Frasi su franco
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“Aratura e pascolo sono le due mammelle della Francia.”

Massimiliano di Béthune (1560–1641) politico francese

Origine: Da Économies Royales.

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“Roy Keane mi ricorda Bryan Robson, ma non sa controllare i tackle come Robson, che riusciva a farla franca anche con le entrate assassine, senza rimediare un cartellino giallo. Robson sapeva andarci piano, prima che arrivasse l'ammonizione. Roy non molla, e si becca il cartellino. E mi va bene così, non deve cambiare il suo gioco.”

Alex Ferguson (1941) allenatore di calcio e ex calciatore scozzese

Origine: Citato in Giancarlo Galvanotti, Keane, una vita da duro http://archiviostorico.gazzetta.it/1999/novembre/20/Keane_una_vita_duro_ga_0_9911208063.shtml, Gazzetta dello Sport, 20 novembre 1999.

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“[Sul razzismo in Francia] Negli aeroporti vengo regolarmente fermato e perquisito, perché sono di colore.”

Yannick Noah (1960) tennista e cantante francese

Origine: Citato in «Paris Match» si censura per compiacere Sarkozy https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2005/dicembre/22/Paris_Match_censura_per_compiacere_co_9_051222059.shtml, Corriere della Sera, 22 dicembre 2005.

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“E si dovette quindi attendere l'avvento dello straordinario Don Budge, dall'aureo rovescio tipo baseball, perché un tennista ascendesse all'immortalità, vincendo uno dopo l'altro i Campionati d'Australia, Francia, Gran Bretagna e America.”

Gianni Clerici (1930) giornalista italiano

la Repubblica
Origine: Da Tabù Grande Slam sepolto dal progresso http://www.repubblica.it/2009/05/sport/tennis/roland-garros-2009/clerici-slam/clerici-slam.html, la Repubblica, 8 giugno 2009.

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“Al Tappone ha voluto festeggiare il suo 72° compleanno nel solco della tradizione: raccontando balle. Ha fatto la solita lista di processi a suo carico, esagerando un po' ("100 procedimenti, 900 magistrati che si sono occupati di me e del mio gruppo, 587 visite della polizia giudiziaria, 2500 udienze, 180 milioni di euro per le parcelle di avvocati e consulenti") e senza rendersi conto che anche un decimo di quelle cifre in qualunque altro paese avrebbe catapultato il premier, se non in galera, almeno fuori da Palazzo Chigi. Ha ripetuto di essere "sempre stato assolto", mentre ha avuto 6 prescrizioni perché lui stesso ha dimezzato i termini di prescrizione (controriforma del falso in bilancio e legge ex-Cirielli) e 2 assoluzioni perché "il fatto non costituisce più reato" in quanto lui stesso l'ha depenalizzato (sempre il falso in bilancio). Ha raccontato che la legge Alfano è "comune ad altri Paesi europei", mentre non esiste democrazia al mondo che preveda l'immunità per il premier (Grecia, Portogallo, Francia e Israele la contemplano solo per il capo dello Stato). E s'è dimenticato di spiegare come mai, appena passato il Dolo Alfano, il suo avvocato on. Niccolò Ghedini annunciò che lui non l'avrebbe usato perché voleva essere assolto, mentre ora pretende di applicarlo pure al coimputato Mills con la sospensione urbi et orbi del processo.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

I padrini ricostituenti, 30 settembre 2008
l'Unità

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“Forest Hills, poteva essere il mio torneo del grande slam. Perché in America ho sempre giocato alla grande. Come in Francia… strano: solo nei tornei italiani non rendevo a quel livello. E poi perché negli Usa c'era quella terra più rapida, grigio-verde, un po' il mio fondo ideale. Dunque, arrivo in crescita a New York e con queste condizioni ideali – superficie e palline, Penn se non ricordo male – vado avanti come un treno.”

Corrado Barazzutti (1953) tennista italiano

Origine: Gli US Open prima del 1978 si giocavano a Forest Hills.
Origine: Citato in Giovanni Marino, Barazzutti, moschettiere e top ten "Connors e quel furto agli Us Open" http://www.repubblica.it/2009/05/rubriche/la-storia/barazzutti-connors/barazzutti-connors.html, la Repubblica, 28 novembre 2009

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“Il Brasile sembra intrappolato in un quadro di Salvador Dalì… surreale.”

