Frasi su emancipazione

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema emancipazione, stesso, liberto, social.

Frasi su emancipazione

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“Io stessa – non ve lo nascondo – vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione. Essere stata una di loro e aver speso tanta parte del mio impegno di lavoro per il loro riscatto, per l'affermazione di una loro pari responsabilità sociale e umana, costituisce e costituirà sempre un motivo di orgoglio della mia vita. […] Il momento che attraversiamo è drammatico e difficile, ne siamo tutti consapevoli. Il terrorismo continua nella sua opera nefasta e delittuosa. Pochi giorni fa a Roma si è tentata ancora una volta «la strage» su pacifici lavoratori riuniti in una loro sede, nell'espressione del primo e più alto diritto democratico e costituzionale, quello della libertà di associazione e di espressione. Questa nostra stessa Assemblea ha dovuto ricorrere a misure di sicurezza, senza alcun dubbio necessarie. Ma guai a noi, onorevoli colleghi, se non avvertissimo con tutta la nostra forza e con tutto il nostro senso di responsabilità che le assemblee parlamentari esprimono al più alto grado la sovranità popolare.”

Nilde Iotti (1920–1999) politica italiana

Discorsi di insediamento alla Presidenza della Camera dei deputati
Variante: Io stessa – non ve lo nascondo – vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione. Essere stata una di loro e aver speso tanta parte del mio impegno di lavoro per il loro riscatto, per l'affermazione di una loro pari responsabilità sociale e umana, costituisce e costituirà sempre un motivo di orgoglio della mia vita. [... ] Il momento che attraversiamo è drammatico e difficile, ne siamo tutti consapevoli. Il terrorismo continua nella sua opera nefasta e delittuosa. Pochi giorni fa a Roma si è tentata ancora una volta «la strage» su pacifici lavoratori riuniti in una loro sede, nell'espressione del primo e più alto diritto democratico e costituzionale, quello della libertà di associazione e di espressione. Questa nostra stessa Assemblea ha dovuto ricorrere a misure di sicurezza, senza alcun dubbio necessarie. Ma guai a noi, onorevoli colleghi, se non avvertissimo con tutta la nostra forza e con tutto il nostro senso di responsabilità che le assemblee parlamentari esprimono al più alto grado la sovranità popolare.
Origine: Dal Discorso di insediamento alla Presidenza della Camera, VIII legislatura, 20 giugno 1979; disponibile su Camera.it http://storia.camera.it/presidenti/iotti-nilde/viii-legislatura-della-repubblica-italiana/discorso:0#nav.

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“Lenin, grande capo della rivoluzione e genio dell'umanità, ha dedicato tutta la sua vita alla causa rivoluzionaria consacrata alla libertà e all'emancipazione della classe operaia internazionale e delle nazioni oppresse di tutto il mondo, e ha compiuto opere imperiture per il trionfo del socialismo e del comunismo.”

Kim Il-sung (1912–1994) politico nordcoreano

Origine: Trionfano le grandi idee di Lenin sulla lotta di liberazione nazionale nelle colonie dell'oriente, articolo pubblicato il 16 aprile 1970 nella Pravda, organo del Comitato Centrale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica, per il centenario della nascita di V. I. Lenin

