anche un'importante componente liberatoria. Anche se i miei brani sono più che altro ironici, sono convinto che ascoltarli abbia un effetto quasi catartico, specie nel clima di moralismo in cui viviamo adesso.”

Immanuel Casto (1983) musicista e cantante italiano

Origine: Citato in Casto, principe del porno-groove. «Ruby? Siamo nella società del sesso» http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/spettacoli/2010/29-ottobre-2010/casto-principe-porno-grooveruby-siamo-societa-sesso-1804054174299.shtml, Corriere del Mezzogiorno.it, 29 ottobre 2010.

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“Sulle cose a tre vorrei dire che, secondo quanto ho visto, in realtà non regna la democrazia secondo me che uno sogna, poiché c'è spesso qualcuno che gode di più attenzioni di un altro. Quindi è un po' come a scopa, c'è l'asso piglia tutto e c'è qualcuno invece che rimane con l'amaro in bocca.”

Immanuel Casto (1983) musicista e cantante italiano

Origine: Dal programma televisivo Loveline, MTV, stagione 9, puntata 5, 24 novembre 2010; disponibile su Mtv.it http://ondemand.mtv.it/serie-tv/loveline/s09/loveline-s09e05.

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“Per me l'arte moderna non è altro che l'espressione degli ideali dell'epoca in cui viviamo.”

Jackson Pollock (1912–1956) pittore statunitense

Lettere, riflessioni, testimonianze

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“Dove si trova la conoscenza? I bambini di solito cominciano con il dare per scontato che l'insegnante possieda la conoscenza e la trasmetta alla classe. Se si creano le condizioni opportune, imparano presto che anche altri componenti della classe potrebbero possedere delle conoscenze, e che queste conoscenze possono essere condivise. (Naturalmente lo sanno fin dall'inizio, ma solo riguardo ad argomenti spiccioli.) In questa seconda fase, la conoscenza esiste nel gruppo – ma in modo inerte. È possibile allora vedere la discussione di gruppo come un modo di creare conoscenza invece che semplicemente come un modo per scoprire chi possiede quali conoscenze?
C'è un ulteriore passo da compiere, che ci porta a toccare uno degli aspetti più profondi della conoscenza umana. Se nessun membro del gruppo "sa" la risposta, dove si può andare a "scovarla"? È il balzo che porta a concepire la cultura come un magazzino, come un deposito di attrezzi o qualcosa di simile. Esistono cose note a tutti gli individui (più di quante essi stessi sappiano); più cose ancora sono conosciute dal gruppo possono essere scoperte tramite una discussione all'interno del gruppo; e molte più ancora sono immagazzinate in qualche altro posto – nella "cultura", per esempio nella testa delle persone più colte, nei manuali, nei libri, nelle mappe e così via. Per definizione, praticamente nessuno in una cultura sa tutto quello che c'è da sapere su di essa. E allora cosa dobbiamo fare quando non sappiamo come andare avanti? E quali sono i problemi che incontriamo nel reperire la conoscenza che ci serve?
Se sappiamo rispondere a questa domanda siamo sulla buona strada per capire cos'è una cultura. Non ci vorrà molto perché un bambino cominci a capire che la conoscenza è potere, o che è una forma di ricchezza, o che è una rete di sicurezza.”

Jerome Bruner (1915–2016) psicologo statunitense

da La cultura dell'educazione, Feltrinelli, Milano, 1997, pp. 64-65

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“Il re non deve ergersi a giudice fra Dio e l'uomo. Che si tratti di eretici, turchi, ebrei o altro, non spetta al potere temporale comminare seppur minime pene per tale ragione.”

Thomas Helwys (1550–1616) predicatore e teologo inglese

da A Short Declaration of the Mystery of Iniquity; citato in Rainer Riesner, L'apostolo Paolo e l'Europa moderna, Tracce, giugno 2009

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“L'attore che sono oggi è sicuramente il risultato delle mie esperienze passate, e non solo lavorative; anche se, più che altro, mi sento un miscuglio tra quello che sono realmente e quello che vorrei essere.”

Bill Murray (1950) attore e comico statunitense

citato in Dizionario degli attori: Gli attori del nostro tempo, a cura di Gabriele Rifilato, Rai-Eri, 2005, Roma. ISBN 8839712895

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“Lo Stato da solo è libero di poggiare sulle sue forze, e non dipende dalla volontà arbitraria di un altro.”