Armando Ceroni (1959) giornalista svizzero

Quarti di finale Brasile – Francia
Citazioni tratte Dalle telecronache sulla TSI, Mondiali 2006

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“[…] la scienza di quelle soluzioni che, se uno non si affretta a immaginarle per malvagità e malizia, saranno ben presto immaginate da qualcuno, e sul serio, e senza malizia […] la cacopedia ha il fine, santamente ignobile, di porre freni all'immaginazione umana e di mandare a vuoto numerosi futuri concorsi a cattedre universitarie.”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

Origine: Citato in Franco Minonzio, recensione http://www.bibliotecheoggi.it/2001/20010607401.pdf a Paolo Albani, Paolo della Bella, Forse Queneau. Enciclopedia delle scienze anomale, Biblioteche oggi, luglio-agosto 2001, p. 76.

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“[Charles M. Schulz] Non beve, non fuma, non bestemmia.”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

Origine: Citato in Franco Cavallone, prefazione a Fiocca, la neve fiocca, Rizzoli, Milano, 1979.

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“Negli anni settanta, nella zona dell'Alberone si riunivano varie "batterie" di rapinatori, provenienti anche dal Testaccio. Ne facevano parte, oltre ad alcune persone che non ricordo, Maurizio Massaria, detto "rospetto", Alfredo De Simone, detto "il secco", i tre "ciccioni", cioè Ettore Maragnoli, Pietro "il pupo", e mi sembra Luciano Gasperini – questi tre, persone particolarmente riconoscibili per la mole corporea, svolgevano più che altro il ruolo di basisti e di ricettatori – Angelo De Angelis, detto "il catena", Massimino De Angelis, Enrico De Pedis, Raffaele Pernasetti, Mariano Castellani, Alessandro D'Ortenzi e Luigi Caracciolo, detto "gigione". Tutti costoro affidavano le armi a Franco Giuseppucci, chiamato allora "il fornaretto", ancora incensurato e che godeva della fiducia di tutti. Questi le custodiva all'interno di una roulotte di sua proprietà che teneva parcheggiata al Gianicolo. All'epoca frequentavo l'ambiente dei rapinatori della Magliana, del Trullo e del Portuense. Nel corso del tempo si erano cementati i rapporti tra me, Giovanni Piconi, Renzo Danesi, Enzo Mastropietro ed Emilio Castelletti, ma non costituivamo quella che in gergo viene chiamata "batteria", cioè un nucleo legato da vincoli di esclusività e solidarietà, in altre parole non ci eravamo ancora imposti l'obbligo di operare esclusivamente tra noi, ne di ripartire i proventi delle operazioni con chi non vi avesse partecipato. In particolare, negli anni precedenti il 1978, ognuna delle suddette persone operava o da sola ovvero aggregata in gruppi più piccoli o diversi.”

Maurizio Abbatino (1954) collaboratore di giustizia e criminale italiano

dall'interrogatorio di Maurizio Abbatino, 13 dicembre 1992

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“Era accaduto che Giovanni Tigani, la cui attività era quella di scippatore, si era impossessato di un'auto Vw "maggiolone" cabrio, a bordo nella quale Franco Giuseppucci custodiva un "borsone" di armi appartenenti ad Enrico De Pedis. Il Giuseppucci aveva lasciato l'auto, con le chiavi inserite, davanti al cinema "Vittoria", mentre consumava qualcosa al bar. Il Tigani, ignaro di chi fosse il proprietario dell'auto e di cosa essa contenesse, se ne era impossessato. Accortosi però delle armi, si era recato al Trullo e, incontrato qui Emilio Castelletti che già conosceva, gliele aveva vendute, mi sembra per un paio di milioni di lire. L'epoca di questo fatto è di poco successiva ad una scarcerazione di Emilio Castelletti in precedenza detenuto. Franco Giuseppucci, non perse tempo e si mise immediatamente alla ricerca dell'auto e soprattutto delle armi che vi erano custodite e lo stesso giorno, non so se informato proprio dal Tigani, venne a reclamare le armi stesse. Fu questa l'occasione nella quale conoscemmo Franco Giuseppucci il quale si unì a noi che già conoscevamo Enrico De Pedis cui egli faceva capo, che fece si che ci si aggregasse con lo stesso. La "batteria" si costituì tra noi quando ci unimmo, nelle circostanze ora riferite, con Franco Giuseppucci. Di qui ci imponemmo gli obblighi di esclusività e di solidarietà.”