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“La questione reale è se sia giusto e opportuno che metà della razza umana attraversi la vita in uno stato di subordinazione forzata nei confronti dell'altra metà; se lo stato migliore della società umana sia quello di essere divisa in due parti, una di individui dotati di volontà e di un'esistenza indipendente, l'altra di umili compagne di questi, ciascuna attaccata a uno di essi allo scopo di crescere i suoi figli e rendere la sua casa piacevole per lui. Se questo è il ruolo assegnato alle donne, non è che una forma di gentilezza istruirle per esso e far loro credere che la più grande fortuna che possa loro capitare sia quella di essere scelte da un uomo per questo scopo e che ogni altra carriera che il mondo giudica felice e onorevole sia loro preclusa dalla legge, non delle istituzioni sociali, dalla natura e dal destino. Tuttavia, quando chiediamo perché l'esistenza di metà della specie dovrebbe essere meramente ancillare rispetto a quella dell'altra, perché ogni donna dovrebbe essere una mera appendice di un uomo, non autorizzata ad avere interessi propri in modo che nulla possa compete nella sua mente, con gli interessi e i piaceri di lui, l'unica ragione che ci può essere fornita è che agli uomini piace così. È gradevole per loro che essi vivano per se stessi e le donne per loro: ed essi sono riusciti per molto tempo a far sì che le loro sottoposte considerassero le qualità e la condotta che sono piacevoli per chi le governa le loro virtù appropriate.”

Harriet Taylor Mill (1807–1858) filosofa inglese

da The Enfranchisement of Women, 1851; traduzione di M. Reichlin in Sull'eguaglianza e l'emancipazione femminile, a cura di N. Urbinati, Einaudi, Torino, 2001, p. 52

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“L'emancipazione della classe lavoratrice deve essere opera della classe lavoratrice stessa.”

Karl Marx (1818–1883) filosofo, economista, storico, sociologo e giornalista tedesco

Origine: Da Statuti provvisori dell'Associazione internazionale degli operai, 1864.

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“Scuotendosi di dosso il giogo politico, la società civile si scuote di dosso i lacci che avvincevano il suo spirito egoista. L'emancipazione politica fu contemporaneamente l'emancipazione della società civile dalla politica, dalla parvenza stessa di un contenuto universale.”

Karl Marx (1818–1883) filosofo, economista, storico, sociologo e giornalista tedesco

Origine: Da La questione ebraica: 1955-89, vol. I, p. 369. Citato in Domenico Losurdo, Controstoria del liberalismo, Laterza, 2005, p. 315.

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“Il cambiamento di un'epoca storica si può definire sempre dal progresso femminile verso la libertà perché qui, nel rapporto della donna con l'uomo, del debole col forte, appare nel modo più evidente la vittoria della natura umana sulla brutalità. Il grado dell'emancipazione femminile è la misura naturale dell'emancipazione universale.”

Charles Fourier (1772–1837) filosofo francese

da Théorie des Quatres Mouvements; citato in Karl Marx, La Sacra Famiglia, Rinascita, Roma, 1954; citato in Juliet Mitchell, La condizione della donna, traduzione di Giovanna Stefancich, Einaudi, Torino 1972

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“Questa emancipazione dicono dovere essere triplice: nella direzione della società domestica, nell'amministrazione del patrimonio, nell'esclusione e soppressione della prole. La chiamano emancipazione sociale, economica, fisiologica; fisiologica in quanto vogliono che la donna, a seconda della sua libera volontà, sia o debba essere sciolta dai pesi coniugali, sia di moglie, sia di madre (e che questa, più che emancipazione, debba dirsi nefanda scelleratezza, già abbiamo sufficientemente dichiarato); emancipazione economica, in forza della quale la moglie, all'insaputa e contro il volere del marito, possa liberamente avere, trattare e amministrare affari suoi privati, trascurando figli, marito e famiglia; emancipazione sociale, in quanto si rimuovono dalla moglie le cure domestiche sia dei figli come della famiglia, perché, mettendo queste da parte, possa assecondare il proprio genio e dedicarsi agli affari e agli uffici anche pubblici. Ma neppure questa è vera emancipazione della donna, né la ragionevole e dignitosa libertà che si deve al cristiano e nobile ufficio di donna e di moglie; ma piuttosto è corruzione dell'indole muliebre e della dignità materna, e perversione di tutta la famiglia, in quanto il marito resta privo della moglie, i figli della madre, la casa e tutta la famiglia della sempre vigile custode. Anzi, questa falsa libertà e innaturale eguaglianza con l'uomo tornano a danno della stessa donna; giacché se la donna scende dalla sede veramente regale, a cui, tra le domestiche pareti, fu dal Vangelo innalzata, presto ricadrà nella vecchia servitù (se non di apparenza, certo di fatto) e ridiventerà, come nel paganesimo, un mero strumento dell'uomo.”