Menippo: XXXV, 32; 2010
Ea autem in libertate posita est quae suis stat viribus, non ex alieno arbitrio pendet.
Ab urbe condita, Libro XXXI – Libro XL

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“L'invidia è cieca, né altro sa fare che sminuire il valore altrui, corrompendo gli onori ed i meriti che uno si merita.”

Gneo Manlio Vulsone: XXXVIII, 49; 2006
Caeca invidia est nec quicquam aliud scit quam detractare virtutes, corrumpere honores ac praemia earum.
Ab urbe condita, Libro XXXI – Libro XL

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“Un altro fatto che attesta grandemente il progresso umano della nostr'età è l'avvicinamento dell'aristocrazia al popolo.”

Giuseppe Garibaldi (1807–1882) generale, patriota e condottiero italiano

cap. XXXV; p. 77
Clelia: il governo dei preti

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“[Parlando dell'arte contemporanea e del Maxxi] Non vorrei fare Sgarbi, ma il quadro – purtroppo io sono un italiano che lo capisce meglio – è un quadro di ladri, di incapaci, di ignoranti, di architetti da galera, i cui nomi non voglio neanche dirli perché li ho già detti; pensa soltanto che a Milano abbiamo il Monumento "all'Ago e al Filo" del grande artista americano Oldenburg in piazza Cadorna con un orrore di Gae Aulenti che deforma una piazza che era una piazza civile. Non so se hai visto il Museo di Messina: il Museo di Messina è un luogo bellissimo, quello che c'è, un edificio storico; quel cesso che hanno fatto, una scatola di merda, non è neanche un magazzino, miliardi agli architetti! Fuksas, che è un distruttore e un fascista, prende 22 miliardi di parcella, neanche Bramante, Palladio, Michelangelo hanno preso tanto. In galera! Altro che Bertolaso per la casa da 1.500 euro al mese. Architetti ladri! Distruttori! Detto questo, però, non voglio fare Sgarbi, ma siccome conosco tutto, tu non hai idea di come è bello un museo povero. E posso dirti che io che ho fatto il più bel museo d'Italia e l'ho aperto in tre mesi, prendendoli a calci nel culo, solo con i ragazzi che lavoravano con me, ho speso, per il Museo della Mafia, 60.000 euro. Stella, che non è mai stato mio amico ma, insomma, è sempre stato il severo censore, è rimasto sedotto dal fatto che un museo bellissimo con un artista formidabile, che si chiama Inzirillo, con tante cose che verrete a vedere, spero, […] è costato 60.000 euro […] Sai quanto è costato il cesso di Zaha Hadid? 160 milioni di euro! Per un monumento a una troia irachena! […] Tu non vieni da noi, a distruggere l'Italia, per farti un monumento! Che non serve a niente! E a spendere 50 milioni di euro di opere di merda! Di opere di merda! Perché se non hai i soldi per il Colosseo, è perché hai comprato Andy Warhol, Gilbert & George, dei cacatori di merda! […] Fuksas, guarda, è bene che non venga, perché calci nel culo, in galera deve andare! In galera! In galera! Ci sono i soldi, vengono buttati! […] Ai tempi di Andreotti c'erano 40 miliardi per il Colosseo, 20 milioni di euro; oggi ne occorrono 17. Perché hanno speso… Roma ha bisogno di un museo d'arte contemporanea, 160 milioni di euro, e non ha bisogno del Colosseo? Il problema della spesa pubblica è capire che cosa è importante fare e non buttare i soldi. Lì, tra gli acquisti e il museo, hanno speso 220 milioni di euro per la merda d'artista.”

Vittorio Sgarbi (1952) critico d'arte, politico e opinionista italiano

da L'ultima parola, 5 giugno 2010
Da programmi televisivi

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“Cornelia: Il tempo | È d'alto prezzo, e in altro che lamenti | Adoprarlo convien.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Atto III, p. 158
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“Aristodemo: Tutti siamo infelici. Altro di bene | Non abbiam che la morte.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Atto III, Scena VII, p. 304
Aristodemo