Maurizio Abbatino (1954) collaboratore di giustizia e criminale italiano

dall'interrogatorio di Maurizio Abbatino, 13 dicembre 1992

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“Non puoi permettere a qualcuno di rubarti una chance, in questa vita si pedala come al Tour de France!”

Bassi Maestro (1973) rapper, disc jockey e beatmaker italiano

da Classe 73
Classe 73

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“Non credo a ciò che in Francia, chiamano "coup de foudre"… L'amore occupa i capillari molto lento.”

Enrico Ruggeri (1957) cantautore, scrittore e conduttore televisivo italiano

da Rien ne va plus
Difesa francese

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“[Franco Corelli] In questo è stato un autentico fenomeno vocale, un do e un re bemolle 4 meno adamantini e solari di quelli di Lauri-Volpi ma enormi, straripanti, che sembravano addensarsi sulla platea della Scala come una cupola sonora.”

Rodolfo Celletti (1917–2004) musicologo e critico musicale italiano

da Voce di tenore, dal Rinascimento a oggi, storia e tecnica, ruoli e protagonisti di un mito della lirica, Edizioni Idea Libri, 1989, p. 244

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“Ho avuto l'onore di giocare contro Deschamps, lui è uno dei miei idoli. Quello che vedo ora, intendo i risultati da ct della Francia, non mi sorprendono. Lui è un uomo di calcio e grazie alla sua passione ha raggiunto grandi traguardi. Lui era un allenatore già quando giocava in campo.”

Gennaro Gattuso (1978) calciatore italiano

Origine: Da un'intervista a Radio Montecarlo; citato in Cristiano Sala, Gattuso: «Pregavo quando dovevo marcare Zidane» http://www.tuttosport.com/calcio/serie_a/juventus/2012/11/14-225911/Gattuso%3A+%C2%ABPregavo+quando+dovevo+marcare+Zidane%C2%BB, Tuttosport.com, 14 novembre 2012.

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“Tutte le volte che giocavamo contro la Francia dovevo marcare Zidane. La notte prima della partita non dormivo e pregavo perché accadesse qualcosa di magico.”

Gennaro Gattuso (1978) calciatore italiano

Origine: Da un'intervista a Radio Montecarlo; citato in Cristiano Sala, Gattuso: «Pregavo quando dovevo marcare Zidane» http://www.tuttosport.com/calcio/serie_a/juventus/2012/11/14-225911/Gattuso%3A+%C2%ABPregavo+quando+dovevo+marcare+Zidane%C2%BB, Tuttosport.com, 14 novembre 2012.

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“Era un comico nazional-popolare? Era italiano, e faceva ridere il popolo. Più nazional-popolare di così!”

Lino Banfi (1936) attore italiano

Riferendosi a Franco Franchi

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“Nessuno di noi inventa niente, hanno inventato tutto Omero e Tolstoj e gli altri continuano soltanto a riproporre.”

Duccio Tessari (1926–1994) regista italiano

citato in Franca Faldini, Goffredo Fofi, L'Avventurosa storia del cinema italiano, Feltrinelli, 1981

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“D'Artagnan non poté fare a meno di pensare quanto fragili e sconosciuti siano i fili che talora regolano i destini di un popolo e la vita degli uomini.”

Dopo che il Duca di Buckingham decide di stabilire l'embargo e dichiarare guerra alla Francia soltanto per una questione d'amore. cap. XXI La contessa di Winter
I tre moschettieri

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“[…] Gesù, il più gran rivoluzionario che ci sia stato […].”

don Franco: XII; 1983, p. 201
I Malavoglia

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“De' Medici vi venne ardito e franco | Braccio, e mostrò quanto fussi gagliardo.”