cap. II
Casti Connubii

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“La cosa fondamentale di Marx è che la critica in lui si lega a un progetto storico-filosofico di emancipazione dell'umanità e di riscatto dell'umanità stessa dai meccanismi repressivi di alienazione, sfruttamento e schiavitù del capitalismo.”

Diego Fusaro (1983) filosofo italiano

da una video-intervista per Dillinger.it
Origine: Visibile al minuto 02:30 di Diego Fusaro: "Marx è vivo (ed è la nostra unica speranza)" http://www.youtube.com/watch?v=NFqDpjzO4jU, YouTube.com, 14 febbraio 2010.

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“La chiamano emancipazione | quella di farsi le lampade nel Meridione.”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da Giuda me, n. 9
Verità supposte

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“Il progetto femminista è solo una parte del grande movimento politico internazionale per l'emancipazione umana. Ed è parte integrante della battaglia più vasta a favore dei diritti civili e delle libertà umane.”

Naomi Wolf (1962) giornalista, scrittrice e consulente politico statunitense

Origine: Dall'intervista a l'Espresso, gennaio 2008; citato in Loredana Lipperini, Per Cominciare, Lipperatura, 2 gennaio 2008.

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“Quando l'Udr manifesta il proposito di "cacciare Berlusconi dalla politica" per prendergli il posto è come se gli 8 milioni di voti di Forza Italia e i 16 milioni del Polo fossero delle anime morte che si acquistano o si ereditano, allo stesso modo in cui si faceva per i mugiki in Russia prima dell'emancipazione dei servi della gleba.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

1998
Origine: Dall'intervista al Corriere del Mezzogiorno; citato in Berlusconi "I sondaggi bocciano l'Udr" http://archivio.lastampa.it/m/articolo?id=cfe456677c38b590585a8ccd9c9ec6eaec4daa16, La Stampa, 25 novembre 1998.

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“La soggezione economica del lavoratore […] forma la base della servitù in tutte le sue forme, la base di ogni miseria sociale, di ogni degradazione spirituale e dipendenza politica. Di conseguenza l'emancipazione economica della classe operaia e il grande fine qui deve essere subordinato, come mezzo, ogni movimento politico.”

Karl Marx (1818–1883) filosofo, economista, storico, sociologo e giornalista tedesco

Origine: Citato in Giovanni Sabbatucci e Vittorio Vidotto, Il mondo contemporaneo. Dal 1848 a oggi, Editori Laterza, Roma, 2008, <nowiki>ISBN 978-88-420-8741-0</nowiki>, pag. 34.

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“Da un mese sono strettamente vegetariano. L'effetto morale di questo stile di vita, con il suo volontario assoggettamento del corpo e la conseguente emancipazione dai bisogni materiali, è immenso. Puoi giudicare tu stesso quanto ne sia profondamente convinto se ti dico che mi aspetto da esso niente meno che la rigenerazione dell'umanità.”

Gustav Mahler (1860–1911) compositore e direttore d'orchestra austriaco di origine boema

Origine: For a month now I have been an out-and-out vegetarian. The moral effect of this way of life, with its voluntary castigation of the body, causing one's material needs to dwindle away, is enormous. You can judge for yourself how utterly I [am] convinced of it, when I tell you that I expect of it no less than the regeneration of humanity. (dalla lettera a Emil Freund del 1º novembre 1880; citato in Alfred Mathis-Rosenzweig, Gustav Mahler: New Insights into his Life, Times and Work, a cura di Jeremy Barham, Ashgate Publishing, 2007, p. 165 https://books.google.it/books?id=VIcSAX6tY1IC&pg=PA165. ISBN 978-0-7546-5353-0)

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“[L'Olocausto non costituisce] un incidente di percorso, quanto piuttosto il punto culminante di uno sviluppo della civiltà che ha origini lontane nel tempo, che è accaduto nello spazio culturale dell'illuminismo e del progresso, cioè di una modernità che celebra un'accelerazione nell'emancipazione umana dal punto di vista mondiale e storico.”

