Frasi su funesto

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema funesto, vita, stato, arte.

Frasi su funesto

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“Quest'uomo, meglio conosciuto sotto il nome di Tigre della Malesia, che da dieci anni insanguinava le coste del mar malese, poteva avere trentadue o trentaquattro anni.
Era alto di statura, ben fatto, con muscoli forti come se fili d'acciaio vi fossero stati intrecciati, dai lineamenti energici, l'anima inaccessibile a ogni paura, agile come una scimmia, feroce come la tigre delle jungla malesi, generoso e coraggioso come il leone dei deserti africani.
Aveva una faccia leggermente abbronzata e di una bellezza incomparabile, resa truce da una barba nera, con una fronte ampia, incorniciata da fuligginosi e ricciuti capelli che gli cavedano con pittoresco disordine sulle robuste spalle. Due occhi di una fulgidezza senza pari, che magnetizzavano, attiravano, che ora diventavano melanconici come quelli di una fanciulla, e che ora lampeggiavano e schizzavano come fiamme. Due labbra sottili, particolari agli uomini energici, dalle quali, nei momenti di battaglia, usciva una voce squillante, metallica, che dominava il rombo dei cannoni, e che talvolta si piegavano a un melanconico sorriso, che a poco a poco diventava un sorriso beffardo fino al punto di trovare il sorriso della Tigre della Malesia, quasi assaporasse allora il sangue umano.
Da dove mai era uscito questo terribile uomo, che alla testa di duecento tigrotti, non meno intrepidi di lui, aveva saputo in poco volger d'anni farsi una fama sì funesta? Nessuno lo avrebbe potuto dire. I suoi fidi stessi lo ignoravano, come ignoravano pure chi egli fosse.”

Le tigri di Mompracem

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“Non c'è niente di più funesto sulla faccia della terra del pensatore che non sa piantare un chiodo.”

Émile-Auguste Chartier (1868–1951) filosofo, giornalista e scrittore francese

citato in Focus n. 90, pag. 162

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“Tutte l'onde son funeste | a chi manca ardire e speme | e si vincon le tempeste | col saperle tollerar.”

Pietro Metastasio (1698–1782) poeta italiano

da L'eroe cinese, atto II, scena IV

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“[Descrivendo la peste] Una tal causa di contagio un tale | mortifero bollor già le campagne | ne' cecropi confin rese funeste, | fe' diserte le vie, di cittadini | spopolò la città. Poiché, venendo | da' confin dell'Egitto ond'ebbe il primo | origin suo, molto di cielo e molto | valicato di mar, le genti al fine | di Pandïone assalse. Indi appestati | tutti a schiere morían. Primieramente | essi avean d'un fervore acre infiammata | la testa e gli occhi rosseggianti e sparsi | di sanguinosa luce. Entro le fauci | colavan marcia; e da maligne e tetre | ulcere intorno assediato e chiuso | era il varco alla voce; e degli umani | sensi e segreti interprete la lingua | d'atro sangue piovea, debilitata | dal male, al moto grave, aspra a toccarsi. | Indi, poi che 'l mortifero veleno | sceso era al petto per le fauci e giunto | all'affannato cuor, tutti i vitali | claustri allor vacillavano. Un orrendo | puzzo volgea fuor per la bocca il fiato, | similissimo a quel che spira intorno | da' corrotti cadaveri. Già tutte | languian dell'alma e della mente affatto | l'abbattute potenze, e su la stessa | soglia omai della morte il corpo infermo | languiva anch'egli. Un'ansïosa angoscia | del male intollerabile compagna | era: e misto col fremito un lamento | continuo e spesso un singhiozzar dirotto, | notte e dì, senza requie, a ritirarsi | sforzando i nervi e le convulse membra, | sciogliea dal corpo i travagliati spirti, | noia a noia aggiugnendo | e duolo a duolo.”

Tito Lucrezio Caro (-94–-55 a.C.) poeta e filosofo romano

1909, pp. 143-145

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“L'immoralità è la base del dispotismo, come la virtù è l'essenza della Repubblica. Il terrore senza la virtù è funesto.”

Maximilien Robespierre (1758–1794) politico, avvocato e rivoluzionario francese

Origine: Citato in Enzo Biagi, Quante storie, Rizzoli, Milano, 1989. ISBN 88-17-85322-4; p. 194.

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“[B]revi e funesti erano gli amori del popolo romano.”