Luigi Pulci (1432–1484) poeta italiano

Origine: La giostra, XXXIV

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“Che gli italiani siano capaci di emanare leggi di riforma, ci credo senz'altro. L'Italia è la più grande produttrice di regole, ognuna delle quali è una riforma, è la riforma di un'altra regola. Gli stessi esperti pare che abbiano perso il conteggio delle leggi, dei regolamenti che vigono in Italia: c'è qualcuno che parla di 200.000, altri di 250.000. Ora, quando si pensa che la Germania ha in tutto 5.000 leggi, la Francia pare 7.000, l'Inghilterra nessuna, quasi nessuna – ha dei principi, così stabiliti. A cosa ha portato tutta questa proliferazione? A riempire gli scantinati dei nostri pubblici uffici, dove ci sono questi mucchi di legge che nessuno va nemmeno a consultare perché ognuna di queste leggi poi offre il modo di evaderle. Questa è la grande abilità dei legislatori italiani. I legislatori italiani sono quasi tutti degli avvocati. E gli avvocati a che cosa pensano? A ingarbugliare le leggi in modo da restarne loro i supremi e unici depositari. […] Riforme: hai voglia se ne faremo, continuiamo a farne, è la nostra vocazione, questa. Quanto poi all'attuazione, allora è un altro discorso: le leggi in Italia non vengono osservate, anche perché sono formulate in modo che si possano non osservare. Ed è questo che spiega l'abbondanza, la prodigalità delle nostre classi politiche, delle nostre classi dirigenti, nello sfornarne di continuo.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

da Dal Governo Dini all'Ulivo
Interviste

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“Garrotiamoli, ma non con la garrota di Francisco Franco. Alla maniera degli Apache: cinghia bagnata legata stretta attorno al cranio. Il sole asciuga il laccio umido, il cuoio si ritira, il cervello scoppia.”

Pier Gianni Prosperini (1946) politico italiano

http://www.ilgiornale.it/interni/il_tour_camel__dellassessore/18-03-2007/articolo-id=164614-page=2-comments=1 ilGiornale
Variante: Garrottiamoli i gay... Ma non la garrota di Francisco Franco. Alla maniera degli Apache: cinghia bagnata legata stretta intorno al cranio. Il sole asciuga il laccio umido, il cuoio si ritira, il cervello scoppia.

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“Dal 2007 il mondo urbanizzato ha sopravanzato numericamente quello agricolo. È un mondo dell'incontro, delle differenze, del pluralismo, dai confini fluidi. Si diceva: crescendo la modernità, spariranno le religioni. Si sognava di trasformare il mondo in una grande Francia de la laicité. Non è stato così. C'è stata una grande rinascita religiosa, a volte connotata dall'aumento del fanatismo e conseguentemente dei conflitti interreligiosi. Ma non è tutto così, c'è anche altro, molto di positivo: la religione è ormai considerata come un fattore determinante dello sviluppo del mondo globale.”

Andrea Riccardi (1950) storico, accademico e pacifista italiano

Con data
Origine: Dall'intervento alla Giornata di studio Cattolici e sciiti: responsabilità dei credenti in un mondo globale e plurale, Roma, 24 marzo 2015; citato in Giuseppe Rusconi, Pensieri sull'ISIS: Padre Samir, Sant'Egidio, gli imam sciiti http://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/476-pensieri-sull-isis-padre-samir-sant-egidio-gli-imam-sciiti.html RossoPorpora.org, 26 marzo 2015.

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“Vittorio Emanuele ha nella sua presenza qualcosa di regio, che incute rispetto, qualcosa di affettuoso e domestico, che persuade ad amare. Ha l'aspetto militare, schietto, franco: ascolta come uomo assuefatto a sentirsi circondato da chi l'ama e lo stima: ha lo sguardo vivace, e che interroga: il portamento sicuro, e la parola pronta. È penetrato della missione, che gli è affidata dalla Provvidenza: persuaso della fiducia de' popoli di'Italia in lui; sicché, al primo viderlo si ravvisa nel Re il cittadino e il guerriero senza baldanza e senza paura.”