Moshe Zuckermann (1949) sociologo israeliano

Origine: Da Gedenken und Kulturindustrie. Ein Essay zur neuen deutschen Normalität, 1999, p. 92; citato in Susann Witt-Stahl, Auschwizt non sta sul vostro piatto http://www.liberazioni.org/articoli/Witt-StahlS-01.htm, traduzione di Marco Maurizi, Liberazioni.org.

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“Quei buddhisti che si esercitano nella dottrina dell'assoluta buddhità, dovrebbero rendere la loro mente simile a un pezzo di roccia, essere oscuramente ignoranti, rimanere inconsapevoli (di tutte le cose), non aver discriminazione, mostrare disinteresse per tutte le cose, rassomigliare a un idiota. E perché? Perché il Dharma non ha consapevolezza né intelligenza; perché non dà intrepidità; esso è l'ultimo rifugio ove riposare. È come un uomo che ha commesso un delitto capitale ma che, graziato dal re, viene liberato dalla paura della morte. Così è per tutti gli esseri. Essi commettono i dieci atti malvagi e le cinque offese gravi che li porteranno sicuramente all'inferno. Ma il Dharma, come un re, ha il potere supremo di perdonare tutti i peccati, in modo da liberare i colpevoli dalla punizione. Vi è un uomo che è in amicizia col re. Egli viene a trovarsi in un luogo lontano dalla terra ove è nato, e uccide uomini e donne. Catturato, sta per essere punito dei suoi misfatti. Non sa cosa fare, non ha alcun aiuto, quando inaspettatamente vede il suo re e viene così liberato. Anche quando un uomo viola i precetti, commettendo omicidio, adulterio, furto, ed è terrorizzato all'idea di sprofondare nell'inferno, egli è risvegliato alla purezza del suo Dharma-re interiore e così compie la propria emancipazione.”

Bodhidharma (483–540) monaco buddhista indiano

Origine: Citato in Daisetz T. Suzuki, La dottrina Zen del Vuoto Mentale, Ubaldini Editore, 1968, pp. 95-96.

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“Emancipazione (s. f.). Fenomeno per cui uno schiavo sfugge alla tirannia altrui per piegarsi al dispotismo del proprio ego.”

Ambrose Bierce (1842–1914) scrittore, giornalista e aforista statunitense

1988, p. 73
Dizionario del diavolo

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“Ricordo di aver letto una volta una satira non priva di spirito intorno alla emancipazione della donna.”

Søren Kierkegaard (1813–1855) filosofo, teologo e scrittore danese

Aut – Aut

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“Rivolgiamo […] un saluto e un omaggio al nostro paese, che noi amiamo, per il bene del quale abbiamo lavorato e combattuto e al quale vogliamo dare e daremo, con la vittoria della democrazia e del socialismo, felicità, benessere e progresso, sicurezza, indipendenza, libertà e pace. Andiamo avanti […], per l'emancipazione del lavoro, per il rinnovamento democratico e socialista dell'Italia, per il trionfo del comunismo.)”

Palmiro Togliatti (1893–1964) politico e antifascista italiano

Origine: Dal discorso Nel quarantesimo anniversario del PCI. Rapporto alla sessione pubblica del comitato centrale e della commissione centrale di controllo del Partito Comunista Italiano, Roma, 23 gennaio 1961; così riportato in Palmiro Togliatti – Il Partito. Scritti e discorsi, edizioni a cura della Sezione stampa e propaganda del PCI, 1973.