Publio Cornelio Tacito (54–120) storico, oratore e senatore romano

p. 89; 1974

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“Se il verbo è delicato, dolcemente | chino alla fede bevi di quell'acqua | che satura il tuo indocile dolore. (Allegramente dentro la funesta)”

Vuoto d'amore
Variante: Se il verbo è delicato, dolcemente | chino alla fede bevi di quell'acqua | che satura il tuo indocile dolore; (Allegramente dentro la funesta)

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“Il veleno della dottrina dei «diritti uguali per tutti» – è stato diffuso dal cristianesimo nel modo più sistematico; procedendo dagli angoli più segreti degli istinti cattivi, il cristianesimo ha fatto una guerra mortale ad ogni senso di venerazione e di distanza fra uomo e uomo, cioè al presupposto di ogni elevazione, di ogni sviluppo della cultura – con il risentimento delle masse si è fabbricato la sua arma principale contro di noi, contro tutto quanto v'è di nobile, di lieto, di magnanimo sulla terra, contro la nostra felicità sulla terra … Concedere l'«immortalità» a ogni Pietro e Paolo, è stato fino a oggi il più grande e il più maligno attentato all'umanità nobile. – E non sottovalutiamo la sorte funesta che dal cristianesimo si è insinuata fin nella politica! Nessuno oggi ha più il coraggio di vantare diritti particolari, diritti di supremazia, un sentimento di rispetto dinanzi a sé e ai suoi pari – un pathos della distanza … La nostra politica è malata di questa mancanza di coraggio! – L'aristocraticità del modo di sentire venne scalzata dalle più sotterranee fondamenta mercé questa menzogna dell'eguaglianza delle anime; e se la credenza nel «privilegio del maggior numero» fa e farà rivoluzioni, – è il cristianesimo, non dubitiamone, sono gli apprezzamenti cristiani di valore quel che ogni rivoluzione ha semplicemente tradotto nel sangue e nel crimine! Il cristianesimo è una rivolta di tutto quanto striscia sul terreno contro ciò che possiede un'altezza: il Vangelo degli «umili» rende umili e bassi…”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

43; 2008

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“Deve sempre tornare il mattino?
Non finirà mai la violenza terrena?
La funesta operosità distrugge
Il barlume celeste della notte.”

Novalis (1772–1801) poeta e teologo tedesco

da Inni alla Notte
Origine: Citato in Ernst Fischer, L'arte è necessaria? (Von der Notwendigkeit der Kunst), traduzione di Fausto Codino, Editori Riuniti, Roma 1975.

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“Forse, in qual forma, in quale | stato che sia, dentro covile o cuna, | è funesto a chi nasce il dì natale.”

Giacomo Leopardi (1798–1837) poeta, filosofo e scrittore italiano

vv. 141-143
Variante: Stato che sia, dentro covile o cuna,
È funesto a chi nasce il dì natale.

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“Nulla è tanto funesto alla felicità dei popoli quanto l'instabilità delle loro istituzioni.”

Napoleone Bonaparte (1769–1821) politico e militare francese, fondatore del Primo Impero francese

L'arte di comandare, Pensieri morali

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“I minutini, gli attimi, gli istanti | tengono a bada tutti tutti quanti | ma le mezz'ore perse sono già funeste.”

Lucio Battisti (1943–1998) compositore, cantautore e produttore discografico italiano

da I sacchi della posta, lato B, n. 1
Cosa succederà alla ragazza

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“O sole, più rapido a sorger t'appresta, | Ti cinga di sangue ghirlanda funesta!”

Salvadore Cammarano (1801–1852) librettista italiano

III, 2
Lucia di Lammermoor

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“Non vorrei che fosse interpretata nel senso della bigotteria attuale, quale si può constatare nelle risibili campagne pubblicitarie per la promozione della lettura o altre iniziative del genere. Sarebbe funesto pensare che la lettura sia qualcosa di buono in sé.”

Roberto Calasso (1941) scrittore italiano

Origine: Da Lo choc dell'ignoto, segreto Adelphi https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2013/giugno/21/choc_dell_ignoto_segreto_Adelphi_co_0_20130621_c3857704-da36-11e2-86e8-e4a76d962e5f.shtml, Corriere della Sera, 21 giugno 2013, pp. 44-45.

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“A coloro che dei beni ricevuti da natura fanno cattivo uso, funesti sono i favori della fortuna: come se uno essendo valoroso preferisca far il predone anzi che il soldato, o, essendo forte, rubare anzi che [esercitare la lotta, o, essendo valente nel dire, fare il sicofante anzi che] l'oratore, o, essendo bello, fornicare piuttosto che prender moglie: costui è un traditore dei beni accordatigli da natura.”

Licurgo di Atene (-390–-324 a.C.) politico e oratore ateniese

orazione non identificata, frammento conservato da Giovanni Stobeo in Florilegio, III, 2, 30 ed. Wachsmuth-Hense; traduzione in Oratori attici minori, p. 927
Orazioni, Frammenti
Origine: Questa è un'integrazione proposta per una lacuna del testo di Giovanni Stobeo (Oratori attici minori, p. 927).

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