Ruggiero Bonghi (1826–1895) filologo e politico italiano

Origine: Citato in Ruggiero Bonghi, La Deputazione del Municipio di Napoli, supplemento al n. 61 del Nazionale, 21 ottobre 1860; ripubblicato con il titolo Con la Deputazione di Napoli da Re Vittorio, 21 ottobre 1860, in Ruggiero Bonghi, Opere, Vol. 4, Ritrati e profili di contemporanei (a cura di Francesco Salata), Vol. 1, Le Monnier, Firenze 1935, pp. 612; ripubblicato in Franco Contorbia (a cura di), Giornalismo Italiano, Volume primo 1860-1901, I meridiani, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2007, p. 52.

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“Due anni fa votai per l'Italia dei Valori, soprattutto perché nel mio Piemonte candidava Franca Rame, persona straordinaria che sono felice di aver contribuito a mandare al Senato. Credo proprio che anche stavolta tornerò a votare per il partito di Antonio Di Pietro, che tra le altre cose non candida né condannati né inquisiti. […] Per essere chiari: voterei molto più volentieri per un Einaudi o un De Gasperi redivivi. Ma, in attesa che rinasca qualcuno di simile e riesca a entrare in politica, penso che l'astensione – da cui sono stato a lungo tentato – finisca col fare il gioco della casta, anzi della cosca. Il non voto, anche se massiccio, non viene tenuto in minimo conto dalla partitocrazia: anche se gli elettori fossero tre in tutto, i partiti se li spartirebbero in percentuale per stabilire vincitori e vinti. E infischiandosene degli assenti, che alla fine hanno sempre torto. Dunque penso che si debba essere realisti, votando non il «meno peggio», ma ciò che si sente meno lontano dai propri desideri. A convincermi a votare per l'Idv sono le liste che ha presentato Di Pietro, che ospitano diverse persone di valore, alcune delle quali sono amici miei, di MicroMega, dei girotondi e di chi ha combattuto in questi anni le battaglie per la legalità e la libertà d'informazione. […] E poi c'è Di Pietro che, pur con tutti i suoi difetti, ha saputo pronunciare – da ministro e da leader di partito – una serie di «no» molto pesanti contro le vergogne del centro-sinistra.”

Marco Travaglio (1964) giornalista, saggista e scrittore italiano

Con Di Pietro, per fare il guastafeste, n.º 2/2008, 25 marzo 2008
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“Noi sappiamo che riusciremo a far progredire l'Europa e soprattutto la zona euro solo se Francia e Germania esprimeranno soluzioni comuni… Dovremo trovare soluzioni comuni per 28 paesi, ma questo è possibile solo se Francia e Germania sono unite.”

Wolfgang Schäuble (1942) politico tedesco

Origine: Citato in Se all’Europa manca la Francia http://www.lastampa.it/2014/07/25/cultura/opinioni/editoriali/se-alleuropa-manca-la-francia-hYG5NPehgZkWubCILHXiKL/pagina.html, Lastampa.it, 25 luglio 2014.

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“Il solo mio codice, per la sua semplicità, ha fatto alla Francia più bene che l'insieme delle leggi che lo hanno preceduto; […] ho creato un codice che eternerà il mio nome fin nei secoli più lontani.”

Napoleone Bonaparte (1769–1821) politico e militare francese, fondatore del Primo Impero francese

Origine: Citato in Natalino Irti, La Cina verso l'unità di un codice civile, Corriere della Sera, 31 gennaio 2017, p. 26.