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“Ci fu un tempo, non tanto lontano, in Occidente, in cui il carattere laico e moderno del presidente iracheno era apprezzato, se non proprio esaltato. Il confronto con Khomeini concedeva un notevole vantaggio a Saddam Hussein. Di fronte alla rivoluzione islamica di Teheran, esportatrice di un oscurantismo inquietante, la classica dittatura di Bagdad, senza propositi missionari, sembrava un argine non solo accettabile ma provvidenziale. È capitato a molti di noi di scrivere o di pensare qualcosa del genere durante la guerra Iran-Iraq. L'Iraq non era proprio una diga democratica, questo no, questo nessuno ha osato dirlo: ma un utile sbarramento laico e moderno, ossia efficiente, sì: un argine, appunto, in grado di contenere un fanatismo come quello iraniano ansioso di ricondurre le società musulmane ai secoli più bui della loro storia, e di aggredire attraverso il terrorismo gli infedeli dell'Occidente europeo e americano. Al contrario degli ayatollah iraniani, i dirigenti del partito Baas iracheno non erano considerati una minaccia alla stabilità del Golfo, vale a dire del mercato del petrolio. Khomeini costruiva moschee, Saddam Hussein scuole e ospedali e caserme. Egli dedicava, è vero, una particolare attenzione a quest'ultime ed anche alle prigioni, come del resto faceva Khomeini, ma, al contrario di Khomeini, era al tempo stesso favorevole all'emancipazione delle donne, alle quali a Bagdad non veniva imposto il ciador. Quando negli acquitrini della Mesopotamia meridionale, dove si incontrano il Tigri e l'Eufrate, furono scoperti nel 1984 migliaia di giovani iraniani uccisi dai gas iracheni, la nostra morale non fu affatto scossa. L'utilità di Saddam Hussein, in quanto diga del fondamentalismo musulmano, placava le nostre coscienze. Soltanto quattro anni dopo, quando i gas furono usati per mattare la città curda di Halabja, ci furono alcune reazioni.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Variante: Ci fu un tempo, non tanto lontano, in Occidente, in cui il carattere laico e moderno del presidente iracheno era apprezzato, se non proprio esaltato. Il confronto con Khomeini concedeva un notevole vantaggio a Saddam Hussein. Di fronte alla rivoluzione islamica di Teheran, esportatrice di un oscurantismo inquietante, la classica dittatura di Bagdad, senza propositi missionari, sembrava un argine non solo accettabile ma provvidenziale. E' capitato a molti di noi di scrivere o di pensare qualcosa del genere durante la guerra Iran-Iraq. L'Iraq non era proprio una diga democratica, questo no, questo nessuno ha osato dirlo: ma un utile sbarramento laico e moderno, ossia efficiente, sì: un argine, appunto, in grado di contenere un fanatismo come quello iraniano ansioso di ricondurre le società musulmane ai secoli più bui della loro storia, e di aggredire attraverso il terrorismo gli infedeli dell' Occidente europeo e americano. Al contrario degli ayatollah iraniani, i dirigenti del partito Baas iracheno non erano considerati una minaccia alla stabilità del Golfo, vale a dire del mercato del petrolio. Khomeini costruiva moschee, Saddam Hussein scuole e ospedali e caserme. Egli dedicava, è vero, una particolare attenzione a quest' ultime ed anche alle prigioni, come del resto faceva Khomeini, ma, al contrario di Khomeini, era al tempo stesso favorevole all'emancipazione delle donne, alle quali a Bagdad non veniva imposto il ciador. Quando negli acquitrini della Mesopotamia meridionale, dove si incontrano il Tigri e l'Eufrate, furono scoperti nel 1984 migliaia di giovani iraniani uccisi dai gas iracheni, la nostra morale non fu affatto scossa. L' utilità di Saddam Hussein, in quanto diga del fondamentalismo musulmano, placava le nostre coscienze. Soltanto quattro anni dopo, quando i gas furono usati per mattare la città curda di Halabja, ci furono alcune reazioni.