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“Mentre il software libero chiamato in qualunque altro modo offrirebbe le stesse libertà, fa una grande differenza quale nome utilizziamo: parole differenti hanno significati differenti.
Nel 1998, alcuni sviluppatori di software libero hanno iniziato ad usare l'espressione "software open source" invece di "software libero" per descrivere quello che fanno. Il termine "open source" è stato rapidamente associato ad un approccio diverso, una filosofia diversa, valori diversi e perfino un criterio diverso in base al quale le licenze diventano accettabili. Il movimento del Software Libero e il movimento dell'Open Source sono oggi due movimenti diversi con diversi punti di vista e obiettivi, anche se possiamo lavorare, e in effetti lavoriamo insieme ad alcuni progetti concreti.
La differenza fondamentale tra i due movimenti sta nei loro valori, nel loro modo di guardare il mondo. Per il movimento Open Source, il fatto che il software debba essere Open Source o meno è un problema pratico, non un problema etico. Come si è espresso qualcuno, "l'Open Source è una metodologia di sviluppo; il Software Libero è un movimento di carattere sociale."”

Richard Stallman (1953) informatico e attivista statunitense, fondatore del progetto GNU

Per il movimento Open Source, il software non libero è una soluzione non ottimale. Per il movimento del Software Libero, il software non libero è un problema sociale e il software libero è la soluzione.
Perché "Software Libero" è meglio di "Open Source"

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“Talvolta Dio dice "no" alle nostre preghiere… ma è tutta un'apparenza. Quando lo fa, il suo "no" si trasforma in un torrente di grazie per qualcun altro, spesso per molti altri. Non c'è nulla al mondo di simile a una preghiera inesaudita.”

Variante: "Talvolta Dio dice "no" alle nostre preghiere... ma è tutta un'apparenza. Quando lo fa, il suo "no" si trasforma in un torrente di grazie per qualcun altro, spesso per molti altri. Non c'è nulla al mondo di simile a una preghiera inesaudita." (p. 244)
Origine: L'ultimo crociato, p. 244

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“[Su Roger Federer] I suoi movimenti fluidi, eleganti, che producono un'impressione di facilità, lasciano altresì credere di tendere ad altro che alla disputa del punto.”

Origine: Da Éloge du sport, Maren Sell, Parigi, 2010, p. 66; citato in André Scala, I silenzi di Federer, traduzione di Alessandro Giarda, O Barra O Edizioni, Milano, 2012, p. 35, ISBN 88-97332-37-4.

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“Buffon pareva vecchio, da buttare: così dicevano. Oggi è di nuovo santo. Io dico che Buffon è su un altro pianeta, uno così nasce ogni quarant'anni. Conta la forza, la continuità. E lui regge da più di 15 stagioni.”

Emiliano Viviano (1985) calciatore italiano

Origine: Dall'intervista di Emanuela Audisio, Da asino a eroe, la vita del portiere e gli altri sportivi ci disprezzano http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/02/08/da-asino-eroe-la-vita-del-portiere.html, la Repubblica, 8 febbraio 2013.

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“Gesù, diventato Cristo, è ancora fortemente giudaico; quando diventò il Logos, nel Ternarium trinitario, fu reso decisamente platonico; Gesù Cristo sarà reso oggetto di volontà d'ortodossia; le dommatiche lo chiuderanno entro formule che vogliono essere «esclusive», ed escludenti; le teologie cercheranno, qualche volta, di rompere la scorza delle definizioni dommatiche, ma sempre saranno tenute a questa o a quella ortodossia. Gesù, diventato Cristo, aveva diritto di essere lasciato libero da restrizioni umane; tanto valeva lasciarlo nella sua sfera umana soltanto (come Gesù). Noi siamo davanti alla necessità di riprendere il filo là dove le dommatiche lo hanno tagliato; Gesù, traslato nella sfera del divino, non può fermarsi ad essere il Cristo; e neanche il Logos; egli deve essere il veramente libero da ogni condizionamento, deve essere Gesù Libero, Iesoūs Eléutheros. Le teologie e le dommatiche non diventano superflue; esse hanno svolto un grande ruolo nel passato; possono averne altro nell'avvenire; non siamo che alla preistoria del Cristianesimo; la storia di Gesù riparte oggi; per ripartire senza condizionamenti basta esser coerenti col significato della sua traslazione nel non-umano. Chiediamo la liberazione di Gesù. Se Egli resta solo il Cristo, non è ancora interamente libero. Cadranno le vigenti dommatiche? I dizionari teologici diventeranno glossari di archeologia e di filologia? Ma di cosa vi preoccupate, o uomini di poca fede…! Gesù non vale più dei vostri dizionari e dei vostri concilii?”

Giovanni Giraldi (1915–2014) filosofo, filologo e accademico italiano

in Sistematica NN. 156-157, p. 13-14
Gesù

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