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“[Su Luigi Pirandello] Comunque, per schematicamente abbreviare, i punti da cui partire per un più "attendibile " discorso su Pirandello, per una più libera e acuta lettura dell'opera sua, a me pare siano questi: 1) la Sicilia: non solo come "luogo delle metamorfosi" delle creature in personaggi, dei personaggi in creature, della vita nel teatro e del teatro nella vita – un luogo, insomma, in cui più evidente, concitato e violento si fa "el gran teatro del mundo"; ma il luogo, anche, di una cultura e di una tradizione da cui Pirandello decolla verso spazi vertiginosi (e qui bisogna tenere un certo conto della sua iniziale e poi alquanto persistente affinità al mondo realistico, fiabesco e anche "spiritistico" di Luigi Capuana); 2) la "religiosità": che, si capisce, non ha nulla a che fare con le religioni rivelate, con la chiesa e con le chiese, anche se molto ha a che fare con l'essenza evangelica del Cristianesimo, ma che soprattutto si riconosce in quella che tout court possiamo dire la sua religione dello scrivere, dello scrivere come vivere, dello scrivere invece di vivere ("la vita" diceva "o la si vive o la si scrive": e nella sua scelta di scriverla c'è evidentemente un religioso eroismo); 3) il suo rapporto con Montaigne, mai finora scrutato, e l'antagonistica attrattiva che certamente Pascal esercitò su di lui: e ci vorrebbe una ricerca da elaboratore elettronico – ma meglio se fatta da mente umana – per estrarre dall'opera di Pirandello i momenti diciamo pascaliani, di sentimento e sgomento cosmico particolarmente. E avendo fatto questi due nomi – Montaigne e Pascal, grandi pilastri nell'edificio della letteratura francese – ne discende in definitiva la necessità di esaminare e puntualizzare il rapporto di Pirandello con quella cultura: rapporto che finirà col rivelarsi molto più importante ed effettuale di quello, che è ormai luogo comune riconoscergli, con la cultura tedesca. Ed anche questo punto, cui ho voluto dare rilevanza a sé, in verità si appartiene al Pirandello "siciliano", poiché il rapporto con la Francia è un dato inalienabile della cultura siciliana, e di grande intensità particolarmente lo era negli anni formativi di Pirandello.”

Leonardo Sciascia (1921–1989) scrittore e saggista italiano

Origine: Dal discorso commemorativo pronunciato a Palermo nel 1986 per il cinquantenario della morte di Luigi Pirandello; riportato in Sciascia: Pirandello http://www.parodos.it/archivio/sciascia_pirandello.htm, Parodos.it.

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“Anatole France, in fondo, non è che il primo dei dilettanti.”

Jules Renard (1864–1910) scrittore e aforista francese

15 ottobre 1908; Vergani, p. 263
Diario 1887-1910

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“Mentre il Cilento è stato sempre l'antesignano delle nostre rivoluzioni patriottiche ed unitarie, pure gli omicidi avvengon quasi sempre a tradimento che è l'arma delle anime vili e ingenerose. Oggi però, le condizioni della pubblica sicurezza vanno migliorando, e la civiltà penetrando nelle borgate, raddolcisce gli istinti selvaggi nelle classi meno elevate, che son le sole che rappresentino queste tragedie.
Ma poi v'è un bel rovescio della medaglia nelle classi superiori, e torna ad onore del Cilentano. Accanto alla sveltezza dell'intelligenza, voi trovate una tempra veramente granitica di carattere, un patriottismo che va fino al martirio, un'amicizia sincera ed onesta, e soprattutto un'ospitalità franca, cordiale, e senza orpello. È questa la pagina più bella che renderà simpatica a tutti gli Italiani questa regione, come ha lasciato in me dei ricordi carissimi!
Eraclide scriveva che Lucani sunt hospitales et iusti, e parlò ancota della zelotypia Lucanorum. Si potrebbe dire che i moderni cilentani sono il perfetto ritratto dei loro vecchi progenitori. Basta rammentarsi di queste due qualità caratteristiche dei cilentani – ospitalità e gelosia – per percorrere il Cilento senza neppure un temperino addosso, siccome feci io. Bisogna ricordarsi che qui le offese di onore non restano impunite. Il cilentano sente anche oggi scorrere nelle sue vene il sangue degli antichi lucani!”

da Da Salerno al Cilento, Firenze, 1882; Viaggio nel Cilento, Casalvelino Scalo, 1995.
Origine: Citato in in Monumenti e Miti della Campania Felix, Paestum e il Cilento, Pierro, 1996, pp. 98-99.

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