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“La crisi economica, con i suoi preoccupanti aspetti dell'inflazione e della disoccupazione, minaccia il futuro di intere generazioni, soprattutto di giovani e di donne che reclamano una adeguata collocazione nella società, resi più coscienti dei loro diritti dalle grandi battaglie di libertà e di emancipazione di questi decenni. Accanto ad essi milioni di lavoratori sono impegnati ad avanzare nelle loro conquiste, a difendere ed attuare gli strumenti di mediazione e di accordo che hanno fatto dei conflitti nel mondo del lavoro una componente essenziale della nostra democrazia, una riprova della sua qualità civile e moderna. […] La democrazia italiana ha conosciuto in questi anni e conosce tuttora nemici accaniti che vanno combattuti, e sconfitti, con la forza della Costituzione e delle leggi, con la partecipazione ed il sostegno dei cittadini; con la dedizione di tutti coloro che credono nei valori democratici, impegnandosi, ciascuno nel proprio posto di responsabilità sovente fino al limite del massimo sacrificio. Ad essi va la nostra riconoscenza; alla loro testimonianza deve corrispondere da parte nostra, in piena libertà di giudizio, l'adozione delle decisioni necessarie per la difesa e lo sviluppo delle istituzioni repubblicane.”

Nilde Iotti (1920–1999) politica italiana

Discorsi di insediamento alla Presidenza della Camera dei deputati
Origine: Dal Discorso di insediamento alla Presidenza della Camera, IX legislatura, 12 luglio 1983; disponibile su Camera.it http://storia.camera.it/presidenti/iotti-nilde/ix-legislatura-della-repubblica-italiana/discorso:0#nav.

“L'Iran imperiale disponeva di enormi risorse finanziarie che consentivano grandi innovazioni, in tutti i campi. Teheran era la meta obbligata di legioni di uomini d'affari occidentali, incolonnati come questuanti davanti ai ministeri, ansiosi di proporre prodotti e progetti. Non mi passò neppure per la testa l'idea che quel successo potesse condurre a un disastro. A ritorcesi contro lo scià fu l'eccessiva modernizzazione, compresa quella culturale. La precipitosa industrializzazione, pagata con i proventi petroliferi, non dette i frutti sperati. L'Iran non era competitivo sul piano internazionale e all'interno i consumi non erano sufficienti per mantenere le attività appena create. Si accentuò il declino dell'agricoltura, ferita da una riforma che, per volontà dello scià, aveva trasformato mezzadri e fittavoli in tanti proprietari troppo piccoli per sopravvivere. Così il distacco tra le città, gonfiate da popolazioni inurbate in gran fretta, e la società rurale era aumentato, ed era cresciuto in modo vertiginoso quello tra le classi beneficiate dalla pioggia petrolifera e quelle escluse, abbandonate a se stesse. Le campagne in favore dell'emancipazione femminile e dell'alfabetizzazione fecero emergere strati sociali subito assetati di libertà adeguate al loro nuovo status. Ma un apparato poliziesco severo, e spesso spietato, reprimeva quegli slanci suscitati dalle riforme. La monarchia non fu capace di gestire la modernizzazione (l'occidentalizzazione) che essa stessa aveva voluto. Non fu capace di rinunciare a un rigido autoritarismo che comprimeva la società civile in espansione.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Origine: Da Sulle strade di Teheran con la furia di un popolo http://download.repubblica.it/pdf/diario/31012004.pdf, la Repubblica, 31 gennaio 2004.

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“La storia delle donne è lo strumento principale della loro emancipazione.”

Gerda Lerner (1920–2013) scrittrice, docente e storica statunitense

citato in AA.VV., Il libro del femminismo, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2019, p. 155. ISBN 9788858022900

Questa frasi in attesa di revisione.